29 aprile 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
«Signore e signori, buonasera»: era bello (e inquietante) sentirlo dire dopocena, quando dovevano iniziare le puntate delle serie create da ALFRED HITCHCOCK, il "Maestro del Brivido"! Appariva sul piccolo schermo, rigorosamente in bianco e nero, bello ciccione, sornione (e la parola "sornione" con lui ha assunto il suo pieno significato....), presentando e congedando le puntate in situazioni sempre più grottesche e macabre, pronto a stuzzicare i nostri più malati istinti con la sua ironia nera (così tanto fottutamente british)! Hitchcock, cari amici dei Mutzhi Mambo, era il più bravo di tutti a scandagliare le nostre curiosità più morbose, spaventose e cattive e a riproporle in versione potabile. È praticamente impossibile definire quanto è stato fondamentale: non era un regista di "genere", era un inventore di "generi"! Insieme a Kubrick, è probabilmente l'uomo che ha creato quasi tutti i canoni del cinema moderno, almeno quello di suspense, che ancora oggi fungono da "regole" se vuoi realizzare un film decente. Il prestigio, guadagnato nel tempo, di indiscusso maestro nell'orchestrare la suspense all'interno della struttura del film, non si limita al virtuosismo dispiegato nel genere del thriller ma si fonda sulla creazione di un mondo immaginario, la cui riconoscibilità è tale da essere racchiusa in una cifra stilistica inconfondibile. La struttura narrativa del film (inquadratura, montaggio, sequenza) non narra soltanto il fatto in se stesso ma traccia un imprevedibile percorso che finge di essere narrazione per introdurre in un'operazione metacinematografica che sposta l'intrigo da decifrare tutto sul piano dei "meccanismi" filmici e visivi, sganciandoli dalle mere figure narrative del genere giallo o thriller. L'importanza del cinema di Hitchcock, come al solito, non venne inizialmente colta dalla critica che mostrò anche diffidenza e fraintendimento rispetto alla sua opera. E questo perché nell'opera del maestro inglese, trasferitosi nel 1940 negli Stati Uniti, non c'è quasi mai, come nel giallo, la reale preoccupazione di seguire e dipanare un intreccio, né, come nel noir classico, l'interesse a descrivere un mondo, le sue leggi e i suoi personaggi. Quello che interessava ad Hitchcock era mettere in scena le paure comuni dell'uomo comune, e fare in modo che lo spettatore le vivesse in prima persona mentre le osservava e non le subisse invece attraverso un racconto. Le vertigini, la perdita d'identità propria o di chi ci è a fianco, il tradimento, l'essere accusati ingiustamente, la claustrofobia, il venire improvvisamente strappati dal proprio mondo, l'essere braccati: il cinema di Hitchcock suscita queste sensazioni, che sono tutte facce di uno stesso sentimento di base, la paura. Una paura motivata e ragionevole, non lontana e soprannaturale come quella dell'horror, con cui ogni spettatore potrebbe trovarsi un giorno a fare i conti. Sembrerebbe impossibile, visto quanto riusciva a mostrarsi simpatico, ma a sentire gli attori che lavorarono con lui, risulta che sulla scena fosse un tiranno, un vero stronzo! Alfred Joseph Hitchcock naque il 13 agosto del 1899 a Leytonstone, un quartiere dell'East End di Londra, a otto chilometri dal centro. I genitori erano titolari e proprietari di un negozio di frutta e verdura. Il padre commerciava come grossista di derrate alimentari; successivamente acquistò anche una pescheria. Dirimpetto al negozio si trovava l'abitazione della famiglia. Alfred era il più giovane di tre fratelli. Il padre, cattolico osservante, provvide a impartirgli una rigida educazione cattolica. Spesso Alfred accompagnava il padre sul carretto con i cavalli nel giro di consegna delle merci ai clienti e ai negozi della zona. Nel 1914 muore il padre, un uomo eccezionalmente severo, all'età di 52 anni. La famiglia gli trasmise comunque un grande amore per il teatro. Si recavano tutti insieme alla domenica nei teatri della zona e Alfred ben presto conobbe attraverso commedie e drammi, tante storie con cui nutrire la sua fantasia; apprezzava le interpretazioni di attori e attrici famose e guardava ammirato le spettacolari scenografie. Durante il tempo libero spesso se ne stava solitario e disdegnava i giochi, preferendo mettersi ad osservare. Aveva una passione spiccata per la geografia: collezionava carte topografiche, studiava gli orari ferroviari. A otto anni aveva già percorso tutte le linee tramviarie londinesi e raggiunto in battello a vapore la foce del Tamigi. Consultava con regolarità il bollettino dei naviganti e su una mappa segnava le rotte della flotta mercantile inglese. Nell'autunno del 1910 si iscrisse presso il Saint Ignatius College, retto dai Gesuiti. Ne sperimentò presto la feroce disciplina. Nel luglio del 1913, a 13 anni, lasciò l'Istituto. Per tutto il 1914 frequentò dei corsi serali presso la Scuola di Ingegneria e Navigazione dell'Università di Londra. All'inizio del 1915 trovò un posto alla Henley Telegraph & Cable Company, una fabbrica di cablature elettriche, fili telegrafici e materiale bellico. Per 15 scellini alla settimana doveva calcolare la misura e il voltaggio dei cavi elettrici che la ditta installava. Nel 1917 si sottopose alla visita medica per il servizio militare, ma venne riformato. Si arruolò comunque in un corpo volontario del genio. Leggeva tantissimo: Gilbert Keith Chesterton, John Buchan, Edgar Allan Poe, Gustave Flaubert; scriveva pure racconti per la rivista aziendale. Alla Henley, grazie alla sua abilità nel disegno, venne trasferito all'ufficio pubblicità. Continuò a frequentare il teatro e si appassionò al cinema. A Londra all'epoca c'erano 400 cinematografi e l'ingresso al cinema costava meno della poltrona a teatro. Nel 1920 entrò nel mondo della settma arte: venne assunto nella sede londinese della Famous Players-Lasky-Studios, una società cinematografica anglo-americana (la futura Paramount Pictures). Il suo lavoro consisteva nel disegnare i titoli e le didascalie dei film muti prodotti dallo Studio, un lavoro che eseguiva spesso di notte perché non aveva ancora lasciato il vecchio impiego alla Henley. Dal 1923 al 1925 Alfred lavorava per la Gainsborough Pictures, occupandosi di diverse mansioni secondarie, come il più classico dei tuttofare: sceneggiatore, scenografo, assistente alla regia, addirittura montatore in cinque film. Affiancò come aiuto il regista Graham Cutts nella lavorazione del film "Woman to Woman" prodotto da Michael Balcon. L'ultima esperienza maturata come aiuto scenografo-sceneggiatore per il film "The Blackguard" di Graham Cutts, coproduzione fra la Gainsbourough e l'UFA di Berlino, lo portò nella capitale tedesca dove lavorò a fianco di Murnau che stava girando "L'ultima risata" e di Fritz Lang che aveva appena finito di girare "I nibelunghi". Si fa risalire a questo soggiorno berlinese la componente espressionistica di tanto cinema Hitchcockiano. Nel 1925 Hitchcock tornò alla regia con due coproduzioni anglo-tedesche, "The pleasure garden" (uscito solo nel 1927) e "Il pensionante" (1926), film, quest'ultimo, che rivelò il suo talento nel suggerire atmosfere di mistero in una variazione del caso di Jack Lo Squartatore. Nella costruzione visiva del film si affastellavano i temi, che saranno tipicamente hitchcockiani, del dubbio, del falso colpevole, della persecuzione mentale, dell'ossessione psicologica che "minaccia" dall'interno del pensiero e "dietro lo sguardo" dei personaggi tutto lo svolgersi dei fatti. Dopo "Vinci per me!" (1927) Alfred si affermò definitivamente con "Blackmail" (1929), che girò muto e che venne poi distribuito post-sonorizzato, e con "Omicidio" (1930), esempio di whodunit (intrigo basato sull'interrogativo del "chi ha commesso il delitto") ambientato nel mondo del teatro, come sarà per "Paura in Palcoscenico" (1950). Ma la maestria del regista si confermerà, coniugando un sottile humour a un calibrato e abilissimo senso dell'intrigo e della suspense, con i più significativi tra i film che compongono il suo periodo inglese: "Il club dei trentanove" (1935), dalla perfetta struttura "a inseguimento", lo spionistico "Agente Segreto" (1936), "Sabotaggio" (1936), tratto da "The secret agent" di J. Conrad e cadenzato con un ritmo implacabile, "Giovane e innnocente" (1937) miscela di causticità e invenzioni visive in un intrigo persecutorio, "La Signora scompare" (1938) che caratterizza il meccanismo hitchcockiano di indagine e suspense intorno al :mistero cifrato" in una notazione musicale, già presente nella prima versione di " L'uomo che sapeva troppo" (1934). Il successo anche commerciale di questi film assicurò a Hitchcock un avvenire a Hollywood e il periodo statunitense si aprì con "Rebecca, la prima moglie" (1940), tratto da un romanzo di D. Du Maurier (da un'altra opera della stessa scrittrice aveva anche tratto l'ultimo film del periodo inglese, l'onirico e trasgressivo "La taverna della Giamaica" del 1939). Al film prodotto da David O. Selznick, che unisce il romanticismo gotico e il senso del melodramma a una atmosfera di angosciose allusioni e interrogativi inquietanti, fece seguito una serie di opere di grande successo come "Il prigioniero di Amsterdam" (1940), "Il signore e la signora Smith" (1941), "Sabotatori" (1942), "Prigionieri dell'oceano" (1944), ma soprattutto "Il sospetto" (1941), "L'ombra del dubbio" (1943) e "Io ti salverò" (1945), film in cui emergono con forza le figure hitchcockiane per eccellenza: il senso di colpa e di pericolo, la persecuzione minacciosa, i meandri congetturali della mente, l'ombra del peccato, le ambiguità morali, sempre regolati da un perfetto meccanismo thrilling e racchiusi in una "paranoia dello sguardo" dove ogni dettaglio è significante. L'opera di Hitchcock si andò delineando soprattutto attraverso la messa a punto di spazi e tempi, di figure stilistiche, di movimenti di macchina capaci di implicare emozionalmente e direttamente lo spettatore nella soluzione dell'intrigo. Da film di spionaggio come il celebre "Notorious" (1946), dove un crudele sarcasmo si unisce all'accensione del mélo passionale in cui è coinvolta la figlia di un nazista condannato negli Stati Uniti subito dopo il conflitto mondiale, interpretata da Ingrid Bergman, al dramma giudiziario "Il caso Paradine" (1947), con una torbida moglie (Alida Valli) incriminata di uxoricidio, all'inquietante "Nodo alla gola" (1948), vicenda tutta racchiusa in un appartamento, teatro del "delitto gratuito" perpetrato da due giovani omosessuali e girata con la tecnica particolare di una catena di lunghi piani-sequenza, ciascuno della durata di dieci minuti, in modo da dare continuità e compattezza alla tensione incalzante, messa in atto da una regia abilissima e millimetrica risolta nelle congetture mentali dei personaggi. Tensione che sarebbe ritornata in "Il delitto perfetto" (1954) dove Hitchcock sperimentò l'effetto del 3D e dove l'abilità tecnica risulta riversata in una densa concentrazione della messinscena di un crimine familiare all'interno dello spazio serrato di un salotto borghese. Invenzioni visive, preziosità nella costruzione dei piani-sequenza, dimensioni lacerate dal senso del peccato o della trasgressione, atmosfere ambigue e risvolti oscuramente etici caratterizzarono diversamente il trascurato film in costume "Il peccato di lady Considine" (1949), dove il mistero si sublima tutto nel paradosso di una macabra vicenda matrimoniale, "L'altro uomo" (1951), sceneggiato da Raymond Chandler sulla base di un romanzo di P. Highsmith, dove il gioco è tutto nell'intercambiabilità tra colpa e innocenza, e il tormentato ritratto umano di "Io confesso" (1953) interpretato da Montgomery Clift nelle vesti di un sacerdote in bilico tra sospetto e infrazione. A quel periodo risalgono i capolavori "La finestra sul cortile" (1954), indagine e riflessione sulla funzione dello sguardo, "Caccia al ladro" (1955), variazione sul tema dell'ambiguità in cui risplende la raffinata Grace Kelly, la commedia nera percorsa da un irresistibile cinismo e da un sovvertimento onirico (e insieme lucido della logica) "La congiura degli innocenti" (1955), la seconda versione di "L'uomo che sapeva troppo" (1956), dalla magistrale e incalzante cronometria della suspense, sino allo straordinario "La donna che visse due volte" (1958) e al vertiginoso "Intrigo internazionale" (1959). Su queste opere e su quelle che seguiranno - lo spaventoso "Psycho" (1960), "Gli Uccelli" (1963) "Marnie" (1964), "Il sipario strappato" (1966), "Topaz" (1969), sino al thriller "Frenzy" (1972), che segnò il ritorno di Alfred nella perfida Albione, e a "Complotto di famiglia" (1976), il suo ultimo film‒ si è andata costruendo la tessitura hitchcockiana. Tesi e antitesi si identificano, nei film di Hitchcock, con il luogo mostrato e il luogo occultato: da parte i fatti, narrati come peripezie, e dall'altra un "codice" quasi esoterico, attraverso la riduzione del narrativo a supposizione, la ricerca geometrica delle forme, il raggiro semantico, disseminando i film di falsi ingressi, nel labirinto dei fatti, in ogni caso rassicuranti per la loro verosimiglianza. Il cinema di Hitchcock obbedisce a questa legge: più una situazione sembra naturale, familiare, normale, più è suscettibile di diventare inquietante, di aprire trabocchetti impensati. Caratteristica comune a quasi tutti i film di Hitchcock, a eccezione di alcuni fra quelli girati in Inghilterra nel periodo giovanile, è la sua presenza in almeno una scena. Il regista riferì che all'inizio della sua carriera si prestava per presenze casuali, laddove ci fosse stato bisogno di una comparsa; successivamente, le sue apparizioni cameo divennero una consuetudine scaramantica e, infine, una specie di gioco per gli spettatori, che, a ogni uscita di un nuovo film, dovevano cercare d'individuare in quale inquadratura si fosse nascosto. Nel 1955 iniziò a produrre e a girare alcuni episodi della leggendaria, deliziosa serie cult "Alfred Hitchcock presenta". Dal 1955 al 1962, delle 268 puntate andate in onda, solo 17 sono state dirette da Hitchcock. Dal 1962 al 1965 si trasformò ne "L'Ora di Hitchcock", per sottolineare la durata, passata dai 25 minuti a puntata ai 50. Innumerevoli sono le star che hanno debuttato, partecipato o finito la carriera nei telefilm del nostro (da Peter Lorre a Robert Redford, da John Cassavetes a Christopher Lee, da Anne Francis a Better Davis, da Leslie Nielsen a Steve McQueen...). A Capodanno del 1980 ricevette dalla regina Elisabetta II d'Inghilterra il titolo di baronetto. Nel mese di aprile di quell'anno venne ricoverato al Cedars Sinai Hospital. La mattina del 29 aprile 1980 morì per problemi cardiaci e renali, a Bel Air, Los Angeles all'età di 80 anni. Dopo i funerali, il suo corpo fu cremato e le ceneri vennero sparse nell'Oceano Pacifico. Il grande Maestro del Brivido, il più grande, se ne andava così a spaventare i pesci...

"Anche se facessi Cenerentola, il pubblico cercherebbe qualche cadavere nella carrozza."
Alfred Hitchcock

Alfred Hitchcock

28 aprile 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Buon compleanno alla magnifica KIM GORDON, la bravissima (e bellissima) cantante/chitarrista/bassista dei Sonic Youth, nonché affermata artista e giornalista! Di solito, cari amici dei Mutzhi Mambo, non amiamo molto il noise e l'art rock, sono generi spesso sterili e pretenziosi, un po' da nerd incattiviti, da secchioncelli che lo vogliono fare strano, lontani anni luce dai nostri gusti e dai nostri fini. Ma per la Gordon facciamo volentieri un'eccezione, anche perché, oltre ad essere dei veri pionieri del genere (e questo, volendo, più che un merito, potrebbe anche rivelarsi un peccato capitale), i Sonic Youth hanno mantenuto saldo il rapporto col garage rock e il punk, quello più minimale, primordiale e devastante di Velvet Underground, Stooges e M5 Five, per intenderci. Almeno nei loro lavori più lineari e meno pallosi. Generi che tanto son stati tanto di moda (come il grunge e, per certi versi, lo stoner, per non parlare dei tanti gruppi "sonici" che ancora impestano la scena rock), senza di loro non sarebbero semplicemente stati. Oltretutto, hanno avuto il gusto di ispirarsi a roba tosta, anche a livello letterario e contenutistico. Chi li ha visti dal vivo, nelle loro performance meno prolisse, sa benissimo che si trattava di un'esperienza esaltante, viscerale, devastante, incomunicabile, con pochi eguali, per energia e coinvolgimento, nella scena degli anni '80 e '90. E non si può negare che una buona parte della leadership che il gruppo ha guadagnato nella scena alternativa americana sia proprio derivata dal fascino carismatico della meravigliosa Gordon. Kim Althea Gordon è nata a Rochester, New York, il 28 aprile del 1953. A cinque anni si sposta in California, dopo che a suo padre venne offerta una cattedra al dipartimento di sociologia dell'UCLA. Da teenager Kim è gia una perfetta hippie west-coast con indosso i calzoni cuciti dalla sua mamma, ricavati da un copriletto in stile indiano. Ascolta jazz con suo fratello maggiore, si appassiona di cantanti come Joni Mitchell e Marianne Faithfull e passa un buon pezzo della sua vita da studente coreografando spettacoli di danza moderna al suo liceo, sulle note di pezzi di Frank Zappa. Mentre studia al College, un suo fidanzato dell'epoca la presenta a Larry Gagosian, un gallerista, allora ai primi passi, per cui lavora come corniciaia. Si trasferisce poi a Venice Beach, avendo come padrone di casa il roadie di Crosby, Stills, Nash & Young, e successivamente si dirige alla York University di Toronto per studiare con il filmmaker di Fluxus, George Manupelli. Lì gira un film surrealista con Patty Hearst. Una volta compiuti i vent'anni, torna a Los Angeles, si iscrive a un istituto d'arte, si lega sentimentalmente all'artista Mike Kelley e diventa ammiratrice di Dan Graham. In questo periodo la folgorazione: Kim va ad un concerto dei Black Flag, evento per lei illuminante, e non c'era ancora Henri Rollins... Nel 1980, Kim, grazie al denaro ricevuto come indennizzo per un incidente automobilistico, ritorna a New York, città pesa ma anche il posto in cui tutte le arti sperimentali sono in fermento. Ricomincia a lavorare per Larry Gagosian, che a questo punto è diventato un bel po' più famoso nel mondo dell'arte, col ruolo di receptionist alla sua galleria di Broadway. Non è proprio il lavoro ideale per lei, non deve manco rispondere al telefono, ma le dà la possibilita di atteggiarsi e di conoscere il "bel mondo" dell'arte, tra cui la stella nascente della fotografia Richard Prince. In pratica va in giro con tutti gli artisti che di lì a poco sarebbero diventati un culto. Il suo mentore Dan Graham la guida verso la caustica No Wave di New York, portandola in club come il Tier 3 e la galleria Franklin Furnace, e a sentire band come i Theoretical Girls di Glenn Branca e Jeffrey Lohn che le fanno definitivamente venir voglia di suonare. Di lì a poco la nostra Kim finisce per prendere parte a una performance di Dan Graham intitolata "Performer/Audience/Mirror", con una band composta interamente di ragazze. Quel gruppo non dura molto, ma la bassista Miranda Stanton fu una figura chiave per la vita di Kim, perché le presentò un giovane chitarrista di nome Thurston Moore. Kim e Thurston si incontrano all'ultimo concerto della ex-band di lui, i Coachmen. È più giovane di lei di cinque anni. Molto presto iniziano a suonare insieme, unendo le forze con Lee Ranaldo prima col nome di Male Bonding e poi come Sonic Youth, con Kim al basso. Moore conia il nome del gruppo unendo il nome di Fred "Sonic" Smith, membro degli MC5 e fondatore della Sonic's Rendezvous Band, con quello del musicista reggae Big Youth, che piaceva a Kim. Si propongono di creare un proprio carattere espressivo attraverso la sperimentazione delle possibilità offerte da strumenti rock convenzionali come basso, chitarra e batteria. La formazione iniziale comprende Moore, la Gordon, il batterista Richard Edson e la tastierista Ann DeMarinis (che se ne va subito); Lee Ranaldo si unisce alla band di lì a poco. Tratti riconoscibili della loro espressione musicale sono l'utilizzo di accordature "alternative" e di feedback, l'improvvisazione e l'eliminazione delle barriere distintive tra strumenti solisti e strumenti ritmici. Il loro primo EP, intitolato semplicemente "Sonic Youth" (1982), suona in maniera molto austera. Le accordature alternative di chitarra erano state utilizzate per decenni nella musica blues, e limitatamente anche nel rock, ma i Sonic Youth iniziano ad utilizzare una varietà di accordature più radicale che non si avvicina a nessun altra nella storia della musica rock. Dopo il primo EP, Edson lascia il gruppo per intraprendere una modesta carriera di attore. Viene rimpiazzato da Bob Bert. Le seguenti due uscite, l'album "Confusion Is Sex" (1983) e l'EP "Kill Yr Idols" (1983), sono degli aggregati iper aggressivi di violento rumore che divisero il loro seguito. Bob Bert viene allontanato dal gruppo successivamente ad un tour europeo, e rimpiazzato da Jim Sclavunos, che lascia la band dopo pochi mesi (lo ritroveremo nei Cramps e attualmente milita nei Bad Seeds). La band allora richiama Bert, che accetta, a patto di averecla garanzia di non essere nuovamente fatto fuori... I Sonic Youth incorporano gradualmente nei loro lavori alcuni elementi convenzionali della musica pop-rock, pur mantenendo sempre un certo sperimentalismo di fondo. "Bad Moon Rising" del 1985, uno dei loro migliori lavori, è una sorta di concept album che racconta storie di violenza e follia, e di conseguenza il suo suono risulta veramente cupo e claustrofobico. Non ci sono quasi mai pause tra i brani, che hanno come caratteristica i muri di feedback e i ritmi pesanti. Comunque, brani come "I love her all the time" e "Brave men run", vantano armonie e struttura più mainstream. L'album vede la presenza di Lydia Lunch nel pezzo "Death Valley '69", ispirato dagli omicidi commessi dalla "famiglia" di Charles Manson. Insoddisfatto dalla mancanza di successo, soprattutto dal punto di vista economico, Bob Bert lascia il gruppo e viene sostituito da Steve Shelley. L'arrivo di Shelley segna una brusca virata nel suono della band: lui fu l'anello di congiunzione con l'interesse di Moore e della Gordon per l'hardcore punk. Nel 1986 pubblicano "EVOL", dove si possono ascoltare i primi accenni di canzoni che possono essere considerate pop, ("Star power" ed "Expressway to yr skull"), pur contraddistinte sempre dal suono grezzo dei feedback psichedelici e delle distorsioni. Con l'ottimo "Sister" del 1987, i Sonic Youth continuano a raffinare la loro miscela di canzoni dalla struttura pop con sperimentalismi senza compromessi. Anche questo album può essere considerato un concept, dato che è parzialmente ispirato dalla vita e dai lavori dello scrittore sci-fi Philip K. Dick (la "Sister" del titolo era la sorella gemella di Dick, che morì subito dopo la nascita). Ma è il doppio album "Daydream Nation" del 1988 che li fa uscire dall'underground. Con questo lavoro i Sonic Youth perfezionano il loro stile e si affermano come autentici alfieri del noise. Include alcuni dei loro pezzi più noti, come "Teenage Riot", "Candle" e "The Spr", ispirata dai lavori dello scrittore William Gibson. Il 1990 vede la realizzazione dell'album "Goo", il cui singolo "Kool Thing" ospita il rapper Chuck D dei Public Enemy. L'album, anche se non allo stesso livello dei precedenti, si dimostra più accessibile dal punto di vista musicale. Nel 1992 viene pubblicato "Dirty" La canzone "JC" è dedicata al roadie dei Black Flag e di Henry Rollins Joe Cole, ucciso durante una rapina nella casa dello stesso Rollins il 19 dicembre del 1991. Due anni dopo, la band pubblica "Experimental Jet Set, Trash & No Star", probabilmente il loro album più avventuroso. Composto da molte melodie contiene anche un quasi hit, "Bull in the heather". Nel frattempo, i membri della band sviluppano ognuno i propri progetti paralleli e collaborazioni. La nostea Kim collabora al progetto della chitarrista dei Pussy Galore Julie Cafritz chiamato Free Kitten, e lancia una linea di abbigliamento chiamata X-Girl con sede a Los Angeles. Lee Ranaldo e Thurston Moore suonano con molti musicisti dei generi experimental/noise, come William Hooker, Nels Cline, Tom Surgal, Alan Licht, Don Dietrich, Christian Marclay, Mission of Burma e molti altri. Steve Shelley crea un'etichetta discografica, la Smells Like Records, scritturando band come Cat Power e Two Dollar Guitar. Sin dagli inizi Kim Gordon aveva occasionalmente suonato la chitarra nel gruppo. Ma il suo impegno con la sei corde si intensifica sempre più, trasformando la band in un combo con tre chitarre e una batteria. Tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila, la band realizza una serie di registrazioni altamente sperimentali sulla propria etichetta discografica, la SYR. La musica è per la maggior parte strumentale, e gli album e i titoli delle canzoni, nonché i crediti e le note interne sono scritti via via in lingue differenti: "SYR1" in francese, "SYR2" in tedesco, "SYR3" in esperanto e "SYR5" in giapponese. SYR3 è il primo a ospitare il polistrumentista Jim O'Rourke, che diventerà un membro ufficiale della band. "SYR4" è differente dagli altri. Troviamo al suo interno lavori di compositori classici del genere di avanguardia, come John Cage, Yoko Ono, Steve Reich, e Christian Wolff, riarrangati dagli Youth con molti collaboratori sempre della scena di avanguardia moderna, come Christian Marclay, William Winant, Wharton Tiers, Takehisa Kosugi e altri ancora. "SYR6" è la registrazione del concerto di beneficenza tenuto presso l'Anthology Film Archives il 12 aprile 2003 per celebrare la morte del grande filmmaker sperimentale Stan Brakhage scomparso il mese precedente. Il lavoro consiste in un'improvvisazione di 61 minuti realizzata in accompagnamento alle pellicole mute del cineasta. Nell'estate del 2002 pubblicano "Murray Street", che viene indicato come il miglior album della band in oltre un decennio, probabilmente grazie all'ingresso nella band in pianta stabile di Jim O'Rourke. Nel 2004 pubblicano "Sonic Nurse", album che viene accolto con ottime critiche e recensioni. Il pezzo di apertura dell'album, "Pattern recognition", intitolato così dopo la pubblicazione del libro del 2003 dello scrittore William Gibson, trova la band di nuovo alle prese con i lavori dello scrittore come fonte di ispirazione. Jim O'Rourke però se ne va e nel giugno del 2006 gli Youth pubblicano l'album "Rather Ripped" (suonato in parte con gli strumenti ritrovati che gli erano stati rubati nel 1999). Come nel precedente lavoro, la maggior parte dei pezzi sono composti da Thurston Moore e, rispetto ai precedenti album, troviamo composizioni dalla struttura più semplice e melodica, e si nota l'attenuarsi del feedback che caratterizza il loro sound da sempre. Con un comunicato apparso sul sito della loro etichetta "Matador", sabato 15 ottobre 2011 viene ufficializzata la separazione tra Thurston Moore e Kim Gordon, dopo un matrimonio di 27 anni. Anche artisticamente, dopo trent'anni, quella data si fa valere come quella terminale del gruppo. Fra i vari progetti paralleli della Gordon (fra cui numerose istallazioni di visual-art, di cui però non ci occupiamo), si ricordano qui il gruppo "Harry Crews", con Sadie May e Lydia Lunch che fruttò l'album "Naked in Garden Hills" (1989), la produzione del debutto delle Hole di Curtney Love "Pretty on the Inside" (1991), e la pubblicazione del suo primo singolo da solista, "Murdered Out" (2016). Che dire: averne di rocker con la sua tempra e la sua classe! Tanti auguri, Kim!

"Groooooahhh!
You're right
You're right
And now in the canyon
Out in the yonder
She started to holler
So I had to hit it
I got sand in my mouth
And you got sun in your eyes
Blind 
And you wanted to get there
But I couldn't go faster
So I started to hit it
So I started to hit it
I started to hit it
Coming down
Sadie, I love it
Now now now
Death valley '69
You're right
You're right
You're right
I was on the wrong track
We're deep in the valley
How deep in the gulley
She started to holler
I didn't wanna
I didn't wanna
I didn't wanna
I didn't wanna
But she started to holler
Hit it
Hit it
Hit it
Deep in the valley
In the trunk of an old car
In the back of a chevvy
But you couldn't go faster
Hit it
Hit it
Hit it
Hit it
Hit it
Hit it
Hit it
Hit it
Coming down
Sadie, I love it
Now now now
Death valley '69
Death valley '69
Death valley '69
Death valley '69
You were right
And now in the canyon
Way out in the yonder
You got sand in your mouth
I got sun in your eyes
Blinded
I wanted to get there
You couldn't go faster
Hit it
Ieieieioooooaoaoaieeih!"
Sonic Youth feat. Lydia Lunch -Death Valley '69

Kim Gordon

27 aprile
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Viaggio a ritroso nel tempo oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, per andare a omaggiare uno dei padri del cinema dell'orrore, il cupo ROBERT WEINE, il maggior esponente del cinema espressionista tedesco! Il suo capolavoro, "Il Gabinetto del Dottor Caligari" (e "Gabinetto" sta per "Laboratorio", razza di ignoranti!), non ha perso nulla, a distanza di quasi un secolo, della sua carica angosciante e visionaria e rimane, insieme a "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau e "Il Dottor Mabuse" di Fritz Lang, l'apice del cinema horror dell'epoca. Giocato sul il tema del doppio e della difficile distinzione tra allucinazione e realtà, aiutato da una scenografia delirante caratterizzata da forme zigzaganti e spigolose, il film venne nutrito e riprese appieno l'atmosfera oscura e pesante che si respirava nella Germania post-Grande Guerra, prefigurando allegoricamente gli esiti storici che ebbe quell'infausto periodo. Robert Wiene nacque a Breslavia, il 27 aprile del 1873, figlio di Carl Wiene, un noto e popolare attore teatrale. Conrad, suo fratello minore, divenne anch'egli attore. Robert all'inizio frequentò i corsi di legge all'Università di Berlino. Dal 1908, entrò anche lui nel mondo dello spettacolo con piccole parti in teatro. La sua prima incursione nel mondo del cinema avvenne nel 1912 con un suo soggetto cinematografico, "Die Waffen der Jugend"; dal 1914 collaborò con la Messter-Film e altre case di produzione, scrivendo e dirigendo commedie e melodrammi. La sua carriera ebbe una svolta nel 1919, quando diresse "Das Cabinet des Dr. Caligari"; originariamente proposto a Lang che però lo rifiutò, prodotto dalla Decla-Film, su soggetto di Hans Janowitz e Carl Mayer, il film fu un grande successo, nazionale e internazionale, cui contribuirono gli scenografi Hermann Warm, Walter Reimann e Walter Röhrig; nella storia del folle ipnotizzatore (Werner Krauss) responsabile dei crimini commessi da una sorta di zombie (Conradt Veidt), la scenografia anticipa infatti il ruolo svolto in seguito dai movimenti di macchina: di fronte alla cinepresa, ancora immobile, le linee spezzate e contorte suggeriscono allo stesso tempo l'instabilità del mondo esteriore e il disordine di quello interiore. Nel film il terrore nasce dagli andirivieni dei personaggi in un décor dipinto fatto di viuzze strette e contorte, di alberi macilenti di cartone, di fanali sbilenchi (con buona pace di Tim Burton...). Il termine "gabinetto", che allude anche ai "gabinetti di curiosità" settecenteschi, assume così il suo significato clinico: Caligari invade l'interiorità delle menti dirigendo un ospizio per alienati, strutturato a sua volta come una scena immaginaria. L'interiorità e l'esteriorità divengono inestricabilmente legate e reversibili; l'anima è un teatro e l'uomo è una marionetta. Ma soprattutto del film si ricordano i fondali dipinti in modo asimmetrico e irrealista, il pesante trucco sui volti dei personaggi, il clima da incubo che tanto spaventò il pubblico dell’epoca e che tanto ha influenzato il cinema a venire, soprattutto quello horror. Weine conservò uno stile vicino all'Espressionismo, improntato al gusto per le "forze oscure", nelle produzioni immediatamente successive, "Genuine" (1920), "Delitto e Castigo" (1923), tratto dal romanzo omonimo di Dostoevskij, "I.N.R.I." (1923), spettacolare ed enfatica messa in scena della passione di Cristo, girata con ingenti mezzi e l'impiego di grandi star, e "Il Burattinaio Satanico" (1923). Tornato a Vienna, dal 1924 assunse la direzione artistica della Pan-Film e riconquistò la critica con "Le Mani dell'Altro" (1924), un thriller psicologico (tratto dal romanzo "Les mains d'Orlac" di M. Renard), in cui un pianista è dominato dalla volontà delle mani che gli sono state trapiantate (nel 1935 Karl Freund ne avrebbe realizzato un remake negli Stati Uniti, dal titolo "Mad love"). Sempre a Vienna girò "Der Rosenkavalier" (1926), adattamento dell'opera di Strauss che suscitò grande interesse anche per il contributo del compositore e librettista H. von Hoffmanstahl. Di nuovo a Berlino dal 1926, Weine proseguì in questo indirizzo più commerciale, anche se non abbandonò del tutto temi e motivi propri dell'Espressionismo, come dimostra in particolare il suo primo film sonoro, "Der Andere" (1930), remake dell'omonimo film del 1913 di Max Mack inquietante vicenda basata sul motivo a lui caro del "doppio". Nel 1934, quando i nazisti avevano già conquistato il potere, Weine, di origini ebraiche, dovette fuggire dalla Germania; dopo aver soggiornato a Budapest e a Londra, si stabilì a Parigi, dove faticò a trovare lavoro e non riuscì a portare a termine la sua ultima regia, "Ultimatum" (1938), dramma storico sulle origini della Prima Guerra Mondiale, affidato poi a Robert Siodmak. Il grande regista morì infatti di cancro il 17 luglio del 1938, dieci giorni prima di finire la produzione del film. E pensare che oggi, per far paura (?) ci vogliono i milioni. Un secolo fa, bastavano estro e tanta, tanta fantasia malata! Tanti auguri Maestro dei Maestri (ovunque tu sia adesso...)!

"I must know everything
I must penetrate his secret...
I must become Caligari!"
Didascalia de "Il Gabinetto del Dottor Caligari"

Robert Weine

26 aprile 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Il punk ha avuto un inizio, cari amici dei Mutzhi Mambo, e il suo nome è HASIL ADKINS, il più crudo e lurido rocker che sia mai esistito! Non si fa che parlare di chi sia (o siano) il primo (o i primi) a fare punk. Ebbene, il nostro Adkins faceva qualcosa che, se non era punk, gli somigliava parecchio. E questo quasi 20 anni prima dei Sex Pistols! Di sicuro ha inventato lo psychobilly, la versione più selvaggia e psicotica del rockabilly. Di sicuro è stato uno dei primi a registrare il rock'n'roll come One Man Band, rendendo il suo modo di suonare minimale, alcolico, primitivo e istintivo, senza fronzoli di sorta. La sua vita e la sua musica sono stati talmente bizzarri che se fossero stati creati in un romanzo, nessuno con un minimo di senso ci avrebbe mai creduto. Le sue tematiche principali (trattate con una crudezza e una volgarita che tuttora fa impressione) erano sesso, teste tagliate e galline. Violentò letteralmente le melodie rock'n'roll registrando in modo ultra approssimativo in una baracca del West Virginia con una tecnologia antidiluviana. Adkins trascorse la maggior parte della sua vita facendo musica in totale anonimato, suonando in oscure sagre rurali o in localacci di infimo ordine, finché non fu ri-scoperto alla fine degli anni '70 e diventò un autore di culto per diversi gruppi, primi fra tutti i Cramps, ma anche John Lydon e soci, per non dire tutta l'ondata psychobilly e raw rock'n'roll, che negli ultimi due decenni della sua vita si dichiararono suoi discepoli ed estimatori. Chiaramente non fu l'unico pioniere del wild rock'n'roll, ci sono decine di compilation che ci ricordano quanto fosse approssimativa, sguaiata, selvaggia (genuinamente punk, insomma...), la musica che fin dai primordi centinaia di band e solisti riuscivano a registrare (spesso con mezzi di fortuna) ma nessuno era così radicale, estremo come il nostro Hasil. Hasil Raymond Adkins naque in una povera famiglia di Boone County, in West Virginia (luogo dove rimase per il resto della sua vita) il 29 aprile del 1937. I suoi genitori non furono neanche in grado di comprargli delle scarpe fin quando non aveva quattro o cinque anni. Frequentò la scuola per un periodo molto breve e sviluppò la passione per la musica da ragazzo, ascoltando la radio. Un giorno, dopo aver sentito un pezzo di Hank Williams, Adkins fu folgorato dall'intuizione che siccome nessun altro era stato accreditato nel pezzo, Williams aveva dovuto suonare tutti gli strumenti da solo. Chiaramente non era cosi ma ormai il nostro Hasil, prima di scoprire la verità, aveva già imparato ad esibirsi come One Man Band usando i pedali per suonare i pezzi della batteria e le mani per la chitarra. Mentre le radici di Adkins erano innervate di country, quando la mania del rock'n'roll esplose a metà degli anni '50, si buttò a capofitto nel nuovo genere e, dopo aver messo insieme un primitivo impianto di registrazione fatto in casa, iniziò a incidere le proprie canzoni su nastro. Tuttavia, ben presto risultò evidente che la prospettiva artistica di Adkins non era quella a cui erano abituati la maggior parte del pubblico: scrisse un certo numero di canzoni su una lasciva ma inesistente danza chiamata "The Hunch", registrò un'altro sul consumo di burro di arachidi sulla luna, e in una delle sue canzoni più conosciute, "She said", paragonò la donna dei suoi sogni a "una scatola di carne morente". Mentre alcune piccole etichette regionali pubblicavano dei singoli di Hasil alla fine degli anni '50 e nei primi anni '60, il nostro si diresse verso la California in cerca di fortuna: ma il mondo non era ancora pronto per le sue folli visioni e Adkins si ritrovò di nuovo a Madison, continuando a suonare in bettole sempre più luride e a registrare in casa. Fu un vero maniaco della carne, specie quella di pollo (protagonista di diverse sue canzoni), che consumava accompagnata da innumerevoli sigarette e da una quantità notevole di liquori. Dichiarò di avere tre amori nella vita: le ragazze, le chitarre e le macchine. E tutti e tre gli combinarono dei seri casini! In un incidente nel 1957, quando Hasil con tre amici precipitò con l'auto da uno strapiombo montano, riportò dei traumi permanenti alla schiena (l'autista, per la cronaca morì sul colpo...). Quando arrivarono gli anni '70, Adkins cominciò a alternare il suo rockabilly con delle ballate country, anche se anche il suo materiale più melenso recava comunque il suo marchio espressivamente marcio. Visto che era solito spedire, così per fare, una copia dei suoi pezzi country al presidente in carica, Adkins si vide recapitare persino una lettera di ringraziamento da parte di Richard Nixon in persona! Alla fine degli anni '70, Billy Miller e Miriam Linna (prima batterista dei Cramps), co-editori della rivista "Kicks", membri delle band "Zantees" e "A-Bones" e storici di varie forme di musica raw e instrumental, hanno scoperto una rara copia del singolo di Adkins "She Said", venendo immediatamente colpiti dal suono e dall'intensita della performance. Il loro entusiasmo venne condiviso da Lux Interior e Poison Ivy dei Cramps, che incisero la cover del brano come lato B di un loro singolo nel 1981. Miller e Linna andarono in cerca dei 45 giri di Adkins e scoprirono che c'era molta più insanità musicale nella sua produzione di quanto osassero immaginare: entusiasti, compilarono un album con le registrazioni casalinghe di Hasil dagli anni '50 e '60 e dal 1986 a "Out to Hunch", che divenne il primo album della loro nuova etichetta discografica Norton Records. Un anno dopo Miller e Linna portarono Hasil a New York per alcuni spettacoli dal vivo e per registrare la sua prima sessione in un vero e proprio studio, divenuto l'album "The Wild Man". Adkins divenne l'eroe di quella generazione di punk-junkies che cercavano le loro radici: iniziò a girare regolarmente in tour e a registrare altri album, anche se il suo prodigioso consumo di alcol, caffè e sigarette non lo aiutò certo a farsi la fama di rocker di mezza età stabile e affidabile: spettacoli col pubblico impazzito, chitarre lanciate in mezzo alla platea, performance interrotte per ubriachezza molesta. I suoi concerti divennero altrettanto leggendari quanto i racconti della sua vita abbrutita in West Virginia. Negli anni '80 Adkins si trovò nuovamente in difficoltà con la legge. Nel 1983 conviveva con la sua fidanzata ancora minorenne e la madre della ragazza denunciò alla polizia che sua figlia era stata violentata. Adkins venne successivamente accusato di stupro di grado terzo, anche se la ragazza insistette che gli atti sessuali erano consensuali. Nel mese di ottobre dello stesso anno, un'altra relazione si concluse col carcere, quando si verificò una sparatoria tra Adkins e un marito geloso. Nessuno rimase ferito, ma il nostro venne accusato di aver detenuto illegalmente un fucile da caccia e trascorse cinque mesi in prigione. Nei primi anni '90, Adkins firmò un accordo con IRS Records, ma l'etichetta fallì prima di poter pubblicare l'album che aveva inciso per loro; Hasil ebbe un'esperienza più positiva con la benemerita Fat Possum, con cui non solo registrò e pubblicò nel 1999 il marcissimo "What the Hell Was I Thinking?", ma lo inserì in tour con degli scafati vecchi blues man come T-Model Ford e Elmo Williams. Nel 2000, Hasil tornò alla Norton con la pubblicazione di "Poultry in Motion", quasi un concept album che metteva insieme sei nuove registrazioni con otto brani d'epoca, tutti riguardanti il ​​piatto preferito di Hasil, il pollo, naturalmente... Queste si sono rivelate le ultime registrazioni di Hasil Adkins perché The Wild Man fu trovato morto nella sua casa di Madison il 26 aprile 2005. Il 15 aprile era stato deliberatamente investito nel suo cortile da un adolescente su un quod. Aveva ragione, il nostro Hasil: "Girls, Guitars and Cars" sono stati i suoi amori e le sue condanne. Certo, ci ha messo anche del suo però. Onore al nostro Papà, il più sudicio dei rocker! E forse il più vero...

"Why's don't I tell you what it is?
I wen' out last nigh' and I got messed up
When I woke up this mornin'
Shoulda seen what I had inna bed wi' me
She comes up at me outta the bed
Pull her hair down the eye
Looks to me like a dyin' can of that commodity meat
And says
And says
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Wooooeeeeahhh!
So this time we got waay over here
(Where?! Where?!)
I don't know, since it was early dawn's light
She jumped up outta the car
She pulled her hair down her eye
She looked to me like a dinosaur 'bout to jump outta that seat
She said
She said
She said
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Wooooeeeeyahhhh!
So this time we got waaay over here
And then we went waay down here
We got all the way over
'n that lady sound like this:
Oooooo! Oooooo!
She said
She said
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Yoo ee ah ah!
Wooooaaahhyahh!
So this time we went waaay over there
Now things was really gettin' goin'
Boilin' up with the blisters
She sound like this:
Ooooo! Ooooo!
She jumped up outta the car
Pulled her hair down her eye
And do you know what she tol' me?
Do you know what she try to tell me?
She said
Ooooo! It feel so goood!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo woo eeeeeyahhhh!
Yah yah yah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!
Woo ee ah ah!"
Hasil Adkins - She said

Hasil Adkins