4 aprile 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Il più grande serial killer della storia del cinema: Norman Bates, Signore e Signori, a.k.a. ANTHONY PERKINS! Abbiamo premesso il nome del suo personaggio non a caso, cari amici dei Mutzhi Mambo, perché il bravissimo Perkins è rimasto intrappolato tutta la vita in quel ruolo, come una mosca in una ragnatela. Il suo è il classico esempio di carriera segnata da un solo (immenso) film che, malgrado le speranze di metterselo alle spalle, è sempre rimasto lì come un feticcio, un idolo di cui è impossibile disfarsi. Per tutti Anthony Perkins è stato, è e rimarrà il protagonista di "Psycho". Chiuso il discorso! Talmente convincente e caratterizzante è stata la sua interpretazione che il pubblico identificherà per sempre il suo volto inquietante con quello dello psicotico e squilibrato Norman Bates. Lui, certo, farà poco per venirne fuori, quasi che abbia finito per crederci lui stesso a questa identificazione, e ha continuato ad interpretare questo cliché, sia nei tre sequel che girerà negli anni, di cui uno, anche in veste di regista, che in molti degli altri 54 film interpretati nel corso della sua carriera artistica. Anche la vita di Anthony Perkins contribuirà a dare l'immagine che il pubblico si aspettava da lui. Il suo bel viso di giovane nevrotico e angosciato, che faceva impazzire le donne, il suo aspetto fragile e allampanato, dai gesti insicuri e lo sguardo fisso, assieme alla sua ambigua natura sessuale, lo ingabbieranno nell'infelice e limitante definizione di "quello che ha fatto "Psycho". E pensare che dopo la nomination agli Oscar, molti lo pronosticavano come il "nuovo Gary Cooper".... Peccato perché il buon Perkins, oltre ad essere un ottimo attore, era pure un discreto cantante, con un futuro nella musica quasi garantito. Ma poi è arrivato Hitchcock... Anthony "Tony" Perkins era nato a New York il 4 aprile del 1932. Suo padre, attore teatrale di buon successo morì, prematuramente quando Anthony aveva solo cinque anni, cosa che lo condizionerà negativamente tutta la vita. Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore presso la prestigiosa Buckingham Browne & Nichols High School di Cambridge, nel Massachusetts, nel 1950 si iscrisse all'Università presso il Rollins College di Winter Park in Florida. Non completò mai gli studi, ma venti anni più tardi l'Università in virtù dei suoi meriti artistici, gli conferì la laurea ad honorem. Giovanissimo, a soli quindici anni, cominciò a recitare in teatro, mentre risale al 1953 il debutto nel cinema, con il film "L'Attrice", di Gerge Cukor, con Jean Simmons e Spencer Tracy. Tornato agli studi, poco tempo dopo, Tony ebbe la fortuna di sostituire John Kerr a Broadway nella famosa commedia di Robert Anderson, "Tè e simpatia", con cui ottenne un grosso successo. Dopo la felice parentesi teatrale nel '56 tornò al cinema accanto a Gary Cooper, con il film, Palma d'oro a Cannes, "La Legge del Signore", di William Wyler. Dopo questa ottima prova d'attore, che gli valse la nomination agli Oscar, Anthony dette il via alla sua personale galleria di personaggi fragili e tormentati, cominciando nel '57 col ruolo di John Piersal, il ragazzo costretto dal padre, contro la sua volontà, a diventare giocatore di baseball, nel film drammatico "Prigioniero della paura", di Robert Mulligan. Anche lo sceriffo Ben Owens, il ruolo che Perkins interpretò nello stesso anno nel western "Il Segno della Legge", di Anthony Mann, è un personaggio schivo e introspettivo. Tratto dal dramma di Eugene O'Neil è "Desiderio sotto gli Olmi", di Delbert Mann, un triangolo edipico del '58, che Anthony, chiamato a sostituire James Dean morto da poco, interpretò accanto a Burl Ives e Sophia Loren, nel ruolo di un giovane figlio di un agricoltore sposato con una donna avida molto più giovane. La maliarda seduce il figliastro e naturalmente tutto si trasforma presto in una tragedia. Ancora un cast in parte italiano per un film girato lo stesso anno (Silvana Mangano, Alida Valli, Yvonne Sanson), "La Diga sul Pacifico", di René Clement, storia amara, tratta dal romanzo di Marguerite Duras, del disfacimento di una famiglia di proprietari terrieri nell'Indocina Francese. Subito dopo si concesse per una volta alla commedia con "Bella, Affettuosa, Illibata, Cercasi", di Joseph Anthony, un divertente intreccio di amori e inganni tratto da una piece teatrale di Thornton Wilder, di grosso successo sui palcoscenici. Nel successivo "Verdi Dimore" (1959), di Mel Ferrer, Perkins affiancò Audrey Hepburn nella storia un po' surreale di un giovane esploratore, il quale, nelle foreste dell'Orinoco, si innamora di una ragazza semiselvaggia che gli indigeni temono perchè ritenuta spirito del male. Sempre del '59 è "L'Ultima Spiaggia", che sfruttava l'incubo atomico per raccontare la storia di un gruppo di superstiti dell'olocausto atomico, con Ava Gardner e Gregory Peck. Poi ci fu l'incontro con Alfred Hitchcock, incontro che costituì la sua fortuna ma anche la sua maledizione, perchè lo relegò in una gabbia espressiva dal quale non riuscirà più ad uscire. Il suo ruolo più importante, che ha condizionato la sua vita e le sue successive scelte lavorative: Norman Bates, il serial killer protagonista di "Psycho", capolavoro assoluto del thriller del 1960, girato dal Maestro Alfred Hitchcock. Il film terrorizzò gli spettatori più di chiunque altro sia stato mai realizzato ed è la rappresentazione di un classico caso clinico di sdoppiamento della personalità con implicazioni edipiche e sessuofobiche; ha battuto tutti i record d'incassi del 1960 e ha fatto letteralmante fuggire il pubblico dalle sale in preda al panico. Tratto da un romanzo di Robert Bloch, che, a sua volta, si ispirava a fatti realmente accaduti nel 1957, nel Wisconsin, ad opera di un uomo, psicotico e pluriomicida di nome Ed Glin, ha cucito addosso a Perkins il personaggio, al punto da ingabbiare le sue capacità recitative nel ruolo del disturbato mentale nei film successivi. Smessi gli abiti di Norman Bates, Perkins si aggiudicò la Palma d'oro a Cannes come miglior attore protagonista, interpretando per Anatole Litvak, la commedia sentimentale "Le piace Brahms?" (1961), nel ruolo di un giovane che consola Ingrid Bergman, matura arredatrice parigina, trascurata dal suo fidanzato. Con "Fedra" (1962), di Jules Dassin, una revisione moderna del dramma di Racine, Perkins tornò al melodramma edipico e interpretò il ruolo del sensibile figlio di primo letto di un armatore greco, interpretato dal nostro Raf Vallone, che vive un'appassionata e impossibile storia d'amore con la seconda moglie del padre, una intensa Melina Mercuri. Sempre del '62 sono il giallo hitchcockiano "Il coltello nella piaga" di Anatole Litvak, dove tornò a recitare accanto alla Loren; e "Il Processo", il film di Orsono Welles, tratto dal romanzo di Kafka. Cast europeo anche per il noir di Andre Cayatte, "Uno dei Tre", in cui interpretò uno dei ragazzi che la polizia ritiene responsabili del rapimento e ucisione di un bambino. Accanto a Brigitte Bardot nel 1964 girò la commedia "Un Adorabile Idiota", di Eduard Molinaro; poi dopo l'avventuroso "The Fool Killer" (1965), di Servando González, tornò in Francia, e sotto la direzione di René Clement, che diresse un cast chilometrico e stellare, girò "Parigi Brucia?" (1966), che racconta gli ultimi giorni di guerra nella Parigi del '45, risparmiata dall'incendio grazie alla disubbidienza del generale tedesco Dietrich von Choltitz. Altro film francese è "Le Scandale - Delitti e Champagne", un giallo di Claude Chabrol del '67 che, ispirandosi a Hitchcock, racconta di un azionista di una fabbrica di champagne che, dopo uno shock, si ritrova al centro di una sere di delitti. Dopo "Dolce Veleno" (1969), di Noel Black, conclusa la lunga parentesi europea, un incerto e allucinato Perkins tornò in America e con Mike Nichols girò, con molta efficacia, "Comma 22", un film antimilitarista che rispecchiava il clima creatosi negli USA del dopo Vietnam, in cui il titolo allude alla norma del codice militare che rende quasi impossibile sfuggire al servizio di leva. In "Un Uomo Oggi" di Stuart Rosemberg, Perkins, accanto a Paul Newman e Joanne Woodward, interpretò la storia di un cronista radiofonico che entra in crisi quando la sua donna, arrestata perchè testimone di un delitto politico, si suicida in carcere scoprendo così la forza delle manipolazioni delle informazioni. Ancora innamorato del cinema europeo, nel '71 tornò a lavorare in Francia con Claude Chabrol nel giallo, tratto da un romanzo di Ellery Queen, "Dieci Incredibili Giorni", con Orson Welles e Michel Piccoli, un tragico conflitto familiare, di nuovo di sapore edipico, fra padre, figlio e matrigna, a cui assiste, impotente, un professore di filosofia. Poi, con Cherles Bronson, gira il thriller "Qualcuno dietro la porta" (1971), di Nicolas Gessner. Intensa ed efficace anche la sua partecipazione al film di John Huston, "L'uomo dai Sette Capestri" (1972) con Paul Newman e Ava Gardner; lo stesso anno è il protagonista del drammatico "Lovin' Molly", di Sidney Lumet. Sempre con Lumet è nel cast del mitico "Assassinio sull'Orient Express"(1974), tratto da Agatha Christie, con un cast incredibile. Piuttosto opaca, invece, la prova offerta in "Mahogany" (1975), di Berry Gordy e Jack Wormser, uno dei film minori di Perkins, che però si riscatta con "Ricorda il mio Nome" (1978) di Alan Rudolph, nel ruolo del marito di una donna uscita di prigione che si vendica dell'ex marito. Dopo la partecipazione allo sceneggiato TV "I Miserabili", nel '79 Anthony Perkins torna al cinema con il bel giallo politico dal cast eccezionale "Rebus per un Assassinio"(1979), di William Richert. Contemporanei sono: "Il Sogno di Laura", di George Sluizer; e "Black Hole", un film di fantascienza di Gary Nelson, sul viaggio di una navicella spaziale che, in prossimità di un buco nero, si imbatte in un'astronave comandata da uno scienziato pazzo che ha trasformato il suo equipaggio in automi meccanici. Sempre spettacolare è l'action "Attacco: Piattaforma Jennifer" di Andrew V. McLaglen, con Roger Moore. Dopo due film TV, nell'83, a distanza di ventitre anni, Perkins riveste nuovamente i panni di Norman Bates in "Psycho II" di Richard Franklin, il primo dei tre mediocri sequel del film di Hitchcock. La galleria dei suoi personaggi allucinati si arricchisce sempre di più: nell'85 Perkins è il Reverendo Peter Shayne ossessionato da una prostituta (una stratosferica Kathleen Turner) nel morboso "China Blue" di Ken Russel. Poi riprende il "suo" Norman Bates in "Psycho III", l'unico film girato direttamente da Perkins. Ancora un ruolo bello malato in "Dottor Jekill e Mr. Hyde sull'orlo della Follia" (1989), in cui lo scienziato dalla doppia personalità usa una comune droga per cambiare vita e migliorare le sue prestazioni erotiche. Diretto da un regista, Gerard Kikoine, specializzato in film erotici, di erotismo si tratta anche qui, ma Perkins è talmente bravo che non necessita di alcun trucco particolare per trasformarlo in Mr. Hyde. Poi si dedica alla televisione e si possono citare giusto "Figlia delle tenebre" (1990), di Stuart Gordon e "Vestito che uccide" (1990), di Tobe Hooper. Sempre per la TV la quarta e ultima volta in cui indossa i panni di Norman bates, in "Psycho IV" (1990), il prequel in cui il regista Mick Garris cerca di spiegare l'origine della follia di Norman. L'ultima sua apparizione sul grande schermo è in "I vermi non portano la sciarpa" (1992), una commedia spagnola di Javier Elorrieta. Anthony Perkins dopo aver nascosto per molti anni le sue tendenze bisessuali (era stato tra l'altro compagno dell'attore Rock Hudson, del ballerino Rudolf Nureyev e del coreografo Grover Dale), è poi convolato a nozze con l'attrice Berry Berenson (con cui ha avuto due figli) nel 1973. L'attore, dopo aver scoperto la propria sieropositività dai giornali (che avevano analizzato il suo sangue abusivamente), è morto di AIDS il 12 settembre del 1992. Consoliamoci: ora possiamo finalmente farci una doccia in pace...

"Mia madre è innocua come gli uccelli impagliati..."
Norman Bates/Anthony Perkins - Psycho

Anthony Perkins