26 marzo 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Non un uomo, un mito! Stiamo parlando dell'inossidabile STERLING HAYDEN, una delle facce da duro più dure di sempre. Gigantesco, statuario, aria da sbirro fallito (o da delinquente disilluso), Hayden è stato l'indimenticabile protagonista di alcuni dei più bei noir che hanno fatto la storia del cinema. A inizio carriera veniva definito, non a torto, "l'uomo piu bello del cinema" ma non è mai stato un classico "belloccio": una vita sempre al limite, ha segnato indelebilmente in suo volto, dandogli quella tipica espressione disincantata e sorniona che lo ha reso veramente indimenticabile. Ha avuto un'esistenza talmente tormentata e movimentata che a volte riesce difficile distinguerlo dai suoi ruoli in celluloide e giudicare dove finisce l'uomo e inizia il personaggio. Infatti, cari amici dei Mutzhi Mambo, nella vita è stato un vero avventuriero e un uomo d'azione, dai burrascosi rapporti sentimentali, non troppo dissimile al cliché dei ruoli che spesso ha interpretato come attore. Inoltre non è certo stato un esempio di condotta adamantina (anzi, a volte e stato proprio uno stronzo...) ma questo ce lo rende, se possibile, ancora più umano e, a suo modo, credibile. Sterling Releya Walter (così all'anagrafe) è nato il 26 marzo 1916 ad Upper Montclair nel New Jersey. Rimasto orfano di padre nel 1925, venne adottato dal secondo marito di sua madre, James Hayden, che gli diede il suo cognome. Crebbe in condizioni economiche piuttosto disagiate, al tempo della grande depressione, e questo costrinse la sua famiglia a spostarsi continuamente tra il New Hampshire, il Massachusetts, la Pennsylvania, Washington D.C. e il Maine. Nonostante fossero molto poveri, la mamma e il patrigno lo fecero studiare presso la Wassookeag School di Dexter, nel Maine. A tredici anni era già un ragazzone alto e robusto, e trovò lavoro come portuale nel Maine. A 16 anni lasciò definitivamente la scuola e a 17 si imbarcò come mozzo su una nave mercantile, con la quale fece il giro del mondo e sulla quale fece carriera in soli cinque anni, fino a diventare capitano, dopo essere stato marinaio e vigile del fuoco. A 25 anni alcuni amici gli suggerirono di sottoporsi ad un provino con il regista Edward H. Griffth, presso gli studi cinematografici della Paramount. Venne subito scritturato anche se piuttosto impacciato e poco espressivo davanti alla macchina da presa: a suo favore aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, un'altezza all'epoca più unica che rara (1,96 metri) e un fisico bello atletico. Proprio il classico tipo di "fustaccio" che la Paramount andava cercando. Venne lanciato dalla casa di produzione come "l'uomo più bello del cinema" e fatto debuttare, nel 1941, nel film "Virginia", diretto dallo stesso Griffith. Nello stesso anno, con lo stesso regista, girò "Passaggio a Bahama", con cui cominciò a farsi notare nell'ambiente cinematografico. Dopo appena due pellicole, però, quando ad Hollywood cominciavano ad apprezzare i suoi bicipiti, gli Stati Uniti entrarono ufficialmente nella seconda guerra mondiale. Da buon patriota e amante dell'avventura, si arruolò subito sotto le armi. Ufficialmente entrò nel corpo dei marines ma in realtà, scaltro e coraggioso com'era, venne cooptato per azioni spionistiche, dall'O.S.S. (Office of Strategy Services, il predecessore della CIA). Sotto il falso nome venne spedito in Jugoslavia e gli affidarono il compito di fungere da ufficiale di collegamento tra le truppe alleate e i partigiani comunisti del comandante Josip "Tito" Broz. Forzando il blocco tedesco dell'Adriatico a bordo di un peschereccio, liberò alcuni piloti americani che erano stati abbattuti e fatti prigionieri dai tedeschi, poi si fece paracadutare in Croazia, dove rifornì di armi e di viveri i partigiani di Tito. Diventò così un eroe di guerra. Alla fine del conflitto, come riconoscimento per il suo valore, ricevette la "Menzione Speciale" da parte di Tito, mentre il Presidente Truman gli assegnò la "Stella d'argento" e lo promosse capitano. Tornato ad Hollywood, forte dell'esperienza con i partigiani e affascinato dagli ideali dei "compagni" conosciuti in Jugoslavia, si iscrisse al Partito Comunista americano e cominciò un'intensa attività nel sindacato attori. Tutto questo quasi in incognito perchè, già allora, il Partito Comunista in America era fuorilegge. Il film del ritorno alle scene di Hayden è il bellico "Bagliore a Mezzogiorno" (1947) di John Farrow, mentre nel 1949 è l'interprete de "La Traccia Del Serpente", un film poliziesco di Lewis R. Foster. Sempre nel 1949 cominciò a coordinare l'attività del "Comitato per il Primo Emendamento", di cui facevano parte star come Humphrey Bogart, sua moglie Lauren Bacal, John Huston, Danny Kaye, John Garfield e molti altri, fondato per protestare contro la "blacklist", la lista di proscrizione dei cosidetti "Ten Hollywood", accusati dalla Commissione presieduta dal famigerato senatore MacCarthy di attività antiamericane. Appena i suoi colleghi però scoprirono la sua militanza comunista, a poco a poco cominciarono a defilarsi costringendo così il "Comitato" a sciogliersi. Nel 1950 girò il suo primo capolavoro, quel "Giugliano d'Asfalto", tratto dal pulpissimo romanzo di W. R. Burnett, che risulterà uno dei migliori film di John Huston e uno dei più bei noir di tutti i tempi, con quella cronaca di una rapina di gioielli finita in un massacro. Nel film, un esempio di perfezione stilistica, Hayden interpreta Dix Handley, antieroe e rapinatore per bisogno, la cui morte è entrata ormai nella storia del cinema: tutti i film gangsteristici del futuro finiranno per dover qualcosa a questa magnifica scena. Nel 1951 commise quella che chiamerà "la peggiore azione della mia vita", e della quale non smetterà mai di rammaricarsi: chiamato a testimoniare davanti alla Commissione MacCarthy, Hayden confessò la sua militanza e i suoi legami col Partito Comunista, salvando così la carriera ma non la sua onorabilità. Fece pure dei nomi (di attori già noti alla Commissione e quindi già "bruciati"), finendo per schifare sia i vecchi compagni di partito, sia gli anticomunisti. Di questo cedimento morale si pentì quasi subito, e visse per sempre col rimorso di sentirsi un rinnegato per il resto della sua vita. L'anno successivo girò il drammaticissimo "La Diva", di Stuart Heiser, con una straordinaria Bette Davis, e poi "Fuoco a Cartagena", un adventure piratesco di Sidney Salkow, a fianco di una provocante Rhonda Fleming. Nel 1953 è la volta della commedia "Portami in Città", di Douglas Sirk, a cui segue il drammatico "Solo per te ho vissuto", di Robert Wise. Il 1954 è l'anno del noir "La Città è spenta", di André de Toth, del poliziesco "Anatomia di un delitto" di Jerry Hopper e del thriller "Gangsters in Agguato", di Lewis Allen, con un malvagio Frank Sinatra, ma è soprattutto l'anno in cui Hayden interpretò il pistolero Jonnhy Logan, nel bellissimo "Johnny Guitar", di Nicholas Ray, un western atipico, straziante, cupo, poetico, disperato e complesso. Johnny Guitar, un vecchio pistolero che fa di tutto per nascondere il suo passato, è stato il personaggio che gli si appiccicò addosso come una seconda pelle, diventando il "suo" ruolo per eccellenza. Al suo fianco una suntuosa Joan Crawford, mai così dark e affascinante. Nel 1955, oltre al discreto noir "Colpo proibito" di Russell Birdwell, Hayden ci offre un'altra magnifica prova d'attore: il personaggio di Johnny Clay, ex galeotto appena uscito di prigione intenzionato a realizzare l'ultimo grande colpo, nel leggendario "Rapina a mano armata" di Stanley Kubrick, il film che ha codificato il Pulp in senso moderno. Gangster-movie lucido, spietato, vigoroso, che conserva intatto, a distanza di anni, tutto il suo fascino e la sua bellezza, in cui la tensione è palpabile e il gioco degli incastri perfetto, "Rapina a mano armatata", oltre che mettere in scena una delle rapine meglio coreografate della storia e il miglior bad-ending a memoria d'uomo, offre ad Hayden l'opportunità di tratteggiare uno dei personaggi più straordinari della sua carriera. Il 1957 vede Hayden interpretare un altro bel noir, "Delitto senza scampo", di Gerd Oswald, in cui è Bill Doyle, un ispettore di polizia, che la spietata moglie, interpretata da Barbara Stanwyck, vorrebbe più ambizioso e con una posizione migliore. Dopo aver prestato volto e pistola in alcuni pregevoli western, nel 1959, Hayden dovette affrontare un duro divorzio dalla moglie Betty De Noon (che aveva risposato per la terza volta), a seguito del quale il tribunale gli impose molti limiti per vedere i figli. Per tutta risposta il nostro Sterling li prese tutti e quattro e scappo con loro a Tahiti. Si sposò l'anno successivo con Catherine Devine McConnell, che rimase al suo fianco fino alla fine dei suoi giorni. Passarono sei anni, durante i quali l'attore si dedicò prevalentemente alla TV e scrisse la sua autobiografia "The Wanderer" (1963), prima di tornare nuovamente al cinema. E vi ritornò in grande stile: Stanley Kubrick lo volle con sè nel suo ennesimo capolavoro, l'ironico e sarcastico "Il Dottor Stranamore" (1964), la più lucida e cinica satira antimilitarista mai realizzata. Nel film Hayden è il generale Jack Ripper (un nome un programma!), comandante una base americana che, in preda a delirante anticomunismo, scatena arbitrariamente la guerra termonucleare globale. Indimenticabile il surreale dialogo con un incredulo Peter Sellers, nei panni di un ufficiale inglese, che tenta inutilmente di riportarlo alla ragione. Al thriller "Uno Sporco Contratto" (1969) di G. Lee Pogostin, col grande James Coburn, segue il simbolista "Sweet Hunters" (1969), di Ruy Guerra e l'amara riflessione di "Loving - Gioco Crudele" (1970), di Irving Kershner, uno dei migliori del filone "crisi di mezza età dell'uomo medio americano". Nel 1971 ritroviamo Hayden nel ruolo di uno sbirro americano mezzo alcolizzato, nel film italo/francese di Yves Boisset, "Da Parte Degli Amici: Firmato Mafia!", basato sulla faida tra uno speculatore edilizio e un clan di costruttori rivali; l'anno successivo, continua la serie "poliziotti marci" col Capitano Mark McCluskey, nel celeberrimo "Il Padrino" di Francis Ford Coppola, tratto dal libro omonimo di Mario Puzo. Nel 1973 Robert Altman gli offrì di interpretare la parte del vecchio scrittore alcolizzato, Roger Wade, detto Billy Joe Smith (che Hayden impersonò in modo impeccabile), nel noir crepuscolare "Il Lungo Addio", tratto (molto liberamente) dall'omonimo romanzo di Raymond Chandler, con Elliot Gould nel ruolo di Philip Marlowe, mentre l'anno dopo apparve nel ruolo del fanatico maggiore Lindberg, nel film fantascientifico "Alpha-Omega: Il Principio della Fine", di Robert Fuest. Nel 1975 Spielberg lo chiamò per il ruolo di protagonista ne "Lo Squalo" ma il nostro Sterling era fuggito all'estero per problemi col fisco; approfittò di tale "vacanza" per interpretare il patriarca Leo Dalcò in "Novecento" (1976), di Bernardo Bertolucci e per scrivere il romanzo "Voyager" (1976). Nel 1979 fece parte del nutrito cast del noir "Rebus per un Assassinio", di William Richter, che, nonostante la presenza di nomi famosi (Jeff Bridges, Anthony Perkins, Eli Wallach, Tomas Milian e Toshiro Mifune), e l'interessante e sorprendente partecipazione di John Huston in veste d'attore, non riuscì ad evitare un clamoroso e immeritato fiasco al botteghino. La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 1982, nel brutto thriller "Venom", di Piers Haggard (ma finito da Tobe Hopper), in cui interpretò il ruolo di un vecchio nonno che, insieme al nipotino, viene tenuto in ostaggio dalla cameriera e dall'autista che agiscono agli ordini di un criminale tedesco, in una casa dove circola indisturbato un pericolosissimo serpente. Sterling Hayden muore a Sausalito, in California, ucciso dal cancro alla prostata, il 23 Maggio 1986. Scompare così l'uomo che era stato definito il "comunista più temuto di Hollywood": almeno non avrebbe più mangiato dei bambini...

"Prima sparare, poi chiedere spiegazioni!"
Generale Jack Ripper/Sterling Hayden - Il Dottor Stranamore

Sterling Hayden