15 marzo
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Signore e Signori, in piedi! Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, si festeggia il compleanno di Sua Maestà DAVID CRONENBERG, uno dei più importanti registi viventi, il Poeta delle mutazioni corporee e mentali. A pochi come lui calza a pennello l'aggettivo "disturbante". Considerato ll pioniere del body horror, cioè di quel quel genere che esplora le ributtanti mutazioni del corpo, Cronenberg nella sua carriera ha studiato devianze e ossessioni di ogni genere, dirigendo film tanto belli quanto (talvolta) ripugnanti, per metterci di fronte alla materia di cui è fatto l’uomo: la carne, di come si usa e di quanto se ne abusa. Pesante, morboso, geniale, il nostro David non è solo un filmaker ma è un vero e proprio filosofo della decadenza umana, l'indagatore dell'impatto della tecnologia moderna sul corpo e sulla psiche dell'uomo, l'unico ad aver avuto il coraggio di scandagliare veramente in profondità gli abissi dell'esistenza umana. Considerato a torto per anni come un dozzinale manipolatore di trucchi sanguinari o come un banale mestatore del macabro, Cronenberg è in realtà uno dei pochi cineasti contemporanei capaci di reinventare la tragedia in forma moderna, di distruggere la realtà senza alterarne la sostanza. I suoi incubi hanno l'effetto di una carta vetrata a contatto con la pelle, che lasciano allo spettatore la sgradevole sensazione di aver sbagliato qualcosa. Spettatore che, nonostante tutto, non può che rimanere affascinato ed ammaliato dall'allucinazione "stupefacente" del suo linguaggio cinematografico. Sicuramente non è un regista che passa mai inosservato e, cosa rara, riesce sempre (e si ribadisce sempre) a fare film che fanno discutere, nel bene o nel male. E questo è comunque un vero pregio riservato a pochissimi. David Paul Cronenberg è nato a Toronto, nell'Ontario, il 15 marzo del 1943, figlio di uno scrittore ed editorialista statunitense, e di una musicista canadese, entrambi nati da famiglie ebraiche di origine lituana. Fin da piccolo nutre una duplice passione per l'entomologia, lo studio degli insetti, e letteratura. Si laurea in lettere all'Università di Toronto, e attraverso i suoi studi trova ispirazione da letture filosofiche, dagli autori della Beat Generation (come William Burroughs) e da altri come Nabokov e Beckett. Dopo aver scritto una gran quantità di racconti fantascientifici, comincia a dedicarsi al cinema realizzando quattro cortometraggi ed i suoi primi due lungometraggi a bassa distribuzione: "Stereo" (1969), una specie di antipasto della sua poetica futura, e "Crimes of the Future" (1970). Nel 1975 scrive e dirige "Il demone sotto la pelle", primo suo film ad avere una regolare distribuzione e suo primo capolavoro: un horror brutalmente pessimista e innovativo, con varie affinita con "Il Condominio" di Ballard che, guarda caso, usciva lo stesso anno. I vermi-virus dalla forma fallica e portatori di frenesia sessuale sono i simboli della fascinazione del desiderio di peccato primordiale, bestiale, che riemerge nel più moderno e asettico dei palazzi residenziali. Fra i protagonisti troviamo anche una splendida, demoniaca Barbara Steele. L'anno successivo sforna un altro ottimo horror, "Rabid sete di sangue", quasi un evoluzione del precedente: manca, è vero, la componente sessuale nell'epidemia di rabbia che contagia l'umanità ma i vermoni del "Demone" sembrano evolversi in un pungiglione mostruoso che pare sempre di più prendere la forma di un pene mentre la pustola carnosa della protagonista, situata sotto l'ascella, ha le sembianze di un'anomala vagina. Come se non bastasse, Cronenberg decide di far interpretare il ruolo del "mostro" protagonista alla bellissima pornostar Marilyn Chambers. Nel 1978 Cronenberg gira il film forse più anomalo della sua carriera: "Veloci di mestiere", un action ambientato nel mondo delle drag races, con protagonista il grande John Saxon. Non male, specie per lo sguardo disincantato che offre sul mondo delle corse automobilistiche, ma il Cronenberg che amiamo è un'altra cosa. Con "Brood - La covata malefica" (1979), il nostro torna alle atmosfere a lui più congeniali: esplora il tema della nascita e della maternità, la fobia della procreazione, l'orrore della riproduzione. È un film sul dolore e sull'ossessione fascinosa derivante dal parto. Senza dimenticare la rabbia, altro grande nucleo centrale della pellicola: le creature assassine, difatti, non sono altro che la materializzazione corporea dei sensi di colpa, delle rabbie inconsce ed istintive della protagonista che partorisce letteralmente l'orrore (l'inquadratura finale del suo grembo deforme è una delle più rivoltanti e stomachevoli della storia del cinema). Nel 1981 esce il film che lo renderà famoso e autore di "culto": "Scanners", il quale, dietro l'apparenza di un thriller fantascentifico zeppo di deliziose scene splatter, si rivela un ambizioso tentativo di entrare dentro il mistero della mente umana. Ma il vero manifesto della cinematografia cronenberghiana è il successivo "Videodrome" (1983), un viaggio allucinato e malatissimo all'interno del mondo della televisione volto a mostrare come i nuovi media esigano un nuovo corpo e un nuovo tipo di spettatore. In altre parole, un'epopea sull'intossicazione umana derivata dall'uso delle immagini televisive e sulle modificazioni fisiche e antropologiche che la diffusione della tv sta apportando all'apparato percettivo umano. Max Renn (interpretato da un indimenticabile James Woods) in fondo siamo noi, semplici osservatori di un tubo catodico da cui rimaniamo affascinati e disgustati allo stesso tempo, vittime ignare di un potenziale quanto mai sottovalutato. Nel cast anche la fantastica Debbie Harry. Lo stesso anno il nostro David "osa" affrontare il "Re", Stephen King, riducendo per lo schermo il suo bellissimo romanzo "La Zona Morta". Interpretato da un magistrale Christopher Walken, la storia di un telepate misantropo che si ritrova a faccia a faccia con l'Apocalisse (rappresentata dal candidato alla presidenza degli Stati Uniti, un bieco, fantastico Martin Sheen), diventa, nelle mani di Cronenberg, una riflessione sul diritto morale che ha un uomo sulla vita di un altro. Algido e inquietante, è, subito dopo "Shining" di Kubrick, la migliore trasposizione di King sul grande schermo. Nel 1986 David gira il remake di un vecchio, mitico film horror, "L'esperimento del Dottor K": intitolato come il capostipite "The Fly" ("La Mosca"), è un film in cui il nostro si sbizzarrisce sulle disgustose mutazioni dello scienziato (interpretato da un Jeff Goldblum allucinato quanto basta) e sull'impossibilità di un amore di fronte alle deformazioni del corpo. Di nuovo il tema del parto, della ginecologia nell'insostenibile "Inseparabili" (1988). Di nuovo una storia morbosamente pregna di amore e follia che prende spunto da un episodio realmente accaduto: i corpi dei fratelli Marcus, ricchi ginecologi newyorkesi, vengono trovati zeppi di eroina, decomposti ed abbracciati in un appartamento di Manhattan. Sembra sia un fatto di cronaca nera montato su misura per il nostro David ma a lui non bastano due gemelli monozigoti perfettamente identici; vuole un unico corpo diviso in due. In altre parole, l'arduo obiettivo è quello di far convivere nella medesima inquadratura i due personaggi interpretati dallo stesso attore: ci riuscirà Jeremy Irons, diretto in una delle più memorabili prestazioni d'attore di tutto il cinema degli anni ottanta. 1991: è il momento per Cronenberg di affrontare una sua vecchia ossessione giovanile: "Il Pasto Nudo", vera summa della Beat Generation ad opera di quel fuori di testa di William Burroughs. Il romanzo era sempre stato considerato irriducibile ad una trasposizione cinematografica ma il nostro si getta nella sfida: il risultato è un delirio freudiano, un trip psico-visivo che sfocia nella letteratura di Kafka, nella paranoia e nella perversione sessuale. Ciò che viene mostrato è pura follia in cui ognuno può costruirsi la sua storia, senza obblighi di interpretazione e raziocinio. Certo è dura sorbirselo tutto... Dopo questo esperimento, Cronenberg abbandona i territori dell'horror più o meno trasfigurato per esplorare altri orrori, più intimi e mentali. Col bellissimo "M. Butterfly" (1993), abbandona il make-up e gli effetti speciali delle pellicole precedenti per affrontare una storia morbosa sulla fragilità e l'essenza fittizia delle identità sessuali. Finalmente il nostro si confronta con Ballard, lo scrittore che più si avvicina alla sua poetica. E lo fa con "Crash" (1996), tratto dall'omonimo romanzo, un film che esamina le mutazioni psicofisiche indotte da un sempre più stretto contatto con le tecnologie, in un climax sessuale e autodistruttivo. Non c'è sviluppo narrativo in "Crash". Non c'è trama, le azioni e le scene si susseguono per accumulo, come facendo propria la struttura ripetitiva del porno. Scene di sesso belle spinte, dialoghi scabrosi, parole sussurrate ed ansimate; ma anche un elevato grado di depravazione ("Seppelliscono i morti così in fretta. Dovrebbero lasciarli in giro per mesi"), primissimi piani delle ferite, delle cicatrici, dei lividi, dei tatuaggi. Nessun piacere però! Bello ma francamente, alla fine, un po' una palla (chiaramente l'effetto è voluto ma, diciamocelo, rimane una palla...come un porno). Con "eXistenZ" (1999), ancora una volta il regista getta un occhio sul futuro, imbattendosi nella realtà virtuale dei videogiochi che "osano" mettere in discussione il discrimine fra allucinazione e realtà. Questo ennesimo capolavoro mostra l'incertezza ontologica in cui le nuove tecnologie ci hanno catapultato, individuando proprio nella impossibilita di decidere cosa è reale e cosa non lo è, la vera fonte del disagio trasmesso da questo film. Il reale e il virtuale combaciano, si fondono, forse sono la stessa cosa. Sempre che la realtà esista, naturalmente! Ma Cronemberg riesce anche nell'impresa di rappresentare la "reale" confusione cognitiva di un vero schizofrenico col magnifico "Spider" (2002). Pellicola fortemente indecifrabile ed ermetica, dissolve i confini tra oggettivo e soggettivo, fra presente e passato, fra allucinazione e ricordo. In questo modo impedisce allo spettatore di rendersi conto, fino alla fine, se la storia a cui sta assistendo è la realtà di un folle che fruga disperatamente nel proprio passato o l'allucinazione soggettiva dello stesso personaggio che rivive il trauma della sua infanzia deformando il mondo concreto tanto agli occhi di se stesso quanto a quelli dello spettatore. Cronenberg non dà risposte, lascia le domande in sospeso e fa di "Spider" un vero e proprio film-ragnatela. Oltre alla straordinaria interpretazione di Ralph Fiennes, il film è magistralmente sospeso su di un'atmosfera al contempo eterea e squallida, che solo Cronenberg poteva ricreare. Nel 2005 gira il suo film apparentemente più lineare, "A History of Violence". Una riflessione sulla violenza che alberga in ognuno di noi talmente fine e raffinata da sembrare il solito action-film sulla vendetta dell'uomo vessato. E in realtà la differenza, questa volta, è arduo trovarla...c'è chi ci ha visto il capolavoro, c'è chi no. Boh... Sicuramente bellissimo è il successivo "La promessa dell'assassino" (2007), uno dei migliori noir del decennio scorso. Crudo, teso, tirato, con una sovraesposizione disturbante di corpi (indimenticabile la sparatoria nel bagno turco), è sicuramente, a livello narrativo, lontano dagli eccessi a cui ci ha abituato il nostro ma conserva un innegabile fascino cupo e sinistro. E dopo tanto rappresentare i turbamenti psicologici, Cronenberg ci offre prorpio un biopic incentrato sul tormentato rapporto tra Freud e Jung (interpretati rispettivamente dai bravissimi Viggo Mortensen e Michael Fassbender), i due maestri della psicoanalisi. "A Dangerous Method" (2011), però è fin troppo elegante e formalmente pulito per risultare pienamente riuscito. Certo, se non lo avesse girato David, probabilmente si parlerebbe di opera ben realizzata e basta, senza tante seghe... "Cosmopolis" (2012), tratto dall'omonimo romanzo di Don DeLillo, ci riporta alle atmosfere più "tradizionalmente" cronenberghiane. Apologo oscuro e surreale sul nuovo millennio, feroce critica al capitalismo e all'egoismo di Wall Street, è un film claustrofobico, parlato fino alla nausea, che mostra, dall'interno di una limousine, il disfacimento della società contemporanea. L'ultimo film di Cronenberg, "Maps of the Stars" (2014), sull'asettico ma torbido e malato mondo dello star system, ha diviso pubblico e critica. Anche qui, c'è chi lo considera un film fantastico, chi noioso, sciatto e manieristico. Chi ha ragione? Come già detto, il bello di Cronenberg è proprio questa sua capacità di dividere...però, detto sinceramente, a noi piaceva più quando faceva i film "de paura"! Tanti auguri Maestro!

"La cosa peggiore che può accaderti non è perdere la ragione, ma ritrovarla."
Dennis Cleg/Robert Finis - Spider

David Cronenberg