16 febbraio 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Per chi pensasse che le Pin-up siano solo roba ammerigana, il nostro grande MAMELI BARBARA (si chiamava proprio cosi: Mameli è il nome!) è pronto a rimetterli in riga! Barbara è stato il più grande disegnatore di donnine sexy durante il Ventennio fascista, l'uomo che ha definito i canoni della bellezza italica alla vigilia della guerra: burrosetta, maliziosa, coscia tornita, fianchi generosi, seni ridotti. Un po' più chiatta e "conformista" delle sue colleghe di Oltreoceano (ma per forza....), la Pin-up nostrale, ma ugualmente ammiccante e capace di risvegliare i "bollori" dei nostri antenati prossimi come nessun'altra! A renderlo famoso furono infatti le “donnine” e “signorine” a cui si dedicò dagli esordi e che gli assicurarono un posto preminente tra gli illustratori erotici italiani del suo tempo, inventori delle "pin-up all'italiana". Non meno graffiante fu il suo impegno come vignettista di satira politica. Ma l'umorista siciliano è stato, soprattutto, il leader dei disegnatori cosiddetti “mondani”: celebri rimangono le sue avvenenti ragazze, rappresentate in molteplici serie di vignette: "Dal dottore", "Quartieri alti", "Donne, donne", "Quando lei è così", "Amor, amor", dove i temi dominanti sono il “gallismo” dei maschi ruspanti e la civetteria di femmine che la sanno lunga... L'eterna guerra dei sessi, nella rappresentazione che ne fa il disegnatore siciliano, vede le donne avere quasi sempre la meglio, riducendo spesso il maschio a mero arnese delle loro — più o meno perfide — manovre di seduzione: un’ umanità femminile e nazional-popolare che ebbe poi fortuna nella commedia sexy anni '70. Tra le righe dei periodici umoristici del Ventennio e post-bellici che molti intellettualoidi snob ritenevano leggeri, disimpegnati, futili se non immorali, in realtà si insinuavano e si delineavano vere e proprie "filosofie" della vita e del mondo. Ciò è tanto vero che spesso gli artisti del pennino come Barbara si ritrovarono in urto con l'autorità politica e con quella giudiziaria, in quanto le loro pagine lasciavano trasparire, tra i dovuti ammiccamenti maliziosi, venature mordaci e impietose sulle società del tempo. Fustigavano benevolmente manie, modi di vivere e luoghi comuni con articoli, barzellette ma, soprattutto, attraverso le vignette con battute fulminanti e doppi sensi. In primo piano, nelle copertine e nei paginoni, s'imponevano ragazzotte prorompenti, scoperte fino all'estremo limite che l'occhiuta censura riusciva a tollerare. Un italietta "pruriginosa", stereotipata, maschilista, ma che proprio grazie ai suoi limititi, sfoggiava un fascino che ancor oggi rimpiangiamo! Mameli Barbara naque a Trapani, il 28 ottobre del 1908. . Dopo aver frequentato per alcuni anni il Liceo “Ximenes” nella città natale, conseguì la maturità classica al “Visconti” di Roma. Frequentò poi l'Accademia di Belle arti. Sposato con Noemi Monacelli, non ebbe figli. Barbara aveva imboccato la fortunata via delle appetitose bellezze femminili sin dagli anni giovanili. Già agli inizi, infatti, accanto ai disegni di Primo Carnera e Learco Guerra (mitici campioni, il primo, del pugilato e, l'altro, del ciclismo) fanno capolino intriganti figure di donne, anche a colori contendendo il primato, in questo genere, a un altro capostipite, il suo amico e collega barese Gino Boccasile, la cui "Signorina Grandi Firme" è considerata la "madre di tutte le pin-up italiane". Amico di Vittorio e Romano Mussolini, frequentatore del salotto della Petacci, quando non era l’amante del Duce, Barbara aveva iniziato la sua attività di vignettista sul Marc’Aurelio, settimanale illustrato nato nel ’31 e, seppur con alterne vicende, uscito fino agli anni settanta del ‘900. Sul termine "pornografico" e cosa fosse considerato a "luci rosse", negli anni trenta e quaranta, ci sarebbe da discutere; ancora negli anni cinquanta era scandaloso un bacio! Le tipologie femminili dell'artista siciliano sono molteplici e mutevoli nel corso di una carriera cinquantennale. Bonazze sovente da interni: donnine arricchite messe in scena nell'intimità dei boudoir o nei salotti buoni, modelle già spogliate negli atelier dei pittori, bagnanti sorprese dentro le cabine, soubrette dai costumi scollati e le calze nere che stanno preparandosi allo spettacolo nei loro riservati séparé. Tutte curve, coperte, nella quasi totalità dei casi, da aggiunte d'inchiostro per limitarne l'impatto visivo. S'imponevano come simboli anticrisi, da abbuffate senza possibilità di dieta in un periodo, quello bellico, segnato da immense privazioni. Dietro la cospicua produzione di attraenti silhouette e di uomini goffi, c'era lo studio meticoloso e costante dei comportamenti e delle modalità espressive degli esseri umani, attività che Barbara aveva avviato sin da quando, tra i banchi di scuola, ritraeva i suoi compagni e gli insegnanti. Anche nella sua giovanile esperienza di disegnatore è chiaramente manifesta questa sua attitudine. Abitudini e costumi degli italiani andavano lentamente e costantemente mutando, e agli umoristi spettava coglierli in un'ottica salace. Già nel 1934, sul "Marc Aurelio" Barbara segnalava la "nefasta" influenza dei film americani sul nostrano gentil sesso. Ma, nello stesso anno, e al riparo della discreta illuminazione del proiettore, in sala la "donna italiana" sembra già cavarsela anche troppo in fatto di spigliatezza erotica. Durante il Ventennio l'autorità politica non gradiva affatto che si superassero certe soglie e per sopravvivere, alla satira non restava che addomesticarsi. Ma, con alle spalle un'adesione al fascismo più o meno sentita, deliberata e opportunistica, Barbara fu certamente molto critico rispetto alle vicende politiche e istituzionali italiane seguite alla fine della seconda guerra mondiale. Per diversi anni, uno dei temi cari all'autore sarà la feroce, viscerale satira anticomunista e antisovietica. Per oltre un decennio, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, il nostro Mameli fu il vignettista de "Il Popolo"; il quotidiano della Democrazia Cristiana: sfornava disegni a ritmo quotidiano, intervenendo su tutte le più scottanti questioni di politica interna e internazionale (dal problema franco-algerino ai colpi di Stato dei generali argentini, alle dittature africane). Ironizzava sulle debolezze del sistema istituzionale e politico italiano e, soprattutto, sui partiti della sinistra. Non aveva del tutto rinunciato a servirsi della sua prediletta tecnica d'approccio al mondo, la "lente" pruriginosa delle donnine ma ogni volta che tracciava una figura femminile gli si avvicinava Ettore Bernabei – allora direttore del giornale DC – e quasi gli toglieva la matita di mano e, sorridendo, lo invitava ad allungare le gonne, rimpicciolire le forme, rendere più casta l'immagine. Il Maestro è morto a Roma, il 16 febbraio del 2001. Si guadagnò la definizione di "pornografo del regime" da parte de "L'Unità", ma non fu certo un pornografo. Piuttosto un osservatore malizioso...con la vista luna lunga!

"Al cinematografo non ci si può andare più; figurati che ieri un giovanotto mi ha messo una mano sul petto! – Mascalzone! Ma tu non gli hai dato uno schiaffo? – Cosa vuoi, non potevo, perché avevo una mano in quella del mio vicino di destra, e un'altra in quella del mio vicino di sinistra"
Mameli Barbara - Vignetta sul "Marc'Aurelio", del 10 ottobre 1934.

Mameli Barbara