28 gennaio 
L'ALMANACCO PULP dei Mutzhi Mambo 
Chi di voi, in autogrill, non ha mai slumato le copertine delle cassette di FAUSTO PAPETTI? Dite la verità, cari amici dei Mutzhi Mambo, erano o non erano irresistibili, con quelle bellissime tope (poco) vestite, anzi nude proprio, che occhieggiavano invitanti, dicendo comprami-comprami? Vai con la nostalgia canaglia allora! Oggi non vogliamo celebrare tanto il musicista (a noi francamente Papetti non piace granché), ma un epoca, un mondo, in cui il nudo femminile lo vedevi giusto nelle copertine del sassofonista lombardo o al massimo in qualche rivistaccia pornografica che scovavi dimenticata in chissà quale anfratto. Comunque sia, il nostro Fausto è stato l'antesignano della lounge music in salsa italica (che all'epoca si chiamava musica di sottofondo) e di questo bisona dargli atto. Senza dimenticare che è stato veramente "popolare", il più amato da camionisti, piazzisti e "italiani in gita" che grazie ai suoi arrangiamenti "facili-facili", tra un tramezzino e una birretta a prezzi di rapina negli squallidi scaffali dell'ennesimo, anonimo punto di ristoro in autostrada, potevano trovare un Bignamino di musica a tutto tondo: altro che la world music radical chic! Papetti è stato la vera world music! Fausto Papetti naque a Viggiù, vicino a Varese, il 28 gennaio del 1923. La sua carriera iniziò nel 1955 quando, dopo aver fatto parte di alcune orchestre jazz, formò il complesso I Menestrelli del Jazz, insieme a Pupo De Luca alla batteria, Ernesto Villa al contrabbasso, Giampiero Boneschi (in seguito sostituito da Gianfranco Intra) al pianoforte ed Ezio Leoni alla fisarmonica e all'accordion. Il gruppo dopo molti spettacoli, venne messo sotto contratto dalla Music, per cui incise sia alcuni 78 giri che 33 giri, anche con la denominazione tradotta in inglese The Minstrels Of Jazz. Proprio alla Music Papetti ebbe l'occasione di conoscere i Campioni, gruppo che, all'epoca, accompagnava su disco e in concerto Tony Dallara, con cui iniziò a suonare. Come strumentista, verso la fine degli anni ’50, suonò per la giovane Mina e nel suo periodo “jazz” con Chet Baker, in occasione dell’incisione di alcuni dischi nel 1959 e nel 1960 (“1959 Milano Session”, “Sings and Plays” e “Chet Baker with Fifty Italian Strings”). In sala di incisione il sassofonista era insieme a Franco Cerri, Gianni Basso, Renato Sellani, Franco Mondini e Glauco Masetti, il gotha del jazz italiano. Nel 1959 lasciò il gruppo e firmò un contratto per la Durium come strumentista, prendendo parte quindi alle incisioni delle basi musicali per vari artisti della casa discografica. Un giorno tuttavia il direttore della grande orchestra di cui faceva parte non volle registrare il lato B di un 45 giri perché il pezzo scelto, "Estate violenta", dal film omonimo non aveva un arrangiamento soddisfacente. Il produttore, ansioso di concludere, decise allora di fare a meno dell'orchestra e convocò all'istante la sezione ritmica della stessa formazione composta da soli quattro elementi: basso, batteria, chitarra e sax. Il giovane sassofonista al quale fu affidato il brano del film era, appunto, Fausto Papetti che, durante le prove, improvvisò una personale elaborazione della melodia, sottolineata con perfetto intuito dalla sezione ritmica. Dopo la prova Papetti dichiarò di esser pronto per iniziare, ma la registrazione era già stata fatta all'insaputa dei quattro ragazzi, nel corso della prova stessa. Il 45 giri di "Estate violenta" uscì nel 1959 a nome Fausto Papetti Sax alto e Ritmi, ed ebbe un tale successo di vendita da superare quello della colonna sonora originale del film, e da convincere la Durium a fargli incidere, nello stesso anno, il suo primo album. Sulla copertina una foto dello stesso Papetti e ancora la scritta "Fausto Papetti - Sax alto e ritmi". Si trattava di una raccolta che comprendeva sedici celebri brani del periodo arrangiati in versione strumentale, scelti fra musiche da film (ad esempio il tema musicale de "La dolce vita" scritto da Nino Rota o quello di "Scandalo al sole") e successi del momento ("Till", "Too Much Tequila"), non tralasciando però il suo primo amore, il jazz, con "Cheek to Cheek". A questo album fece seguito un secondo, "Fausto Papetti - Sax alto e ritmi - Serie ballabili n° 2" che alternava con la stessa formula brani di musiche da film, standard e versioni strumentali di successi del momento. A partire dal terzo album, i suoi dischi furono tutti intitolati "Raccolta" e contraddistinti da un numero ordinale. Tra i musicisti che lo accompagnavano si segnala il noto batterista Pupo De Luca, già con Papetti nei Menestrelli del Jazz, che negli anni seguenti suonò anche con Adriano Celentano e Enzo Jannacci per poi dedicarsi al cinema come attore e Tullio De Piscopo, che da 1972 al 1982 suonò in 20 raccolte, dalla 15ª alla 34ª, Aldo Banfi, Reddy Bobbio (pianista, arrangiatore e co-autore), Luigi Cappellotto e Giancarlo Sorio (arrangiatore e co-autore). Nel 1968 incise, con il trombonista jazz Mario Pezzotta, l’album “Due stili, due strumenti”, l’incontro tra due generi assolutamente diversi: easy listening e dixieland. Fausto divenne molto noto per tutti gli anni sessanta e settanta, ed ogni sua nuova raccolta raggiungeva regolarmente i vertici delle classifiche di vendita; nel decennio 1965 - 1975, per tutta la durata delle stagioni estive, suonò, con la sua orchestra e il suo cantante Jimmy Roty, presso la Casina Municipale a Selva di Fasano, all'epoca frequentata da grandi nomi della musica come Mina, Peppino Di Capri, Ornella Vanoni, Caterina Caselli, Lara Saint Paul, Fred Bongusto, ecc.; anche all'estero riscuoteva notevole successo, soprattutto in Germania, Spagna e in tutto il mercato latinoamericano. Le versioni di Papetti infatti si prestavano a un ascolto facile e disimpegnato e spesso facevano da sottofondo a ristoranti, alberghi, negozi e ad accompagnare viaggi in automobile. Il maggior successo si ebbe pertanto proprio con la diffusione della musicassetta come supporto sonoro facilmente trasportabile e per tutti gli anni settanta Papetti arrivò a pubblicare anche due raccolte all'anno; quella più venduta risulta essere la 20a, che arrivò fino al primo posto in classifica, nel 1975. Col suo sax, Fausto Papetti, per quasi 40 anni e con oltre 900 canzoni (numero stimato), ha intrattenuto il pubblico facendo apprezzare il suo sound e gli arrangiamenti “easy listening” dei grandi successi. Da Gli Alunni del Sole di ‘”A Canzuncella” a “Balla balla ballerino” da “Shine on you crazy diamond” fino a “Jamming”, passando per generi quali disco-music, colonne sonore di film e TV, evergreen italiani e internazionali. Il peggio del peggio delle banalità! Ma a Fausto certe scelte si perdonano perché se un tuo pezzo veniva reinterpretato da lui, allora vuol dire che era "banale" in modo "speciale", "totale"! Il suo segreto era quello di sapere rileggere qualsiasi tipo di brano attenuandone le “ruvidità” e facendone prevalere la melodia. Divenne quindi il vero e proprio capostipite di un genere, e molte case discografiche vollero tentare la stessa formula con altri strumentisti, come Johnny Sax o Piergiorgio Farina. Le raccolte di Fausto Papetti segnarono anche una svolta nel costume: capito che tira più un pelo che un carro di buoi, le copertine si caratterizzavano per la presenza di foto di nudi di belle figliole un po' hippy, all'epoca giudicate molto audaci ma sempre al limite della decenza per aggirare i provvedimenti di sequestro per oltraggio al pudore. Parallelamente alle "Raccolte", la Durium pubblicava anche alcuni album a tema: ad esempio "I remember", "Old America", "Evergreen", "Bonjour France", "Made in Italy", "Ritmi dell'America Latina", "Cinema anni '60", ecc. Peraltro il nostro Fausto era un uomo molto riservato, quasi misantropo. Non gli piaceva andare in Tv, temeva l’aereo e rinunciò ad appuntamenti importanti proprio per la paura di volare. Alcuni delegati del Bolshoi, lo invitarono a tenere dei concerti a Mosca, ma lui rifiutò, per lo stesso motivo disse di no allo Scià di Persia Reza Palevi, che lo voleva al ricevimento in onore degli astronauti scesi per primi sulla luna. Non si rese mai conto di quanto fosse popolare in tutto il mondo e passò gli ultimi giorni della sua vita pensando alla musica e a nuovi progetti. Il "Menestrello" della lounge italiana è mancato il 15 giugno del 1999 all'età di 76 anni a seguito di un infarto. Come era più semplice il mondo, quando a suonare c'era Fausto Papetti. Migliore? Boh, di sicuro più semplice: bastava così poco per una pugnetta...

"Il taxista mi chiede “Le dispiace se sento la musica?”. Cortese. Ne ho trovati di quelli che sparavano a manetta le dirette di calcio o il rosario di Radio Maria. Lui no. Gli dico che anzi, e dopo qualche secondo la hit più commerciale di Stevie Wonder, quella del tipo che telefona sdolcinato alla tipa, riempie l’abitacolo ridotta ai minimi termini: batteria elettronica, tastierine e un sax che solfeggia le parole. Riconosco immediatamente l’esecutore: Fausto Papetti. Per un attimo ripenso a quante volte ho sentito la sua musica nel mio quasi mezzo secolo di vita. Nei ristoranti, nei bar, nelle sale d’aspetto. Papetti trasformava tutto in un tappeto sonoro soporifero, dai Rolling Stones al blues. Nelle sue mani anche Anarchy in the U.K. poteva piacere a mia nonna. Ma il riconoscimento porta con sé una strana eccitazione; mentre pago il tassista e scendo alla stazione Centrale per un attimo ritorno a quando, da bambino, aspettavo che mia madre finisse di fare benzina e, intanto, occhieggiavo le audiocassette esposte tra le latte di olio e i panni di camoscio."
Sandrone Dazieri

Fausto Papetti