Avessero istituito il Premio Nobel per il "tamarrismo", BILLY IDOL sarebbe stato uno dei primi a riceverlo, con tutti gli onori!
Billy Idol è stato un'icona minore del punk della prima ora che ha saputo da subito riciclarsi ed adattarsi all'edonismo anni'80 con un furbo pop rock da classifica, fatto di ballatone sensuali e rockacci ballabili e aggressivi.
Vero e proprio sex-symbol caratterizzato dai capelli ossigenati e dal celebre labbrino arricciato, ma anche personaggione controverso: per diversi anni tossicodipendente, devastatore di alberghi, fissato con le donne, le moto e la velocità estrema...
Per buona parte degli anni '80, ha saputo incarnare la figura, ormai introvabile nell'attuale panorama musicale, della rockstar sregolata e autodistruttiva ma capace allo stesso tempo di far successo presso un pubblico mainstream, grazie ad un indiscutibile fiuto per le melodie accattivanti, a una bella voce che sa essere calda ed abrasiva insieme, memore di Elvis e Jim Morrison, ad un'inconfondibile immagine da macho postatomico belloccio, e ad un'abilità interpretativa ben lontana dall'approssimazione iconoclasta e nichilista del genere con cui aveva iniziato la carriera.
Prima si era fatto un nome con i Generation X, tipico gruppo meteora del primo punk che ebbe però il tempo di pubblicare alcuni singoli esplosivi, rabbiosi e orecchiabili, che contribuirono a definire lo standard per gli cori punk, portando il genere ad un appeal più "pop" e risultando quindi fra i principali responsabili della sua estinzione; in seguito diventerà uno dei principali hitmaker di MTV, i cui brani migliori sono caratterizzati da un groove a metà strada fra romanticismo e lussuria, e segnati da un amalgama composta dai suoni sintetici della nascente disco elettronica, dal cantato rockabilly più ruffiano e dalle chitarre più zarre dell'hair metal.
Utilizzando con scaltrezza il suo bell'aspetto da cattivo ragazzo con una miscela accattivante di ammiccamenti pop, atteggiamento punk e ritmi danzerecci, Idol salì rapidamente la vetta della celebrità, prima che gli eccessi di una vita sregolata facesse deragliare la sua carriera, fin quasi a levarcelo dal mondo anzitempo.
Forse troppo assorbito dai suoi problemi personali, negli ultimi venti anni, Billy Idol non ha saputo mantenere gli standard di qualità cui aveva abituato il pubblico negli anni 80, evidenziando una certa mancanza di ispirazione una triste tendenza all' auto-celebrazione con troppe raccolte buone per far cassa e per mantenersi a galla.
Ormai è diventato giusto un simbolo autoreferenziale, fra i più tamarri, dei "terribili" anni '80, un decennio da molti considerato (a torto o a ragione) futile e di plastica, anche grazie a tipi come Idol: ed è un vero peccato perché se il suo ego e i suoi eccessi non l'avessero spinto a fare scelte autolesioniste, demenziali e poco lucide, forse la sua carriera sarebbe riuscita a evitare una caduta così repentina e clamorosa, ed avrebbe saputo regalarci qualche zampata come autore più maturo ed interessante.
Purtroppo, cari amici dei Mutzhi Mambo, il rock'n'roll è così: dà parecchio ma costa parecchio...
William Michael Albert Broad (così all'anagrafe) nasce il 30 novembre del 1955, a Middlesex, in Inghilterra.
Si trasferisce con la sua famiglia per un breve periodo a New York, prima di tornare nel suo paese natale; dopo un periodo alla Sussex University, da cui si ritira dopo un anno, entra a far parte di un giro di giovani punk rocker fans dei Sex Pistols, noti come "Bromley Contingent" (un altro membro che diverrà noto di questo colorito gruppo di personaggi è la lugubre Siouxsie Sioux, in seguito leader di Siouxsie & the Banshees).
Non passa molto tempo prima che Broad capisca che anche lui ha tutte le carte in regola per divenire il frontman di una band punk, e poco dopo si dà il nome di battaglia Billy Idol, riprendendolo da un episodio successo quando era a scuola: un insegnante, nel consegnargli un compito che aveva sbagliato, aveva annotato in caratteri cubitali "William is idle" ("William è un fannullone").
In inglese "Idle" e "Idol" si pronunciano allo stesso modo ("aidol"), ma il primo termine significa appunto pigro, ozioso, sfaccendato, mentre il secondo, manco a dirlo, si traduce con "idolo": cognome d'arte perfetto per le smanie di grandezza del nostro...
Per un po' suona la chitarra nei Chelsea, gruppetto che non approderà a nessuna registrazione ma che in formazione presenta dei personaggi destinati ad un florido avvenire: il futuro chitarrista dei Clash, Mick Jones, e il futuro chitarrista dei Damned, Brian James.
Idol ad un certo punto mette da parte la chitarra e prende in mano il microfono: recluta il bassista Tony James (già con i London SS insieme a Mick Jones), il batterista John Towe e il chitarrista Bob Andrews, e forma i Generation X nel 1976.
Il nome lo prendono da un libro di sociologia degli anni '60 che Billy scova negli scaffali della madre.
Poco dopo la band firma un contratto discografico con la Chrysalis mentre Towe viene sostituito con Mark Laff; pubblicheranno il debutto omonimo nel 1978, "Valley of the Dolls" nel 1979 e "Kiss Me Deadly" nel 1981, prima di dividersi.
Dei Generation X, una delle band più sottovalutate (e osteggiate dai "puristi") del primo periodo punk, avremo però modo di parlarne più approfonditamente quando troveremo il tempo e lo spazio per dedicare un Almanacco al bassista Tony James (anche lui personaggio seminale della scena punk '77 e oltre) ed è inutile quindi soffermarsi adesso su questo gruppo fondamentale.
Deluso dalla fine della band, in questo periodo Idol inizia una lunga relazione con l'attrice e cantante Perri Lister (famosa la sua apparizione nel video "The Chaffeur" dei Duran Duran di qualche anno dopo), e con lei decide di trasferirsi a New York per dare una svolta alla sua carriera.
Grazie al manager dei Kiss, Bill Aucoin, pubblica l'EP "Don't Stop" (1981), composto da una cover di "Mony Mony", un pezzo degli anni '60 di Tommy James, e una coppia di tracce remixate dei Generation X.
Il disco aiuta il cantante a convincere l'etichetta della sua ex band, la Chrysalis, a dargli un'altra chance.
Idol ha la fortuna di trovare il suo collaboratore perfetto nel chitarrista Steve Stevens, una specie di sosia di Johnny Thunders ma tecnicamente dotatissimo e, fortunatamente per lui, meno junkie.
Il debutto omonimo del nostro Billy è datato luglio 1982.
Trainato dal singolo "Hot in the city" e da un paio di video accattivanti su MTV (i cui passaggi televisivi iniziano in questo periodo ad essere un "must have" per chi spera di avere successo) dei brani "White Wedding" e "Dancing With Myself" (quest'ultimo, un remake di un pezzo dei Generation X, sfoggia un videoclip pieno di zombi diretto da Tobe Hooper), l'album impone i capelli ossigenati e il ghigno di Idol al grande pubblico, diventando disco d'oro e spianando la strada alla grande svolta commerciale del successivo "Rebel Yell" del 1984.
Questo diventerà l'album più venduto della sua carriera, grazie a hit come la title-track, "Eyes Without a Face" e "Flesh for Fantasy", e alla sua capacità di rendere "pop" e modernissime intuizioni che vengono invece da lontano, da Elvis ai Doors, dagli Stooges ai Suicide, fino chiaramente al punk.
Ma con l'enorme successo arrivano anche i primi guai con la droga e con le manie da rockstar che impediranno a Idol di pubblicare un nuovo album in studio per tre anni dopo "Rebel Yell".
L'ambizioso "Whiplash Smile" del 1987 sarà stato un altro grande successo grazie a "To Be a Lover" e "Sweet Sixteen", ma non riuscirà a soddisfare appieno le elevate aspettative che si erano formate sul suo personaggio grazie alle sue precedenti uscite.
Stevens lo molla poco dopo il tour per lanciare la sua band, gli inutili Atomic Playboys, per suonare con Michael Jackson e alla fine per divenire membro della band solista del cantante dei Mötley Crüe Vince Neil.
Un paio di best-of che vendono cifre pazzesche e che rilanciano con video nuovi di zecca "Mony Mony" e "Hot in the City" (quest'ultimo con un clip controverso, accusato di blasfemia, volgarità e razzismo che verrà bandito da MTV), contribuiscono a mantenere Idol sotto i riflettori.
Idol trascorre i successivi anni lavorando alla sua quarta uscita in studio, ma riappare solo nell'estate del 1989 nel musical degli Who "Tommy", nel ruolo del sadico Cugino Kevin.
Però, ormai sempre più stordito dal successo e dagli eccessi, lo stesso anno lascia Perri Lister, nonostante il figlio nato qualche mese prima, e si trasferisce in Thailandia per un breve periodo, dove si farà un numero imprecisato di donne e si abbandonerà totalmente alle droghe, riuscendo persino a farsi allontanare dalle autorità di Bangkok per i danni causati in numerosi alberghi e per il suo comportamento terribilmente molesto.
Accadrà di peggio nel 1990, a pochi mesi dall'uscita del nuovo album, quando rimarrà vittima di uno spaventoso incidente motociclistico, in cui rischierà addirittura di perdere una gamba.
A causa del sinistro andranno in fumo diverse velleità cinematografiche, tra cui un'importante parte nel film di Oliver Stone "The Doors" (in cui farà comunque una breve apparizione) e il ruolo del cyborg T-1000 nel film di James Cameron "Terminator 2: Il Giorno Del Giudizio".
Ma anche costretto a camminare con un bastone, il cantante non perde il suo fascino: il singolo di apertura del nuovo, "Cradle of Love" (1990), sarà un altro grande successo, facendo del disco il quarto album di Idol consecutivo a raggiungere il platino.
Però la mancanza di Stevens si sente eccome e il lavoro inizia a mostrare i primi segni di latitanza di ispirazione.
Ci vorranno tre anni prima che esca "Cyberpunk" (1993), album che nelle intenzioni dell'autore, dovrebbe dare una svolta: Idol si presenta palestrato e coi dreadlocks, con l'intenzione di cavalcare la nuova ondata elettronica figlia delle atmosfere di William Gibson.
Anticipata da una sacrilega e inutile versione techno di "Heroin" dei Velvet Underground, la mossa si rivela però davvero sconsiderata, dato che l'album viene considerato una ciofeca e affonda nelle classifiche: non bastano il singolo "Shock to the System" e qualche brano rarefatto per rifarsi una verginità e dargli credibilità come alfiere della techno nascente, anche se col tempo questo disco verrà pure rivalutato.
Una sconfitta professionale che metterà però a dura prova il cantante che, qualche mese dopo, prova a risollevare le sue sorti commerciali partecipando alla colonna sonora del film "Speed", con l'omonima canzone, decisamente più classica nel sound rispetto ai brani di Cyberpunk, ma che non basta a risollevare la sua carriera.
Il nostro è davvero provato dagli abusi e cade in una profonda depressione: si ritrova faccia a faccia con la morte quando va in overdose di GHB e deve essere ricoverato di urgenza in un ospedale di Los Angeles nel 1994.
Di lui non si sente più parlare fino al 1998, quando fa un cameo nella parte di sé stesso nella commedia di Adam Sandler "The Wedding Singer", che suscita un rinnovato interesse per il rocker inglese.
Idol ritrova il suo vecchio compagno Steve Stevens, per lo speciale TV "VH1: Behind the Music", che alla fine verrà pubblicato come CD, e fa uscire un ennesimo Greatest Hits nel 2001 che, come al solito venderà benissimo.
Il primo album in studio dall'uscita di "Cyberpunk", è "Devil's Playground", pubblicato dalla Sanctuary nel 2005, un disco con cui il nostro tenta di liberarsi dagli orpelli elettronici per tornare ad un sound piu classicamente rock.
Peccato che il risultato non sia certo memorabile...
A ruota esce il simpatico ma inutile "Happy Holidays", raccolta di pezzi natalizi in versione quasi rockabilly.
Nel 2008 di nuovo un best of (che palle...), "The Very Best of Billy Idol: Idolize Yourself", che almeno include due brani inediti: la ballatona "John Wayne" e il più rockeggiante "New Future Weapon".
Seguirà un lungo tour mondiale coi Def Leppard e varie prestigiose apparizioni.
Prodotto da Trevor Horn e preceduto dal libro di memorie di Idol "Dancing with Myself", l'ultima fatica del nostro, "Kings & Queens of the Underground" esce nell'ottobre del 2014.
A parte un paio di pezzi tirati di ottima fattura, "Postcards From The Past” e "Whiskey And Pills”, in cui si sente la zampata del vecchio Billy e del suo fido Stevens, anche questo disco nulla toglie e nulla aggiunge al declino del labbrino più famoso del rock.
Peccato perché con un po' di coraggio in più (ma non per i connubi elettronici forzatamente moderni che per il nostro non son proprio cosa), siamo sicuri che le cartucce per almeno un altro bel disco ce le avrebbe...
La speranza c'è sempre perché a Billy, in fondo, gli vogliamo bene!
Tanti auguri, Mr. Idol!
"Last night a little dancer came dancin' to my door
Last night a little angel Came pumpin cross my floor
She said "Come on baby I got a license for love
And if it expires pray help from above"
In the midnight hour she cried more, more, more
With a rebel yell she cried more, more, more
In the midnight hour babe more, more, more
With a rebel yell more, more, more
More, more, more..."
Billy Idol - Rebel Yell