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Ancora affranti dalla sua scomparsa, ci apprestiamo a ricordare un grandissimo maestro dell’orrore, lo spaventoso TOBE HOOPER, il regista di “Non Aprite Quella Porta”!

Il capolavoro di Tobe Hooper è uno dei pochi, pochissimi film horror che non sono invecchiati affatto e sono ancora capaci di essere disturbanti e mettere i brividi.

Per chi era un ragazzino o un bambino a metà anni ’70, fino a metà ‘80, Tobe Hooper ha significato soprattutto due titoli: “Poltergeist” e, naturalmente, “Non aprite quella porta”!

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Due pellicole che sono state scimmiottate all’infinito da altri autori, ma che hanno saputo rappresentare perfettamente alcuni degli incubi più agghiaccianti che funestano le nostre vite.

Vedere con angoscia una giovane madre che viene sbattuta da una parte all'altra dagli spettri e, più che altro, uno schermo televisivo che frigge in modo sinistro (e dopo non avremmo più visto con gli stessi occhi uno schermo senza sintonia…), terrorizzarci per la furia omicida e cannibale di Leatherface e della sua famiglia di disadattati sullo sfondo di una provincia rurale e alienante (e dopo non avremmo più visto le case isolate di campagna e le famiglie di contadini con gli stessi occhi…): questo ci ha regalato Tobe Hooper!

Terrificante e grottesco, Hooper è stato l'autore di vere pietre miliari del genere horror, dalle scene di una crudezza inedita.

È stato il narratore di un'America carica di incubi ancestrali, in contrasto con sua facciata moderna e middle-class.

L'America di Hooper è cinica, brutale, cafona, dove si annidano spettri dimenticati e serial killer sociopatici e dove non esiste (e non è mai esistito) l’ “American Dream”!

Fa strano che un regista capace di realizzare opere tanto straordinarie e seminali, ne abbia fatte altre così francamente indifendibili

Infatti, dei “maestri” del genere dalla fine degli anni ‘60 in poi, Hooper è stato quello che più di tutti ha disatteso le aspettative, con la parte migliore della sua produzione concentrata nei primi anni di carriera.

Dopodiché, un lento, progressivo e inarrestabile declino, cominciato durante la metà degli anni Ottanta, con qualche sporadico guizzo, un declino che per certi versi ricorda quello del nostro Dario nazionale.

Ma quello che di buono c’è stato prima ha lasciato il segno come pochi altri: i sui titoli migliori sono imprescindibili per capire come l’horror stesse raccontando un’epoca, i lati oscuri e rimossi dell’America, il risultato dell’incesto di un microcosmo di reietti, freaks e fenomeni da baraccone, messi in scena con un gusto e un’efficacia senza confronti.

E al di là dei gusti, al di là delle interpretazioni e dei paragoni scomodi con quanto venuto prima, rimangono comunque titoli che ancora dimostrano il talento visivo di Hooper, uno per il quale l’horror è sempre stato (anche) una questione di suoni e colori, volti e scenografie.

Insomma, uno per il quale l’horror doveva essere primariamente "bello".

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William Tobe Hooper nasce ad Austin, il 25 gennaio del 1943.

Cresciuto nel Texas, terra di vacche e cowboy, ma anche di pazzi armati fino ai denti, imbraccia la sua prima telecamera a nove anni.

Frequenta l’Università della sua città, diventandone un insegnante di cinema e dilettandosi come cameraman per documentari.

La passione per il cinema, nel 1971, lo porta a recitare in un piccolo ruolo nel film di J.D. Feigelson “The Windsplitter”, anche se prima aveva già diretto una pellicola drammatica “Eggshells” (1969), inedita in Italia.

Nel 1974 organizza un piccolo cast, scelto fra studenti e professori dell'Università dove lavora, e assieme a Kim Henkel, realizza un film a basso budget, raccolto, sembra, grazie a contributi di provenienza ambigua.

Il risultato è “Non aprite quella porta” (1974), la pellicola che cambierà la storia del cinema horror e della sua industria.

Hooper, ispirato alle gesta di criminali e cannibali di un personaggio della cronaca (Ed Gein), apre la strada a un nuovo tipo di "fare cinema", dove un genere finora snobbato da tutti e considerato mero prodotto di serie B, acquista la sua dignità, caratterizzandosi con lo splatter, ovvero uno smembramento sanguinolento del corpo (anche se in realtà la violenza viene qui più suggerita che mostrata in modo esplicito).

L'enorme successo del suo capolavoro, lo porterà a firmarne anche un sequel, nel 1986, con la partecipazione speciale di Dennis Hopper, film controverso per la decisa impronta grottesca che annacqua lo spietato realismo del capostipite.

La strada per Hollywood è ormai spianata e Hooper realizzerà “Quel motel vicino alla palude” (1977), con Mel Ferrer, Carolyn Jones e Robert Englund, film ispirato alle vicende di Joe Ball, il leggendario serial killer che uccise moltissime donne dandole in pasto ai suoi alligatori negli anni trenta in Louisiana, lo slasher “Il tunnel dell'orrore” (1981), snobbato all’uscita ma ora considerato uno dei suoi migliori, “Le notti di Salem” (1979), bella storia di vampiri tratta da un romanzo di Stephen King, con James Mason, e il cult “Poltergeist - Demoniache presenze” (1982), ghost story prodotta da Steven Spielberg che, a dispetto di un finale troppo consolante, farà tremare grandi e piccini.

La pellicola inoltre si assicura la nomea di film maledetto, perché molti membri del cast muoiono successivamente all'uscita della pellicola o del suo seguito: Dominique Dunne viene barbaramente uccisa, Heather O'Rourke, la bambina bionda protagonista del film, muore per crisi cardio-polmonare e anche altri membri secondari del team, andranno incontro a morti disastrose.

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Inoltre, durante la lavorazione, anche se gli operatori giravano, sulla pellicola alcune scene non vengono registrate per niente, nonostante sia tutto funzionante.

Hooper comunque continua la sua carriera in perfetta salute, girando “Invaders” (1986), rifacimento sopra le righe del classico “Gli invasori spaziali” di William Cameron Menzies, “Space Vampires” (1985), sgangherato omaggio alla fantascienza inglese in stile Quatermass, reso celebre più dalle nudità di Mathilda May che dal suo valore effettivo; si cimenta anche nel piccolo schermo firmando alcuni episodi di “Storie incredibili” (1987), “Freddy's Nightmares” (1988) e “Un giustiziere a New York” (1988).

Recita una piccola parte nel film “I sonnambuli (1992) per l'amico Mick Garris e con John Carpenter dirige il film tv a episodi “Body Bags - Corpi estranei” (1993).

Negli anni ’90 sembra aver perso la sua ispirazione con due titoli dimenticabili: “I figli del fuoco” (1990), goffa storia di superpoteri pirotecnici mal gestiti, “Le notti proibite del Marchese De Sade” (1993), che, a dispetto del titolo italiano, oscilla tra erotismo da fotormanzo e misticismo da bancarella di souvenir, con un Robert Englund veramente ridicolo nei panni del marchese, e l’inespressiva Zoe Trilling, che mostra giusto le sue grazie.

Nel 1995, realizza il suo film migliore del crepuscolo artistico, “The Mangler - La macchina infernale” (1995), un dignitoso horror, tratto sempre da un racconto del “Re” dell’orrore, col fedele Robert Englund, questa volta in un ruolo veramente fetido.

Poi continua il suo percorso televisivo con i serial “Dark Skies - Oscure presenze” (1996), “The Others” (2000), “Taken” (2002), e “Masters of Horror”, con gli episodi "La danza dei morti" (2005) e "Discordia" (2006).

Il monster -movie “Crocodile” (2000) esce direct-to-video, mentre (purtroppo) torna al cinema nel 2004 con “La casa dei massacri”, con Juliet Landau e Angela Bettis, e nel 2005 con “Il custode”, pessimo film dalle venature lovecraftiane.

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Il suo amaro congedo col grande schermo è con l’horror ambientato in Arabia “Djinn” (2013), non granché ma meglio delle ultime prove.

Non gli avranno forse giovato le controversie in fase di produzione, per le quali, ad un certo punto, il film, dopo averne annunciato l’uscita, sembrava scomparso…

Sposato con Marcia Zwilling, padre di Tony e William Hooper, quest'ultimo esperto di effetti speciali sonori, il grande regista muore a 74 anni a Los Angeles il 26 agosto del 2017.

Ora le fattorie isolate, le paludi, i tunnel del Luna Park e gli schermi senza sintonia, finalmente ci faranno meno paura…

O no?

Onore a Tobe Hooper!

“Non è solo un film! Non è solo un film! Non è solo un film!

È REALMENTE ACCADUTO!”

Taglina – Non Aprite Quella Porta

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