Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Leviamoci il cappello, cari amici dei Mutzhi Mambo, perché oggi celebriamo un vero cavallo di razza, uno dei nostri interpreti preferiti: BEN GAZZARA!

Una vera icona del cinema, un grandissimo attore, fra i più intensi in assoluto, uno dei pochi in grado di rendere sempre "credibile" il suo personaggio, dallo scrittore alcolizzato ad Al Capone, rimanendo prima di tutto, sempre e comunque...Ben Gazzara!

Con quella faccia un po' così, che hanno quelli nati in famiglie povere in quartieri ancora più poveri: da cane bastonato, ma con il guizzo furbo negli occhi, quello del ragazzino di strada che ha imparato fin da piccolo a cavarsela da solo.

Era infatti nato a New York, in uno di quei quartieri dove è meglio non dare troppo nell'occhio, e questa “educazione di una canaglia” se la portava cucita addosso, stampata in faccia.

L'Actor's Studio aveva sì affinato le sue capacità d’attore, ma non gli aveva certo tolto (e perché mai avrebbe dovuto?) quello sguardo, quel mezzo sorriso sardonico perennemente abbozzato, quel rimanere incerto sul confine tra legalità e crimine, tra bontà e cattiveria, tra lealtà e l'esser figlio di troia.

Era specializzato in ruoli da marcio, da duro ma era pure malleabile, eclettico, come deve essere ogni attore che si rispetti, e disponibile a lavorare tanto a Hollywood quanto a New York o a Cinecittà, per il grande schermo e per i serial televisivi, affascinando in modo particolare registi "difficili", sofferti, come John Cassavetes e Marco Ferreri, ma anche Tornatore e i fratelli Coen, Spike Lee e Lars Von Trier.

Stelle e stalle, sperimentazione e routine televisiva: un vero attore, niente di meno ma tanto di più.

Carlo Biagio Anthony Gazzara (così all'anagrafe) nasce in un quartieraccio di New York il 28 agosto 1930.

Figlio di emigrati siciliani originari della provincia di Agrigento (il padre è di Canicattì, la madre di Castrofilippo), trova una via di fuga dall'ambiente squallido e delinquenziale che lo circonda, nell'arte drammatica e si unisce molto giovane a una compagnia teatrale.

Dal 1951 è allievo del famosissimo Actor's Studio ed esordisce nel cinema nel'57 con "Un uomo sbagliato", tratto da una coraggiosa piece teatrale sull' omosessualità nei college.

Il secondo film a cui prende parte è l'ottimo "Anatomia di un omicidio" (1959), di Otto Preminger, uno dei primi legal-drama che, all'epoca, fa scandalo per la scabrosità del tema (una vendetta di un marito, interpretato da Gazzara stesso, dopo lo stupro della moglie) e del linguaggio.

Si sposta poi in Italia (che rimane la sua seconda patria, artisticamente parlando) dove recita nel film comico diretto da Mario Monicelli "Risate di gioia", al fianco di Totò e Anna Magnani.

Dal 1963 al 1968 lavora molto per la televisione con due serie, la poliziesca "Arrest and Trial" e la drammatica "I giorni di Bryan".

Ma è con gli anni '70 che la sua carriera decolla, cominciando proprio dalla sua proficua collaborazione con John Cassavetes che lo dirige nella cinica commedia "Mariti" del 1970 (un'agrodolce "zingarata" - molto più agra che dolce - di tre uomini di mezza età che si ritrovano al funerale di un comune amico e vogliono esorcizzare la paura della morte cercando di divertirsi per forza), nel teatrale "La sera della prima" del '79, ma soprattutto nel bellissimo noir del '76, "L'assassinio di un allibratore cinese", dove il nostro interpreta Cosmo Vitelli, un impresario teatrale fallito e pieno di debiti che viene costretto dai suoi creditori a commettere un omicidio.

Vero e proprio "ruolo della vita" per Gazzara, il film rimane uno dei più intensi e realistici film crime degli anni Settanta, imitato tantissimo (si pensi, ad esempio, al cinema del danese Nicolas Refn o a quello di Steven Soderbergh) ma mai eguagliato.

Altri film notevoli interpretati dal nostro, per ciò che riguarda i temi della vostra amata rubrica, sono: il poliziottesco "Afyon-Oppio" (1972), di Ferdinando Baldi, dove interpreta un narcotrafficante che vuol mettersi in proprio; il b-movie fantascientifico "L'odissea del Neptune nell'impero Sommerso" (1973), del canadese Daniel Petrie; "Quella sporca ultima notte" (1975), di Steve Carver, una biografia di Al Capone dove Gazzara giganteggia nel ruolo del criminale italo-americano; "Saint Jack" (1979), di Peter Bogdanovich, la storia di un reduce che apre un bordello a Singapore e si scontra con la Triade cinese.

Negli anni '80 lavora quasi esclusivamente in Italia e, di quel periodo, si ricordano: "Storie di ordinaria follia" (1981), di Marco Ferreri, ispirato dai racconti di Bukowski, non del tutto riuscito ma con una Ornella Muti stratopa da paura; "La ragazza di Trieste" (1982), sempre con una Muti da sbavo, e "Uno scandalo perbene"(1984), entrambi di Pasquale Festa Campanile; "Figlio mio, infinitamente caro" (1985), di Vittorio Orsini; "Il Camorrista" (1986), di Giuseppe Tornatore, un bel ritratto di Raffaele Cutolo interpretato con la consueta bravura dal nostro Ben.

Tornato negli Stati Uniti, Gazzara ha difficoltà a trovare ruoli adatti alla sua personalità e alle sue doti di interprete.

Viene rivalutato alla fine dei '90, quando lavora in produzioni più indipendenti, come il dolente "Buffalo '66" (1998), di Vincent Gallo, il cinico "Happiness - Felicità" (1998), di Todd Solondz, il bizzarro "Illuminata" (1998) di John Turturro, lo spietato "Dogville" (2003) di Lars Von Trier, l'inutile remake ammerigano di "13-Se perdi...muori" (2010) di Géla Babluani (qui citato giusto perchè quello originale, georgiano, diretto dallo stesso regista nel 2005 è invece piuttosto bello anche se non c'è Gazzara).

Ma soprattutto ci rimarrà in mente la sua breve interpretazione del produttore pornografico Jackie Treehorn nel fantastico "Il grande Lebowski" (1998), di Joel Cohen.

Ben Gazzara muore a New York il 3 febbraio 2012 per un cancro al pancreas.

Inutile dire che la sua perdita rimane insostituibile…

Onore a Ben!

Jackie Treehorn: "Lo standard dell'intrattenimento per adulti è crollato...stiamo parlando di video...ormai siamo in competizione con prodotti amatoriali e non ci conviene più investire nello "sviluppo artistico", nelle "storie valide", nei "sentimenti"! La gente ha dimenticato che il cervello è la più vasta zona erogena!"

Drugo: "Ummm, Parla per te..."

Jackie Treehorn/Ben Gazzara, Drugo/Jeff Bridges - Il Grande Lebowski

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