Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

GANZI SI NASCE

Dite la verità, cari amici dei Mutzhi Mambo, quanti di voi avrebbero voluto essere JAMES COBURN?
Alto, asciutto, faccia da carogna, modi da duro, Coburn fa parte di quella ristretta cerchia di attori (insieme a gente come Lee Marvin, Charles Bronson, Steve McQueen e Clint Eastwood) che risultano credibili nei ruoli da stronzi ma dal cuor d'oro (cosa che, se ci pensate un'attimo, è una contraddizione in termini), un vero tough-guy, figo come quegli zii un po' rudi e taciturni che ai nipoti piacciono tanto…
Gli si è stampata addosso la figura dell'eroe dinoccolato, svagato e sornione, di poche parole ma lesto ad agire in caso di necessità, caratteristiche con cui è probabile ce lo ricorderemo per sempre.

James Coburn7Alto circa 1 metro e 90, lineamenti del viso marcati, sguardo cinico, portamento superbo, dotato di flemma e carisma che lo caratterizza, malgrado il profondo timbro vocale, come personaggio taciturno ma sempre risolutore.
Ma oltre che avventuriero, era capace di esaltarsi anche in ruoli satirici e finemente umoristici; una carriera segnata generalmente dal film d'azione, ma fu soprattutto il “nuovo western” che lo collocò nell’empireo del panorama cinematografico americano
Era anche un grande appassionato di arti marziali: allievo di Bruce Lee, e uno degli amici che hanno avuto l’onore di portare in spalla il suo feretro il giorno del suo funerale.
Insomma, non c'è discussione, James Coburn era davvero un figo che faceva cose fighe!
Anzi, era più che un figo, era un ganzo!

James Harrison Coburn III nasce a Laurel in Nebraska il 31 agosto 1928.
Il padre aveva fatto i quattrini con le auto prima di veder spazzata via la sua attività dalla Grande Depressione e rimanere povero in canna.
Nel 1950 il nostro James si arruola nell'esercito degli Stati Uniti dove viene impiegato come autista di camion e, occasionalmente, come disc jockey in una radio dell'esercito in Texas per allietare le truppe.
Dopo aver seguito corsi di recitazione alla University of Southern California ed aver frequentato in seguito la scuola drammatica di Stella Adler a New York, Coburn fa il suo debutto come attore teatrale.
Tra il 1955 e il 1959 appare anche in televisione, recitando in alcuni episodi di note serie televisive, quali "Perry Mason" e "Bonanza".
Nel 1959 debutta sul grande schermo quale co-protagonista nel western "L'albero della vendetta" del grande Budd Boetticher, mentre l'anno successivo ottiene un importante ruolo in un altro straclassico dei western, "I magnifici sette" (1960) di John Sturges, ispirato a "I sette samurai" di Akira Kurosawa.
Con Steve McQueen e Charles Bronson, co-interpreti dello stesso film, nel 1963 Coburn partecipa al mitico war movie "La grande fuga", diretto nuovamente da John Sturges, nei panni del prigioniero australiano Sedgewick.
Nello stesso anno recita anche nel film di spionaggio (con un cast stellare: Cary Grant, Audrey Hepburn, Walter Matthau) "Sciarada", impersonando Tex, uno dei tre loschi avventurieri che minacciano la protagonista.
Coburn raggiunge l'apice della popolarità con l'interpretazione di alcuni film che hanno come protagonista l'agente Flint, una sorta di alter ego americano e scanzonato dell'analogo - e più conosciuto - personaggio dell'agente segreto britannico James Bond, nato dalla penna di Ian Fleming.
Tuttavia, tra le sue grandi interpretazioni, figurano dei capolavori western, quali "Giù la testa" (1971), il più "politico" dei film di frontiera di Sergio Leone (in cui interpreta il dinamitardo irlandese Sean Mallory che scorrazza per il Messico della rivolta zapatista), "Sierra Charriba" (1965) e "Pat Garrett e Billy the Kid" (1973), dove dà corpo al mefitico, spietato Garret, entrambi di Sam Peckinpah, "Una ragione per vivere e una per morire" (1972) di Tonino Valerii, al fianco del grandissimo Bud Spencer, e "La vecchia legge del West" (1967) di William A. Graham, seguiti da altri grandi War movie, come il controverso ma bellissimo "La croce di ferro" (1977) sempre di Sam Peckinpah, "L'inferno è per gli eroi" (1962) di Don Siegel e "La battaglia di Midway" (1976) di Jack Smight.

James Coburn32Dagli anni '80 si defila un po' dallo schermo (pur continuando a lavorare più sporadicamente) per una grave forma di artrite reumatoide.
Fra gli altri si apprezza nell’action “Hudson Hawk, il mago del furto” (1991), di Michael Lehmann, a fianco di Bruce Willis, in “The Hit List” (1993), di William Webb, in “L'ultimo inganno” (1993), di Christopher Coppola, in “Maverick” (1994), di Richard Donner, in “Inganno fatale (1995), di Strathford Hamilton, e in “L'eliminatore” (1996), di Chuck Russell.
Nel 1997 lavora ad una pellicola originalissima, di grande e feroce satira sull'informazione targata USA: "La seconda guerra civile americana", di Joe Dante.
Nel 1999, grazie alla sua interpretazione di Glen Whitehouse, il padre/padrone del tormentato sceriffo impersonato da Nick Nolte, nello psicologico thriller "Affliction" di Paul Schrader, vince un Oscar come miglior attore non protagonista, quasi un doveroso premio alla carriera per questo vecchio leone di Hollywood.
Solo alcuni mesi prima della sua scomparsa partecipa al film con Andy Garcia, "L'ultimo gigolò - The man from Elysian Fields" (2001), di George Hickenlooper, e al drammatico “American Gun” (2002), di Alan Jacobs.
James Coburn muore il 18 novembre 2002 nella sua casa di Beverly Hills a causa di un arresto cardiaco.
Con lui se n'è andato uno degli ultimi "duri" del cinema, una faccia da stronzo troppo simpatica, un guascone con cui era un piacere identificarsi e sognare ogni tanto di essere meglio di quanto siamo…
Tanto, Coburn o non Coburn, siamo quello che siamo...
Onore a James Coburn!

Nota a margine: un paio di curiosità relative al rapporto con Sergio Leone. Leone voleva avere Coburn nel ruolo di protagonista del film "Per un pugno di dollari", ma il nostro, che ormai aveva raggiunto una buona notorietà, aveva un cachet troppo alto per le disponibilità della produzione del primo spaghetti-western del film-maker romano, cosicché gli venne preferito Clint Eastwood, all'epoca semisconosciuto (quando si dice il culo...). Coburn, in ogni caso, lavorò con Leone più tardi, nel film "Giù la testa", al fianco di Rod Steiger. Inizialmente il film doveva essere affidato a Sam Peckinpah ma i due attori pretesero Leone, accettando persino un budget più basso pur di lavorare col grande regista italiano. Son soddisfazioni…

"Quando ho cominciato a usare la dinamite, allora credevo anch'io in tante cose... in tutte, e ho finito per credere solo nella dinamite."
Sean Mallory/James Coburn - Giù la testa

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