DEGENERAZIONE FUTURA
Paura del futuro?
Il domani vi angoscia?
Non vi fidate del progresso?
Allora, cari amici dei Mutzhi Mambo, l’Almanacco di oggi non fa proprio per voi…
Oggi infatti festeggiamo il geniale H. R. GIGER, uno dei più spaventosi illustratori della degenerazione prossima ventura del genere umano!
Le sue allucinanti visioni biomeccaniche di un oscuro futuro sono veramente quanto di più inquietante abbia mai partorito la mente umana riguardo al nostro destino.
Le sue fusioni di parti anatomiche con elementi metallici, i suoi colori oscuri, la sua sessualità mostruosa e malata sono i suoi biglietti da visita.
E nessuno vorrebbe una di queste visite!
Immagini di feti deformi, donne sommerse da cavi meccanici che le penetrano in ogni dove, alieni diabolici e spaventosi, atmosfere plumbee da disastro post nucleare: le hanno definite “fotografie dall’Inferno” le opere del grande artista svizzero.
Come dargli torto, visto il senso di vertigine soffocante che provocano le sue illustrazioni?
Giger è stato un artista totale, simbolico e straniante: illustratore grafico, pittore, scultore, designer, ha lavorato per il cinema e per la musica.
Le sue tele, le carte, la grafica, le sue potenti sculture hanno precorso i tempi, rappresentando quella simbiosi Uomo – macchina in cui l’umanità ha ormai ceduto il passo al freddo calcolo (e in cui l’estetica non può essere che inestetismo), che tanto ci interroga oggi, in un’era in cui all’uomo sembra sempre più sfuggire il controllo del suo destino.
Tale immaginario è stato concepito dal nostro ben prima del radicalismo del Cyberpunk anni ’80, e parecchio in anticipo rispetto al “Posthuman” teorizzato e codificato da Jeffrey Deitch nel 1992.
I suoi capolavori, potenti, vigorosamente pieni di citazioni e simboli arcani, ci affidano una figurazione che, dopo il primo smarrimento e turbamento per la sua tenebrosità, ci sembra via via più dolorosamente familiare perché è archetipica.
Appartiene, in qualche forma e misura, ad alcune delle nostre più profonde paure: la paura dell’ignoto, del sovrumano, dell’innominabile.
La natura metamorfica rappresentata da Giger, è proiettata verso una realtà sempre più definitivamente delegata alla meccanica, alla tecnologia, alla scienza, alla manipolazione genetica e alla robotica: un futuro spaventoso e distopico, tetro e malato.
Famoso per il suo Alien “xenomorfo”, immortalato da Ridley Scott nel suo celebre capolavoro fantascientifico, ma anche per le deliranti copertine di dischi, H. R. è senza dubbio una delle figure più importanti dell’arte del secolo scorso.
Di sicuro una delle più inquietanti...
Hans Rudolf Giger nasce a Coira, in Svizzera, il 5 febbraio del 1940.
I primi stimoli che daranno concretezza al suo particolare mondo visivo derivano dal padre, farmacista, che ha l’abitudine di mostrare al nostro Hans Rudolf alcuni elementi della sua professione tra i quali fiale, ampolle, sieri, sanguisughe e persino un teschio umano; tutta roba che invece di spaventare il bambino, lo affascina intensamente.
L’attrazione per il funereo e lo stravagante viene alimentata con gli anni da altre suggestioni: l’architettura gotica, le opere dei grandi fiamminghi, di William Blake, dei Preraffaelliti inglesi più allucinati, del Simbolismo e in particolare di Arnold Böcklin, svizzero come lui; e poi gli automi e mutanti ottocenteschi, le avanguardie più grottesche, l’Espressionismo tedesco (Alfred Kubin in testa), il Futurismo di Boccioni e il Surrealismo di Jean Cocteau, Max Ernst, Sebastian Matta e di Salvador Dalí (il quale dichiarerà in seguito che, dopo lui stesso, è Giger il miglior surrealista che conosce!), fino ad arrivare alle angosce psichedeliche (Timothy Leary sarà un suo fervido ammiratore).
A livello letterario, il nostro si abbevera dai romanzi horror di H. P. Lovecraft e dai gialli di Edgar Wallace,
Studia architettura e disegno industriale a Zurigo (dato che spiega la sua estrema abilità nel ritrarre minuziosi dettagli meccanici), prima di iniziare una carriera di successo come artista e interior design dalla metà degli anni '60 in poi.
Iniziando con inchiostri e dipinti ad olio, si laurea utilizzando un aerografo, tecnica che contribuirà a caratterizzare il suo stile oscuro, ottenuto grazie all’utilizzo di un bicromismo tanto essenziale quanto inquietante, che gli farà guadagnare orde di ammiratori in tutto il mondo.
Ma già nei Landschaften (“Paesaggi”) che egli dipinge a olio dal 1969 al 1971, si possono leggere tutti i suoi riferimenti, a cui però affianca il suo tocco unico, fatto di una strana passione per il biomorfismo e le difformità anatomiche: sono queste la base dei suoi “biomeccanoidi”, che mescolano carne e metallo, umano e ingranaggi, anatomia, biologia e meccanica.
Nel 1971 esce “A Rh+ / HR Giger”, la prima raccolta di sue opere realizzate ad aerografo che lo renderanno celebre, a cui seguiranno pubblicazioni tra le quali “Necronomicon” (1977), ispirato agli incubi di H. P. Lovecraft.
Nel 1975 la giovane moglie, Li Tobler, musa di tante sue raffigurazioni, si suicida a soli 27 anni.
Nella produzione di Giger cala un velo di ancor più inafferrabile, soffocante, disturbante, che avvilupperà specialmente i personaggi femminili, sempre più misterici e simbolici.
Il primo approccio di Giger con Hollywood avviene negli anni 70, quando Alejandro Jodorowsky propone a lui e ad altri artisti la realizzazione di un film tratto dal romanzo “Dune”, di Frank Herbert, che doveva avere come protagonista niente popò di meno che Salvator Dalí.
Il progetto non va in porto (il film verrà successivamente realizzato da David Lynch, il quale utilizzerà solo in piccola in parte le idee di Giger), ma il nostro continua comunque la carriera nel cinema, che raggiunge l'apice nel 1979, con la creazione delle scenografie e degli animatronics (questi ultimi insieme a Carlo Rambaldi) per “Alien”, di Ridley Scott.
Infatti, il suo dipinto “Necronom IV”, raffigurante una creatura con un torso umano e un teschio grottescamente fallico, viene visto da Ridley Scott che lo usa come ispirazione per la sua pellicola e invita Giger a collaborare al suo progetto.
Giger riceverà un Oscar come parte del team degli effetti speciali per il film; i disegni del pittore svizzero, così come lo "xenomorfo" che scoppia dal petto, ispirano anche la nave spaziale abbandonata, le uova aliene e l'artigliere mascherato "Space Jockey" scoperto dentro di essa.
il contributo di Giger si protrarrà anche per i sequel del capolavoro di Scott, diretti da James Cameron, David Fincher e Jean-Pierre Jeunet, oltre che per i team-up “Alien vs. Predators” e nel prequel “Prometheus”.
Lavora anche per l’horror “Poltergeist II” (1986), di Brian Gibson, e per il thriller fantascientifico/erotico “Species” (1995), di Roger Donaldson, anche se in seguito dichiarerà di sentirsi soddisfatto solo peri l suo lavoro su “Alien”.
Progetta una Batmobile radicalmente reinventata per “Batman Forever” (1995), di Joel Schumacher, a forma di una X storta, ma le viene preferito un design più conservativo.
Giger ha anche disegnato copertine iconiche e controverse, per diversi gruppi tra cui Emerson Like & Palmer, Danzig, i Celtic Frost, gli Atrocity e i Carcass.
Su “Koe Koo” di Debbie Harry, la cantante viene rappresentata con lance che le traforano il viso, mentre il poster inserito in “Frankenchrist” di Dead Kennedys, gli causa un processo per oscenità.
Giger, oltre ai lavori grafici, inizia a disegnare scenografie ed arredi per un bar da realizzare a New York ma il progetto non trova i finanziamenti sufficienti e quindi viene accantonato.
Una versione in piccolo viene però realizzata a Chur (Coira), sua città natale nel cantone Grigioni in Svizzera.
Il "Giger Bar" (inaugurato l'8 febbraio 1992), si trova in un moderno complesso di uffici e di attività commerciali (il “Kalchbühl-Center”), mentre un locale simile rimane aperto solo per alcuni anni in Giappone, soprattutto perché frequentato prevalentemente da membri della Yakuza.
Viene chiuso perché vi viene commesso omicidio (e te credo, vista l’atmosfera…).
Sempre nell'ambito del design, Giger realizza, inoltre, l'asta del microfono per la band Nu Metal californiana Korn, per il cantante Jonathan Davis.
A partire dalla prima metà degli anni ’90, lavora al Museum H.R. Giger, una casa-museo realizzata all'interno del castello medioevale di St. Germain, nel borgo di Gruyères (Svizzera) ed ufficialmente aperta il 20 giugno del 1998.
H.R. Giger muore il 12 maggio 2014 all'età di 74 anni per le conseguenze di una caduta.
C’è chi vede un sintomo di evoluzione in questi tempi turbolenti.
Giger ci vedeva di più una degenerazione…
Speriamo che abbia torto lui!
Sennò è un casino…
Onore al Maestro!
“Oddio, sta venendo verso di te! Spostati, vattene da lì! Vogliamo che te ne vai, vattene da lì! Sbrigati! Dallas, Dallas sbrigati, vattene da lì!”
J. Lambert/ Veronica Cartwright - Alien