Oh ,Gesù, Gesù, dacci oggi il nostro Pulp quotidiano e liberaci dal Bene…
No, cari amici dei Mutzhi Mambo, non vogliamo essere blasfemi: è che il personaggio di oggi si chiama proprio così!
Ed era una vera testa di serie del Pulp, quello delirante, morboso e a basso budget!
È l'ora infatti che il Vostro Almanacco Pulp faccia il suo fottuto dovere e si occupi di uno che Pulp lo era davvero, senza compromessi: il controverso JESÚS FRANCO, uno dei registi più prolifici (ed infami) della storia del cinema!
Autore, in quarantanove anni di attività, di oltre centosettanta (170!) lungometraggi, Franco è stato un' accanito cinefilo, dotato di una sterminata cultura cinematografica, che ha sempre preso le distanze tanto dal cinema impegnato quanto dal cosiddetto cinema di serie B o cult (ma pure trash), nel quale i suoi film sono per altro generalmente classificati, dichiarandosi invece cultore di registi come Orson Welles (con il quale ha lavorato), Robert Siodmak, John Ford, Friedrich Wilhelm Murnau, Fritz Lang, Luis Buñuel, Raoul Walsh.
Jesús Franco è universalmente riconosciuto come il maggior esponente dell’exploitation, il più rappresentativo autore di un certo tipo di horror che oggi ormai non esiste più, quello visionario, quello saturo di atmosfere gotiche e pennellato di erotismo.
Un cinema realizzato con budget ridicoli, attori raccolti per strada e spesso con soluzioni che definire alla "vai là che vai bene” non è un'offesa.
Un cinema che, seppur perennemente criticato e condannato, seppur relegato nelle sale di periferia (spesso addirittura a quelle a luci rosse), ha raccolto il suo stuolo di appassionati.
Attorno alla sua figura si è creato negli anni quasi un alone mitologico, al quale hanno contribuito le bellissime e sensuali attrici con le quali ha lavorato, prima di tutte la sua compagna Lina Romay e la fantastica e sfortunata Soledad Miranda, morta ahìnoi troppo giovane.
Certo va detto che i suoi lavori sono proprio per un pubblico di veri amatori: o per scelta, o per incapacità, i film di Franco hanno sempre qualcosa che non va, a cominciare dai budget risicatissimi coi quali si è quasi sempre trovato a dover fare i conti.
Ma, al netto di parecchie ingenuità, lentezze eccessive, approssimazioni e trasandatezze, le pellicole del regista spagnolo conservano quasi sempre un loro fascino perverso, morboso, unico, che lo rendono uno degli autori cult per eccellenza.
Fascino che è difficile da definire e da spiegare, visto che i limiti del suo cinema sono piuttosto palesi.
I suoi film hanno spesso almeno una o due scene degne di una qualsiasi antologia del cinema, anche se il resto della pellicola è improponibile.
Naturalmente, la mole della sua produzione non ci consente neanche lontanamente di essere un minimo esaustivi nel delineare la sua opera.
Ci limiteremo a citare i lavori che, a nostro modesto ma insindacabile (almeno in questa sede) avviso, reputiamo più interessanti e rappresentativi.
Jesús Franco Manera, detto Jess, nasce a Madrid, il 12 maggio del 1930, figlio di un colonnello seguace del dittatore Francisco Franco e di madre cubana.
Ultimo di 12 fratelli, Jesús, nonostante l'imprinting familiare, sarà sempre avverso al regime franchista sin da ragazzo.
Il desiderio di libertà lo spinge verso la musica, che, all'epoca, è la forma di espressione meno soggetta alla censura.
Inizia a studiare pianoforte in casa strimpellando un pezzo di Franz Liszt e in seguito diviene pianista e trombettista jazz, studiando anche composizione musicale.
Si laurea però in in Giurisprudenza, ma inizia a dedicarsi al cinema.
Per due anni studia presso l'Instituto de Investigaciones y Experiencias Cinematográficas di Madrid; quindi si reca a Parigi, dove approfondisce la tecnica di regia ed ha finalmente modo di vedere i film non censurati.
Inizia a lavorare nel cinema nel 1952, come direttore del doppiaggio, compositore e, soprattutto, sceneggiatore e aiuto regista, al seguito di importanti filmaker spagnoli quali Juan Antonio Bardem, Joaquín Luis Romero Marchent, León Klimovsky, Pedro Lazaga.
Nello stesso periodo gira i suoi primi cortometraggi.
Nel 1959 realizza il suo primo film: "Tenemos 18 años", un cocktail surreale di horror e commedia, basato sulle fantasie di una coppia di ragazze.
Nel 1960 esce il delirante musical "Vampiresas 1930" e l'anno successivo, il suo primo celebre horror gotico, "Il diabolico dottor Satana", il cui protagonista, lo svizzero Howard Vernon, sarà di qui in avanti l'attore-feticcio di Franco, cui fa seguito "Sinfonia per un sadico" (1962), "Le amanti del dott. Jekyll", (1964) e "Miss Muerte" (1965).
Gira anche film western e spionistici ma si fa notare con due discreti noir come "La muerte silba un blues" (1962) e "La spia sulla città" (1963).
Dopo averli visti e apprezzati, Orson Welles assume Franco come seconda unità di ripresa di "Falstaff" (1965).
Subito dopo, Franco inizia a girare "La isla del tesoro", (tratto dal romanzo di Stevenson) con Welles nei panni del protagonista, ma le riprese vengono interrotte dopo pochi giorni di lavorazione.
In ogni modo l'incontro con Welles sarà fondamentale per liberare il cinema di Franco da ogni residuo di convenzionalità.
L'horror onirico "Delirium" (1968), il cui titolo originale, "Necronomicon", riprende solo nominalmente Lovecraft, è il suo primo film erotico, per gran parte improvvisato sul set.
Le commedie spionistiche girate nel 1967, "El caso de las dos bellezas" e "Bésame, monstruo", si rifanno al linguaggio del fumetto italiano nero, come "Satanik", di cui il regista è un lettore vorace.
Nel 1968 Franco entra nella scuderia del produttore britannico Harry Alan Towers: i budget aumentano considerevolmente ed egli può lavorare con attori del calibro di Klaus Kinski, Herbert Lom, Mercedes McCambridge e Christopher Lee, ma la produzione comunque impone tempi rapidissimi.
I film, destinati al mercato internazionale, sono inoltre rimontati dai distributori, a seconda dei Paesi in cui devono essere proiettati, in modo spesso maldestro.
Gli stessi distributori imporranno i loro attori, a volte contro la volontà di Franco, come nel caso di Romina Power, la protagonista dello stracult "Justine, ovvero le disavventure della virtù" (1968), film misteriosamente scomparso dai palinsesti dopo il matrimonio della protagonista con Al Bano...
In quest'ultimo film, e in "Philosophy in the Boudoir" (1969), che invece sparisce dalla circolazione non appena Christopher Lee si accorge in che razza di film era stato coinvolto e ne boicotta la promozione, il regista si cimenta per la prima volta con le opere di uno dei suoi scrittori preferiti: il Marchese de Sade.
Sempre con Lee, Franco gira due film della serie Fu Manchu, "The Blood of Fu Manchu" (1967) e "Il castello di Fu Manchu" (1968) tratti dalla celeberrima serie di Sax Rohmer, che, nelle mani del regista spagnolo pestano decisamente l'acceleratore sul versante horror.
Con "99 donne" (1968), che vanta nel cast una superba Rosalba Neri, Jesús darà praticamente il via al trucido genere "women-in-prison".
"Paroxismus" (1969) è uno strano thriller soprannaturale venato di erotismo che doveva intitolarsi "Black Venus".
Il titolo definitivo ("Venus in Furs"), scelto dalla distribuzione statunitense, creerà un falso rimando a "Venere in pelliccia" di Leopold von Sacher-Masoch.
Dopo le disavventure produttive di "Il trono di fuoco" (1969), un convenzionale dramma storico con alcune scene di compiaciuta violenza, e "Il conte Dracula" (1970), girato con un cast di tutto rispetto in cui spiccano, oltre a Lee, Klaus Kinski e Soledad Miranda, Franco lascia la scuderia di Harry Alan Towers e prende la via del cinema indipendente a basso, a volte infimo costo.
In quest'avventura lo segue la bellissima Soledad Miranda, una giovane attrice spagnola di autentico talento, destinata a morire tragicamente il 18 agosto 1970 e protagonista del suo film più famoso, "Vampyros Lesbos", per altro non particolarmente amato dal regista, nonché di "De Sade 2000", e del thriller psichedelico "Sie tötete in Ekstase".
Nel 1971, Franco gira il curioso "La venganza del doctor Mabuse", il cui titolo suggerirebbe che si tratti di un sequel dei film che Fritz Lang dedicò, a partire dagli anni venti alla figura dello scienziato pazzo dottor Mabuse.
In realtà, tuttavia, il collegamento è labile e Franco vi adatta la sceneggiatura di uno dei suoi primi film, "Il Diabolico Dottor Satana", che di "Mabuse" era già una sorta di remake non dichiarato.
Sempre lo stesso anno esce "I desideri erotici di Christine", distribuito anche con il titolo di "Una vergine tra i morti viventi", un horror onirico in cui in realtà gli zombi c'entrano poco ma molto c'entrano le grazie esibite di Christina Von Blanc.
Nel 1972 è la volta di "Dracula contro Frankenstein", vistoso omaggio all'Espressionismo tedesco (la prima mezz'ora del film è completamente muta), con l'amico Howard Vernon nella parte del Conte, in cui Franco creò una bizzarra commistione tra i due personaggi classici della letteratura e del cinema horror.
Dello stesso anno è un'altro women-in-prison movie, "Los amantes de la isla del diablo" e un trittico con la meravigliosa Brett Nichols, "La fille de Dracula", "Les expériences érotiques de Frankenstein" e "Les démons", quest'ultimo girato sulla falsariga de "I Demoni" di Ken Russell.
I soggetti di molti dei quasi 50 film girati in questo periodo sono esplicitamente erotici, anche grazie al talento dell'attrice Lina Romay, l'inseparabile compagna del regista, prima sul set poi nella vita.
Un erotismo tuttavia arricchito da una caratteristica vena esoterica o horror, nella quale abbondano le storie di vampirismo.
Si citano "Sospiri" (1973), "Plaisir à trois" (1973), tratto da un racconto di De Sade, "Un caldo corpo di femmina" (1973), che segna il debutto della Romay come protagonista, "Shining Sex" (1975), un fantascentifico - erotico, girato con lo pseudonimo di Dan L. Simon, "Penitenziario femminile per reati sessuali" (1975), "Erotico profondo" (1976), con un grande Klaus Kinski nella parte di Jack lo Squartatore, "Greta, la donna bestia" (1976), che riporta sullo schermo il famigerato personaggio di Ilsa, la crudele protagonista del leggendario nazisplotation, con un nome e un contesto diverso ma sempre interpretata da Dyanne Thorne, e in nunexplotation "Confessioni proibite di una Monaca adolescente" (1976).
Spesso i produttori francesi e italiani aggiungono inserti hard, a volte all'insaputa dello stesso regista, per distribuire i film nei circuiti a luci rosse.
Per contro, gli stessi film in Spagna vengono pesantemente censurati, cosicché raramente siamo in grado di vederli come li aveva davvero montati originariamente l'autore.
Servirebbe un lavoro certosino di filologia cinematografica per delle versioni "director's cut", ma queste cose si fanno per "Blade Runner" o "Apocalypse Now", non per i film di Franco, che non gliene frega niente a nessuno (o quasi...).
Comunque è un periodo di grande entusiasmo e creatività, un impulso rivoluzionario che va al di là degli aspetti tecnici.
Franco ormai lavora con sceneggiature minimali, improvvisando sul set e montando i materiali filmici attraverso bande sonore fatte non solo di musica ma anche di vere e proprie partiture di rumori.
L'uso della camera a mano, manovrata dallo stesso regista, e dello zoom consentiva di girare rapidamente, il resto viene finalizzato in sala di montaggio.
Il ritmo narrativo spesso si dilata a dismisura e il film si trasforma quasi in un pretesto per mostrare suoni e immagini.
Franco si adatta pure a girare film "commerciali": in Francia alcuni porno ("Cocktail spécial"-1978) e in Germania alcune pellicole trash che culminano in due bizzarre parodie dei film italiani del genere cannibalesco, quanto mai lontane dall'idea di cinema verità ("Mondo Cannibal" e "Il Cacciatore di Uomini", entrambi del 1980).
Contemporaneamente, dopo la morte del Generalissimo, il nostro Jesús può legittimamente tornare nella "sua" Spagna.
I ritmi di produzione tornarono a farsi frenetici: nel solo 1982 vedono la luce ben 9 film.
Ma Franco si trovò finalmente libero di fare cinema a modo suo, sia pure lavorando con budget irrisori.
Accanto alla consueta miscela di erotismo ed esoterismo, troviamo film d'avventura, per bambini, di arti marziali, nonché libere rivisitazioni di generi tradizionali, quali il noir e la commedia.
Si segnalano "El sexo está loco" (1981), considerato uno dei film più folli del regista spagnolo, basato su una libera concatenazione di scene affidate ad un ristretto numero di attori, i quali interpretano di volta in volta personaggi diversi (il regista dichiarerà di aver mutuato questa struttura da "Il fantasma della libertà" di Luis Buñuel), "La tumba de los muertos vivientes" (1981), "Macumba sexual" (1981), "La mansión de los muertos vivientes" (1982), "Los blues de la calle pop" (1983), una commedia spionistica ultra bizzarra, "El hundimiento de la casa Usher" (1982), liberamente tratto da La caduta della casa degli Usher di Edgar Allan Poe, "En busca del dragón dorado" (1983), che malgrado il riferimento allo scarabeo d'oro di Poe nel titolo, è un eccentrico film di arti marziali per bambini (!), "Bahía Blanca" (1984), un noir morboso.
I film di questo periodo sono spesso pervasi da uno spirito veramente folle e scanzonato: Franco lavora con l'ormai inseparabile Lina Romay, e i suoi amici, tra cui l'attore spagnolo Antonio Mayans, suo autentico alter ego davanti alla cinepresa, che collabora anche in veste di produttore esecutivo, e il direttore della fotografia Juan Soler, che appare in molti film nelle vesti di attore.
Le musiche sono spesso tratte dal repertorio dell'amico Daniel J. White, che insieme a Franco, con lo pseudonimo Pablo Villa, incide decine di dischi per colonne sonore.
Il set è quello naturale delle coste o delle isole spagnole, con la sua luce mediterranea.
Cinematograficamente, alla scrittura nervosa dei film dei primi anni settanta subentra ora una sorta di pigrizia onirica, mentre la musica mantiene un ruolo centrale nel guidare lo spettatore attraverso le esili trame.
C'è ampio spazio anche per la sperimentazione, come in due film tratti dal Marchese de Sade: "Gemidos de placer", girato in poco più di venti piano-sequenza, la cui vicenda si svolge entro le unità di spazio, tempo e azione, e "Sinfonía erotica", costruito intorno al "Concerto per pianoforte e orchestra n. 2" di Franz Liszt.
L'idillio però viene rotto dalla Legge Miró, che soffocherà il cinema indipendente spagnolo, alimentando da una parte il cinema d'importazione e dall'altra il cinema pornografico.
Per effetto di questa legge, tutte le pellicole classificate S, ossia di contenuto erotico ma senza scene hard, devono comunque essere proiettate solo nei cinema a luci rosse, il cui pubblico ovviamente esige la presenza di scene esplicite.
In questa situazione Franco, insieme a Lina Romay, si trova quasi costretto a girare una decina di pellicole hard (quasi tutte tra il 1985 e il 1987), caratterizzate da una scrittura filmica talmente sciatta da apparire intenzionale.
Per nulla erotici, anche perché girati per lo più con attori non professionisti, questi film appaiono piuttosto come una messa a nudo dei banali meccanismi che regolano la pornografia, in una operazione praticamente di metacinema.
Il più interessante è forse "El mirón y la exhibicionista" (1985), un film quasi muto girato con un realismo estremo, i cui protagonisti - il guardone e l'esibizionista - rispecchiano e svelano il rapporto tra spettatore e film porno, mettendo il primo di fronte a sé stesso.
Abbandonata nuovamente la Spagna per Parigi, Franco tenta la strada dell'integrazione nell'industria cinematografica, girando cinque film nei quali è spesso difficile riconoscere la sua mano.
Le produzioni sono abbastanza ricche e i cast includono attori famosi, come Helmut Berger, Stéphane Audran, Christopher Lee, Fernando Rey, oltre ad alcune starlettes del cinema erotico, come in "I violentatori della notte" (1988).
Ma non è questo il cinema che Franco vuole fare.
Coglie al volo l'offerta di Oja Kodar, ultima compagna di Orson Welles, che gli propone di completare il "Don Quijote", la pellicola alla quale Welles aveva lavorato per oltre 20 anni, lasciando una quantità enorme di materiale, per la verità solo in parte messo a disposizione di Franco.
Il montaggio di Jesús viene presentato nel 1992 al Festival di Cannes, ma verrà accolto negativamente dalla critica.
Comunque chapeau al coraggio...
Alcuni nuovi progetti del nostro non vanno in porto: "The Golden Beetle" non verrà distribuito per espressa volontà del regista, non soddisfatto del risultato.
Ma, complice il momento di rivalutazione del cinema Pulp dopo l'exploit di Tarantino, i riflettori tornano ad puntare su Franco.
Alcuni fans americani, tra cui Kevin Collins, decisdono di finanziare i suoi nuovi film, girati in video digitale.
Il target a cui si rivolgono i produttori è costituito da un pubblico interessato al trash e all'erotismo feticista, oltre che dai sempre più numerosi fans del regista, che tuttavia accolgono i nuovi film con diffidenza.
I budget a disposizione sono talmente modesti che, con poche eccezioni, Franco deva lavorare con attori dilettanti.
Con queste premesse, il regista ultrasessantenne riuscirà comunque ad inventarsi un cinema a suo modo sperimentale: delirante, straniato e quanto mai personale, dove l'ironia degli anni ottanta lascia il posto ad uno spirito caustico, sardonico e demenziale.
La società postmoderna è decostruita e intenzionalmente demitizzata: "Helter Skelter" è un'interminabile serie di scene fetish al rallentatore, alternate a declamazioni di brani tratti dalle opere del Marchese de Sade e a frammenti di quadri di scuola impressionista. Il tutto, sempre, intessuto sulla musica.
L'ultimo periodo della sua vita e della sua carriera lo trascorre prima a Torremolinos, poi a Malaga insieme all'inseparabile compagnaa Lina Romay che pero verrà a mancare nel 2012.
Da alcuni anni in sedia a rotelle, Franco scompare l'anno successivo, il 2 aprile del 2013, all'età di 82 anni, in seguito a un ictus, subito dopo l'uscita a Madrid e Barcellona del suo ultimo film, "Al Pereira vs. The Alligator Ladies".
Pochi se ne sono resi conto, ma con Jesús Franco non se n'è andato solo un regista, ma pure un pezzo irripetibile di cinema Pulp, uno di quelli autenticamente "d'autore".
Nel senso più letterale del termine.
Nel bene e nel male…
Onore a Jesús Franco!
"Non ho mai fatto un film pensando di vincere la Palma d'Oro a Cannes. Mai. Ho sempre pensato che è così bello che i miei film vengano mostrati nei cinama di periferia e che il cinema è pieno di persone che si stanno godendo i miei film. Ecco. Questo è più che sufficiente. Non c'è nient'altro."
Jesús Franco