Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

"Ièna" s. f. [dal lat. hyaena, gr. ὕαινα (femm. di ὗς «maiale»); lat. scient. Hyaena, nome di genere]. – 1. Carnivoro della famiglia ienidi, delle dimensioni di un lupo, ma di forme più tozze e goffe, con tronco breve e inclinato dall’avanti all’indietro […]. 2. fig. Persona crudele, abbiettamente feroce e aggressiva: è una i., una vera i.; quella i. di sua moglie […].
Come potete vedere, cari amici dei Mutzhi Mambo, queste definizioni di “iena”, tratte dall’Enciclopedia Treccani, si adattano alla perfezione alla “Iena” per eccellenza: l’inquietante HARVEY KEITEL!
Nessuno come lui infatti, ha saputo incarnare in modo così simbiotico, il concetto stesso di “Pulp”!
Faccia da carogna, occhi piccoli e stretti, allucinati, indagatori, corpo tozzo e muscoloso da addetto alla riscossione dei crediti, in realtà Harvey Keitel sembra più la versione umanizzata di pitbull che di una iena…
Ma il suo ruolo nell’omonimo esordio di Tarantino, è uno di quelli che segnano la storia del cinema e del costume: è lui la vera “Iena”!
Ma fosse solo questo: “Taxi Driver”, “Due Occhi Diabolici”, “Il Cattivo Tenente”, “Thelma & Louise”, “Clockers”, “Pulp Fiction” (è lui il mitologico Mr. “risolvo i problemi” Wolf), “Dal Tramonto all’Alba”; e poi i suoi innumerevoli ruoli in film d’autore, non sempre belli ma sempre coraggiosi.
Perché Keitel è veramente un attore coraggioso! 
Conosciuto nel mondo del cinema per ruoli da duro e personaggi intelligenti e spietati, Keitel è inoltre un versatile caratterista.
Scegliendo la linea d'ombra fra il cinema marginale e quello hollywoodiano, un'altra sua grande qualità è quella di essere sempre pronto ad aiutare giovani registi promettenti: il suo eccezionale fiuto l'ha portato a lavorare nei primi film di gente come Martin Scorsese, Ridley Scott e Quentin Tarantino oltre che in svariate produzioni indipendenti.
Si è drogato nella realtà e nella finzione, col cinema si è sporcato di quei ruoli marginali che ogni attore hollywoodiano aborrirebbe, ma che lui ha trattato come fossero preziose gemme. 
Tutti sognerebbero di essere il vecchio “Dirty” Harvey, con gli eccessi e il marchio di outsider cucito sulla pelle e impresso sul volto.
Harvey Keitel nasce a New York, il 13 maggio del 1939. 
Figlio di un polacco e di una donna rumena, entrambi ebrei, gestori di un piccolo ristorante di Brooklyn, il giovane Harvey inizialmente non è né un figlio modello, né un bravo studente: la Alexander Hamilton Vocational School lo espelle a causa della sua mancanza di disciplina.
Giovanissimo allora si arruola nei Marines, e a soli 16 anni entra a far parte del corpo di spedizione americano diretto a Beirut. 
Dopo qualche tempo l'irrequieto Keitel torna a casa cercando di darsi da fare con diversi lavori, abusando nel contempo di alcol e droghe.
Successivamente cerca di darsi una "ripulita" e trova lavoro prima come commesso in un negozio di scarpe femminili (da cui viene licenziato perché balbuziente…) e poi come stenografo, occupazione questa che gli permette di pagarsi i corsi all'Actor's Studio.
La stenografia gli porta via dieci anni, ma gli dà l'opportunità di inseguire il suo nuovo sogno, quello di calcare le scene.
Inizialmente si fa valere come attore di teatro alternativo, a Broadway, stringendo un forte sodalizio con l'allora sconosciuto Sam Shepard.
Le prime apparizioni televisive sono datate 1966, nel telefilm horror "Dark Shadows".
L'anno dopo è un soldato con poche parole nel film "Riflessi in un occhio d'oro" di John Huston, con Marlon Brando ed Elizabeth Taylor.
L'anno di svolta arriva con un giovane regista il quale in quegli anni sta girando un film indipendente dal titolo "Chi sta bussando alla mia porta?", valido per la sua tesi di laurea. 
Si chiama Martin Scorsese e i due diventano amici e cominciano a collaborare, diventando due punti di riferimento del nascente cinema d'autore a stelle e strisce.
Harvey Keitel recita in film ormai considerati dei cult della storia del cinema, da "Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno", del 1973, ad "Alice non abita più qui" del 1975, fino al notissimo "Taxi Driver", datato 1976, dove interpreta un lurido pappone.
La pellicola lega l'attore newyorkese ad un altro astro nascente del cinema americano: Robert De Niro.
Nel 1976 entra nella grande produzione firmata da Robert Altman, "Buffalo Bill e gli indiani", con Paul Newman e Burt Lancaster.
L'anno dopo Keitel si fa convincere da un altro emergente, nientemeno che Ridley Scott, il quale lo vuole nella trasposizione cinematografica dal breve capolavoro di Joseph Conrad, dal titolo "I duellanti".
Gira ancora, tra gli altri, “Tuta blu” (1978), di Paul Schrader, e “Rapsodia per un killer” (1978), di James Toback.
Nel 1979 viene scelto per il leggendario "Apocalypse Now", nel ruolo del capitano Willard, ma dopo appena due settimane litiga con Francis Ford Coppola e abbandona il set, sostituito da Martin Sheen.
È l'inizio di una crisi artistica, soprattutto in ambito americano, che porta l'attore di Brooklyn a lavorare spesso all'estero, soprattutto in Francia e Italia, per quasi tutti gli anni '80.
Il regista Bernard Tavernier lo vuole in "La morte in diretta", del 1980, con Max Von Sydow, Stanley Donen per il fantascentifico “Saturno 3” (1980), con Kirk Douglas, Ettore Scola per “Il mondo nuovo” (1982), con Marcello Mastroianni, Roberto Faenza per “Copkiller: L'assassino dei poliziotti” (1982), Lina Wertmüller per “Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti” (1985), Damiano Damiani per “L’Inchiesta” (1986), Carlo Lizzani per “Caro Gorbaciov” (1988). 
Compagno di set di Jack Nicholson in “Frontiera” (1982), di Tony Richardson, Keitel viene scelto da Brian De Palma per recitare con Danny DeVito in “Cadaveri e compari” (1986), tornando fra le braccia di Scorsese per lo scandaloso “L'ultima tentazione di Cristo” (1988), nella parte di Giuda (come poteva essere altrimenti…).
Da ricordare anche il poliziesco “Il grande inganno” (1990), di Jack Nicholson, la bella riduzione cinematografica di Edgar Allan Poe “Due occhi diabolici” (1990), di Dario Argento e George A. Romero (in cui è protagonista dell’episodio di Argento “Il Gatto Nero”), il piccolo gioiello “Thelma & Louise” (1991), ancora di Ridley Scott, assieme a Susan Sarandon, Geena Davis e a un ancora-non-famoso Brad Pitt, dove Keit ricopre il ruolo del poliziotto che da la caccia alle due casalinghe disperate in fuga. 
Dopo “L'ombra del testimone” (1991), di Alan Rudolph, con Bruce Willis, finalmente arriva la sua prima candidatura all'Oscar: “Bugsy” (1991), di Barry Levinson, con Warren Beatty, per la sua parte del gangster Mickey Cohen 
Nel frattempo però l'attore americano aveva fatto in tempo a sposarsi con l'attrice Lorraine Bracco, nel 1982, che porta con sé anche la sua prima figlia: Stella Keitel.
Nel 1993 divorzia dalla Bracco e si butta in una estenuante battaglia legale per ricevere in affido la figlia, la quale però finisce con la madre e con il suo compagno, Edward James Olmos, accusato di molestie sessuali su una bambina amica della figlia e malvisto dall'attore.
Nel 1992 viene ribattezzato dalla stampa "Dirty Harvey", per la sua mirabile interpretazione ne "Il cattivo tenente", di Abel Ferrara: il suo ruolo di poliziotto corrottissimo e drogato alle prese con le crisi mistiche, è di quelli che non si dimenticano.
Nello stesso anno viene contattato dall'ennesimo regista sconosciuto, Quentin Tarantino, il quale gli propone il soggetto e la sceneggiatura de "Le iene".
Keitel, per dare una mano al ragazzo, lo co-produce e lo interpreta a budget zero, nell’immortale ruolo di Mr. White, uno dei componenti della spietata (e scalcagnata) banda di sfigatissimi rapinatori.
È un successo strepitoso, che getta le basi per l’iconografia Pulp così come la intendiamo adesso.
Poi passa al ruolo più leggero di un gangster della mala nel musical “Sister Act- Una svitata in abito da suora” (1992), affianca Madonna nel controverso “Occhi di serpente” (1993), sempre di Ferrara, Bridget Fonda nel brutto remake del film di Luc Besson “Nome in codice: Nina” (1993), di John Badham, e Sean Connery nel thriller “Sol levante” (1993), di Philip Kaufman.
Torna al successo lo stesso anno con un film molto diverso, il visionario "Lezioni di piano", di Jane Campion, nel quale ripropone, dopo il “Cattivo Tenente”, il suo nudo integrale, per la gioia delle milf di tutto il pianeta.
Nel 1994 interpreta la breve ma fulminante parte di Mr. Wolf, "l'uomo che risolve i problemi", in "Pulp Fiction", il capolavoro di Tarantino. 
L'anno successivo vince l'Orso d'Argento e il David di Donatello come miglior attore straniero per "Smoke", scritto e diretto da Paul Auster, nel ruolo del tabaccaio Auggie che riprenderà anche nel sequel “Blue in the Face”. 
Nel frattempo intreccia diverse relazioni e diviene nuovamente padre grazie alla sua ragazza dell'epoca, Lisa Karmazin, la quale gli regala il piccolo Hudson.
Continua la sua carriera, senza mai essere stanco, fra il pesissimo “Lo sguardo di Ulisse” (1995) di Théo Angelopulos e “Clockers” (1995) di Spike Lee.
Lotta contro i vampiri nell'horror/pulp “Dal tramonto all'alba” (1996), di Robert Rodriguez, nella parte di un pastore senza più fede ostaggio di una coppia di svalvolati rapinatori, George Clooney e il suo amico Tarantino. 
Interpreta la commedia noir “Acque profonde” (1996), di Jim Wilson, a fianco della bellissima Camon Diaz, il thriller “La spirale della vendetta” (1997), di John Irvin, lo splendido hard boiled “Cop Land” (1997), di James Mangold, e si denuda ancora una volta per la Campion (ormai è un vizio…) in “Holy Smoke - Fuoco sacro” (1999). 
Torna pure in Europa dove gira l’inspiegabile “Il mio West” (1998), di Giovanni Veronesi (inspiegabile perché nel cast di questa minchiata, accanto a Leonardo Pieraccioni e Alessia Marcuzzi, ci sono Keitel e David Bowie…), l’horror spagnolo “Presence of Mind” (1999), di Antoni Aloi, e il bizzarro “Vipera” (2000), di Sergio Citti.
Il 7 ottobre del 2001, tre settimane dopo averla conosciuta, sposa l'attrice Daphna Kastner, sua seconda moglie che, nel 2004, gli dà un altro figlio, Roman.
Intanto l'attore recita con Anthony Hopkins nel mediocre reboot del primo episodio della trilogia di Hannibal, “Red Dragon” (2002), di Brett Ratner.
Più avventuroso il suo ruolo nei film con Nicolas Cage e Jon Voight “Il mistero dei templari” (2004) e “Il mistero delle pagine perdute” (2007), entrambi di Jon Turteltaub.
Meglio i thriller “Valzer finale per un killer” (2006), regia di Max Makowski, “A Crime” (2006) di Manuel Pradal, “Il mercante di pietre” (2006), di Renzo Martinelli, "The Ministers" (2009), di Franc Reyes, “Wrong Turn at Tahoe - Ingranaggio mortale” (2009), di Franck Khalfoun.
Prende parte allo scanzonato “The Last Godfather” (2010), parodia sudcoreana dei film di mafia, per la regia di Hyung-rae Shim, al curioso sci-fi “The Congress” (2013), di Ari Folman, all’amarissimo “Youth - La giovinezza” (2015), del nostro Paolo Sorrentino.
Nel 2012 recita anche nella deliziosa commedia di Wes Anderson “Moonrise Kingdom”, col quale torna a lavorare per il successivo, allucinato, “Grand Budapest Hotel” (2014).
Continua così, grande Iena nostra, insegnaci ancora cosa vuol dire “essere” Pulp!
Tanti auguri Harvey!

“Be', non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda.”
Winston Wolfe/Harvey Keitel – Pulp Fiction

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

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