Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

È maggio, cari amici dei Mutzhi Mambo, il mese della primavera, dei fiori che sbocciano, degli ormoni che esplodono.
Ma è come se fosse una fredda, umida, uggiosa giornata di novembre…
Oggi, ad oscurare il cielo, ci pensa l'anniversario del tristissimo suicidio di IAN CURTIS, il cupissimo cantante dei Joy Division! 
I Joy Division furono uno dei complessi britannici che, subito dopo il boom del punk-rock, spostarono l'enfasi nichilista di fine anni '70 sulle atmosfere plumbee, tristi, invece che sulla semplice rabbia. 
Il loro sound metteva in musica la desolazione della civiltà industriale mentre l'elemento "gotico" (o, meglio, esistenziale) era tutto sommato il meno interessante. 
Assorbendo un minimo di elettronica e conferendo più enfasi alla timbrica degli strumenti, i Joy Division di fatto furono il più importante anello di congiunzione tra il rock'n'roll tutto sommato "tradizionale" (perdonate il termine) del punk e il synth-pop che sarebbe esploso pochi mesi dopo. 

Ian Curtis14
Nei Joy Division questi semi sono ancora ad un livello embrionale, ancora essenzialmente "punk", prima che la new wave diventasse un fenomeno di massa, ammosciando tutto e spalancano la porta ai terribili anni '80.
Certo che senza gruppi come i Joy Division tutta la scena goth e folk apocalittica non sarebbe stata (e ciò, dal nostro punto di vista non è necessariamente un male), ma al gruppo inglese si può sicuramente ascrivere il merito di aver fatto comunque dell'ottima musica e di aver iniettato nelle loro trame sonore quel loro peculiare, tetro realismo dal fascino ancora oggi intatto e attuale. 
Nella loro breve carriera i Joy Division ci hanno lasciato due album classici, due capolavori ricchi di composizioni oscure e malinconiche.
E questo detto a prescindere dai pietismi per la fine prematura del loro tormentato leader... 
Ian Kevin Curtis nasce il 15 luglio 1956 a Stretford, un sobborgo di Manchester, ma crresce a Macclesfield. 
Sofferente di epilessia fotosensibile, durante la giovinezza è affascinato dalle opere decadenti dei poeti romantici ottocenteschi (polpettoni alla Byron, per intenderci), da personaggi della musica rock come Jim Morrison, David Bowie, Lou Reed e dai Sex Pistols e dal punk in generale.
È un vero anticonformista, un ribelle ma dai modi sorprendentemente gentili.
Durante la sua adolescenza lavora come commesso. 
Ha la passione per la musica, ma non potendo permettersi di acquistare i dischi, si mette a rubarli, nascondendoli sotto un cappotto grigio. 
È anche costretto a svolgere un servizio sociale visitando gli anziani come parte di un programma scolastico.
Mentre è lì, gli ruba a man bassa i farmaci per poi "provarli" insieme agli amici, tanto per restare i loro effetti psicotropi.
In un'occasione, si rovina lo stomaco dopo averne preso troppi. 
Curtis è tuttavia un ottimo studente, appassionato soprattutto di storia, tanto che all'età di undici anni vince una borsa di studio iscrivendosi alla King's School di Macclesfield.
Ciononostante non è un allievo modello e dopo aver lasciato la scuola si dedica all'arte, alla letteratura e alla musica per conto suo, mentre nel frattempo svolge vari lavori come membro del servizio civile di Macclesfield e di Manchester.
Si sposa con la sua ex compagna di scuola Deborah Woodruff, detta Debbie, il 23 agosto 1975: lui ha diciannove anni, mentre lei invece diciotto. 

Ian Curtis11Nathalie Curtis, unica figlia della coppia e futura fotografa, nascerà il 16 aprile 1979. 
Intanto, il 9 dicembre del 1976 all'Electric Circus di Manchester tre ventenni - tutti originari della stessa città, conosciutisi sui banchi della Salford Grammar School - debuttano con la band da loro formata pochi mesi prima, gli Stiff Kittens.
Sono Bernard Dicken (all'anagrafe Bernard Sumner, chitarra e voce), Peter Hook (basso e voce) e Terry Mason (batteria e voce).
La molla che spinge i tre ragazzi a formare un gruppo è, ovviamente, un concerto dei Sex Pistols insieme ai Buzzcocks, già leggenda della scena punk macuniana, al Lesser Free Trade Hall di Manchester, il 20 luglio del 1976. 
Ad assistere allo stesso evento quella sera c'è anche un altro ventenne, che già da qualche tempo i tre hanno avuto modo di conoscere: Ian Curtis. 
Stroncati dal magazine "Sound" all'indomani della loro esibizione all'Electric Circus, i tre Stiff Kittens vengono contattati da Curtis, che nei primi mesi del '77 entra a far parte del gruppo.
Lui stesso da tempo cercava di mettere su una band, sulle orme degli amici Buzzcocks (il cui manager è lo stesso dei Kittens).
L'occasione di tornare sul palco capita il 27 maggio del 1977, sempre all'Electric Circus, stavolta come spalla ai Buzzcocks. 
In quell'occasione il gruppo, senza Mason (che resta però in qualità di manager) e con Tony Tabac alla batteria, cambia nome in Warsaw (in omaggio a Bowie e al suo capolavoro "Warszawa", contenuto nell'album "Low").
Ancora una volta le critiche sono negative, ma è in seguito a quel concerto che i futuri Joy Division entrano in contatto con il principale animatore della scena musicale di Manchester in quegli anni, Martin Hannett (che in quel periodo ha appena prodotto proprio l'Ep di debutto dei Buzzcocks), l'uomo che li aiuterà a diventare leggenda. 
Rimpiazzato ben presto il batterista "provvisorio" Tabac con il ben più esperto Steven Brotherdale (batterista anche di un'altra punk-band cittadina, i Panik), i Warsaw entrano per la prima volta in studio nel luglio del 1977 per registrare i primi demo di brani come "The Drawback", "Warsaw" e "Leaders of Men" (questi ultimi due autentici classici della scena punk di Manchester). 
Demo che resteranno però tali, dato che rimarranno a lungo inediti.
Appena finite queste session, il batterista Steven Brotherdale lascia il gruppo (cercando per di più di convincere Ian Curtis a seguirlo nei Panik). 
Al suo posto entra Stephen Morris, come Ian originario di Macclesfield, e la band trova finalmente l'alchimia che cercava; le cose iniziano a girare con naturalezza per il verso giusto.
Nell'ottobre del '77 i Warsaw appaiono per la prima volta su disco con il brano "At A Later Date", registrato per una compilation in "memoria" dello storico locale Electric Circus, prossimo alla chiusura, e a dicembre registrano sull'Ep "An Ideal For Living" quattro dei loro pezzi più rappresentativi ("Warsaw", "No Love Lost", "Leaders Of Men" e "Failures").
I testi di Curtis iniziano a farsi sempre più desolati e introspettivi, l'energia punk inizia a diluirsi in atmosfere più rarefatte, lugubri e opprimenti. 
Il nome "Joy Division" (che designava nei lager le prigioniere destinate all'intrattenimento sessuale degli ufficiali nazisti) viene scelto dal gruppo nel gennaio del 1978, per non creare confusione, con la band londinese chiamata "Warsaw Pakt", che ha appena inciso un disco; Ian Curtis lo trova in un romanzo, intitolato "The House Of Dolls", al quale si ispira anche per le parole di "No Love Lost". 
I Ioro brividi intellettuali, annunciati dalle melodie androidi "She's Lost Control" (un ballabile tecnologico alla Kraftwerk) e "Transmission" (un boogie in crescendo), sono i primi sintomi di un nuovo, più acuto stato confusionale della "blank generation”, nel quale confluiscono i riff subsonici dei Black Sabbath e le poesie visionarie dei Doors.
Il canto avvilito e la ritmica pesante creano una tensione nervosa memore di Jim Morrison e Lou Reed, ma con ammiccamenti a certo dark-sound fine Sixties e un abuso morboso di rumori di sottofondo da film dell'orrore.
Come Siouxsie, ma più quieti e ordinati, i Joy Division insistono sui toni macabri, alludendo tra le righe a scontate profezie catastrofiche.
Il nome del gruppo, unito alla grafica di copertina dell'Ep appena pubblicato (opera di Bernard Sumner) e al look adottato dalla band, tutti in severi completi, porta ovviamente le solite, insulse, accuse di filo-nazismo da parte della stampa "ufficiale" inglese (che, dopo la svastica dei Sex Pistols, non aspettava altro per fare a pezzi un gruppo per queste ragioni).
Molto più serie di queste polemiche sono le prime esibizioni come "Joy Division": la prima in assoluto si tenne il 25 gennaio del 1978 al Pips Disco di Manchester, la performance nel programma televisivo "Granada Reports", condotto da Tony Wilson, e la possibilità offerta dalla Rca di incidere in studio il primo album grazie al produttore John Anderson. 
Le session si svolgono nel maggio 1978 e la tracklist definitiva include i classici del repertorio “Warsaw” più brani nuovi (tra i quali "Transmission" e "Shadowplay"), ma il mixaggio finale di Anderson lascia insoddisfatta la band. 
Il disco comunque non vedrà mai la luce: oltre al lavoro di Anderson, la band non si sente adeguatamente supportata dalla Rca, che di colpo sembra aver perso interesse nel progetto. 

Ian Curtis13Non se ne fa più di nulla: il debut album dei Joy Division diventa un disco "fantasma", e solo nel 1994 verrà pubblicato in una compilation semi-ufficiale che include anche i primi demo dei Warsaw.
È grazie a Tony Wilson, che in settembre li ospita nuovamente nel suo show televisivo, che i Joy Division trovano una label seriamente interessata alla loro musica: Wilson infatti ha appena fondato la Factory Records.
"Factory" è il nome delle serate organizzate dallo stesso Wilson ogni venerdì sera nel Russell Club di Manchester: a una di queste serate i Joy Division partecipano e collaborano per la prima volta con il designer Peter Saville, che realizza il loro manifesto promozionale.
"A Factory Sample", compilation per il lancio della neonata label, vede due brani dei Joy Division: "Digital" e "Glass". 
Musicalmente ancora piuttosto legati a stilemi punk, sono due pezzi importantissimi perché segnano la nascita della vera e propria "simbiosi" del gruppo con il produttore Martin Hannett.
Il "suo" sound unito alla propensione sempre più accentuata del gruppo verso atmosfere "goth" diventa un marchio inconfondibile: quello dei Joy Division diventa il prototipo, il riferimento obbligato per il "post punk", coniando un suono gelido, geometrico, che sembra rimbombare nel vuoto, scandito dagli echi della chitarra e da ritmi semplici e pulsanti (e la sezione ritmica composta da Hook e Morris è forse quella che più di tutti ha saputo fare della semplicità la propria forza). 
Il lancio della band fuori dagli angusti confini della scena cittadina è però prematuro: il concerto londinese del dicembre 1978 risulta infatti un disastro, con pochissimi spettatori e i quattro totalmente spaesati e fuori forma. 
Curtis, inoltre, viene colpito da un violento attacco convulsivo dopo il concerto.
Nonostante il tonfo londinese, comunque, l'attenzione intorno alla band comincia finalmente a crescere, il loro nome viaggia e il singolo "She's Lost Control" viene registrato a fine gennaio.
Circola pure in radio grazie al dj della Bbc John Peel, che a febbraio li ospita per la prima delle loro "Peel Sessions".
L'ufficializzazione dello status di cult-band della nascente scena "goth" avviene il 4 marzo 1979 quando al Marquee, storico locale londinese, i Joy Division suonano insieme ai Cure. 
Sembra fatta; anche le sfortune, come la malattia di Ian, si tramutano in utile pubblicità. 
È il momento giusto per incidere finalmente il debut album. 
"Unknown Pleasures", il primo album dei Joy Division, esce nel giugno del 1979. 
Le radici punk del gruppo vengono dilatate in dieci canzoni che formano un unico, compatto, vortice di emozioni forti e incubi angosciosi. 
"Disorder", "Day Of The Lords" e "New Dawn Fades" sono composizioni che sembrano materializzarsi dal nulla. 
Gelida è la loro musica, gelida è la voce che canta parole che esprimono la più totale solitudine, parole annichilite dalla paura e dalla sfiducia verso tutto e tutti.
Completa il tutto la grafica spoglia e criptica di Peter Saville, che realizza per l'occasione una delle più famose copertine della storia del rock.
L'album riceve finalmente critiche positive e le vendite sono più che soddisfacenti, considerando le limitatissime possibilità di una label piccola e praticamente neonata come la Factory.
Ma soprattutto il disco conferisce al gruppo lo status di vera e propria cult-band.
Un tour insieme ai concittadini e amici di sempre, i Buzzcocks, riscuote grande successo, come pure le due date consecutive dell'ottobre 1979 all'Apollo Theatre di Manchester, poi immortalate nel video-documento "Here Are The Young Men".
Di novembre invece la seconda "Peel Session". 
Un successo crescente che permette al gruppo di uscire finalmente dalla Gran Bretagna: il 1980 si apre infatti con un tour nordeuropeo (tra cui il famoso concerto al "Paradiso" di Amsterdam). 
Attività live intensa e scandita da consensi di pubblico e critica, che mina però la già fragile salute di Ian Curtis, che oltretutto in quel periodo vede andare in crisi il suo rapporto con la moglie Deborah, una crisi che ispira a Curtis un altro brano immortale: "Love Will Tear Us Apart". 

Ian Curtis16Il difficile stato psicologico e fisico del cantante, la sua depressione crescente si riflette sui testi e sulle atmosfere del nuovo album, che nel marzo del 1980 la band si appresta a registrare ai Britannia Row Studios di Londra, sempre insieme a Martin Hannett.
"Closer" è il titolo dell'album. 
Per la copertina la band sceglie una fotografa scattata da Peter Saville nel cimitero monumentale di Staglieno, in Liguria. 
La musica si fa sempre più lugubre, dalla minacciosa apertura a ritmo tribale di "Atrocity Exhibition" fino alla conclusiva "Decades". 
Curtis osserva e riflette, mette a nudo i suoi pensieri con una schiettezza tanto più raggelante perché tutto, dalla sua voce alla musica, è ancora più distante, rallentato e lineare che nel precedente album.
Ian Curtis mette in scena il suo epitaffio, con tanto di marcia funebre ("The Eternal") e parla con la serenità di chi ha già preso la sua decisione, anzi di chi ha già messo in atto la sua decisione. 
Osserva e riflette, osserva sé stesso e gli altri, osserva la sua incompatibilità con la vita, osserva la sua totale sconfitta. 
Ed a un passo dalla consacrazione (si prepara un tour americano, si tratta per un contratto con una major come la Warner), Ian getta letteralmente la spugna: a inizio aprile tre concerti londinesi di fila sono troppo per le sue condizioni di salute, e nel terzo di questi concerti il cantante ha una crisi epilettica sul palco. 
Il 7 aprile, il giorno prima di un altro concerto viene messo ko da una overdose, e nonostante tutto la sera dopo riesce a risalire sul palco.
Ma non si può andare avanti così e la band è costretta a prendersi una pausa per consentire a Ian di rimettersi in sesto: ma Ian non ha la minima intenzione di ristabilirsi. 
Il 18 maggio Ian Curtis si suicida impiccandosi nella sua casa di Macclesfield, a 24 anni non ancora compiuti.
Sin dall'inizio della loro avventura, i quattro Joy Division hanno stipulato tra di loro un tacito accordo: se uno di loro avesse abbandonato la band, gli altri non dovevano più chiamarsi Joy Division, ma "New Order". 
Evidente come ognuno dei quattro fosse fondamentale, come se la loro fosse una autentica "unione che fa la forza", una alchimia irripetibile.
All'indomani della sua morte i tre compagni di Ian rispettarono l'accordo e nel 1981 pubblicarono come New Order, "Movement", quasi un "terzo disco" dei Joy Division.
Poi il gruppo prenderà strade musicalmente diverse…
"Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno" sono i famosi versi di un pezzo di De Andrè.
Si vede che per Curtis, invece, maggio era perfetto...

"… Who is right, who can tell, and who gives a damn right now,
Until the spirit new sensation takes hold, then you know,
Until the spirit new sensation takes hold, then you know,
Until the spirit new sensation takes hold, then you know,
I've got the spirit, but lose the feeling,
I've got the spirit, but lose the feeling.
Feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling."
Joy Division - Disorder

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