Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Per chi "vo' fa l'americano", come noi che amiamo il rock'n'roll, RENATO CAROSONE è stato più di un Maestro, cari amici dei Mutzhi Mambo, più di un Insegnante, più di un pioniere! 
Ha dimostrato che noi Italiani siamo perfettamente in grado di fare la musica "ammerigana" senza essere ridicoli, forzati o noiosi. 
Già negli anni '30, con il Trio Lescano, Natalino Otto, Pippo Starnazza, Alberto Rabagliati, Pippo Barzizza, abbiamo dimostrato di essere bravissimi a fare lo swing come gli Yankees, ma per il Boogie e il Jive, ci voleva qualcos'altro, ci voleva un napoletano verace! 
Carosone interpretò il momento di rottura con la canzone napoletana classica.
Nonostante cantasse spesso in dialetto partenopeo, o quanto meno nei suoi testi entrassero a far parte espressioni dialettali, il suo stile si staccò completamente dagli autori napoletani melodici. 
Ha raccontato, con il sorriso sulle labbra, la voglia di nuovo dell'Italia del dopoguerra, quella che emergeva dalle macerie, e che si costruiva il suo piccolo mito della "nuova frontiera". 
L'artista è stato inoltre uno dei primi autentici umoristi della musica popolare italiana, ma anche un anticipatore di quella commistione di generi che è poi diventata uno degli elementi fondamentali della musica contemporanea, avendo fuso i ritmi della tarantella con melodie africane e americane e creato una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi. 
Ma a parlare del segno lasciato sulla musica e sul costume ci sono soprattutto i suoi brani: "Maruzzella", "Pigliate 'na pastiglia", "O' sarracino", "Caravan Petrol" sono i titoli attraverso cui è passato il grande successo di Carosone, e che restano alcuni degli esempi più riusciti di incontro tra Napoli, l'America e la commedia. 
Renato Carusone (così all'anagrafe, con la "u") nasce il 3 gennaio 1920 a Napoli, in vico dei Tornieri, a due passi da piazza del Mercato, primo di altri due fratelli. 
Manifesta prestissimo la sua fortissima passione per la musica cominciando a suonare un vecchio pianoforte della madre, che scomparirà prematuramente nel 1927.
Per volontà del padre, impresario al Teatro Mercadante e suonatore dilettante di mandolino, inizia a studiare sotto la guida del maestro Orfeo Albanese. 
Quando nel 1929 questi si trasferisce in Argentina, Renato viene affidato al grande Vincenzo Romaniello e, alla sua morte, nel 1932, alla sua prima allieva, Celeste Capuana. 
L'11 maggio 1935 viene scritturato dal teatrino dell'Opera dei Pupi di don Ciro Perna detto "o’scudiero", il quale gli offre cinque lire a serata per fornire la colonna sonora alle furiose battaglie di Orlando e Rinaldo.
In seguito, lavora presso la casa editrice E. A. Mario come "ripassatore", insegnando cioè le nuove canzoni ai cantanti, e nel 1937, a soli diciassette anni, si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di San Pietro a Majella.
Nello stesso anno viene scritturato da una compagnia di arte varia diretta dal capocomico Aldo Russo, con la quale si imbarca il 27 luglio per l'Africa Orientale Italiana. 
La compagnia sbarca a Massaua, in Eritrea, dove è attesa a un ristorante-teatro "Da Mario", gestito da un vecchio coloniale, frequentato da camionisti che desiderano ascoltare un po’ di musica italiana dopo una giornata passata a trasportare pellami e cereali dal porto all’interno. 
Sfortunatamente per la compagnia, i camionisti sono tutti del Nord Italia e non comprendono la parlata napoletana né apprezzano il repertorio di Carosone e, puntualmente, dopo mezz'ora ritornano al botteghino per farsi rimborsare. 
Per inciso la paga di Renato è di centoventi lire a spettacolo...
Dopo neanche una settimana, Aldo Russo decide di sciogliere la compagnia e di tornare a Napoli, offrendo però, a chi avesse voluto restare, la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno dalla questura, risparmiando così i soldi del viaggio di ritorno.
Tornano tutti in Italia, all'infuori delle ballerine, ovviamente richiestissime, e di Carosone, che si spinge ad Asmara, dove riprende a suonare il pianoforte nell'orchestra diretta da Gigi Ferraccioli. 
Qui si innamora di una delle ballerine di maggiore spicco, Italia Levidi, e i due si sposano a Massaua il 2 gennaio 1938.
Il 28 maggio 1939 nacsce, a Roma, il figlio Giuseppe, futuro ingegnere elettronico. 
Poco dopo, Carosone deve trasferirsi ad Addis Abeba, dove passa alcuni mesi come direttore d'orchestra all'Aquila Bianca.
Nel giugno del 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, viene chiamato alle armi e viene inviato al fronte della Somalia Italiana.
Occupata dopo un anno Addis Abeba dalle truppe britanniche, Renato torna con la sua fisarmonica ad Asmara, dove il cugino Antonio è direttore del Teatro Odeon. 
Gli viene affidata la direzione musicale del teatro e dell'annesso night club. 
In repertorio ci sono tutti i più famosi pezzi da ballo americani, da "Night and Day" a "Begin the Beguine", da "Blue Moon" a "Tea for Two". 
I clienti sono tutti militari, che vogliono solo dimenticare per qualche ora la guerra e la lontananza da casa.
In breve tempo Carosone riesce a farsi notare, costruendosi un invidiabile bagaglio di esperienze. 
Il 28 luglio 1946, alla fine della guerra, si imbarca su una nave greca, la Dorotea Paxos, e torna in Italia, a Brindisi, insieme con la moglie e il figlio. 
Dopo tre anni passati in piccole formazioni di orchestre da ballo tra Napoli e Roma, Carosone viene invitato a formare un trio per un nuovo locale a Napoli, lo Shaker Club. 
Agli inizi di settembre 1949 Renato ingaggia il grande chitarrista olandese Peter Van Wood, che ha introdotto, per la prima volta nella storia della musica, la pedaliera alla chitarra con i relativi effetti elettrici, e il batterista-fantasista napoletano Gegè Di Giacomo, il quale ha la faccia tosta di arrivare alle prove senza batteria, dicendo che l'aveva portata a cromare.
Carosone e Van Wood, contrariati, cominciano a dubitare della validità di Gegè, che intuisce tutto e per fugare ogni dubbio improvvisa una batteria casalinga: una sedia di legno, un vassoio, tre bicchieri di diversa grandezza e tonalità, due pioli, un fischietto.
Questa è la prima prova del Trio Carosone, che otterrà subito un clamoroso successo.
Una sera, grazie alla strana richiesta di un ricco commerciante di tessuti presente tra il pubblico, il trio esegue con ritmo più veloce il brano "Lo sceicco", creando così per caso il loro stile inconfondibile.
Tuttavia, non tutto va per il verso giusto: Carosone viene bocciato al primo provino con la Fonit e un importante impresario svizzero, titolare di una catena di locali notturni, consiglia al Trio di trovarsi “un mestiere serio” e di lasciar perdere. 
Per fortuna, però, Sergio Bruni li presenta Nino Oliviero, autore di successo, il quale ascolta i tre con interesse, li esamina e decide di scommettere su di loro, permettendogli di incidere un primo 78 giri con la Pathé, contenente "Oh! Susanna" e "Scalinatella", per duecentomila lire di compenso.
L'eco di questo successo porta il trio all'inaugurazione di un locale a Roma, l'Open Gate, e di un night a Capri, La canzone del mare.
Quando nel 1952 l'olandese Van Wood lascia il trio per trasferirsi a New York e continuare la propria carriera come solista, Carosone e Gegè ricostituiscono il gruppo, che diviene dapprima un quartetto quando entrano a farne parte, per un breve periodo, il chitarrista Elek Bacsik e il cantante Ray Martino, il quale incide sia melodie napoletane come "Luna rossa" e " 'Nu quarto 'e luna", che pezzi umoristici come "Papaveri e papere" e "Buona Pasqua".
La prima vera trasformazione avviene all'inizio del 1953 con l'entrata in scena del chitarrista Franco Cerri e del cantante Claudio Bernardini; in seguito, Piero Giorgetti entra nel complesso al posto di Claudio Bernardini, che continuerà la carriera in altre formazioni.
Il gruppo si assesta definitivamente con l'aggiunta di Alberto Pizzigoni alla chitarra e di Riccardo Rauchi ai fiati (sassofono e clarinetto).
Il 3 gennaio 1954, alle tre del pomeriggio, Carosone si presenta agli italiani attraverso la TV, che nel nostro paese ha appena quattro ore di vita, con il primo programma musicale, "L'orchestra delle quindici".
Lui e i suoi compagni sono i primi musicisti ad apparire in televisione.
Al Festival di Sanremo di quell'anno, Carosone rimane colpito dal tono funesto della canzone "...e la barca tornò sola", nell'interpretazione di Gino Latilla e di Franco Ricci. 
Pochi mesi dopo, la ripropone al pubblico televisivo in modo esilarante: è così che la tragedia marittima partorita da Fiorelli e Ruccione si trasforma in irresistibile parodia.
Il primo successo commerciale dell'artista napoletano è la mitica "Maruzzella", composta da Carosone su testo di Enzo Bonagura in quello stesso anno (sentitela, sembra arrangiata da Tom Waits!).
Inoltre pescando tra i successi della musica napoletana di quegli anni, li fa “suoi”, arrangiandoli secondo il proprio gusto.
Tra questi ci sono "Malafemmena" di Totò, "Scapricciatiello", lanciata da Aurelio Fierro e "Anema e core". 
A queste, si aggiungono "La donna riccia" di Domenico Modugno, arricchita da una serie di vocine metalliche (già presenti ne "...e la barca tornò sola"), "Eh, cumpari!", "Ufemia", "La pansè", cantata da Di Giacomo (prima posizione nei Paesi Bassi per quindici settimane), ed "Eternamente" (o "Arlecchinata"), trasposizione carosoniana del brano "Limelight", tratto dalla colonna sonora del film "Luci della ribalta" di Charlie Chaplin. 
Alcuni di questi pezzi fanno parte di "Carosello Carosone nº 1", il primo 33 giri del complesso.
Sempre di questo periodo sono anche una canzoncina ironica, " 'Stu fungo cinese", scritta in coppia con Danpa, e un pezzo strumentale, "Pianofortissimo", due brani che vengono inseriti nel secondo LP della formazione. 
Il 2 luglio del 1956 Carosone inaugurò la prima stagione estiva della Bussola a pochi giorni dall'uscita di "Carosello Carosone nº 2". 
Nello stesso anno scrive un pezzo originale intitolato "Mo' vene Natale" e va addirittura a ripescare un classico napoletano del 1888, firmato da Salvatore Di Giacomo, " 'E spingole frangese"; a questi due, affianca alla fine dello stesso anno "Io, mammeta e tu", esilarante brano di Pazzaglia e Modugno, "Giuvanne cu' 'a chitarra", lanciato da Amedeo Pariante e la trasposizione napoletana della canzone "Johnny Guitar", dall'omonimo film di Nicholas Ray.
L'ottimo successo riscosso in gennaio dalla raccolta "Carosello Carosone nº 3" convinc0se il quartetto a preparare subito il quarto album. 
Accanto a "T'è piaciuta" e a tipici motivi carosoniani come " 'O russo e 'a rossa", "Boogie woogie italiano" e "T'aspetto 'e nove", all'interno dell'album è presente la cover di "Rock Around the Clock", il brano di Bill Haley che lanciò in tutto il mondo il rock'n'roll. 
A Milano, Carosone incontra casualmente il paroliere Nisa, al secolo Nicola Salerno, durante un concorso radiofonico indetto dalla Ricordi.
Nisa e Carosone erano stati iscritti insieme al concorso da Mariano Rapetti, direttore artistico della Ricordi; Nisa presenta a Carosone i testi da musicare, uno dei quali si intitola "Tu vuò fa l'americano". 
Il pezzo ispira subito Carosone, il quale combina musica swing e jazz al pianoforte, realizzando un travolgente boogie-woogie in un solo quarto d'ora.
Nasce così una delle canzoni italiane più famose di tutti i tempi.
Da quel primo incontro nascono altri due brani leggendari: " 'O suspiro" e "Buonanotte". 
È l'inizio di una felice e prolifica collaborazione. 
In vista della prima tournée internazionale, Carosone decide di trasformare il quartetto in sestetto: oltre a Piero Giorgetti, cantante ormai più che collaudato, Carosone affianca a Gegè il chitarrista Raf Montrasio, il clarinettista Toni Grottola e il sassofonista Gianni Tozzi.
Nel 1957 nasce "Torero", il secondo maggiore successo di Nisa e Carosone.
La canzone, rimasta per due settimane al primo posto della hit parade statunitense, viene arrangiata in trentadue incisioni americane e tradotta in dodici lingue.
Il nuovo repertorio carosoniano, insieme a "Chella llà" (successone del 1956 di Marino Marini) e a "Il pericolo numero uno" (hit sanremese di Gino Latilla e Claudio Villa in duetto), va a formare il "Carosello Carosone nº 5", 33 giri edito proprio nel 1957. 
Dopo una lunga serie di concerti in Europa, il Sestetto Carosone, con l'aggiunta del bravo percussionista Aldo Pagani, sbarca a Cuba, inaugurando una memorabile tournée americana. 
Dopo Caracas e Rio de Janeiro, il 6 gennaio 1958 il gruppo di Renato Carosone approda alla Carnegie Hall di New York, sala fino ad allora riservata alla musica classica, con un'eccezione fatta soltanto per il clarinetto jazz del mitico Benny Goodman, che aveva presentato il suo quartetto nel 1938.
Nel frattempo, parallelamente a "Piccolissima serenata", " 'A sunnambula", " 'A casciaforte" e "Lazzarella" (tutte canzoni di successo provenienti dai repertori più vari, che Carosone arrangia secondo il proprio gusto), nasce un altro grande hit firmato dall'accoppiata Carosone-Nisa, "Pigliate 'na pastiglia". 
Tutti questi brani vengono inclusi nel "Carosello Carosone nº 6", che nonostante l'assenza del complesso ottiene un ottimo successo commerciale. 
A febbraio, il sestetto torna in Italia, e la volontà di bissare la riuscita del suo sesto 33 giri spinge Carosone a lavorare sodo per tutto l'anno.
Nascono altri due gioielli del repertorio carosoniano, sempre con l'apporto del solito insostituibile Nisa: " 'O sarracino" e "Caravan petrol".
Accanto a questi, il sestetto incide "Atene", " 'O mafiuso", "Giacca rossa ('e russetto)", "Tre guagliune e 'nu mandolino" (tutti firmati Nisa-Carosone) e anche "A-Tisket, A-Tasket", un successo di Ella Fitzgerald.
Dopo l'uscita di "Carosello Carosone nº 7", il nuovo disco pubblicato nel mese di novembre, Riccardo Rauchi e Toni Grottola abbandonano il sestetto, e vengono sostituiti da Sergio Lombardini e da Silvano Santorio.
In questo periodo, Carosone fonda una sua casa discografica, la Stereo, con annesso anche uno studio di registrazione a Milano in via Aurelio Saffi 11.
Nel marzo del 1959, il complesso affronta una tournée italiana, alla quale ne segue un'altra nel mese di giugno che si snoda tra il Marocco e il Medio Oriente, passando per la Tunisia, l'Egitto, il Libano e la Giordania. 
A luglio il sestetto parte per un altro giro nell'America Meridionale, con soste in Argentina, Cile, Uruguay, Perù e Brasile. 
Durante la tournée, Carosone ha il piacere di esibirsi in uno spettacolo di rivista musicale tenuto a São Paulo, insieme a Marlene Dietrich.
Il 7 settembre 1959, al culmine del successo, Renato Carosone si ritira inspiegabilmente dalle scene. 
L'annuncio viene dato durante la trasmissione televisiva "Serata di gala". 
Per gli italiani è un vero shock, non si riesce a comprendere come un musicista al massimo della fama possa abbandonare tutto senza spiegazioni. 
Alcuni settimanali scandalistici dell'epoca motivano questa decisione persino con un voto di Carosone alla Madonna, ipotesi che non si può scartare a priori, risaputo che il maestro napoletano è un noto baciapile.
Nonostante ciò, gli impegni internazionali di Carosone non si esauriscono.
Nella sua nuova formazione, accanto a Gegè e Gianni Tozzi, entrano a far parte Claudio Furlani, Roberto Abramo e Franco Motta. 
Il 1º maggio Carosone e i suoi ragazzi vengono invitati all'Ed Sullivan show, il più importante spettacolo musicale degli Stati Uniti. 
Al ritorno in Italia, Carosone si ritira con la moglie a Rota d'Imagna, in provincia di Bergamo, dove mette in piedi un piccolo studio di registrazione per dare vita a una collana musicale sotto l'etichetta discografica di nome "Lettera A". 
Nel frattempo, Gegè si lancia per un po' nell'avventura solista e si adegua persino alla nuova moda dei capelloni mettendo su una formazione beat, ma il successo non dura a lungo. 
Renato abbandona presto l'idea di fare il discografico per perfezionare lo studio della musica classica e dedicarsi alla pittura, iscrivendosi nel 1968 all'Accademia di belle arti di Brera.
Dopo ben quindici anni di astinenza dalla musica, il 9 agosto 1975 Renato Carosone torna a mostrarsi in pubblico alla Bussola di Focette, su invito di Sergio Bernardini. 
All’artista viene messa a disposizione una big band di diciannove elementi e le telecamere della Rai riprendono la serata con un'apposita trasmissione intitolata "Bentornato Carosone".
Nel 1980 Carosone fa amicizia con il giovane produttore discografico Sandrino Aquilani, che lo convince a tornare in sala d'incisione.
Così Renato registra nel 1982 l'album "Renato Carosone '82", comprendente "Io tengo n'appartamento", "Penelope e Ulisse", "C'aimma fa'?", "Improvvisamente", " 'Nu sassofono americano" e altri nuovi titoli. 
Sostenuto da musicisti come Michele Ascolese alla chitarra e Tonino Balsamo al sassofono, Carosone prosegue l'anno con un "Live in Siena". 
Il successo ottenuto convince Carosone ad attraversare nuovamente l'oceano per tornare in America.
Nel mese di settembre tiene un concerto al Madison Square Garden di New York, da dove ha inizio una nuova fortunata tournée, che lo vede prima in Canada per esibirsi con l'Orchestra Filarmonica di Toronto, poi in giro per il Sudamerica. 
Carosone chiude il decennio sul palcoscenico dell'Ariston, partecipando al Festival di Sanremo del 1989 con il brano " 'Na canzuncella doce doce", scritto per lui da Claudio Mattone. 
Il 22 marzo 1993 viene colpito da aneurisma cerebrale e viene ricoverato d'urgenza nel reparto di neurochirurgia dell'ospedale romano San Camillo, dove è sottoposto a un delicato intervento.
Tuttavia, la sua fibra gli consente di superare la malattia e di continuare a dedicarsi alla musica e alla pittura.
Il 12 gennaio 1995, in occasione del settantacinquesimo compleanno del musicista, la Rai organizza uno spettacolo al Teatro Mercadante intitolato "Tu vuò fa l'americano - Un ragazzo e un pianoforte".
Per solennizzare l'evento, dall'America giunse addirittura l'ottantaseienne vibrafonista Lionel Hampton, che con Carosone esegue "Tea for Two" e " 'O sole mio". 
In occasione della festa di Capodanno del 1998, dà il suo ultimo concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli, alla presenza di duecentomila persone.
Nel 2000 Carosone pubblica la propria autobiografia, "Un americano a Napoli", scritta in collaborazione con il giornalista Federico Vacalebre.
Nello stesso anno incide in duo con Tonino Carotone (che proprio dal musicista partenopeo trae ispirazione per il suo nome d'arte) una nuova versione di "Tu vuò fa l'americano", contenuta in "Mondo difficile", disco d'esordio del cantante basco. 
È l'ultimo brano da lui inciso prima di morire. 
Renato Carosone si spenge nel sonno alle ore 10:00 di domenica 20 maggio 2001, nella sua casa di Roma, in via Flaminia Vecchia.
Da allora siamo tutti un po' meno ammericani e tutti un po' più strunz'...

"…Tu abballe 'o roccorol
tu giochi al basebal '
ma 'e solde pe' Camel
chi te li dà? ...
La borsetta di mammà!
Tu vuò fa l' americano
mmericano! mmericano!
ma si nato in Italy!
siente a mme
non ce sta' niente a ffa
o kay, napolitan!
Tu vuò fa l' american!
Tu vuò fa l' american!..."
Renato Carosone - Tu vuò fa l'americano

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