Aspettando l’estate, col caldo ormai arrivato, niente di meglio di un po’di vecchio, sano “bunga-bunga” per lenire i bollori e resistere all’afa.
E chi meglio del leggendario HENRI PACHARD, uno dei pionieri e più prolifici registi porno della storia, per passare una serata spensierata ed eccitante davanti al video?
Ha confezionato centinaia di pellicole (chiaramente nessuna memorabile, se non per i cultori del genere) con i più grandi performer in assoluto, tra cui non potevano mancare delle glorie “nostrane” come Cicciolina, Moana e Lilli Carati, e ha vinto quasi tutti i premi che si potevano vincere nel settore.
Eppure, cari amici dei Mutzhi Mambo, ha fatto una fine triste e drammatica, distrutto da una lunga e infame malattia che ne ha minato il corpo e prosciugato le finanze.
Chiaramente il nostro Pachard non ha fatto solo dei porno, altrimenti non sarebbe qui omaggiato, ma era un personaggio davvero simpatico e soprattutto ha esordito negli anni ’60 e ’70 con la più lurida e desolante serie B, i famigerati “roughies”, film che ti vergogni veramente di aver visto ma che su di noi esercitano un fascino magnetico e irresistibile.
Attraverso la sua esperienza, si può tracciare una storia “segreta” del cinema, una storia galeotta, reietta, a basso costo ma ricca di avventura e particolari morbosi.
Una storia Pulp davvero.
Negli anni '60, Henri Pachard era ancora Ron Sullivan, ed era un giovane regista a New York che cercava di imparare a fare cinema in ogni modo possibile.
Ha fatto parte di un piccolo gruppo di registi pionieristici e rivoluzionari che hanno contribuito a creare l'industria moderna dei film per adulti.
Quando ha iniziato lui, mostrare un nudo era ancora proibito e il sesso veniva simulato.
Poi, pian piano iniziarono ad andarci sempre più pesante, a mostrare sempre di più, a spostare sempre più in là l’asticella dell’indecenza.
Erano fuorilegge, stavano infrangendo la legge e lo sapevano e non gliene fregava niente a nessuno.
Fino a quando, da simulato, il sesso diventava vero e sempre più spinto.
Poi finalmente sono arrivati i giorni “gloriosi” in cui i lungometraggi hardcore di Pachard degli anni '80 venivano girati su pellicola, proiettati nelle sale e si aggiudicavano premi.
Il suo curriculum come regista di oltre 300 film mostra l'intera gamma di prodotti estremi per l'industria cinematografica adulta, dalla produzione casalinga fetish di anni più recenti, ad alcune delle produzioni cinematografiche più acclamate dalla “critica” della fine degli anni '70 e primi anni '80.
Fu l'uscita di “Babylon Pink” nel 1979 a lanciare davvero la sua carriera. Rilasciato al culmine dell'era "porno chic", "Babylon Pink" consisteva in vignette centrate sulle fantasie dei personaggi femminili; la forza della pellicola e che “sembrava” davvero che fossero fantasie di donne!
È difficile spiegarlo ma Pachard (pur non essendo affatto femminista) riusciva quasi avere “rispetto” per le sue attrici, specie nei primi porno che ha girato.
Addirittura le sue commedie, anche se sempre “lì” andavano a parare, riuscivano veramente ad essere brillanti e spiritose.
Questo grazie alla cura e alla professionalità con cui girava i suoi film, nonostante il mercato a cui erano destinati.
Poi, chiaro, la dinamica stessa del porno richiederà sempre più crudezza, fino ad annullare la necessità di una trama, e il nostro Henry ha finito per assecondarla, anche nei suoi lati più scabrosi, soprattutto perché ormai schiavo della coca.
Ma non stiamo certo qui a giudicare nessuno…
Ronald Sullivan nasce a Kansas City, il 4 giugno del 1939.
Cresce in un quartiere bianco di classe medio-bassa con due sorelle e un fratello.
I suoi genitori sono amorevoli e la famiglia è quasi esemplare, senza conflitti, rancori o drammi particolari.
Anche l’educazione è quella tipica di un ragazzo di classe media: scuola, amici, giochi a palla per strada, e tanto, tanto cinema.
Si sposa a Kansas City e decide di andare a studiare spettacolo ma è indeciso se a New York oppure in California.
Il lancio della classica monetina decide per New York.
Nel 1962 i coniugi partono in macchina per la Grande Mela e Ronald si iscrive a corsi di recitazione e regia.
Lo stesso anno trova lavoro come custode e addetto alle pulizie in un teatro, il “Circle in the Square Theatre”: Sullivan lo considera il suo battesimo nel mondo dello spettacolo!
Viene assunto come attore in una commedia, ma odia proprio recitare.
Il suo sogno è lavorare nella regia e nella gestione della produzione.
Per cominciare, nel 1963, lavora per un regista di film “educativi" ma passa presto ai famigerati “nudie cuties”, pellicole che mostravano i primi nudi.
Come ingegnoso stratagemma per aggirare la censura (visto che in America è ancora vietato girare scene di nudo, a parte i film sui naturisti), il distributore acquista i diritti per alcuni infami e sconosciutissimi film di produzione europea che a nessuno interessa distribuire, per poi interpolarli con scene di nudo o sesso simulato, girate ad hoc da registi alle prime armi come il nostro Henri.
È una gavetta feroce, vero artigianato, i regista deve fare di tutto, dalle luci ai costumi al reclutamento del cast fino al catering...
Per questo tipo di inserti vanno bene pure attrici brutte, basta che abbiano un fisico decente e che siano disposte a mostrarlo senza problemi.
Tanto la faccia non viene mai inquadrata!
L’unica difficoltà è cercare di abbinare gli abiti o trovare parrucche simili alle acconciature delle vere attrici. Ma naturalmente del rigore filologico non importa niente a nessuno e spesso il contrasto delle scene aggiunte è macroscopico.
In questo senso, l’uso del Bianco e Nero aiuta…
Ed ecco nate le famose pellicole girate in un Vecchio Continente apparentemente più permissivo: in realtà le scene più zozze sono fieramente made in USA!
Alla fine degli anni sessanta, utilizzando il suo vero nome, Sullivan gira una serie di sei film di genere sexploitation per il mercato grindhouse.
Con la Sam Lake Enterprises di New York, dirige la sua prima pellicola, “Lust Weekend” nel 1967.
A questo, seguono gli horror “roughies” “The Bizarre Ones” (1967), e “Scare Their Pants Off” (1968), autentici “must see” del trash più pruriginoso, la commedia piccante “This Sporting Hou” (1969), con la futura stella dell'intrattenimento per adulti Jennifer Welles, il biker movie erotico “Running with the Devil” (1973), e il sexploitation “Video Vixens!” (1974), sulla scia dei capolavori di Russ Mayer.
Nel 1971 produce anche uno dei più brutti horror mai realizzati, il terribile (nel senso brutto) “Headless Eyes”, di Kent Bateman.
Ma il vero business sono le produzioni di film per il mercato 8 mm, da proiettare nel circuito dei teatrini di New York.
Le attrici si spogliano sempre più e mostrano sempre più esplicitamente la topa (“sempre più castori”, “beavers”, è l’eufemismo per indicare il pelo) mentre gli attori, timidamente, fanno mostra di “cetrioli” (“cucumbers”) sempre più rigidi.
Chiaramente, per mantenere il pubblico di affezionati segaioli, ehm, scusate, spettatori, Sullivan deve spingere sempre più il piede sull’acceleratore, passando progressivamente a mostrare prima sesso orale e poi scopate vere e proprie.
Il tutto sotto l’egida di mafiosi e organizzazioni criminali varie, che, annusato l’affare, finanziano le riprese e tutelano gli “artisti” in caso di retate o denunce.
Il primo film hardcore ufficiale di Sullivan, che per la prima volta assume lo pseudonimo di Henri Pachard, è il mitico “Mantidi in amore” (“Babylon Pink”) del 1979, un’indagine “freudiana” dei desideri inconfessabili delle casalinghe.
In realtà il nome d’arte lo aveva adottato per non essere allontanato dal suo circolo esclusivo di golf, ma dopo solo una settimana dall’uscita di “Babylon Pink” tutti sanno qual è la vera occupazione del socio.
Riceve solo gran complimenti e pacche sulle spalle.
Come dicevano i latini: “Pecunia non olet”, il denaro non puzza mai…
Da quel momento sino alla sua morte nel 2008, produce, dirige e occasionalmente interpreta centinaia di film per il mercato pornografico mainstream, fra cui “The Devil in Miss Jones 2”, “Blame it on Ginger”, con Ginger Lynn, “Le superscatenate”, con Lilli Carati, “Una Signora perbene”, con Moana Pozzi, “Glen and Glenda”, parodia-omaggio al maestro Ed Wood che nel 1953 aveva diretto “Glen or Glenda”.
Come da copione, diventa dipendente dalla cocaina ma riesce comunque a stare sulla breccia e vince numerosissimi premi per i migliori film del genere e soprattutto vede diventare il porno, da clandestino che era, un fenomeno di massa.
Gira anche numerosi film di genere bondage, soprattutto la lunga serie “Dresden Diary”, oltre che di genere fetish come “Blazing Bottoms” e “Smarty Pants!” (entrambi per la LBO Entertainment).
Il grande Pachard muore nella propria casa il 27 settembre 2008 all'età di 69 anni, dopo una lunga e dolorosa battaglia durata tre anni contro il cancro.
Nei suoi ultimi mesi di vita, persino la moglie è stata costretta a lavorare come cameraman per poter sostenere le spese mediche del marito.
Eppure di soldini ne avevano fatti!
Ma in America, si sa, sono spietati: basta ammalarsi che sei rovinato...
Onore a Henri Pachard!
“We were movie makers. We were shooting a movie. We had succeeded in our lives.
It all changed. We all have changed.
But it got us through the day. It got us through our lives.”
Henri Pachard