Il destino è strano: uno passa tutta la sua vita nel nichilismo autodistruttivo, negli abusi, negli eccessi e poi basta uno stupido incidente... Certo, se quel maledetto 4 giugno del 1990 quel cazzo di tassista parigino fosse stato più attento, probabilmente STIV BATORS, immagnifico leader dei Dead Boys e dei Lords of New Church, sarebbe ancora tra noi...probabilmente, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma non si sa in che stato! Bators ha personificato come nessuno lo spirito sadico e sacrificale che da sempre ha caratterizzato i concerti rock'n'roll, e ad esso unì un notevole talento melodico. Con lui la fiaccola degenerata consegnata dai New York Dolls passò degnamente alla generazione punk. Catapultati sulla scena di New York da una reputazione di maniaci del rock, necrofili quanto gli inglesi Damned e repellenti quanto gli Stooges, i suoi Dead Boys portarono all'estremo le direttive dei primi gruppi del CBGB's: l'hard-rock epilettico dei Ramones, il vizio trucido dei New York Dolls, la depressione esistenziale dei Television e la paranoia macabra di Richard Hell. Divennero così sinonimo di violenza allo stato brado, secondo quelli che stavano emergendo come i tratti vincenti del punk britannico. Il chitarrista, Cheetah Chrome, era l'unico vero solista del primo punk, per quanto non meno feroce e veloce dei suoi più barbari colleghi. Steven John Bator nasce a Youngstown, il 22 ottobre del 1949. Bators si appassiona giovanissimo di garage rock e proto-punk: a tutti racconta di essere stato proprio lui a dare a Iggy Pop il famoso barattolo di burro di arachidi che il cantante degli Stooges si versò addosso per poi mettersi a camminare sul pubblico durante il concerto al Rock Festival in Ohio nel 1970. Inoltre, Bators fa rapidamente amicizia coi Ramones durante la loro prima esibizione in Ohio. Nel 1975 entra brevemente nella seminale band di Cleveland, i Rocket from the Tombs, e quando si scolgono, rimane col chitarrista Gene "Cheetah Chrome" O'Connor e il batterista Johnny "Madman" Madansky per formare i Frankenstein, agganciando pure il chitarrista William "Jimmy Zero" Wilden e il bassista Jeff "Magnum" Halmagy. Sentendo che non c'era poca possibilità di sperare in una carriera musicale di successo in Ohio, Bators convince una manciata di musicisti locali (Cheetah Chrome, Jimmy Zero e il batterista Johnny Blitz) a trasferirsi a New York City nel 1976, formando i Dead Boys. Adottano il nome di "Dead Boys" ("ragazzi morti") preso da una canzone dei Rocket from the Tombs chiamata "Down In Flames". Dal repertorio del vecchio gruppo riprendono pure diversi brani della scaletta, come "Ain't It Fun", "What Love Is", "Caught With the Meat in Your Mouth" e "Sonic Reducer", la canzone che aprirà il loro disco di debutto, "Young Loud And Snotty" (1977), e che viene spesso indicata ancora oggi come uno dei classici del genere punk rock. L'anthem spavaldo di "3rd Generation Nation" suggella il loro carisma oltraggioso. Anni dopo compariranno i nastri originali di quelle sessions, con un missaggio bello crudo rifatto per l'occasione, su "Younger Louder And Snottier" (1997). I Dead Boys guadagnano velocemente notorietà in virtù delle loro scatenate ed oltraggiose esibizioni dal vivo. Fanno epoca le prestazioni grezze e provocatorie e gli atteggiamenti da malato mentale e fortemente autolesionisti di Bators come cantante, e gli assoli al fulmicotone del chitarrista Cheetah Chrome. Ormai padroni di una reputazione di deviati del rock, i quattro Dead Boys portarono all'estremo le direttive della prima ondata del punk statunitense, riassumendo in sé tutto ciò che di sguaiato e nichilista aveva da offrire la scena. Si sciolgono dopo un secondo album più "tranquillo" (le virgolette sono d'obbligo...), "We Have Come For Your CHildren" (1978), con pochi dei pezzi esplosivi che avevano dato loro la gloria (giusto la gia citata "Ain't It Fun", "Son Of Sam", e "Catholic Boy"). La Sire Records vuole infatti obbligarli a cambiare il look e il sound per addolcire un po' la loro proposta musicale e renderla più appetibile commercialmente per il pubblico americano che ancora non segue il punk. Qualche mese dopo lo scioglimento del gruppo, la band è costretta a riunirsi occasionalmente per incidere un album dal vivo e tener fede ai propri obblighi contrattuali. Per vendicarsi sull'etichetta, Stiv canta intenzionalmente fuori dal microfono, e le registrazioni non possono essere utilizzate. Quando il materiale finalmente viene pubblicato dall'etichetta Bomp! Records, Bators ri-registra le tracce vocali in studio. Esce cosi il semi-live "Night Of The Living Dead Boys." (1981), vero canto del cigno del gruppo. Terminata l'avventura dei Dead Boys, Stiv Bators registra un album solista, "Disconnected"(1980), dagli arrangiamenti orribilmente power pop, cercando di cambiare la sua immagine pubblica. Com'e facile immaginare, l'album, distribuito dalla Line Records, non riscuote particolare successo. Nel 1981, recita nella pellicola satirica diretta da John Waters, "Polyester". Deluso, Bators lascia gli States alla volta dell’Inghilterra. Qui vorrebbe subentrare a Jimmy Pursey come cantante degli Sham 69, ma riesce solo a pubblicare un album insieme ai superstiti del gruppo Oi!, dal titolo "Only Lovers Left Alive" a nome Wanderers. Il disco, dai forti contenuti politici, passa praticamente inosservato, ma proprio dalle ceneri di quel gruppo nasceranno i Lords Of The New Church, il primo vero supergruppo punk. Bators e l’ex-bassista degli Sham 69, Dave Tregunna, decidono di unire le forze con Brian James (ex-chitarrista di Damned e Tanz der Youth) e con l’ex-batterista dei Barracudas, Nick Turner. Sono praticamente tutti dei pionieri del punk, eppure hanno in testa qualcosa di diverso, molto più New wave. Praticamente una bestemmia per i loro fans della prim’ora. Che infatti se la legheranno al dito! Esce così l’album d’esordio omonimo "The Lords Of The New Church" (1982). Un disco che sposa le melodie del beat revival al morbose e lascivo rock chitarristico degli Stooges. Del repertorio fanno parte ballate melodiche grezze e sensuali come "Russian Roulette", beat nevrotici e martellanti come "Question Of Temperature", sabba lugubri e tribali come "Portobello", anthem funerei e magniloquenti come "Holy War", melodie morbide alla Doors come "Open Your Eyes" (con cadenza quasi "disco"), cupi esorcismi alla Joy Division come "Livin' On Livin' ", ma soprattutto hardcore supersonici come "Lil Boys Play With Dolls" e epilessi sguaiate come "Apocalypso". I Lords battono il ferro finché è caldo: nello stesso anno partono per il loro primo tour americano, che sarà poi immortalato attraverso una radio di Boston su "Live At The Spit" (1988). I brani del debutto vengono presentati in una versione decisamente più spoglia e cruda, con Bators nei panni di un sadico sacerdote-satiro da palcoscenico. Esibizioni leggendarie e estreme alimentano il culto della New Church: addirittura Bators, già vittima di svariati incidenti sul palco, durante una performance dei Lords rimane quasi rimasto strangolato dal filo del microfono, risultando “clinicamente morto” per alcuni minuti. I dischi successivi però attenuano parecchio l'impeto degli esordi, alternando l'atmosferica dark dance di "Dance With Me", su "Is Nothing Sacred" (1983), al trascinante boogie di "Method To My Madness", sull'album omonimo (1984). Testimonianza della verve dissacrante del supergruppo, arriva la cover che non t’aspetti: una “Like A Virgin” stravolta, che sfregia il classico dance di Madonna in una lasciva parodia horror-punk, con tanto di rutto finale. È la chicca contenuta all’interno di "The Killer Lords" (1985), raccolta che, oltre ai loro classici, include anche altre due cover: "Hey Tonight" di John Fogerty e "Lord's Prayer" dell’ex-Advert Tim Smith. Bators sbarca anche al cinema mainstream, con un piccolo ma significativo ruolo nella commedia "Teste matte" (1988) di Bill Fishman, nei panni dell’ineffabile Dick Slammer. Nel frattempo la band deve affrontare vari cambiamenti di line-up, con l’ingresso di un secondo chitarrista, Alistair Simmons, con Tregunna rimpiazzato per un breve periodo da Grant Fleming (ex-road manager degli Sham 69) e con Turner sostituito da Danny Fury. Poi, dopo il 1988, la situazione precipita. Bators subisce un infortunio alla schiena e James pubblica un’inserzione su un giornale per cercare un nuovo cantante. “Solo temporaneamente”, specifica. Ma Stiv non la prende bene. Sarà lui a pretendere di apporre la parola fine alla saga dei Lords, e nel modo più beffardo: il 2 maggio 1989 all’Astoria di Londra, nell’ultimo concerto del supergruppo, indosserà una t-shirt con un ingrandimento dell’annuncio di James! Bators cerca poi di mettere insieme una band con Dee Dee Ramone e Johnny Thunders che avrebbe dovuto chiamarsi "The Whores of Babylon" ("Le puttane di Babilonia") ma senza successo alcuno, poiché Dee Dee e Thunders litigano aspramente prima ancora di incidere una sola nota! Nel giugno 1990, Bators viene investito da un taxi a Parigi. Portato all'ospedale, il nostro si stufa di aspettare dopo diverse ore passate al pronto soccorso e, sentendosi abbastanza bene, se ne va a casa senza farsi visitare da un dottore. Muore nel sonno le sera stessa a causa delle lesioni interne riportate nell'incidente. Viene cremato e le sue ceneri sparse sulla tomba di Jim Morrison nel cimitero parigino Père-Lachaise. Caro Stiv, forse era meglio rimanere definitivamente appeso a quel microfono. Di sicuro sarebbe stato più rock'n'roll...
"… Murder takes a city's night
Feeding it's wanton flame
Come excite the streets with me
But don'tcha ask my name
Dead and alive ain't breathing I'm
Dead and alive feeling so damn
Dead and alive"
Dead Boys - Dead and Alive