Il primo amore non si scorda mai!
E, per noi che siamo cresciuti con le commedie sexy all’italiana, il primo amore è stata lei, la meravigliosa MICHELA MITI, la professoressa più arrapante di tutti i tempi!
Non aveva la personalità di una Fenech o di una Bouchet, né la porcaggine di una Carati o di una Cassini ma il sorriso malizioso della Miti (nonché il suo favoloso fondoschiena) ci ha letteralmente sbucciato le mani e offuscato la vista…
Perché i film della Fenech e Company a noi non c’è li facevano guardare, troppo zozzi, troppo da grandi, ma quelli di Pierino sì!
E noi giù di manovella!
Quando dovevano mandare una supplente, o qualche vecchia profe doveva andare in pensione, tutti speravamo che ci arrivasse una come la nostra Michela, col suo vestitino rosso, il sorriso come un bocciolo di rosa e i reggicalze a fare capolino.
Ma mai una volta ci accontentassero, mannaggia!
Ci dovevamo accontentare di accendere la TV ad ora tarda con la speranza di beccare qualche replica in seconda serata (a volume bassissimo, per non svegliare i genitori, tanto contavano le immagini…), o di imbucarci in qualche cinemino di terza visione.
Quando nella locandina c’erano dottoresse, supplenti, liceali o ripetenti, non ci facevano entrare, se c’era Pierino invece…: anche se era vietato ai quattordici non gliene fregava niente a nessuno, era un film “da ridere”.
Però noi non andavamo al cinema per ridere (o almeno, non solo…).
Alle brutte c’era qualche numero di “Blitz” o “Skorpio”, comprati rocambolescamente con la scusa dei fumetti ma in realtà consumati nelle pagine centrali dove facevano mostra di sé le grazie della nostra Michela nuda (oddio, non solo le sue!).
Diciamolo, di tutte quelle meraviglie, lei era la nostra preferita!
Fisico notevole, messo in risalto da capelli corvini, occhi penetranti e maliziosi in un volto angelico, la nostra ha avuto una carriera troppo breve per accontentare noi voyeur ma quel poco che ha mostrato (?) è bastato per farla diventare la più accreditata erede della “studentessa” Gloria Guida, anche lei specializzata in ruoli sexy per adolescenti e anche lei strappataci dalle pupille troppo, troppo presto da quel bacchettone di Johnny Dorelli (che, infame, l’ha voluta tutta per sé).
Considerando la commedia sexy un genere più affine al trash che al Pulp, dal punto di vista che strettamente interessa questo Vostro Almanacco, la Miti ha fatto pochino, giusto un erotico e un thrilleraccio di serie Z a fine carriera, ma tanto basta come pretesto per omaggiarla.
Anzi, per rammentare e omaggiare i nostri primi approcci all’(auto)erotismo.
Di cui Michela è stata il simbolo e lo stimolo massimo!
Michela Macaluso (così all’anagrafe) nasce a Roma, il 12 giugno del 1963, da padre siciliano e madre toscana.
Nel 1978, mentre è in vacanza con i genitori sulla riviera adriatica, partecipa a un concorso di bellezza e viene eletta Miss Riccione, ottenendo subito proposte per iniziare la carriera di fotomodella.
Cambia il cognome in Miti e nel 1980 viene scritturata dalla Rai per condurre la rubrica “Game” all'interno del programma televisivo pomeridiano per ragazzi “3, 2, 1... contatto!”.
Ma il flirt con la televisione per bambini dura poco: dopo aver posato senza veli nel marzo del 1981 per l'edizione italiana di “Playboy”, si fa una breve ma fulminante carriera nel filone della commedia sexy all'italiana.
Debutta nel 1981 con piccole parti nel divertente “Cornetti alla crema”, di Sergio Martino, con Lino Banfi e Edwige Fenech, e nella tremenda sceneggiata napoletana “I figli... so' pezzi 'e core”, di Alfonso Brescia, con Mario Merola.
Ma la svolta, sempre lo stesso anno è il leggendario “Pierino contro tutti”, di Mario Girolami, primo film della famigerata serie di Pierino ovvero sulle popolari barzellette e storie a proposito del giovanissimo discolo.
La professoressa supplente Rizzi, che fa girare la testa ad un allupatissimo Alvaro Vitali nella parte del monello più famoso d’Italia, è uno di quei ruoli che segnano l’immaginario collettivo di una generazione di segaioli.
Bissa l’anno successivo con “Pierino colpisce ancora”, sempre diretto da Girolami e naturalmente sempre con Vitali.
Le altre sue pellicole del 1982 sono tutte stracult: “W la foca”, di Nando Cicero, con Lory Del Santo e Bombolo, la commedia sexy più spinta e censurata, letteralmente scomparsa per due decenni a seguito del sequestro; la trashissima fiaba erotica “Biancaneve & Co.”, di Mario Bianchi, uno dei film più brutti mai realizzati, tratto dalla parodia a fumetti “Biancaneve” di Rubino Ventura e Leone Frollo; e l’irresistibile “Vieni avanti cretino”, di Luciano Salce, con uno scatenatissimo Lino Banfi.
Nel frattempo appare in diversi servizi fotografici di nudo, conquistando le copertine di riviste come “Playmen” e “Blitz”.
Nel 1983 è la fidanzata di Renato Pozzetto nel film a episodi “Questo e quello”, di Sergio Corbucci.
In seguito si sposta verso produzioni televisive (“I racconti del maresciallo”, “I ragazzi di celluloide 2”, “Sogni e bisogni”, “Quando arriva il giudice”), non riscuotendo però il successo sperato.
Ci prova pure col soft-core con “Dolce pelle di Angela” (1986), di Andrea Bianchi (fratello dell’infame Mario di “Biancaneve”), che, pur vantando un cameo di Anita Ekberg (forse passata di lì per caso…), si rivela una ciofeca con tasso erotico pari a zero: la versione che circola in Italia è molto castigata e la Miti nostra poco o niente, il minimo indispensabile.
Non le va meglio con il pessimo thriller “Delitti” (1987), di Giovanna Lenzi, supervisionato da Sergio Pastore (ma ci voleva pure il supervisore per questa cacata?), la storia di un serial killer che uccide le sue vittime a morsi di vipera (no, non stiamo scherzando…).
A suo dire ostracizzata dai produttori per essersi sempre rifiutata di girare film più espliciti, la Miti scompare dagli schermi, a parte una piccola parte nel visionario “Mortacci”, di Sergio Citti (1989).
Torna sulle scene nel 1999, in una pièce teatrale e nel film “Gialloparma”, due mattoni entrambi scritti dal suo compagno Alberto Bevilacqua.
Michela ci prova a riciclarsi come attrice “seria” ma ormai la grande popolarità che l'aveva contraddistinta nei primi anni Ottanta (addirittura le dedicavano i cori allo stadio!) è perduta per sempre.
Comincia quindi a dedicarsi alla poesia: nel 2001 pubblica la raccolta “Alchimia celeste”, cui ne segue un'altra (“L'innocenza perduta”) dieci anni dopo.
I maligni insinuano che la sua carriera letteraria sia un frutto più della sua relazione con Bevilacqua che delle sue doti letterarie, ma son maligni…
Incide inoltre qualche brano musicale, come il 45 giri “Aria di festa”, pezzo poi incluso nella raccolta “The World of Coffee Bar” (2005) della ZYX Music.
Non ce ne voglia, la nostra Miti, ma preferiamo ricordarla nei panni succinti di Biancaneve o della supplente bóna di Pierino…
Comunque con un cognome così, non poteva che essere un…Mito!
E per noi lo è stata davvero!
Tanti auguri Michela, sappi che ti ameremo per sempre!
“Allora, ragazzi, avevamo detto che avreste portato un oggetto che vi ricorda una canzone..”
...
“Ma Pierino, con una sega, quale canzone vuoi suggerire?”
“Solitudine!”
Supplente Rizzi/Michela Miti, Pierino/Alvaro Vitali – Pierino colpisce ancora