Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Chi è il più cattivo di tutti? 
Il Re dei malvagi? L’Imperatore delle carogne?
Ma naturalmente il demoniaco MALCOM MCDOWELL, a.k.a. Alex DeLarge, il protagonista del più grande inno alla violenza mai realizzato!
Il suo occhio azzurro, prima truccato e poi dilatato dalle pinze, rimarrà per sempre impresso nei nostri incubi peggiori!
“Arancia Meccanica” infatti ha segnato per sempre la carriera del grande McDowell, tanto che non è mai riuscito ad affrancarsi completamente dal suo personaggio.
Non che il nostro Malcom non sia un grande attore o che non abbia fatto altro in seguito, e pure di ganzo; anzi a dirla tutta è uno degli attori più prolifici di sempre, ha fatto veramente di tutto: film mainstream, film di serie B, serie TV, documentari e ha doppiato pure i cartoni animati.
Ma il suo ruolo di leader dei Drughi gli è rimasto appiccicato come una maschera, come un marchio di infamia.

Malcolm McDowell5
Oddio, la faccia da psicopatico ce l’ha di natura: occhi di ghiaccio, spiritati, sguardo assassino, ghigno da sadico. Diciamocelo, nessuno avrebbe potuto interpretare meglio di lui il giovane delinquente descritto nel capolavoro di Stanley Kubrick.
Uno degli attori preferiti di uno dei massimi esponenti del movimento del Free Cinema inglese, McDowell ha esordito con Ken Loach ed è poi passato sotto l'ala di Kubrick regalandoci uno dei personaggi che sono entrati di diritto nel nostro immaginario collettivo, per non parlare del suo imponente ruolo nella storia del cinema tout court. 
Poi, complice anche un film ai limiti del porno come il controverso “Caligola” che gli ha alienato Hollywood per decenni, e dei seri problemi con la bottiglia, il nostro si è un po’ perso nelle pellicole commerciali americane, tornando però in seguito prepotentemente alla ribalta come attore di culto.

Malcolm John Taylor (cosi all’anagrafe) nasce a Leeds, il 13 giugno 1943.
Cresce con i suoi genitori nello Yorkshire, poi a 11 anni viene mandato alla Cannock House School di Eltham, nel Kent.
Suo padre è padrone di un pub e, come malattia “professionale”, un alcolista cronico: fin da piccolo il povero Malcom le busca quando papà alza troppo il gomito (ovvero sempre), motivo che lo spinge a odiare entrambi i genitori.
Il padre perché lo mena, la madre perché non lo difende. 
Durante l'adolescenza, decide di andare via di casa e di tentare la strada della recitazione, pagandosi gli studi con il duro lavoro al pub dei suoi genitori.
Si iscrive alla London Academy of Music and Arts, dove si diploma, ma quando il padre, sempre più abbrutito dall’alcol, finisce in bancarotta, Malcolm si allontana definitivamente da casa, trovando lavoro come commesso viaggiatore di caffè. 
A venti anni decide di cambiare il proprio cognome in McDowell, perché in Gran Bretagna c'è già un attore di nome Malcolm Taylor.
Comincia a lavorare in televisione, con dei piccoli ruoli in serie televisive di successo come “Crossroads” (1964) e “Z Cars” (1967). 
Il suo primo ruolo sul grande schermo è nel film di Ken Loach “Poor Cow” (1967), ma la scena dove lui appare (2 minuti) viene tagliata nel montaggio. 

Malcolm Mc Dowell8Nonostante questo, Malcolm attira l'attenzione di un regista che fa parte del movimento del Free Cinema inglese: Lindsay Anderson. Sarà proprio lui a offrirgli il suo primo ruolo da protagonista nella pellicola drammatica “Se...” (1968) primo film della trilogia dedicata da Anderson al personaggio immaginario di Mick Travis, una sorta di “Candido” contestatario molto british alle prese con le idiosincrasie del suo Paese. 
Il regista ne farà suo attore feticcio dirigendolo anche negli altri due capitoli, “O Lucky Man” (1973) e “Britannia Hospital” (1982). 
Affiancato a Robert Shaw, sarà poi diretto dal grande Joseph Losey nel thriller “Caccia sadica” (1970), dove interpreta un evaso in fuga con le mani legate dietro la schiena.
L’anno successivo interpreta un paraplegico nel lacrima-movie “Luna arrabbiata”, di Bryan Forbes, poi arriva Stanley Kubrick che gli propone il ruolo di protagonista in uno dei suoi capolavori, “Arancia meccanica” (1971) segnando definitivamente la sua carriera di attore.
Il suo ruolo, naturalmente, è quello di Alex DeLarge, un giovane violento, dedito a furti, stupri e omicidi che è a capo di una banda di altrettanti ragazzi violenti e che, dopo l'ennesimo crimine, viene arrestato e condotto in carcere, dove subisce il "trattamento Ludovico” che lo ricondiziona, rendendolo incapace di fare del male (ma non più buono!).
Il film, fra polemiche e ovazioni, fra accuse di apologia fascista della violenza e strenue difese progressiste, vede Malcom dare un'enorme prova di talento, tanto da essere nominato ai Golden Globe come miglior attore protagonista in un film drammatico.
Notevole, oltre la recitazione, è l'apporto che McDowell dà alla pellicola: sua l'idea di ballare e cantare "Singin' in the Rain" durante la sequenza dello stupro.
In più, si ferisce nel corso delle riprese, rimediando una costola incrinata durante un pestaggio, rischiando un malore per aver trattenuto troppo fiato mentre gli immergono la testa nell'acqua putrida (che in realtà è brodo di carne) e soprattutto lesionandosi le cornee con il divaricatore durante la "cura Ludovico".
Il cinema mondiale gli spalanca definitivamente le porte.
Richard Lester lo affianca a Oliver Reed e Alan Bates nella commedia “Royal Flash - L'eroico fifone” (1975), Jack Gold a Christopher Pummer nel war-movie “La battaglia delle aquile” (1976), Stuart Rosenberg a Faye Dunaway e Oskar Werner nel corale “Il viaggio dei dannati” (1976), sulla vicenda del transatlantico St. Louis, e J. Lee Thompson ad Anthony Quinn e James Mason nell’action bellico “Casablanca Passage” (1979).
Per quel che riguarda la sua vita privata, sposa Margot Bennett, ma il matrimonio però non funzionerà e durerà solo 5 anni, dal 1975 al 1980.
Successivamente McDowell conosce un'altra attrice, Mary Steenburgen, che sposerà subito dopo il divorzio dalla Bennett, rendendola madre di due figli, l'attrice Lilly McDowell e il produttore e regista Charlie McDowell. 
Per sua sfortuna il nostro lavora anche in Italia nel 1977, diretto da Tinto Brass nella biografia erotica “Io, Caligola”, uno dei film più censurati della storia del cinema italiano.
È un colossal estremamente costoso, finanziato dal fondatore della rivista Penthouse, Bob Guccione, che impone di inserire scene di nudo e di sesso esplicito per pubblicizzare la sua rivista, girate con l’aiuto di Giancarlo Lui.
La sceneggiatura viene affidata allo scrittore Gore Vidal che però si dissocia.
Nel film McDowell interpreta Caligola, il folle imperatore romano che nominò senatore il suo cavallo. 
Oltre a lui nel cast figurano anche Peter O’Toole ed Helen Mirren.
Uscito nel 1979, in seguito alle controversie (tra cui quelle sulle scene pornografiche), Tinto Brass fa rimuovere il suo nome dai titoli. 
Ne vengono presentate diverse versioni, integrali e non, ma tutte montate male
Come annunciato, il film si rivela un disastro di incassi e la critica lo accoglie molto male. 
Eppure vorremmo tanto vederne una versione director’s cut perché certe cose non sono niente male, a cominciare dalla prova si McDowell...

Malcolm McDowell9Ma essere associato a un film che Hollywood considera pornografico non aiuta di certo la carriera del nostro.
Dopo “Io, Caligola”, smette di lavorare con i grandi studi dell’industria cinematografica, nonostante si sia trasferito in California.
Nel 1979 gira il bizzarro “L'uomo venuto dall'impossibile”, un film di fantascienza diretto dal regista Nicholas Meyer, in cui il nostro interpreta nientemeno che lo scrittore H.G. Welles alle prese con una macchina del tempo.
Nei primi anni ’80 diviene dipendente dalla cocaina ed ha seri problemi con l’alcol ma riesce a curarsi frequentando gli appositi corsi psicoterapeutici. 
Una volta guarito, torna a recitare ne “Il bacio della pantera” (1982) di Paul Schrader, il remake dell'omonimo horror del 1942 diretto da Jacques Tourneur, nel ruolo del fratello degenere della meravigliosa Nastassja Kinski.
Dopo ha fatto talmente tanti film che qui ci limitiamo a citare quelli che più ci interessano.
La delirante commedia sul mondo del rock “Flippaut” (1983), di Allan Arkush, con Lou Reed, Mick Jagger e Bob Dylan; il thriller “La morte avrà i suoi occhi” (1987), di Arthur Allan; il prison movie virato alla commedia “Sing Sing chiama Wall Street” (1987), di Robert Boris.
Verrà scelto da Blake Edwards per il giallo “Sunset - Intrigo a Hollywood” (1988) con Bruce Willis e da Sergio Citti per il surreale “Mortacci” (1989), accanto a Vittorio Gassman.
Sembra però non azzeccare più un successo: la fantascienza di serie B di “Moon 44” (1990), di Roland Emmerich, e di “Classe 1999” (1990), di Mark L. Lester; il pessimo thriller “In the Eye of the Snake” (1990), di Max Reid; l’horror “Pazzi” (1990), di Charles Winkler.
È nel cast del corale “I protagonisti” (1992), diretto da Robert Altman, nel ruolo di sé stesso; del post – apocalittico direct-to-video “Cyborg 3: The Recycler” (1995), di Michael Schroeder, sequel di Cyborg 2; della commedia crime “Lezioni di anatomia” (1994), di Richard Benjamin; del settimo episodio cinematografico del classico sci-fi “Star Trek – Generazioni” (1994), di David Carson; dell’horror di produzione spagnola “Incubo in corsia” (1995), di Carl Schenkel (1995); del thriller “Rivelazioni pericolose” (1994), di Richard Kletter.
Partecipa anche a due cult tratti dai comics: “Tank Girl” (1995), di Rachel Talalay, e il supertrash “Il ritorno di Kenshiro” (1995), di Tony Randel, per fortuna uscito solo nel circuito home video.
E ancora: il pessimo thriller di produzione tedesca “Venice Express” (1993), diretto dal fiorentino Carlo U. Quinterio, con Hugh Grant; il terribile sci-fi “2103: The Deadly Wake” (1996), di G. Philip Jackson; l’horror televisivo “Asylum” (1997), di James Seale; l’agghiacciante prequel di “9 settimane e ½”, “La notte dei sensi” (1998), di Alex Wright; il modesto biopic “Jack lo squartatore” (1999), di William Tannen, con Faye Dunaway; l’action “Viaggio verso la verità” (1999), di James Becket; il fantascientifico “Terminal Countdown” (1999), di Richard Pepin.
Si consola con il terzo matrimonio, quello con Kelly Kuhr, dalla quale avrà il suo ultimo figlio Beckett Taylor.
Sarà il ruolo di un vecchio gangster nell’ottimo “Gangster N°1” (2002), di Paul McGuigan, a riportarlo finalmente in auge.
Per sua stessa ammissione è uno dei ruoli migliori che ha interpretato dopo il mitico Alex DeLarge di Kubrick.
Fortunatamente però il suo nome continua a comparire in robuste pellicole di serie B, alcune assolutamente mediocri: i fantascientifici “L'ultimo guerriero” (2001), di Jean-Marie Poiré, e “The Void - Allarme nucleare” (2001), di Gilbert M. Shilton; i thriller “The Barber” (2002), di Michael Bafaro, “I'll Sleep When I'm Dead” (2003), di Mike Hodges, e “Tempo” (2003), di Eric Styles.
Poi torna a lavorare con Robert Altman in “The Company” (2003) e, dopo un cameo in “In Good Company” (2004) di Paul Weitz, si fa cannibale nel biopic “Evilenko” (2004), di David Grieco, e appare nel favoloso remake di “Halloween” di John Carpenter, firmato da Rob Zombie (2007).

Malcolm McDowell17Con Zombie lavorerà anche nel sequel del remake delle gesta di Michael Myers (2009).
Negli ultimi anni presta il suo volto a numerosi progetti di vario genere.
Ricordiamo i post-apocalittici “Doomsday - Il giorno del giudizio” (2008), del talentuoso Neil Marshall, con la magnifica Rhona Mitra, e “Codice: Genesi” (2010), dei fratelli Hughes; “Suck”, un film horror del 2009 scritto e diretto da Rob Stefaniuk, dove il nostro recita al fianco dei cantanti Alice Cooper, Iggy Pop, Henry Rollins e Alex Lifeson; il nostalgico “The Artist” (2011), di Michel Hazanavicius; gli horror cult “Excision” (2012), di Richard Bates Jr., “Antiviral” (2012), di Brandon Cronenberg, e “Silent Night” (2012), di Steven C. Miller, reboot della saga dell’orrore ambientata durante la notte di Natale.
Dei lavori televisivi non ce ne occupiamo, già ci sembra di aver citato abbastanza, a parte una menzione della divertente serie "Mozart in the Jungle"…
Malcolm è diventato nonno nel gennaio 2012 quando sua figlia Lilly ha dato alla luce una bambina.
Il 25 settembre 2012 McDowell viene ricoverato in ospedale dove ha dovuto subire un intervento chirurgico di 3 ore e mezzo ad un occhio, per un distacco della retina.
Chissà se c’entrano qualcosa le torture di Stanley Kubrick…
Ma lo ritroviamo nel 2016 di nuovo al servizio di Rob Zombie, nel discreto thriller horror "31" e l'anno successivo, in "Death Race 2050", diretto G.J. Echternkamp e prodotto da Roger Corman, reboot di quel "Anno 2000 - La corsa della morte", realizzato nel 1975 da Paul Bartel.
Tanti auguri, Malcom!
Continua così perché sei il migliore!
Dei peggiori ma sei il migliore…

“Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pete, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende "latte+", cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quel che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all'esercizio dell'amata ultraviolenza.”
Alexander DeLarge/Malcolm McDowell – Arancia Meccanica


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