Alziamo i calici, cari amici dei Mutzhi Mambo, prepariamoci ad una sbronza coi fiocchi e a ballare tutta la notte!
Perché oggi festeggiamo l’incredibile WYNONIE HARRIS, il re degli “shouters”, degli urlatori, meglio conosciuto come “Mr Blues”, uno dei papà del nostro genere preferito!
Nella noiosissima disputa su chi sia il “padre” del rock’n’roll infatti, Wynonie Harris è uno dei primi in batteria!
È il suono dell'America urbana del dopoguerra, e Wynonie aveva tutte le carte in regola per diventare una leggenda del R&B: canzoni allegre, con testi umoristici, spesso volgari e pieni di doppi sensi sconci, suond potente, voce graffiante.
E poi ritmo, ritmo, ritmo!
Amante della bottiglia, donnaiolo impenitente, carattere esuberante, modi eccentrici, Wynonie è stato una delle prime vere rock-star nel senso moderno del termine.
Quando il boss del King Records, Syd Nathan, e uno dei suoi partner andarono a trovare la loro nuova “scoperta” in un hotel di Harlem, “bussarono alla porta della sua camera d'albergo e, invitati a entrare, trovarono Wynonie sdraiato sul letto con indosso solo un paio di mutande di raso rosa, in compagnia di tre donne nude".
Oh, e la sua parola preferita era “motherfucker”…
Forse Wynonie sarebbe stato un artista molto più popolare se fosse arrivato adesso sulla scena musicale.
Pochi dischi hanno avuto un impatto sismico più forte rispetto a "Good Rockin 'Tonight", incisa da Harris nel 1948: col sax tenore di Hal "Cornbread" Singer a spingere e un backbeat martellante, il pezzo ha fornito un modello perfetto per l'imminente ascesa del rock’n’roll pochi anni dopo (e ha dato a Elvis Presley qualcosa da mettere sul lato A del suo secondo singolo per la Sun Records…).
Alla fine gli eccessi sfrenati hanno presentato il conto ad Harris, ma non prima che avesse piazzato in classifica (e nella storia) una serie impressionante di hit R&B dal 1946 al 1952.
Wynonie Harris nasce il 24 agosto del 1915, a Omaha, in Nebraska.
La madre ha soli quindici anni e non è sposata al momento della sua nascita.
La sua paternità è incerta: la moglie, Olive E. Goodlow, e la figlia Patricia Vest dichiareranno che il padre di Harris era un nativo americano di nome Blue Jay.
Conunque Wynonie cresce senza un padre fino al 1920, quando sua madre sposa Luther Harris, quindici anni più vecchio di lei.
Nel 1931, all'età di 16 anni, Harris abbandona la scuola superiore a North Omaha.
L'anno seguente, nasce la sua prima figlia, Micky, da Naomi Henderson.
Dieci mesi dopo, nasce suo figlio Wesley da Laura Devereaux.
Entrambi i bambini cresceranno con le loro rispettive madri.
Wesley da grande seguirà le orme del padre diventando il cantante dei Five Echoes e dei Sultan e in seguito cantante e chitarrista della band di Preston Love.
Harris forma un gruppo di ballo con Velda Shannon nei primi anni '30.
Si esibiscono nella fiorente comunità di intrattenimento di North Omaha e, nel 1934, sono un’attrazione fissa al Ritz Theatre.
Nel 1935, Harris, divenuto una celebrità a Omaha, è in grado di guadagnarsi da vivere come intrattenitore, pur negli abissi della Grande Depressione.
Ha 20 anni e inizia a frequentare la sedicenne Olive E. (Ollie) Goodlow, una ragazzina dello Iowa, che era andata fino alla vicina Omaha per vederlo esibirsi.
Il 20 maggio 1936, Ollie dà alla luce una figlia, Adrianne Patricia (Pattie) e l’11 dicembre si sposano.
Ollie lavora come barista e infermiera; Harris canta nei club e si dà da fare in losche occupazioni saltuarie non meglio identificate.
Nel 1940, Wynonie e Ollie si trasferiscono a Los Angeles, in California, lasciando Pattie con sua nonna a Omaha.
Il nostro è già un ballerino, batterista e cantante esperto quando arriva a LA.
Le sue principali influenze sono Big Joe Turner e Jimmy Rushing.
Trova diversi ingaggi come cantante e presentatore sulla Central Avenue, centro nevralgico della vita notturna della comunità nera.
La reputazione di Harris si diffonde rapidamente: appare a Chicago al Rhumboogie Club nel 1944 quando il capobanda Lucky Millinder lo assume come nuovo vocalist della sua band.
Con la Brass band di Millinder, lo stesso anno Harris fa il suo debutto su disco interpretando in modo chiassoso "Who Threw the Whiskey in the Well" per la Decca.
Ma a meta del ’45, Harris è già fuori dall’orchestra di Millinder e di nuovo a Los Angeles.
L'urlatore debutta come solista nel luglio del 1945 in un concerto a L.A. con un gruppo che comprende il batterista Johnny Otis, il sassofonista Teddy Edwards e il trombettista Howard McGhee.
Un mese dopo firma con l’Apollo Records, un'etichetta con cui pubblica due grandi successi nel 1946: "Wynonie's Blues" (con il sassofonista dell'Illinois Jacquet) e "Playful Baby".
Le incisioni di Harris sono esattamente nello stile emergente del jump blues che già impera nella costa occidentale; sono quello che il pubblico reclama.
Dopo qualche singolo sparso per la Hamp-Tone, la Bullet e la Aladdin (dove duella nelle due faccie del disco con il suo idolo Big Joe in una epica "Blues’ Battle"), Harris entra nel sacro roster della King Records di Cincinnati.
Poche etichette (major o indipendenti) potrebbero rivaleggiare con la produzione di King dalla fine degli anni '40 ai primi anni Sessanta: The Stanley Brothers, The Delmore Brothers, Moon Mullican, Cleanhead Vinson, Little Willie John, Freddie King, Hank Ballard, James Brown, ecc.
La King è stato un vero trampolino di lancio per la nascente carriera di Harris.
È il 1947 e le sue vendite salgono alle stelle.
Nel 1948: "Good Rockin 'Tonight"! E non c’è bisogno di aggiungere altro...
Ironia della sorte, Harris aveva scacciato il suo compositore, Roy Brown, quando per la prima volta aveva cercato di dare il pezzo al cantante; solo quando finalmente decolla la versione originale di Brown, Wynonie ne fa la sua scatenata versione.
Dopo di ciò, Harris rimane raramente assente dalle classifiche R&B per i quattro anni successivi.
I suoi pezzi sono sempre più sessualmente allusivi: "Lolly Pop Mama", “I Like My Baby's Pudding”, “Sittin on It Always”, “Keep On Churnin", “Was not That Good”, "Grandma Plays the Numbers", "All She Wants to Do Is Rock", "I want My Fanny Brown", "Sittin’ on it ever", "Good Morning Judge", "Bloodshot Eyes” (una melodia country che è stata pubblicata per la prima volta da Hank Penny) e “Lovin’ Machine", sono solo una parte delle hit piazzate da Harris fino al 1953 (13 in tutto); poi la parabola inizia a discendere…
Certamente non è colpa di Harris, la sua produzione per la King è più forte che mai sotto la supervisione di Henry Glover, ma a cambiare sono i gusti del pubblico che ormai desidera sentire altra roba, vuole Little Richard, vuole Fats Domino, vuole Bill Haley; insomma vuole il rock’n’roll vero e proprio, accelerando il declino di “Mr. Blues” che del genere è il pioniere ma ormai rappresenta il “vecchio”.
Ovviamente parte della sua decadenza se l’è autoinflitta, poiché anni di fumo, alcolici ed eccessi alla fine hanno chiesto il conto.
Un conto salato...
Sette singoli per la Atco (1956), la King (1957) e la Roulette (1960) sono solo un pallido riflesso della gloria di pochi anni prima.
I tour rallentano di conseguenza.
Nel 1963 le sue Cadillac guidate da un autista e la sontuosa dimora di New York sono ormai un lontano ricordo.
Harris torna alla L.A., pieno di debiti, arrancando ogni volta per cercare di organizzare concerti per racimolare qualche soldo.
La Chess gli concede una session per registrare tre canzoni nel 1964, ma ormai si tratta di routine di lusso.
Gestisce persino qualche taverna a New York e sulla costa occidentale (probabilmente non la migliore occupazione per un alcolizzato in piena regola)...
Una delle sue ultime esibizioni è nel 1967 all'Athlem Theater di Harlem, dove è affiancato da Big Joe Turner, T-Bone Walker, Big Mama Thornton e Jimmy Witherspoon: una formazione celestiale per i fan del jump blues.
Il cancro alla gola lo fa tacere definitivamente il 14 giugno del 1969, a Los Angeles, ponendo fine alla vita di un pioniere del rock’n’roll, un personaggio più grande della vita stessa, il cui ego corrispondeva al suo tremendo talento.
E ora alziamo ancora i bicchieri.
Perché non ci si deve stancare di festeggiare “Mr. Blues”.
Mai e poi mai!
Onore a Wynonie Harris!
“Whiskey whiskey on the shelf
You were so quiet there by yourself
Things were fine till they took you down
And opened you up and passed you round
John was the first one to pull you down
He took one drink and he started to drown
Passed you to Hazel, Jane and Jackie
Penelope got you and passed you right back
The doorbell rang and what did you see
In walks Henry, Fred and Marie
They hit you high, they hit you low
They hit you fast and they hit you slow…”
Wynonie Harris – Quiet Whiskey