Normalmente attribuire delle paternità nel mondo del cinema (e delle arti in genere) è sempre difficile: rimane sempre un po' di ambiguità su chi è venuto prima di chi....
Ebbene in questo caso non ci sono dubbi: HERSCHELL GORDON LEWIS, cari amici dei Mutzhi Mambo, è il vero papà dello splatter!
Il suo "Blood feast" del 1963, è l'antesignano del genere, il precursore dell' "interiora style"!
E questa fondamentale innovazione non la fece per velleità autoriale, la fece per una giusta motivazione: i dollari, i quattrini, i danè, gli sghei, i soldi!
L'horror, senza Herschell Gordon Lewis, avrebbe disgraziatamente fatto a meno della sua ala più estrema, quella che confina (e sconfina) con il gore.
Niente cinema grindhouse a cavallo fra gli anni '70 e '80, niente Sam Raimi, John Landis, Joe Dante, John Carpenter e Tobe Hooper.
Ma anche, per quel che ci riguarda, nessuna gloria nazionale, nessun Lucio Fulci o Dario Argento, insomma...
Senza di lui, non avremmo mai avuto nemmeno Tarantino! O Rob Zombie e Robert Rodriguez!
E nemmeno il famigerato "torture porn"!
Gordon Lewis ha anticipato ogni cosa, ha macchiato di vischioso sangue gli schermi dei drive in, dando un calcio sui testicoli a quell'America che allora era il tripudio di paure, pazzie, razzismo e dolore.
Se la sua più grande ambizione fosse stata quella di diventare celebre nel mondo, ci sarebbe riuscito.
Ma noi sappiamo che non è così: della fama non gli fregava nulla, era puramente materialista e tutto il suo cinema risplendeva per i verdoni che si intascava grazie alle sue pellicole.
L'importante era spendere poco e incassare parecchio.
Ma va bene così!
Scomparso nell'anonimato poco tempo fa, per lui non ci sono state celebrazioni, omaggi, ricordi, degni del suo leggendario ruolo di precursore.
Speriamo che questo Vostro Almanacco possa almeno in piccola parte rimediare a questo ingeneroso scandalo!
Purtoppo la maggior parte dei suoi lavori sono inediti in italia, e quei pochi ad essere usciti si sono diffusi direttamente in dvd e sono molto rari da reperire.
Speriamo che qualche coraggioso editore rimedi a questa vergognosa lacuna e renda disponobile al più presto, anche nel nostro Paese, la sua fondamentale filmografia.
Perché, a voler fare Pulp, non si finisce mai di imparare da tipi come Gordon Lewis!
Herschell Gordon Lewis nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 15 giugno del 1929 (o 1926).
Dopo aver frequentato il liceo, si laurea in giornalismo alla Northwestern University di Evanston, in Illinois.
Alcuni anni più tardi, diventa docente di inglese al Mississippi State College, occupando anche il posto di direttore della WRAC Radio di Racine, nel Wisconsin, nonché dell'emittente privata WKY-TV di Oklahoma City.
Per questi due incarichi lascia il lavoro come insegnante, occupandosi a tempo pieno di pubblicità, ramo che lo porta a trasferirsi a Chicago.
Nel contempo, sposa Joan Lewis, che lo rende padre di due bambini.
Decide di avventurarsi nel campo della produzione pubblicitaria televisiva, realizzando alcuni spot per il piccolo schermo, profumatamente pagati dalla compagnia "Alexander and Associates", anche se nel frattempo riprende anche a insegnare, trovandosi un posto come docente di corsi pubblicitari alla Roosevelt University.
Con i soldi guadagnati compra la compagnia per la quale lavora e si associa a Martin Schmidhofer, ribattezzando la "Alexander and Associates" come "Lewis and Martin Films".
Lo stare dietro la cinepresa lo porta a ideare una pellicola, autofinanziandosi.
Debutta così nella settima arte come regista cinematografico firmando con il nome di Gordon Weisenborn, il piccante "The Prime Time" (1960), che si rivela economicamente redditizio.
La trama è semplicissima e affronta la relazione fra una conturbante ragazza e un pittore psicotico e porta anche una brevissima apparizione di Karen Black.
L'incontro, l'anno successivo, con David E. Friedman, allora direttore e distributore, lo porta a replicare l'esperienza firmando "Living Venus" (1961), storia dell'ascesa/caduta di Jack Norwall, fotografo ed editore di una rivista per soli uomini.
Nonostante le due pellicole siano a basso costo, le scene di nudo gratuite e la visione di certe sequenze scabrose e immorali, valgono il prezzo del biglietto che il pubblico (soprattutto maschile) paga volentieri.
Non importa a nessuno se non c'è molta introspezione psicologica nei personaggi e se la trama non è complessa (praticamente la filosofia del porno...), e questo Lewis e Friedman lo capiscono subito!
I due costituiscono così un proficuo sodalizio professionale che vedrà Lewis come regista e Friedman come produttore.
La scelta "artistica" del genere è quella del "sexploitation", sottogenere estremo della categoria drammi che vede però una massiccia dose di sesso, trash e violenza.
Realizzano, praticamente in contemporanea coi primi esperimenti erotici di Russ Mayer, una trentina di film, fra cui la commedia sexy "The Adventures of Lucky Pierre" (1961), tre "documentari" sui campi nudisti ("Daughter of the Sun", "Nature's Playmates" e "Goldilocks and the Three Bares") e persino una parodia del loro stesso genere, "Boin-n-g" (1963), che racconta le avventure tragicomiche di un regista e un produttore che vogliono fare un film erotico, ma sono alla loro prima esperienza nel cinema.
Ovviamente questo tipo di pellicole scatenano uno scandalo a Hollywood che risponde con la censura imposta dal Codice Hays.
Molte delle loro pellicole vengono sequestrate e solo pochi "nudie cutie" (i documentari sui nudisti) potranno rimanere in circolazione: di questi solamente sette sono arrivati fino a noi.
Essendo pionieri, indipendenti, lontani da Hollywood, Lewis e Friedman non hanno certo i limiti che la Mecca del cinema impone ai suoi affiliati: cominciano perciò a pensare a qualcosa di diverso, un po’ perché il mercato del sexploitation sta diventando inflazionato, un po' per la censura, un po’ perché Lewis era rimasto folgorato dopo una notte di visioni di gangster movie dove si moriva “male”.
Decidono di cambiare genere, si trasferiscono in Florida e si danno al "gore", già sperimentato con "Scum of the Earth!" (1963), un nudie cutie considerato antesignano del genere "roughie", dove calcano la mano con la quantità di sangue e di scene violente.
Infatti, dopo le prime infime produzioni in cui mostrava donne nude col pretesto di trame inconsistenti, per attirare il pubblico più morboso e malato, Lewis prova a pigiare l'acceleratore sull'ultraviolenza.
Girato in soli quattro giorni, arriva "Blood Feast" e il cinema non sarà mai più lo stesso…
Nel pieno del periodo d'oro dell'horror gotico (e un po'ingenuo) targato Hammer, Lewis e Friedman decidono di creare un nuovo genere che vada a colpire lo spettatore nel campo in cui i classici dell'orrore tirano il freno a mano, ovvero nel mostrare il sangue in tutto il suo raccapricciante splendore.
L’horror gotico di stampo ancora romantico e vittoriano, tutto penombre e occhi sgranati, lascia spazio alle psicopatologie sadiche, coloratissime e pop, della contemporaneità; anche se un antico culto egizio è quell'espediente "exotico" ancora necessario per far digerire le orrende crudeltà presenti nel film del duo e sbattute in faccia al pubblico nordamericano.
Ma non crediate che siano solo filmetti: il successivo "2000 Maniacs" (1964) rimane un capolavoro che ha anticipato di almeno un decennio il noto (e inflazionato) topic horror basato sui gonzi di città che finiscono torturati e uccisi dai soliti bifolchi assetati di sangue e di rivalsa contro i "cittadini" presuntuosi e lascivi (basti pensare a "The Texas Chainsaw Massacre", per dirne uno...).
Poi, dopo "Color Me Blood Red" (1965), Friedman decide di dissociarsi dal suo migliore amico per delle dispute finanziarie, trasferendosi a Hollywood e continuando a produrre pellicole per conto proprio; cosa che fa pure il nostro regista, sfornando a nastro film d'orrore come "Moonshine Mountain" (1964), e "A Taste of Blood" (1967).
Risponde alla massiccia quantità di pellicole della cugina Inghilterra firmando la pellicola di fantascienza "Something Weird" (1967), poi torna al gore con "The Gruesome Twosome" (1967) e "Blast-Off-Girls" (1967).
Ci prova pure con due tentativi, privi di successo, nel campo dell'animazione per ragazzi (?) con "Jimmy the Boy Wonder" del 1966 e "The Magic Land of Mother Goose" del 1967.
Nel 1969, finalmente libero dal Codice Hayes, la sua fantasia non ha più restrizioni: può mostrare tutta l'azione, il dramma, la violenza, il disgusto possibile senza alcuna restrizione o censura, arriva così "Miss Nympher's Zap-In" (1970), "The Wizard of Gore" (1970), "This Stuff'll Kill Ya!" (1971), "Year of the Yahoo!" (1972) e "The Gore Gore Girls" (1972), pellicole dove conta piu il "quanto" che il "come"...
Inoltre, fra le sue deliranti produzioni, bisogna almeno citare lo stracult "She Devils on Wheels", le balorde avventure di una gang di biker tutta al femminile.
Lewis lascia la prima moglie per sposare l'attrice Yvonne Gilbert nel 1975; anche da lei avrà due figli, ma poi divorzierà dopo oltre dieci anni di matrimonio.
Sorprendentemente è anche grazie a Herschell che oggi noi possiamo vedere un film d'autore come "Amanti" (1968), di Vittorio De Sica, dato che il nostro ne è il produttore.
Così come è produttore e regista non accreditato di numerosi blaxploitation come "Black Love" (1972).
Parallelamente, si cimenta anche nella carriera di scrittore pubblicando ben 20 libri che trattano di economia e di relazioni pubbliche (nulla di più lontano dalle materie di cui di solito si occupa...).
Dopo essere stato anche sceneggiatore, si ritira dalla carriera di regista e si dedica al più redditizio mondo della pubblicità con la società di marketing da lui fondata Communicomp.
Ritorna alla regia nel 2002, assieme all'ex socio Friedman, per realizzare "Blood Feast 2", sequel altrettanto delirante di "Blood Feast", seguito da "The Uh-Oh Show" (2009).
Nel 2010 i registi Frank Henenlotter e Jimmy Maslon raccontano la carriera di Lewis nel documentario "Herschell Gordon Lewis: The Godfather of Gore".
Il grande Lewis si spenge ad 87anni, il 26 settembre 2016.
Con lui se n'è andato uno dei più grandi innovatori del cinema: ormai lo splatter è diventato quasi un cliché, ma quando lo faceva lui era veramente una cosa coraggiosa ed estrema.
Onore al Maestro!
Nota a margine: gli effetti (poco) speciali dei film di Gordon Lewis erano veramente "made in macelleria", luogo dove il nostro si riforniva di frattaglie e sanguinacci; oltretutto, essendo i budget delle pellicole ridotti all'osso, Herschell riutilizzava a lungo le stesse budellacce marce. Risultato: mentre giravano, gli attori erano realmente disgustati dall'odore nauseabondo delle interiora, non era necessario che fingessero. Altro che metodo Stanislavskij!
"Vedo la produzione cinematografica come un affare e mi fa pena chiunque la considera una forma d'arte."
Herschell Gordon Lewis