Essere un'icona non è facile, specie se la tua "fisicità" è particolarmente marcata, di un certo "peso", diciamo, e ti può portare naturalmente a ruoli stereotipati.
Ma non è certo il caso dell'immenso JOHN GOODMAN, sicuramente una delle nostre icone cinematografiche preferite e altrettanto sicuramente non un attore banale o stereotipato, anzi molto versatile ed eclettico.
Pochi attori infatti sanno coniugare bonarietà e violenza come il nostro John.
La sua bella facciona grassa da ex giocatore di football alcolista, cari amici dei Mutzhi Mambo, è perfetta per rappresentare il lato oscuro dei ciccioni, la malvagità e il sarcasmo che si cela sotto quintali di trippa.
È stato valorizzato soprattutto nei film dei Cohen, in ruoli indimenticabili come l'evaso in "Arizona Junior", il serial killer in "Burton Fink" e, naturalmente, il balordissimo veterano in "Il grande Lebowski"!
Ma non di soli Cohen vive il nostro Goodman, anzi!
Attore, doppiatore, presentatore, cantante, John Goodman ha messo al servizio la sua notevole mole in una miriade di progetti in cui lui fa sempre, sempre, sempre la sua porca figura, tanto da annullare i colleghi perfino quando fa da spalla.
È un attore che piano piano, senza parti apparentemente eclatanti, è riuscito ad insinuarsi nel nostro immaginario.
E ora, chi lo riuscirà mai a spostare?
John Stephen Goodman viene alla luce il 20 Giugno del 1952, a Saint Louis, nel Missouri.
ll bimbo perde il padre Leslie, stroncato da un attacco di cuore, a soli due anni.
Cresce con i fratellini Betty e Leslie Jr., sotto le amorevoli cure di mamma Virginia che sbarca il lunario lavorando come cameriera in un bar.
Diplomatosi brillantemente alla Affton High School, il giovanotto ottiene una borsa di studio per giocare a football alla Southwest Missouri State University, dove però si appassiona alla recitazione, scegliendo di laurearsi in Arti Drammatiche.
Un infortunio sarà lo spartiacque che deciderà definitivamente quale strada dovrà intraprendere...
Lascia, quindi, lo stato natale per volare a New York e tentare la carriera di attore: è il 1975.
Calca i teatri off-Broadway e i set degli spot televisivi; la sua prima esperienza nello showbiz lo vede nel ruolo di comparsa per la pubblicità della Burger King (e ci mancherebbe...).
Nel frattempo, il ragazzo si mantiene servendo ai tavoli in infimi locali dell'infuocata Hell's Kitchen.
Debutta al cinema nel 1977 con il romantico "Jailbait Babysitter" e poi tanti piccoli ruoli in film come il poliziesco "La fuga di Eddie Macon" (1983), di Jeff Kanew, la commedia "Come ti ammazzo un killer" (1983), di Michael Ritchie, il demenziale "La rivincita dei nerds" (1984), di Jeff Kanew, il drammatico "Maria's Lovers" (1984), di Andrej Končalovskij, "True Stories" (1986), di David Byrne.
La svolta nella sua carriera avviene con la chiamata dei Cohen che lo vogliono per impersonare l'evaso Gale Snoats nel fantastico "Arizona Junior" (1987), ma la popolarità la raggiunge solamente nel 1988, grazie al marito pacioccone di Rosie O'Donnell, nella sit-com "Pappa e ciccia", che gli vale sette candidature agli Emmy Awards, nonché un Golden Globe.
In seguito, viene salvato da Richard Dreyfuss in "Always - Per sempre" (1989), di Steven Spielberg, è il detective che affianca un disordinato Al Pacino coinvolto in una "Seduzione pericolosa" (1989), di Harold Becker, e siede sul trono di Buckingham Palace in "Sua maestà viene da Las Vegas" (1991), di David S. Ward.
Lavora nuovamente coi Cohen impersonato il serial killer Karl Mundt in "Burton Fink" (1991), parte che lo consacra definitivamente come attore feticcio dei due cineasti americani, e in un piccolo ruolo (sempre a nome Karl Mundt), in "Mister Hoola Hoop" (1994).
Nel 1993, Joe Dante lo sceglie per incarnare il Maestro del Terrore trash William Castle, in "Matinée", il suo splendido, personale tributo al regista e a quel tipo di cinema artigianale che non c'è più, fatto di ridicoli ma fantasiosi trucchi di bassa lega per attirare gli ingenui spettatori.
Nel medesimo periodo, Goodman indossa i panni del facoltoso fidanzato di Melanie Griffith in "Nata Ieri", di Luis Mandoki.
Ha la pessima idea di interpretare Fred Flintstone nel orrido remake filmico del cartone nell'era preistorica de "I Flintstones" (1994), di Brian Levant e quella, anche peggiore, di prendere il posto - accanto a Dan Aykroyd - che fu dell'indimenticabile John Belushi, nella leggendaria Blues Brothers Band in "Blues Brothers 2000" (1998), di John Landis, fiacco e inutile sequel del leggendario capostipite.
Potrebbero essere passi talmente falsi da risultare delle vere pietre tombali nella sua carriera, ma John si rialza lo stesso.
Poi si cala nelle vesti del poliziotto, collega di Denzel Washington, nel buon thriller "Il tocco del male" (1998) di Gregory Hoblit, ma soprattutto in quelle del bizzarro Walter Sobchak, il migliore amico de "Il grande Lebowski" (1998), capolavoro dei fratelli Cohen e ruolo della vita per il nostro John.
L'anno successivo è nel cast del controverso "Al di là della vita", di Martin Scorsese.
Nel 2000 interpreta la commedia fantascientifica "Da che pianeta vieni?", diretto da Mike Nichols, il viscido guercio Big Dan Teague nell'ennesimo capolavoro dei Cohen, "Fratello dove sei?", ed è protagonista di una propria sitcom, "Normal, Ohio", della quale viene prodotta una sola stagione, e nella quale interpreta un gay atipico che ritorna nella sua piccola cittadina natale per iniziare una nuova vita.
Nel 2004 è apparso al fianco di Jean Smart nella serie tv prodotta dalla CBS "Center of the Universe". Goodman è stato anche un popolare presentatore del celebre show comico della NBC Saturday Night Live, che ha condotto per tredici volte (e pensare che nel 1980 Goodman aveva partecipato al casting del programma per prendervi parte come comico, ma era stato rifiutato...).
Nell'ottobre del 2007 viene ricoverato in clinica per alcolismo ma lo troviamo comunue sul set del vendicativo "Death Sentence", di James Wan, e in quello della commedia apocalittica "Un'impresa da Dio", di Tom Shadyac.
L'anno successivo è nel cast di "Speed Racer", dei fratelli Wachowski e "In the Electric Mist", di Bernard Tavernier.
È strepitoso nei panni del produttore cinematografico in "The Artist" (2011), e ritorna nel 2012 nel film di Stephen Daldry tratto da Safran Foer, "Molto forte, incredibilmente vicino", e nel film di Ben Affleck "Argo", oltre a doppiare il film d'animazione "Paranorman".
Nel 2013 recita nel film da regista di George Clooney "The Monuments Men", e in quello dei Coen "A proposito di Davis".
A Natale 2015 lo troviamo in "L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo", di Jay Roach, e "Natale all'improvviso", di Jessie Nelson.
Le sue ultime apparizioni al cinema sono "10 Cloverfield Lane" (2016) di Dan Trachtenberg, "Boston - Caccia all'uomo" (2016), di Peter Berg, "Kong: Skull Island", (2017), di Jordan Vogt-Roberts e "Atomica bionda" (2017), di David Leitch, l'action "C'era una volta a Los Angeles" (2017), di Mark Cullen e Robb Cullen (2017) e il thriller sci-fi "Captive State" (2019), di Rupert Wyatt.
Risiede a New Orleans con moglie e figlia e, per ora, non da idea di volersi ritirare.
Continua così mitico John Goodman, soltanto, ci mancano un po' i tuoi ruoli estremi...
A quando il prossimo?
Tanti auguri John!
"Questo non è il Vietnam, è il bowling. Ci sono delle regole!"
Walter Sobchack/John Goodman - Il grande Lebowski