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UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Signore e Signori: JOHN LEE HOOKER!
Il suo blues sporco, ipnotico, ossessivo, maturato tra i campi di cotone e le fabbriche di Detroit, la sua voce profonda e oscura, sono quanto di più adatto ad accompagnare una sbornia cattiva, una rissa a bottigliate, una sfrenata corsa con la moto! 
E poi quelle mani sgraziate, tozze, da primate; mani preumane, cari amici dei Mutzhi Mambo, che suonavano le sei corde come fossero pecussioni... 
Era analfabeta John Lee Hooker ma ha scritto pezzi come "This is hip", "Boom Boom", "Burning hell", "One bourbon, one scotch, one beer", roba che non deve mancare in nessuna raccolta di musica alcol-oriented, roba che ha raccontato l’America in modo più profondo del più profondo dei romanzi.
Ha inciso più di 100 album, e sono famose le sue esibizioni in stile parlato e il suo boogie ostinato, ossessivo, malato, divenuti le sue caratteristiche peculiari. 
Dal punto di vista della ritmica, i suoi pezzi sono liberi, come da tradizione comune ai primi blues acustici dei musicisti provenienti dall'area del cosiddetto Delta del Mississippi. 
Dedicati a sventurate fanciulle del suo popolo o a solenni proverbi della tradizione, i suoi incalzanti boogie, narrati più che cantati, stavano a metà strada fra il talking blues e il rock'n'roll, anzi, Hooker è proprio considerato uno dei princoipali anelli di congiunzione tra i due generi.
John Lee Hooker nasce il 22 agosto 1917 nella contea di Cohaoma, nei pressi di Clarksdale, nel Mississippi, undicesimo figlio di un predicatore mezzadro.
A lui e i suoi numerosi fratelli è permesso di ascoltare unicamente canti religiosi, così il piccolo John viene precocemente influenzato dalla musica degli spirituals che ascolta alle celebrazioni nelle chiese. 
Il suo primo strumento musicale è un tubo appiccicato alla porta del fienile. 
Ha la fortuna però che la madre, nel 1921, divorzia e si mette con William Moore, un bluesman che si esibisce nelle taverne e nelle serate danzanti nei primi anni '20, e che insegna al piccolo l'Abc della chitarra.
Altre sue precoci influenze sono il mitico Blind Lemon Jefferson e Blind Blake, che spesso si recano a casa sua per jammare col patrigno. 
Nel 1931 Hooker se ne va a Memphis, dove lavora come usciere al Teatro Daisy di Beale Street. 
Si trasferisce poi a Cincinnati nel 1933 dove canta con gruppi gospel come i Big Six, i Delta Big Four e il Fairfield Four. 
La sua carriera mette le radici a Detroit alla fine degli anni '30, dove inizia a registrare alla fine degli anni '40. 
Hooker, nei suoi primi anni è esclusivamente un prolifico autore di singoli. 
Il suo primo brano, "Boogie Chillen" (1949), pubblicato sull'etichetta Modern, è una hit che vende milioni di copie e fa strage nei juke box.
Dello stesso anno lo splendido "Hobo Blues". 
"I'm in The Mood" vende un milione di copie nel 1951. 
Il mercato dei dischi blues si satura presto con il materiale di Hooker che esce per una miriade di etichette, spesso publicato (per evadere i vincoli del contratto discografico) sotto pseudonimi come Birmingham Sam, John Lee Booker, Boogie Man, John Lee Cooker, Delta John, Johnny Lee, Texas Slim e Johnny Williams. 
Il suo solo pezzo a riuscire ad entrare nella pop chart è "Boom Boom" (1962), che più tardi verrà coverizzato e reso standard dagli Animals e dagli Yardbirds. 
Nel 1959 pubblica il suo primo album per Riverside Records e debutta al Newport Folk Festival. 
Nei primi anni '60 va spesso in tour in Europa, e registra con gli inglesi Groundhogs di Tony McPhee, pionieri del blues-revival britannico e, più tardi, dell'hard rock. 
Il suo "Hooker and the Hogs" (1965), è un album fondamentale, una delle migliori sintesi di approccio "muscolare" bianco col roots blues: un gioiello immancabile in ogni collezione.
Nel 1970, Hooker si trasferisce a Oakland, in California, dove collabora con i Canned Heat per il bellissimo "Hooker 'n' Heat".
L'armonicista Charlie Musselwhite e il cantante Van Morrison si uniscono a Hooker nel 1972 per "Never Get Out of These Blues Alive".
Hooker continua ad andare in tour e a registrare per tutti gli anni '70 e '80, aprendo spesso i concerti di gruppi rock come Canned Heat e Foghat. 
Nel 1980 appare nel film “The Blues Brothers” mentre suona per strada "Boom Boom". 
La fine degli anni '80 porta un rinnovato interesse per Hooker.
I rocker britannici e americani, tra cui gli Spencer Davis, la J. Geils Band e George Thorogood, registrano le sue canzoni a manetta.
Canta nel pezzo che da il titolo all'album "The Iron Man" (1989) di Pete Townshend, un musical ispirato a un libro per bambini. 
Lo stesso anno si unisce ai Rolling Stones per i loro concerti a Atlantic City, New Jersey. 
"The Healer", il suo album del 1989, contiene ospiti come Carlos Santana, Robert Cray, Los Lobos, George Thorogood, Canned Heat e altri, e diviene il suo più grande successo commerciale. 
Hooker ottiene il suo primo Grammy per "I'm in the Mood", in duetto con Bonnie Raitt. 
Nell'ottobre del 1990 il Madison Square Garden di New York ospita un concerto omaggio alla musica di Hooker: Raitt, Joe Cocker, Huey Lewis, Ry Cooder, Gregg Allman, Willie Dixon e altri si uniscono al bluesman per la sua celebrazione.
Sempre quell'anno registra, insieme a Miles Davis, la magnifica, ipnotica colonna sonora di "The Hot Spot", il torrido noir di Dennis Hopper. 
Nel 1991, esce "Mr. Lucky", altro grande successo commerciale, sempre con ospiti di lusso come la Robert Cray Band, Keith Richards, Ry Cooder, Tom Waits, Van Morrison, Johnny Winter, Carlos Santana e altri. 
La sua "Boom Boom" ripresa nel 1992 si fa notare per il lavoro dei chitarristi Jimmie Vaughan e Albert Collins. 
All'inizio del 1995 Hooker annuncia di voler alleggerire il suo programma di tour. 
Nel 1995 esce "Chill Out", e, nel 1997 "Do not Look Back", prodotto da Van Morrison, che presenta dei preziosi duetti coi Los Lobos.
La sua prima biografia, "Boogie Man", viene pubblicata in Europa nel 1999 e in America l'anno successivo. 
Muore nel sonno il 21 giugno del 2001 a Los Altos, in California, all'età di 83 anni. 
A costo di passare per retorici, ripetitivi e melensi, non si può non ammettere che come John Lee Hooker non c'è mai stato né ci sarà nessuno. 
Ma nessuno-nessuno, eh? 
Onore al Maestro!

"…When I die, in my grave, nobody know where I'm going
Ain't no heaven, ain't no hell
When I die, nobody tell
Hey hey, hey hey
Deacon Jones, pray for me
I don't believe, I don't believe in no heaven
I don't believe in no hell
When I die, where I go, nobody know"
John Lee Hooker - Burnin' Hell

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