Esser pionieri, si sa, paga poco…
Ne sa qualcosa il bizzarro ARTHUR BROWN, il papà dello shock rock!
Anello di congiunzione tra i primi tentativi di unire la teatralità horror con il rock’n’roll fatti da Screamin’Jay Hawkins e Screaming Lord Sutch, e gli spettacoli circensi e le facce pittate di Alice Cooper e dei Kiss (per non citare tutto il carrozzone black metal, tipo Dimmu Borgir e compagnia bella…), Arthur Brown già alla fine degli anni ’60 proponeva uno show veramente unico e innovativo.
Fin dagli esordi la sua musica è andata di pari passo con le sue performance artistiche e provocatorie sul palco.
È stato il cantante di vari gruppi, in particolare The Crazy World of Arthur Brown e Kingdom Come, seguito da una variegata carriera solista e da collaborazioni con Hawkwind, The Who, Jimi Hendrix, Klaus Schulze e Frank Zappa.
Anche se Brown ha avuto un successo commerciale molto limitato, cari amici dei Mutzhi Mambo, ha avuto un'influenza incalcolabile su una vasta gamma di musicisti e artisti, grazie al suo stile vocale operistico, al suo modo di stare sul palcoscenico e alle tematiche dei suoi pezzi.
È considerato un pioniere dello shock rock e con i suoi pezzi complessi e teatrali ha prefigurato il famigerato progressive.
Il suo modo di cantare ha influenzato parecchio tutta la musica heavy metal a venire, basti il confronto impietoso con Ian Gillian dei Deep Purple, a cui potrebbe far causa per plagio…
Arthur Winton Brown nasce a Whitby, in Inghilterra, il 24 giugno del 1942.
Dopo aver frequentato la Roundhay Grammar School di Leeds, lo Yorkshire, Brown si iscrive all'Università di Londra e a quella di Reading, studiando filosofia e diritto, ma alla fine si arrende alla sua vera passione, la musica.
Forma la sua prima band, i Blues and Brown, mentre è a Reading.
Dopo un periodo in cui collabora con un certo numero di gruppi a Londra, Brown si trasferisce a Parigi nel 1966, dove approfondisce le sue abilità teatrali.
Durante questo periodo registra due canzoni per il film di Roger Vadim “La Curée”, tratto da un romanzo di Émile Zola.
Tornato a Londra nel 1967, è membro temporaneo di un gruppo londinese di R&B/soul/ska, i Ramong Sound che presto diventerà la band soul The Foundations ma nel momento in cui stanno per firmare un contratto per la Pye Records, Brown ha già lasciato il complesso.
Fonda finalmente la sua band, The Crazy World di Arthur Brown, che comprende Vincent Crane all’organo Hammond e piano, Drachen Theaker alla batteria, e Nick Greenwood al basso.
Brown si guadagna rapidamente una solida reputazione per i suoi spettacoli stravaganti, che comprendono il famoso casco di metallo acceso.
Questo si rivela un attrezzo infernale, oltre che per l’impatto scenico, proprio in senso letterale, perché causerà diversi incidenti, come durante la prima apparizione al Festival di Windsor nel 1967, dove il nostro indossa un colino in testa imbevuto di metanolo: il carburante gli cola sulla sua testa e prende fuoco!
Meno male che un tizio del pubblico interviene prontamente, spengendo le fiamme con una pinta di birra, evitando così a Brown di ustionarsi gravemente.
Ma il nostro Arthur è coraggioso (e un po’deficiente) e la testa fiammeggiante diviene quindi il suo marchio di fabbrica!
Occasionalmente si spoglia anche nudo come ha la malaugurata idea di fare esibendosi al Festival Pop 70 di Palermo, nel luglio 1970, dove viene subito arrestato e denunciato per atti osceni.
La Sicilia del 1970 non è proprio il posto ideale dove mettersi nudi sul palco…
Altro segno distintivo è il trucco estremo con cui si presenta sul palco, che verrà copiato da Alice Cooper prima e dai Kiss poi.
È anche famoso per la sua potente voce da baritono operistico e le sue grida acute in falsetto.
Nel 1968 esce l'album di debutto "The Crazy World of Arthur Brown" che diviene un successo su entrambe le sponde dell'Atlantico. Prodotto da Kit Lambert e Pete Townshend (rispettivamente il manager e il chitarrista degli Who) per la Track Records, contiene il singolo di successo, "Fire", e una splendida versione psichedelica di "I Put a Spell on You "del suo maestro Screaming Jay Hawkins.
"Fire" vende oltre un milione di copie e da allora, la sua frase di apertura, "I am the God of Hellfire", viene campionata in numerosi altri pezzii, in particolare in "The Fire" (1992) dei Prodigy.
I set sempre più eccessivi e incendiari di Brown a volte gli causano problemi, tanto che viene estromesso da un tour con Jimi Hendrix.
Certo, per l’epoca, la sua è una performance allucinante: Brown aspetta fino al tramonto prima di partire, poi si fa calare con un argano nel mezzo del palco, con indosso una tuta e un casco saldato di lamiera; parti della tutsono completamente illuminate con combustibile liquido più leggero e scintille.
Baracconate, sicuro, ma immaginate di essere a vedere un concerto del genere a fine anni’60, magari in balia di qualche additivo…
Theaker pero soffre di aviofobia e nel 1968 viene sostituito dal batterista Carl Palmer, mentre per il secondo tour americano della band, nel 1969, anche il tastierista Vincent Crane se ne va (lui invece soffre di depressione, tanto che alla fine si suicidera nel 1989), anche se presto rientra nei ranghi.
Tuttavia, Crane e Palmer alla fine se ne vanno sul serio nel giugno del 1969 per formare gli Atomic Rooster, dando così fine al progetto The Crazy World di Arthur Brown, nonostante che, forti del ritorno di Theaker, riescano a registrare un altro album nel 1969, che rimane però inedito per quasi vent'anni: “Strangelands” (1988).
Sebbene non riesca più a pubblicare un'altra registrazione di successo commerciale come "Fire", Brown continua imperterrito a lavorare con diversi musicisti su progetti chiamati Strangerands, Puddletown Express e (brevemente) con il Rustic Hinge di Captain Beefheart, prima di pubblicare tre album con la sua nuova band, i Kingdom Come nei primi anni 1970, fautori di un’avanguardistica fusione di rock ed elettronica, grazie anche al lavoro alle tastiere di Mike Harris.
I tre album dei Kingdom hanno ciascuno un carattere distintivo.
Il primo, “Galactic Zoo Dossier” (1971), un concept album molto complesso sul tema dell'umanità che vive in uno zoo ed è controllata da forze cosmiche, religiose e economiche, contiene brani di rhythm’n’blues futurista come “Space Plucks” e una jam surreale come “Gypsy Escape”.
Il secondo, omonimo, del 1972, ha come tema l'acqua, ed è musicalmente più convenzionale del primo, molto meno pesante, anche se comunque originale.
Il talentuoso Harris lascia il gruppo, e nel terzo album viene sostituito dal sintetizzatore dell’americano Victor Peraino.
Questo è un disco space rock, con Brown che utilizza una primitiva drum machine dopo aver provato una serie di batteristi che non gli piacciono.
Gli atti scenici di tutti e tre gli album sono caratterizzati da un mix selvaggio di effetti speciali, costumi drammatici e teatralità colorata, ma spesso risultano controversi.
Secondo le intenzioni di Brown, quando aveva formato i Kingdom Come, l’intenzione era quella di creare un'esperienza multimediale e la band seguirà sempre quella politica.
I concetti, la musica e la teatralità si dimostrano molto popolari nel circuito universitario, ma si rivelano poco adatti a un pubblico mainstream.
Finita l’avventura con i Kingdom Come, Brown pubblicherà diversi album da solista, dischi sempre più sperimentali ed elettronici: “Dance” (1975), “Faster Than The Speed Of Light” (1976), “Chisholm In My Bosom” (1977),
Nel 1975 appare nel film degli Who “Tommy”, nella parte del Prete; più tardi nello stesso anno contribuisce alla canzone "The Tell-Tale Heart" nel concept album “Poes of Mystery and Imagination” degli Alan Parsons Project.
Nel 1979 e nel 1980 collabora con il musicista elettronico tedesco Klaus Schulze.
Negli anni '80, Brown si trasferisce ad Austin, in Texas, dove consegue un master come Counselor ..
Lì registra due album solisti, “Requiem” (1982) e “Speak No Tech” (1983), dedicati alle cause ecologiche che gli stanno particolarmente a cuore.
Ma per sbarcare il lunario, insieme all'ex batterista dei Mothers of Invention di Frank Zappa, Jimmy Carl Black, si reinventa imbianchino e falegname per alcuni anni; con lui pubblica anche un album, “Brown, Black & Blue”, nel 1988.
Nel 1992 Brown, insieme al suo consigliere Jim Maxwell fondano il metodo “Healing Songs Therapy”, in cui Arthur compone una canzone per ogni cliente, basata sul loro stato d’animo.
Brown torna in Inghilterra nel 1996.
Nel 1997 ri-registra "Fire" con la band tedesca Die Krupps, mentre nel 1998 legge dei passi di tre poesie di William Blake, nell'album “The Chemical Wedding” di Bruce Dickinson, e appare nelle vesti di Satana nel video musicale di "Killing Floor”, sempre tratta dal disco di Dickinson.
È il narratore della performance live dei Pretty Things del loro album “S.Fr. Sorrow”, presso gli Abbey Road Studios nel 1998.
Un ulteriore cambiamento di direzione musicale si verifica quando forma una band acustica e va in tour con Tim Rose nel 1999.
A questo gruppo si aggiunge poi Stan Adler (violoncello e basso) e Malcolm Mortimore (percussioni) e prodocono l'album “Tantric Lover” (2000).
Tuttavia, la formazione non dura, e Brown crea una nuova band insieme al chitarrista Rikki Patten e al polistrumentista Nick Pynn.
Con questo gruppo, nel 2002, viene invitato a fare da supporto a Robert Plant per il suo Dreamland Tour.
Nel 2003, Brown pubblica “Vampire Suite” (2003), un album con Josh Philips e Mark Brzezicki della band Big Country, pubblicato su Ian Grant's Track Records; sempre in questo periodo, viene ristampato il suo catalogo dalla Sanctuary Records.
Arthur riunisce i membri sopravvissuti dei Kingdom Come (ad eccezione di Des Fisher) nel 2005, per un unico concerto all’Astoria di Londra, eseguendo materiale dall'album “Galactic Zoo Dossier”, con il bis di "Spirit of Joy".
Questo spettacolo fa vincere al nostro il premio "Showman of the Year" dalla rivista Classic Rock.
Nel 2007, Brown e Pynn pubblicano “Voice of Love” sull'etichetta discografica di Côte Basque, con una serie di registrazioni originali.
Nell'agosto del 2007, durante un concerto a Lewes, nel Sussex, Brown riesce nuovamente ad incendiarsi i capelli. Mentre cerca di spegnere le fiamme, anche Phil Rhodes, un membro della band, prende fuoco: il concerto comunque prosegue dopo che il fuoco verrà spento?
Nel 2012, Brown e Rick Patten, insieme al comico Matt Howarth, pubblicano “The Magic Hat”, una curiosa avventura multimediale in cui l’elmo fiammeggiante la fa da padrone.
Nel 2013, come risultato di un tour di successo, su Pledgemusic pubblica l'album "Zim Zam Zim".
E un personaggio bizzarro, originale, unico, il nostro Atrhur, e ciò che ha fatto non incontra pienamente i nostri gusti.
Ma provateci pensare a gente come Marilyn Manson o gli Slipnknot senza che lui avesse aperto la via.
È un pioniere, un avventuriero della musica, come Davy Crockett, come il Dottor Livingstone, e come tale va celebrato!
Gusti o non gusti!
Tanti auguri Maestro!
“I am the god of hell fire, and I bring you!
Fire, I'll take you to burn.
Fire, I'll take you to learn.
I'll see you burn!
You've fought hard and you saved and earned,
but all of it's going to burn.
And your mind, your tiny mind,
you know you've really been so blind.
Now's your time, burn your mind,
You're falling far too far behind.
Oh no, oh no, oh no, you're gonna burn!
Fire, to destroy all you've done.
Fire, to end all you've become.
I'll feel you burn!...”
The Crazy World of Arthur Brown - Fire