Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Uno dei maggiori registi americani: questo è stato SIDNEY LUMET! 
Di solito ciò non rappresenterebbe proprio un bel lasciapassare per questa rubrica (in generale ci piacciono robe un po’ più sotterranee…) ma, fra diverse pellicole inutili zeppe di star strapagate, il nostro Lumet ha confezionato alcuni capolavori imprescindibili! 
Oltretutto, cari amici dei Mutzhi Mambo, odiava Hollywood ed era odiato da Hollywood (lo dimostra il fatto che l'unico Oscar che ha preso, lo ha preso alla carriera...), e questo invece è un ottimo lasciapassare per questo Vostro Almanacco!
Vero maestro del cinema, con una grande conoscenza tecnica e un’eccezionale abilità a ottenere dai suoi attori prestazioni di prima classe, classificato fra le "simpatiche canaglie" del cinema statunitense, Lumet è stato il capofila del cosidetto legal thriller, pellicole per lo più ambientate in aule di tribunale dove il "bene", di solito, vince su un "male" apparentemente invincibile. 
Ma è stato anche il cantore della crisi degli ideali americani degli anni'70 e del ribaltamento dei ruoli etici negli anni'80. 
Nella sua lunga e composita carriera ha offerto micidiali bordate agli eterni totem statunitensi (la mascolinità, il manicheismo forzato, il successo a tutti i costi, il denaro) mostrando nei loro retroscena ciò che non dovrebbe mai venire a galla: i fantasmi, i complessi di colpa, le insufficienze, le insoddisfazioni, l'irresponsabilità, il vizio e la violenza.
Un'America molto meno pulita e integra di quella che ci viene mostrata di solito. 
Il suo cinema è un cinema a sfondo morale, dalla confezione esteticamente "perfetta" (con tutto quel che di negativo può associarsi a questo termine!), confermandosi di film in film come autore di pellicole spettacolari, nonostante qualche volta i suoi film non siano pienamente riusciti. 
Non è stato un regista "cult", di quelli che hanno osato andare a testa bassa contro gli stereotipi e sovvertire totalmente le regole, ma è stato un grande regista capace, a volte, di virare verso delle deviazioni narrative che non ci saremmo mai aspettati e che ha saputo evidenziare come nessuno (forse proprio per la sua capacità di essere comunque mainstream) i limiti della società a stelle e strisce! 
Cominciando dallo splendido debutto, "La parola ai giurati", claustrofobica e angosciante cronaca di una riunione per giudicare un imputato, modello di innumerevoli legal drama nonché di serratissime guerre di nervi in ambienti ristretti. E finendo con lo splendido epitaffio, un capolavoro di cinismo come "Onora il Padre e la Madre", spietato noir familiare, che non ci lascia certo ben sperare sul destino morale dell'umanita!
Sidney Arthur Lumet nasce a Filadelfia, il 25 giugno del 1924, figlio dell'attore Baruch Lumet e della ballerina Eugenia Wermus, ambedue ebrei, attivi da molti anni allo Yiddish Art Theatre di New York, ove lo stesso Sidney esordisce in qualità di attore all'età di quattro anni.
Studia alla Professional Children School e dal 1939 partecipa a diversi spettacoli teatrali. 
Il debutto come attore cinematografico è invece con "Quartiere maledetto", pellicola di propaganda bellica del 1939 di Dudley Murphy, che però segna un triste presagio nella sua vita. Infatti, nel 1942, interrompe gli studi universitari alla Columbia University per andare in guerra. 
Una guerra che lo vede tornare solo nel 1946 in America.
Non reciterà mai più da quel momento, eccezione fatta per "The Manchurian Candidate" (2004) di Jonathan Demme con Denzel Washington. 
Lasciato per sempre il mondo della recitazione, si reinventa regista televisivo, dirigendo la serie tv "Studio One" (1948), cui parteciparono anche Yul Brynner (ma solo come regista di qualche episodio), Charlton Heston e Leslie Nielsen. 
Nel frattempo, sposa l'attrice Rita Gam che sarà solo la prima delle sue molte mogli. 
Procede invece a gonfie vele il suo lavoro di regista televisivo: da "Crime Photograpgher" (1951) a "CBS Television Workshop" (1952, che vide la partecipazione di grandi stelle come James Dean, Audrey Hepburn, Boris Karloff e Grace Kelly), da "The United States Steel Hour" (1955) con Patty Duke e Gene Hackman, a "The Alcoa Hour" (1956) con Jason Robards, Melvyn Douglas, Anne Bancroft, Lloyd Bridges, Walter Matthau e Rip Torn, fino a "Goodyear Television Playhouse" (1956) che ha nel cast Matthau, Leslie Nielsen, Eileen Heckart e Roddy McDowall. 
All'età di trentatré anni debutta come regista cinematografico con il bellissimo e innovativo "La parola ai giurati" (1957) interpretato dall'amico Henry Fonda, con cui girerà altri quattro film.
La pellicola affronta i temi del razzismo e la violazione dei diritti civili, riprendendo il serrato dibattito in una claustrofobica stanza dove dei giurati devono emettere un verdetto. 
Capolavoro di tensione con una sceneggiatura serratissima, ottiene numerosi riconoscimenti tra cui l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e frutta al regista anche una nomination all'Oscar, lanciandolo da subito nel novero dei registi da tenere d'occhio. 
Seguiranno poi a ruota le commedie "Fascino del palcoscenico" (1958) sempre con Fonda e tratto dal testo teatrale "Morning Glory" di Zoe Akins, "Quel tipo di donna" (1959) con Sophia Loren e il bellissimo "Pelle di serpente" (1959), tratto da un dramma di Tennesse Williams, con Anna Magnani e Marlon Brando. 
Poi torna per brevissimo tempo alla televisione con la regia di due episodi di "Playhouse 90" con Peter Lorre, James Mason e Boris Karloff, ma soprattutto due puntate di "Sunday Showcase" (1960) che raccontano la storia di Sacco e Vanzetti e che gli permettono di essere nominato agli Emmy Award per la regia. 
Dopo aver diretto Robert Redford nel film per la tv "The Iceman Cometh" (1960), è il regista del dramma di Eugene O'Neill "Il lungo viaggio verso la notte" (1962) che mette in scena con Katharine Hepburn, seguito dal film fantastico "A prova di errore" (1964) dove ritrova Fonda, ma anche il buon vecchio Matthau; "L'uomo del banco dei pegni" (1965) con Rod Steiger che gli permetterà di ricevere il premio FIPRESCI; il film di denuncia "La collina del disonore" (1965) con Sean Connery, liberamente tratto da una commedia di Ray Rigby e R.S. Allen, e "Chiamata per il morto" (1966) dall'omonimo romanzo di John Le Carré con James Mason. 
I suoi film riscuotono molto successo anche per l'abilità dimostrata nel dirigere grandi star come Sophia Loren, Anna Magnani, Marlon Brando, Katharine Hepburn, Ralph Richardson, Henry Fonda, Rod Steiger, Sean Connery. 
Con l'arrivo degli Anni Sessanta, la sagacia di Lumet si fa più affilata a partire dal drammatico "Spirale d'odio" (1972), ancora con Mason, seguito dal serratissimo heist movie, "Rapina record a New York" (1972) con Connery e Christopher Walken e dal thriller "Riflessi in uno specchio scuro" (1973) sempre con Connery. 
Chiaramente lo ricordiamo soprattutto per i suoi due capolavori degli anni settanta: "Quel pomeriggio di un giorno da cani" (1975) cronaca (vera) di una rapina andata a puttane, e soprattutto "Serpico" (1973), il ritratto bello trucido e realistico di un poliziotto sfigato che, oltre a lanciare nell'empireo degli attori Al Pacino, sdogana il turpiloquio nel cinema. 
Ma i Settanta di Lumet sono anche il drammatico "Lovin' Molly" (1974), "Assassinio sull'Orient-Express" (1974), che rilancia, con un cast stellare, il giallo deduttivo di Agatha Christie; l'inquietante "Quinto potere" (1976), sul potere distortivo dei mass media, e il bizzarro musical "The Wiz" (1978), basato sulla storia de "Il meraviglioso mago di Oz" in chiave moderna e urbana, interpretato da Diana Ross e Michael Jackson. 
Il film è la trasposizione cinematografica dell'omonimo musical di Broadway del 1975. 
Gli anni '80 iniziano con l'aspro "Il Principe della Città" (1981), la storia del detective della squadra narcotici, apparentemente un onesto ed efficiente poliziotto, in realtà un corrotto che accetta di collaborare con la giustizia. 
"Trappola mortale", (1982) è un thriller tratto dall'omonimo testo teatrale di Ira Levin del 1978, con Michael Caine e Christopher Reeves.
Torna al dramma giudiziario all'insegna del disincanto con "Il verdetto" (1982), sceneggiato da David Mamet sulla base dell'omonimo romanzo di Barry Reed, centrato sulla figura crepuscolare dell'avvocato (interpretato da un immenso Paul Newman) anziché sui consueti meccanismi processuali. 
Dell'anno successivo è "Daniel" (1983), basato sulla vita di Julius ed Ethel Rosenberg, accusati, negli anni della guerra fredda, di cospirazione attraverso lo spionaggio e incriminati per aver passato ad agenti sovietici dei segreti sulle armi nucleari. 
Nel 1986 gira il loffio "Power", con Richard Gere, e il noir "Il mattino dopo", con Jane Fonda. 
Dell'88 è il drammatico "Vivere in fuga", col compianto River Phoenix, mentre dell'anno successivo è la commedia a sfondo criminale, "Sono affari di famiglia", con Sean Connery, Dustin Hoffman e Matthew Broderick. 
Il bellissimo "Terzo grado" (1990) è un sottovalutatissimo hard boiled con un fetentissimo (e bravissimo) Nick Nolte nella parte di un ispettore di polizia ipermarcio. 
Negli anni '90 la stella di Lumet si appanna parecchio e sembra non azzeccare piu un film. 
Tra gli insuccessi del periodo si segnala "Gloria" (1999), inutile remake dell'omonimo film di John Cassavetes, con un'inadeguata Sharon Stone nel ruolo che fu della magnifica Gena Rowlands. 
Dopo un silenzio durato sette anni, Lumet torna alla regia con il divertente "Prova a incastrarmi" (2006), basato sul più lungo processo per mafia della storia americana, interpretato da un simpatico Vin Diesel e soprattutto col meraviglioso "Onora il padre e la madre" (2007), degno ultimo film di tanto regista, un cinico e grottesco noir che fotografa senza sconti i mali della middle class americana, interpretato da Ethan Hawke e uno strepitoso Philip Seymour Hoffman. 
Il titolo originale, "Before the Devil Knows You're Dead" ("Prima che il diavolo sappia che sei morto") , rende meglio il tono sarcastico e nichilista del film... 
Alla fine anche Lumet si è arreso: l'uomo è veramente troppo cattivo, inutile sperare in un finale positivo... 
Il maestro muore nella sua amata New York a 86 anni, il 9 aprile del 2011. 
Sarà stato pure un artigiano di lusso...ne facessero ancora di artigiani così! 
Onore a Sidney Lumet!

"[Ricevendo un'onorificenza mentre è ricoverato] E questa a chi va? Al poliziotto onesto? O al povero fesso che s'è fatto sparare in faccia? Se la mettano in culo, glielo dica pure."
Frank Serpico/Al Pacino - Serpico

Almanacco Pulp dei Mutzhi Mambo

  • Sydney Lumet

    Informazioni
    25 Giugno
    Uno dei maggiori registi americani: questo è stato SIDNEY LUMET!  Di solito ciò non rappresenterebbe proprio un bel lasciapassare per questa rubrica (in generale ci piacciono robe un po’ più... Sydney Lumet
  • Bruno Marraffa

    Bruno Marraffa

    Informazioni
    25 Giugno
    Il disegnatore più “trucido” del fumetto italiano? Presto detto, cari amici dei Mutzhi Mambo, si tratta del lurido BRUNO MARRAFFA, detto "l'implacabile", la "china" piu sporca del West!  Illustratore e... Bruno Marraffa
  • Eli Wallach

    Eli Wallach

    Informazioni
    24 Giugno
    Oggi a Firenze (la nostra città) si festeggia il patrono San Giovanni con i tradizionali fuochi d'artificio, detti "i'fohi". Ecco, in realtà oggi "i'fohi" dovrebbero essere esplosi per festeggiare... Eli Wallach
  • Arthur Brown

    Informazioni
    24 Giugno
    Esser pionieri, si sa, paga poco… Ne sa qualcosa il bizzarro ARTHUR BROWN, il papà dello shock rock! Anello di congiunzione tra i primi tentativi di unire la teatralità horror con il rock’n’roll... Arthur Brown