Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Se non avete mai pomiciato con un pezzo del sensuale CHRIS ISAAK in sottofondo, cari amici dei Mutzhi Mambo, le cose sono due: o siete fuori quota (troppo giovani o troppo vecchi) o siete un po’ sfigati...
A parte gli scherzi, Chris Isaak è il miglior fornitore di colonne sonore perfette per un imbrocco galante come per un incontro zozzo: non si può resistere alle sue romantiche melodie riverberate, alla sua voce di velluto, alle rarefatte atmosfere fifties dei suoi pezzi, che sembrano uscire da un juke box di un locale in chiusura.
Sinceramente spesso fa roba un po’ troppo patinata, un po’ da spot con le modelle fighe, ma quando ci azzecca col mood giusto non ce n’è per nessuno: la trombata è assicurata!
Definito l’ “erede” di Roy Orbison (eeeehhh, non esageriamo, via!), Chris Isaak ama palesemente il rockabilly e il country del Sun Studios. 
In particolare, trasferisce la malinconia travolgente dei migliori brani di Roy Orbison al più crudo suono rootsy della Sun, con una conseguente stilizzazione del rock’n’roll e del surf anni '50 e '60, anche nel look e nel modo di approcciare il pubblico.
Quasi un volersi porre come un novello Teenage – Idol a “la” Ricky Nelson ma con una sensualità più adulta, drammatica, da crooner. 
Famoso per il suo appassionato slancio in falsetto e per il sound ultra-riverberato, Chris è stato strettamente associato al regista David Lynch, che ha trovato la sua musica così onirica, rarefatta, ultraromantica perfetta per i suoi film visionari e gli ha dato un ruolo importante in “Twin Peaks: Fire Walk with Me”.
Le canzoni di Isaak generalmente si concentrano su temi strappalacrime (e strappamutande…) come l’amore appassionato, la perdita dell’amore e la sofferenza per la perdita dell’amore.
Du’palle, verrebbe da dire, ma Chris riesce a risultare credibile e a mitigare la melensaggine della sua poetica, grazie al suo talento e al suo innegabile carisma.
Dopotutto una carriera durata quattro decenni, in cui ha accumulato un totale di dodici album in studio e numerosi premi e tour, dimostra che non è un artista da una botta e via.
Christopher Joseph Isaak nasce a Stockton, in California, il 26 giugno del 1956, figlio di Dorothy Vignolo, un’operaia di una fabbrica di patatine fritte di origini italiane, e Joe Isaak, un autista di carrelli elevatori di origini germaniche.
Chris frequenta la scuola di Amos Alonzo Stagg a North Stockton, diplomandosi nel 1974.
È uno studente molto popolare tanto da rimanere capoclasse per tre anni, fino ad essere eletto presidente del corpo studentesco nel suo ultimo anno.
Successivamente frequenta un college locale, il San Joaquin Delta Community College, prima di trasferirsi all'Università del Pacifico, laureandosi in inglese e in arti della comunicazione nel 1981. 
Se ne va pure in Giappone per un programma di scambio.
Dopo essersi diplomato, Isaak mette insieme il suo primo gruppo rockabilly, i Silvertone, con il bravo James Calvin Wilsey (proveniente dalla punk band The Avengers) alla chitarra, Rowland Salley al basso e Kenney Dale Johnson alla batteria, band che, cosa rara, rimarrà con Isaak permanentemente come sua band di supporto.
Pubblica il suo primo album, “Silvertone”, per la Warner Bros. nel 1985.
Viene accolto molto bene dalla critica ma non vende un cazzo.
Gran parte dei brani sono odi alla solitudine, suppliche spiritual come “Talk To Me” e “The Lonely Ones”; i valzer “Western Stars” e “Funeral In The Rain” sono belli desertici ma “Voodoo” è trascinata da un ritmo alla Bo Diddley e da uno shout alla Howling Wolf.
E così il battito country trascinante di “Gone Ridin' “, finisce per trovare similitudini con il southern gothic dei Gun Club. 
Nonostante l’insuccesso, due pezzi, "Gone Ridin' “ e "Livin' for Your Lover”, finiscono nella colonna sonora del cult di David Lynch, “Blue Velvet”.
Due anni dopo, pubblica l'omonimo “Chris Isaak” che entra finalmente in classifica.
Questa volta per la copertina si affida ad uno scatto del fotografo di moda Bruce Weber.
Il disco è pervaso da un solenne senso di perenne nostalgia e gli arrangiamenti sono molto curati, al limite del lezioso. 
Accompagnano il suo sconsolato lamento prima i rintocchi sinistri di palude di “You Owe Me Some Kind Of Love”, poi il delicato jingle-jangle di “Fade Away”, poi lo smilzo blues-rock di “Wild Love”, il country di “You Took My Heart”, e persino i passi di flamenco di “Lovers Game”.
Il contrasto fra la malinconia cosmica dei testi e gli arrangiamenti curatissimi culmina in canzoni formalmente impeccabili come “Blue Hotel”, nella quale sembra di ascoltare Roy Orbison che canta in un complessino surf da spiaggia. 
Isaak trova insomma un equilibrio improbabile fra la depressione nevrotica dei suoi testi e i paesaggi da sogno che la sua musica rievoca. 
Dopo l’uscita dell’album, il cantante inizia una carriera da attore con una piccola parte nel film del 1988 di Jonathan Demme, “Una Vedova Allegra…ma non troppo”; in seguito avrà dei ruoli in pellicole come “Cuore Selvaggio” (1991) di David Lynch, “Il Silenzio degli innocenti” (1992), sempre di Demme, Grace of My Heart (1996), di Allison Anders, “That Thing You Do!” (1996), di Tom Hanks, “A Dirty Shame” (2004), di John Waters, e “The Informers - Vite oltre il limite” (2008), di Gregor Jordan, oltre a recitare nella propria serie di commedie per la rete via cavo Showtime.
Per il suo ruolo ne “Il Piccolo Buddha” (1993), di Bernardo Bertolucci, si becca pure un Razze Award come peggior attore non protagonista.
Pubblicato nel 1989, il suo terzo album “Heart Shaped World” inizialmente vende pochino ma sfonda in classifica nel 1990, quando il singolo "Wicked Game" viene inserito nella colonna sonora di “Cuore Selvaggio” di David Lynch. 
Sarà il suo più grande successo commerciale anche se il disco, nel suo complesso, è più debole dei precedenti.
“San Francisco Days” (1993) rimane sulla falsariga del precedente, anch’esso un po’ troppo “finto”.
Si notano il frizzante rockabilly di “I Want Your Love”, la languida cantilena hawaiana di “Except The New Girl”, il rock’n’roll di “Lonely With A Broken Heart”, il blues indemoniato alla Slim Harpo di “Round And Round”.
Dopo questo disco Wesley abbandonerà i Silvertone, rimpiazzato alla chitarra da Jeff Watson e poi da Hershel Yatovitz.
Anche “Forever Blue” (1995) batte le medesime piste, ma qui Chris trova forse l'equilibrio giusto fra un sound molto più potente e moderno e tematiche molto personali (in questo caso una vera e propria ossessione per la perdita della sua ragazza).
“Things Go Wrong” (Orbison) e “There She Goes” (Presley) sono i tributi ai suoi idoli del passato, ma “Baby Did A Bad Bad Thing” è un incalzante boogie alla John Lee Hooker (e diventerà celeberrimo dopo che Kubrick lo sceglie per la colonna sonora di “Eyes Wide Shout” nel 1999), “Somebody's Crying” è una ballad degna di Gordon Lightfoot, e il disco vira al garage con la marziale “Go Walking Down There”, grazie all’organo e al riff distorto.
Nel 1996, Isaak pubblica “The Baja Sessions”, registrato interamente in una spiaggia messicana, con l'obiettivo esplicito di comporre la colonna sonora ideale per rimorchiare, mentre nel 1998 esce “Speak of the Devil”, in cui comincia a ripetere un po’ il suo cliché. 
Si salvano le presleyane “Please”, “Don't Get Down On Yourself”, “Black Flowers”, e il surf strumentale “Super Magic 2000”.
Sono anni di tournée frenetiche, in cui Isaak si cimenta anche nella conduzione di uno show televisivo (“The Chris Isaak Show) e questo influenzera negativamente la sua ispirazione, tanto che “Always Got Tonight” (2002) sembra un disco fatto da una tribute band di Chris Isaak…
Addirittura nel 2004 pubblica un disco natalizio, “Christmas”…
Vabbé…
“Mr. Lucky” (2009), è il suo primo album in sette anni, ma il tempo passato non aiuta certo lo svecchiamento del repertorio. 
Il disco più che altro gli serve da lancio dello spettacolo del 2009, “The Chris Isaak Hour” su Biography Channel.
Un anno dopo pubblica l'album del concerto Live at the Fillmore.
Nel 2011, Isaak rende un sentito omaggio al classico rockabilly degli anni '50 e alla musica country prodotta dal leggendario Sam Phillips della Sun Records di Memphis con il suo album “Beyond the Sun”. 
Registrato proprio ai Sun Studios, Isaak incide pezzi originariamente registrati da artisti come Elvis Presley, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins e altri.
Nel 2015 un passo falso: Isaak diventa giudice (aaaargh!!!) nella settima stagione di The X Factor Australia; contemporaneamente torna con il suo tredicesimo album, “First Comes the Night”, registrato a Nashville con il produttore di lunga data Mark Needham, in “perfetto” stile Isaak, che in questo caso è un complimento.
Caro Chris continua così a farci sognare (e a farci scopare…) ma X-Factor, per favore, anche no!
Tanti auguri, romanticone!

“You ever love someone so much you thought your little heart was gonna break in two?
I didn't think so
You ever tried with all your heart and soul to get you lover back to you?
I want to hope so
You ever pray with all your heart and soul just to watch her walk away?
Baby did a bad bad thing
Baby did a bad bad thing
Baby did a bad bad thing
Feel like crying
Feel like crying…”
Chris Isaak - Baby did a bad bad thing

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