Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Prima di essere scambiati definitivamente per delle bestie ignoranti, è giunto il momento di tornare ad occuparci di libri.
Quindi afferriamo al volo l’occasione di festeggiare il compleanno del controverso DEAN KOONTZ per rimettere i puntini sulle “i” e per dare ai nostri cari amici dei Mutzhi Mambo qualche consiglio per delle adrenaliniche letture estive sotto l’ombrellone…
Premettiamo che non è il nostro autore preferito ma Dean Koontz scrive benissimo ed è comunque un vero Maestro della suspense; giusto quindi omaggiarlo in questo Vostro Almanacco, anche perché ci saranno sicuramente dei suoi fans fra i nostri amici e lettori.
I suoi romanzi sono principalmente dei thriller che spesso incorporano elementi di horror, fantasy, fantascienza, mistery e di satira sociale. 
Nella sua carriera Koontz ha davvero venduto uno sfracello: molti dei suoi libri sono apparsi sulla lista dei best seller del New York Times, ha pubblicato oltre 105 romanzi, un discreto numero di novelle e raccolte di racconti e ha venduto oltre 450 milioni di copie dei suoi lavori.
Sì, avete capito bene, oltre 450 milioni di copie!
Ha usato diversi pseudonimi all'inizio della sua carriera, tra cui "David Axton", "Deanna Dwyer", "K.R. Dwyer", "Leigh Nichols" e "Brian Coffey". 
Le tematiche care a Koontz sono varie e variamente espresse in tutti i suoi romanzi: mutazioni genetiche fuori controllo, manipolazioni mentali e del subconscio, mostri dai temibili poteri psichici, e, più raramente, creature sovrannaturali e alieni.
In diverse avventure, l’aspetto fantascientifico è preponderante, ma non mancano certo elementi orrorifici o truculenti, e la narrazione è quella propria dei thriller, sviluppata spesso e volentieri in un breve arco temporale (pochi giorni, a volte in una sola notte), con gli eventi che si susseguono incalzanti, senza inutili pause, digressioni, cadute di intensità. 
Si tratta, in generale, di veri e propri thriller-horror dal ritmo serratissimo.
In altri romanzi il sovrannaturale viene tralasciato del tutto, e la trama ruota intorno a un ristretto numero di personaggi, coinvolti, spesso per caso, negli oscuri piani di imbattibili e astuti serial killer o assassini di professione.
Dialoghi e personaggi sono caratterizzati da una penetrante ironia; ironia che spinge Koontz a descrivere situazioni, dettagli e scene deliberatamente poco realistiche, a volte proprio per allentare una tensione altrimenti eccessiva, altre volte, all’opposto, per creare un’atmosfera serena che prelude a svolte improvvise.
Le sue opere sono celebri per la facilità con cui descrivono il reale: un mondo che risulta subito riconoscibile, il mondo di ogni giorno, popolato da persone generalmente buone, disponibili, altruiste, ma anche contaminato da individui amorali, ingiusti, cattivi. 
Per Koontz il lettore sa che il Male esiste e che, contrariamente a quanto sostiene una certa corrente di pensiero, è il frutto di consapevoli scelte.
In tutte le opere, in diversa misura a seconda dei casi, sono chiaramente percepibili anche le convinzioni e il punto di vista dell’autore.
Per Koontz infatti, cattolico integerrimo e conservatore DOC, i più grandi mali del XX Secolo sono stati Marx e Freud, pessimi maestri che individuano la natura della colpa in fattori esterni (sociali, educativi o psicologici), “assolvendo” l’uomo dalle sue responsabilità personali.
Rifiuta quindi a priori il fatto che ogni crimine o azione riprovevole sarebbe frutto di patimenti sofferti, e che chi li commette sarebbe vittima quanto chi li subisce.
I malvagi per Koontz, esistono eccome, a prescindere dai condizionamenti della società, dell’economia e dai loro stessi trascorsi, anche familiari; per riprova, l’autore cita ad esempio la sua stessa esperienza
È nato povero, è cresciuto in un ambiente degradato ed è stato oggetto per anni di abusi da parte del padre alcolista e psicopatico, eppure non ha mai compiuto crimini.
Quindi, se ce l’ha fatta lui, perché gli altri no?
Il suo modello non è quindi Freud, ma Dickens, per il quale sono le azioni compiute a definire un personaggio, e ognuno ha il libero arbitrio sulle proprie scelte.
Certo, a volte, nei romanzi meno riusciti, abusa un po’ di schemi banali che prevedono uno scontato l’happy end (sennò col cazzo che avrebbe venduto così tanto…): ecco, se Koontz ha un tallone di Achille sono proprio i finali, ma bisogna ricordare che per lui il lieto fine non è che il riflesso di ciò che ha potuto constatare nella vita reale: i cattivi, presto o tardi, sono condannati a perdere. 
Oltretutto, da buon cristiano, l’happy end per lo scrittore è una forma terrena del contrappasso che attende i “giusti” dopo la morte.
Però bisogna ammettere che le opere più riuscite e convincenti di Koontz sono proprio quelle dove il lieto fine manca (in tutto o in parte): del resto, è sempre risultato più credibile laddove, di fronte a mostruose o incontrollabili forze, non ha posto “eroi” positivi ricchi di capacità e risorse ma persone normali, o deboli che riescono a superare ostacoli apparentemente insormontabili, magari con l’aiuto di una Provvidenza che opera per vie misteriose e di non immediata percezione. 
Nelle opere di Koontz, all’apparenza spesso “solamente” degli ottimi action thriller, vengono sovente trattate problematiche e temi spinosi quali la famiglia, l’aborto, il suicidio assistito, l’eugenetica e il paradiso, sotto una lente chiaramente reazionaria ma non superficiale.
Il vero antagonista, in ogni opera di Koontz, è il relativismo etico, il materialismo, l’utilitarismo, il modernismo: sempre e comunque una morale arida che ha coscientemente soffocato la parte migliore dell’individuo, rendendolo cieco innanzi al divino.
Per fortuna il lettore, da questa ideologia, non viene costantemente aggredito: Koontz, da scaltro e intelligente autore qual è, non si propone infatti di usare i suoi scritti in modo apertamente politico ma offre stimolanti (per quanto opinabili) spunti di riflessione, mantenendo però saldamente in primo piano lo sviluppo delle storie.
Perché, a parte i discorsi, il nostro Dean è essenzialmente un grande scrittore di avventura, con pochi rivali, quando c’è da creare atmosfere di tensione e disagio.

Dean Ray Koontz nasce il 9 luglio del 1945 a Everett, cittadina della Contea di Bedford, in Pennsylvania, in una famiglia disagiata.
Vittima degli abusi fisici e psicologici del padre alcolista, fin dall’infanzia Dean trova rifugio in un mondo a parte, quello dei suoi racconti (venduti spesso a familiari e compagni di classe) dove i suoi “incubi” reali vengono sublimati in forze altrettanto oscure che può tuttavia controllare e, per mano dei suoi protagonisti, finalmente vincere.
Negli anni del college, Koontz abbraccia la religione cattolica, non sulla spinta di riflessioni teologiche o intellettuali, ma per il rigore della dottrina e per l’apertura al senso del misterioso e del meraviglioso che legittima ogni speranza e consente di vivere, specie chi la vita la vede come un disagio. 
Una fede che non gli impedisce di approfondire gli aspetti scientifici e psicologici della realtà.
Sempre durante il periodo degli studi conosce Gerda Cerra, la sua futura moglie; è proprio lei a permettere al nostro di perseguire il sogno di diventare un romanziere, prima offrendosi di mantenerlo nell’impervio periodo di esordi, permettendogli così di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, e in seguito occupandosi della promozione delle opere del marito, in alcune delle quali parteciperà anche come co-autrice.
Nel 1966, conseguita la laurea allo Shippensburg State College, Koontz trova lavoro come insegnante all’Appalachian Poverty Program, un’iniziativa governativa che fa parte del piano di riforma “Great Society”, varato dal Presidente Lyndon Johnson, a sostegno delle famiglie povere. 
Chiaramente si troverà a che fare con un contesto problematico e spesso violento: il suo predecessore era stato aggredito dagli alunni e costretto a passare diverse settimane d’ospedale.
Ma le incoerenze del programma, a suo dire troppo corrotto, farraginoso e carente di “meritocrazia”, renderanno questa dura esperienza formativa un’occasione per definire le sue convinzioni morali, politiche e sociali. 
Matura in lui la convinzione che la finalità della maggior parte dei progetti governativi di impronta sociale non sia stata creata per aiutare le persone ma per controllarle e renderle dipendenti dall’apparato statale; quindi abbraccia idee conservatrici e iperliberiste che amalgama al suo fondamentalismo cattolico, cosa che lo renderà uno dei più convinti sostenitori (anche economici) dell’area più oltranzista del Partito Repubblicano.
Intanto, nel tempo libero, scrive il suo primo romanzo, “Jumbo-10 il Rinnegato”, pubblicato nel 1968. 
Per scelta editoriale, visto che i suoi lavori spaziano in diversi generi, al fine dichiarato di evitare che un tale caleidoscopio possa disorientare i lettori, molti suoi libri, romanzi e racconti, vengono pubblicati, soprattutto all’inizio della sua carriera, sotto vari pseudonimi: David Axton, Brian Coffey, Deanna Dwyer, K.R. Dwyer, John Hill, Leigh Nichols, Anthony North, Richard Paige, Owen West, Aaron Wolfe.
Molti dei romanzi sotto pseudonimo di Koontz sono ora disponibili sotto il suo vero nome ma molti altri verranno soppressi dall’autore, che ne riacquistato i diritti per assicurarsi che non possano essere ripubblicati.
Un certo numero di articoli e romanzi sono stati apparentemente scritti da Koontz negli anni '60 e '70, ma il nostro dichiarerà di non averlo mai fatto.
Questi includono 30 romanzi erotici, presumibilmente scritti insieme a sua moglie Gerda, inclusi titoli come “Thirteen and Ready!”, “Swappers Convention” e “Hung”, l'ultimo pubblicato con il nome di "Leonard Chris"; e anche contributi alle fanzine zozze “Energumen” e “BeABohema” tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. 
Dean ammetterà comunque in seguito di aver scritto diverse schifezze e pure roba pornografica, per motivi prettamente “alimentari”.
In seguito vi proponiamo una carrellata di alcune sue opere, anticipando che non si tratta certo di una analisi minimamente seria e dettagliata della sua sterminata produzione, cosa che in una pagina come questa sarebbe francamente impossibile (e manco fregherebbe nulla a nessuno…).
“La Sinfonia delle Tenebre” (1969), parla di un futuro distopico con l’umanità è distrutta e mutata da secoli di guerra e il riscatto viene dallo spazio; “Nascita dell’Anti-uomo” (1970), dove in un futuro lontano gli uomini creano androidi dediti a preservare i propri padroni da ogni male ma questa produzione su larga scala genera dissensi e timori, che infine inducono i governanti a decretarne la distruzione; “Ladri di Tempo” (1972) in cui il protagonista, sparito dalla circolazione per 12 giorni senza dare notizie di sé, rientra finalmente a casa, dalla moglie, ma senza ricordare nulla del periodo della sua scomparsa; “Sonda Mentale” (1972), dove il primo uomo creato nei laboratori della Creazione Artificiale, è un telepate che lavora per il governo sondando le menti di funzionari e uomini politici.
Al 1973 risalgono “The Haunted Earth”, “Blood Risk”, “A Werewolf Among Us”, “Hanging on”, inediti in Italia, e “Incubo di Follia” (scritto sotto lo pseudonimo di K.R. Dwyer); da quest’ultimo, un thriller on the road, nel 1977 viene tratto il film francese “Viaggio di Paura”, interpretato da Jean-Louis Trintignant.
È però con “Generazione Proteus”, sempre del 1973, che lo scrittore otterrà il suo primo vero successo: il libro vende più di 2 milioni di copie nel primo anno, e nel 1977 sarà oggetto di una omonima fortunata trasposizione cinematografica. 
In questo libro descrive un futuro in cui le abitazioni sono gestite interamente da computer ed è chiaramente in debito con “2001: Odissea nello Spazio” (1968) di Kubrick-Clarke ma è innegabile che l’opera di Koontz ha il merito di introdurre una tematica nuova, calata in un thriller-horror angosciante e claustrofobico: il computer non impazzisce e non viene ingannato dall’uomo, del quale desidera semplicemente comprendere l’essenza e imitare gli scopi e, in una trasformazione complessa e angosciante, non è la patologica meschinità dell’uomo a traviare la macchina, ma il proposito di conoscenza di quest’ultima a trasmutare la normalità in aberrazione.
Dal 1976 al 1980 i temi prevalentemente fantascientifici vengono lasciati in secondo piano nella produzione dell’autore, in favore di altre tematiche complesse.
In “Quando Scendono le Tenebre” (1976) i propositi di governo delle masse ipotizzati da Koontz raggiungono il loro inquietante climax nel disegno criminale di un facoltoso uomo d’affari e di un ricercatore senza scrupoli.
Thriller puro è invece “Il Volto della Paura” (1977), dalla trama un po’ scontata: un serial killer, un sensitivo esperto di arrampicate e una fuga inusuale da un grattacielo che avviene con corde e punteruoli. Da questo verrà tratto un film TV nel 1990. 
In “Visioni di Morte” (1977), siamo di nuovo di fronte ad un serial killer questa volta alle prese con una sensitiva con traumi infantili dimenticati.
Il nostro supera ancora il milione di copie vendute con “In Fondo alla Notte” (1979), sotto lo pseudonimo di Leigh Nichols, che narra di una cantante americana di un elegante locale di Kyoto tormentata da incubi nei quali ricorre l’immagine di uomo con dita d’acciaio che le si avvicina minaccioso con una siringa in mano; ma i ricordi della donna sono reali o il frutto di una manipolazione?
Nel 1980 esce “La Voce della Notte” scritto con lo pseudonimo di Brian Coffey, in cui, per una volta i protagonisti del suo romanzo sono giovani adolescenti alle prese con gli oscuri segreti della città in cui vivono.
Non è degno di Stephen King (vero Maestro nel descrivere il mondo dei ragazzini) ma il romanzo di Koontz non manca di coinvolgere il lettore in un’avventura credibile e avvincente; oltretutto certi paragoni è sempre meglio lasciarli perdere...
Sempre come Brian Coffey, nel 1979, il nostro firma la sceneggiatura dell’episodio “I Falsari” della notissima serie “Chips”.
“Il Tunnel dell’Orrore” (1980) viene pubblicato invece col nome di Owen West; qui al centro c’è una ragazzina, oppressa da una madre fanatica religiosa, che scappa da casa e finisce a convivere con un giostraio violento che abusa di lei.
Pur riuscendo a fuggire e, negli anni, a crearsi una nuova vita, con tanto di famigliola felice, purtroppo però non potrà sfuggire a lungo alla vendetta del giostraio. 
Koontz ottiene la definitiva consacrazione nel 1980 con “Sussurri”, un thriller veramente riuscito che gioca argutamente con il lettore, lasciandolo per gran parte della storia nel dubbio se gli eventi apparentemente inspiegabili con i quali devono confrontarsi i personaggi siano o meno il frutto di forze sovrannaturali.
“La Casa del Tuono” (1982), scritto sotto lo pseudonimo di Leigh Nichols, è la storia di una brillante ricercatrice, traumatizzata da un drammatico evento accaduto in gioventù, che si ridesta un giorno in una clinica con la mente confusa e i ricordi cancellati. 
In un crescendo di scoperte e intuizioni agghiaccianti, Koontz confeziona una storia per molti versi sorprendente, calata in un’atmosfera perfetta.
“Phantoms!” (1983), dal quale verrà tratto nel 1998 un film omonimo, narra di due giovani sorelle che ritornano a casa, in una cittadina di montagna; ad accoglierle un silenzio innaturale: tutti gli abitanti del luogo sono scomparsi nel nulla. 
È probabilmente il romanzo di Koontz più canonicamente horror, ricco di splatter, mostri orribili, morti truculente e improvvise. 
“Là fuori nel Buio” (1985), parla di un ragazzo che riesce a vedere i mostruosi demoni nascosti dietro le maschere di persone normali e che si rifugia in un luna park itinerante, tra freaks e persone “strane”.
Sotto lo pseudonimo di Richard Paige, nel 1985 esce “Incubi”, dove una giovane mamma riabbraccia la figlia rapita anni prima dal padre, uno psicologo che la polizia ha trovato morto insieme ad altri tre uomini, tutti uccisi da qualcuno o qualcosa tanto folle da fare scempio dei loro corpi. 
“Strangers” (1986), ci presenta persone con lavori, età e aspirazioni diverse che subiscono gli improvvisi e incontrollabili effetti di psicosi e fobie, delle quali non hanno mai in precedenza patito. 
È uno dei lavori più riusciti di Koontz, che però cade purtroppo ancora una volta nel banale verso la fine, troppo affrettata per la complessità della vicenda.
In “Ombre di Fuoco,” (1987), scritto come Leigh Nichols, una giovane donna sembra tormentata dallo spettro del marito, deceduto in un incidente ma il cui corpo è misteriosamente sparito dall’obitorio.
Il 1987 è anche l’anno in cui Koontz pubblica “Mostri”, una delle sue opere decisamente più originali e avvincenti: durante una passeggiata in un bosco, il protagonista incontra un golden retriever con il quale stringe una spontanea amicizia ma si rivela perseguitato da una creatura spaventosa che lo odia con ogni fibra del suo essere. 
Dal libro viene tratto nel 1988 il film “Alterazione Genetica” cui farà seguito una vera e propria saga, indipendente dal romanzo: “Alterazione Genetica II” (1990), “Watcher III” (1994) e “Watcher Reborn” (1998).
Nel 1988 esce “Lampi”: Laura Shane ha una vita travagliata fin dalla nascita ma, ogni volta che il destino sembra accanirsi contro di lei, un individuo sconosciuto che pare non invecchiare mai accorre in suo soccorso. 
È un thriller tiratissimo, ricco di particolari, che prende subito; purtroppo, come spesso succede nei suoi romanzi, l’epilogo non è all’altezza...
In “Mezzanotte” (1989), le persone stanno cambiando, regredendo, mutando in qualcosa di ferino : è un thriller-horror veramente ben strutturato, con più vicende che rapidamente convergono a comporre un quadro da brividi, con scene impressionanti che coinvolgono e convincono.
In “Il Posto del Buio” (1990), un uomo si desta in un motel in uno stato di completa amnesia, sporco di sangue; si tratta di un thriller-horror tra i migliori di Koontz, con personaggi ben delineati, una trama articolata e non scontata, e una suspense da antologia.
Benché ottengano ottime recensioni e scalino con rapidità la classifica di vendita, non possono invece annoverarsi tra le migliori opere di Koontz né “Fuoco Freddo”, del 1991, né “Cuore Nero” del 1992 (da cui pure viene tratto un film omonimo nel 1995, “Premonizioni, nella versione italiana). 
Non è fra i suoi migliori nemmeno “La Notte del Killer” del 1993, dove l’impianto, oramai quasi stereotipato per questo autore, della fuga da un irriducibile assassino, che sembra invincibile e con risorse illimitate, costituisce l’ossatura portante di una trama che ricorda un po’ troppo un paio di romanzi di King, “La Metà Oscura” e “Finestra segreta, giardino segreto”.
Nel 1993 viene pubblicato anche “Le Lacrime del Drago”: malgrado la storia ricalchi schemi già visti (il serial killer folle con poteri sovrannaturali, la fuga, il disvelamento del mistero, il lieto fine), diventa veramente disturbante lo scoprire che i fatti raccapriccianti menzionati dai personaggi del romanzo sono purtroppo, come ricorda l’autore in nota, fatti di cronaca realmente accaduti negli Stati Uniti.
In questo libro, si assiste al primo vero tentativo di narrare avvenimenti attraverso un’ottica “canina”, esperimento poi ripreso nei romanzi scritti con lo pseudonimo Trixie Koontz.
Con il successivo “Il Fiume Nero dell’Anima” (1994), la morale “anti-darwiniana” e “anti-modernista” dell’autore diventa quanto mai esplicita: l’obiettivo del serial-killer è infatti porre termine alla vita di persone “imperfette” tramite sofisticati strumenti tecnologici.
“Intensity”, del 1995, è uno dei suoi libri più avvincenti.
Una ragazza, con un’infanzia e un’adolescenza difficili, alle prese con uno spietato. 
È il primo vero suspense thriller di Koontz, che inaugura così un suo personale filone (lo stesso al quale apparterranno, tra gli altri, “The Husband” e “The Good Guy”): l’intera trama si svolge in un arco temporale di poche ore, con periodi brevi, immagini rapide, con poche pause sapientemente distribuite tra fughe concitate, trappole e colpi di scena. 
Tra l’altro, in questo romanzo, il finale è molto meno scontato del solito…dal libro verrà tratto nel 1997 un film per la tv, trasmesso in due serate consecutive, che riscuoterà molto successo di ascolto in USA.
Sempre basandosi su questa trama, il francese Alexandre Aja dirigerà lo splatterissimo “Alta Tensione (2003). 
Nel 1997 Koontz è di nuovo in cima alle classifiche con Sopravvissuto”: un tipo perde moglie e due figlie in un disastro aereo ma scoprirà lentamente che non è stato un incidente.
Nel 1997-98 “L’Uomo che Amava le Tenebre”, e nel 1998-99 “Tracce nel Buio”, per certi aspetti sequel indiretti di “Watchers”, inaugurano una nuova stagione per l’autore: se, sotto lo pseudonimo di Brian Coffey, negli anni ‘70 aveva già scritto la trilogia di Mike Tucker, ora è sotto il suo vero nome che compare la sua prima vera saga.
Con questi romanzi Koontz presenta al lettore Christopher Snow, un ragazzo costretto a vivere di notte a causa di una terribile malattia (reale), lo xeroderma pigmentoso, che rende per lui mortale la luce troppo intensa. 
La vicenda che lo vede protagonista lo condurrà nei recessi oscuri di Fort Wyvern, la base militare abbandonata di Moonlight Bay, tempio di esperimenti segreti sfuggiti a ogni controllo.
L’originario progetto di Koontz prevede un terzo romanzo, Ride the Storm: lo stesso autore ha però dichiarato che la realizzazione di questo nuovo capitolo della saga ha presentato notevoli imprevisti che lo hanno costretto a rimandare la pubblicazione. 
Nel 1999-2000 Koontz ritorna alle tematiche di alcuni romanzi precedenti: “Falsa Memoria”, gioca di nuovo con le manipolazioni della mente attuate da individui senza scrupoli, spinti da mero autocompiacimento e desiderio di sopruso. 
Molto più complesso è “Il Cattivo Fratello”, del 2000: il nostro instaura un inusuale parallelismo tra la vita di due individui, diversi in età, aspirazioni, carattere ma i destini dei due si incrociano quando uno uccide la moglie e l’altro rischia per un incidente d’auto di morire prima ancora di nascere.
Con “L’ultima Porta del Cielo” (2001), Koontz intreccia una trama molto simile a quella di “Strangers”, mentre poco riuscito risulta “Il Volto” (2003), troppo ripetitivo.
Nel 2003 pubblica ”Il Luogo delle Ombre” che scalerà rapidamente le classifiche e diverrà uno dei maggiori successi dell’autore, tanto da originare una nuova saga: nel 2005 esce “Nel Labirinto delle Ombre” e seguiranno “Brother Odd” nel 2006 (inedito in Italia, come i seguenti del ciclo), “Odd Hours” nel 2008, “Odd Interlude”, “Odd Apocalypse” nel 2012,” Deeply Odd” nel 2013. 
Della saga fanno parte integrante anche le graphic novel “In Odd we Trust” (2008), “Odd is on our Side” (2010) e “House of Odd” (2012), che raccontano le vicende della vita del protagonista antecedenti quelle narrate nel primo romanzo.
Odd Thomas è il giovane cuoco di una tavola calda a Pico Mundo, una cittadina insignificante ai limiti del deserto del Mojave. 
È un vero e proprio Candido dei giorni nostri, puro, ingenuo, positivo, al quale il destino ha riservato un dono particolare o forse una maledizione: vede gli spiriti dei defunti. 
L’Oscurità che Odd Thomas è chiamato ad affrontare è vorace, crudele e non concede tregua; il ritmo dei libri della saga ne segue i truci contorni: la suspense è creata con arte, ogni pagina chiama magneticamente la successiva. Sorprendono allora i toni ampiamente ironici della narrazione (è un esempio il fatto che ad accompagnare Odd Thomas sia spesso lo spirito di Elvis Presley, con tanto di abito a lunghe frange), senza che ciò lasci avvertire intoppi o cadute di stile.
Il 2005 vede l’inizio di un’altra saga, la “Serie di Frankenstein”, scritta da Koontz insieme a Kevin J. Anderson (già autore con Brian Herbert dei cicli “Preludio a Dune” e “Leggende di Dune”): vengono pubblicati “L’Immortale”, “La Città dei Dannati”, “Le Creature della Notte”, “Lost Souls” e “The Dead Town”, questi ultimi due inediti in Italia. 
La saga vende benissimo, più di 10 milioni di copie: la resurrezione di Frankestein, attraverso una reinterpretazione in chiave moderna del suo mito, più che un omaggio all’originale si incentra sull’inarrestabile crollo della società umana per mano di esseri apparentemente invincibili. 
Gli esperimenti immondi del dottor Frankestein, impadronitosi dei segreti dell’immortalità e ora creatore di un’intera legione di esseri fisicamente e mentalmente superiori di cui il più noto mostro era solo il primo prototipo.
Nel 2005 dà alle stampe “Velocity”, il cui titolo già di per sé dice tutto del ritmo del romanzo.
Nel 2006 tocca a “Il Marito” mentre l’anno successivo esce “Il Bravo Ragazzo”, due ottimi thriller.
“The Darkest Evening of the Year” (2007, inedito in Italia) il cui titolo pare alludere alla scomparsa proprio in quell’anno dell’adorata cagna del nostro, ruota in effetti attorno alla figura di un cane che, salvato dalla protagonista, ricambierà il favore.
“Il tuo Cuore mi Appartiene”, del 2008, è forse uno dei romanzi più maturi di Koontz: la riflessione sulla ricerca del significato della vita, l’apertura a meditazioni filosofiche e religiose permeano una storia avvincente, brillante e originale, premiata da critica e lettori, fatta di improvvisi cambi di prospettiva.
Nel 2009 esce “Senza Tregua”, che ottiene negli Stati Uniti un successo strepitoso arrivando in vetta alle classifiche dei libri più venduti, ma che è forse una delle sue opere meno convincenti. 
Raggiungono il primo posto nella classifica bestseller del New York Times anche “What the Night Knows” nel 2010, “77 Shadow Street” nel 2011 e “Innocence” nel 2013, tutti ancora inediti in Italia. 
Nel 1997, la psicologa Katherine Ramsland pubblica un'ampia biografia di Koontz basata su interviste con la sua famiglia e lui. Questa "psicobiografia" (come la chiama Ramsland) spesso mostra la concezione dei personaggi e dei complotti dorditi dal nostro dagli eventi della sua stessa vita. [13]
A partire dal 2006, vive lì con sua moglie, Gerda (Cerra), a Newport Coast, in California, dietro le porte di Pelican Hills. 
Il successo gli regala una notevole fortuna economica, tanto che nel 2008, con 25 milioni di dollari annui, si piazza al sesto posto (alla pari con Grisham) nella lista degli autori più pagati al mondo curata da Forbes. 
Niente male per il ragazzino col padre ubriacone…
E ora, per piacere mollate un attimo Porn Hub e i vari video con i micetti carrriniii e prendetevi un bel libro di Dean Koontz: vi divertirete sicuramente di più!
Tanti auguri Mr. Koontz!

“Bartholomew Lampion era rimasto cieco all'età di tre anni, quando i chirurghi avevano dovuto enucleargli gli occhi per salvarlo da un cancro che andava diffondendosi rapidamente. Nonostante fosse privo di globi oculari, però, Barty riacquistò la vista all'età di tredici anni. Questo improvviso passaggio da un decennio di oscurità alla gloria della luce non era avvenuto grazie alle mani di un guaritore. Nessuna tromba celeste aveva annunciato il suo recupero della vista, così come in precedenza non aveva proclamato la sua nascita.”
Dean Koontz – Il Cattivo Fratello

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