Per gli amanti del noir, oggi è un giorno di festa; anche per gli amanti del fumetto è un giorno di festa pure!
Se poi siete amanti sia del noir che dei fumetti, cari amici dei Mutzhi Mambo, oggi è come Natale!
Perché oggi si festeggia il compleanno del magnifico JOSÉ MUÑOZ, il disegnatore noir per eccellenza!
José Muñoz è senza dubbio uno dei maggiori autori viventi, e questo lo affermiamo senza temere di esagerare!
Noto ai più per la splendida serie “Alack Sinner”, scritta da Carlos Sampayo, José Muñoz è un vero maestro del bianco e nero, anzi, “il” maestro!
Fautore di un segno grottesco, drammatico, espressionista, debitore della lezione di Hugo Pratt, Alberto Breccia, Alex Toth e Milton Caniff, in cui i contrasti del chiaro-scuro (dove il nero la fa da padrone) perdono ogni tratteggio o sfumatura e la deformazione anatomica, quasi caricaturale, diventa la sua maggiore cifra stilistica, Muñoz ha rivoluzionato il modo di approcciare l’uso della china.
Si può addirittura affermare che il suo tratto sta al noir disegnato come lo stile letterario di Chandler sta al noir romanzato.
Innumerevoli sono gli autori che, più o meno esplicitamente, si sono rifatti o si rifanno a lui: dal Frank Miller di “Sin City” al Mike Mignola di “Hellboy”, dal David Lapham di “Stray Bullets” al Domingo Mandrafina di “Savarese”, dal Nicola Mari e Giampiero Casertano di “Dylan Dog” all’Eduardo Risso di “100 Bullets”...
Insomma, se vuoi disegnare un fumetto noir, Muñoz te lo devi studiare, per forza!
Il suo personaggio più famoso, Alack Sinner, un detective privato nato come emulo ancora più amaro e disincantato di Philip Marlowe, subirà con gli anni una metamorfosi radicale che coinvolgerà anche lo stile di Muñoz: mentre i testi di Sampayo si faranno sempre più onirici e deliranti, i disegni del nostro diverranno sempre più deformi e stilizzati, perdendo progressivamente ogni legame col realismo per raggiungere un espressività essenziale, potente e visionaria ma sempre elegantissima.
Ma gli estimatori del fumetto d'autore tradizionale grideranno all'orrore alla vista di Sinner immortalato mentre piscia: Alack era un personaggio scomodo, trasandato, emarginato…
Le persone pericolose, in queste storie, appartengono alla classe media: facce inguardabili, marchiate dall'acne, segnate da espressioni deformate dal male interiore.
Muñoz è una sorta di novello Grosz che, invece di satireggiare sulla decadenza della Repubblica di Weimar, usa una New York marcia (e mooolto latinoamericana) come palcoscenico della sua disperata commedia umana.
C’è qualche parentela con i film di Scorsese, da “Mean Streets” a “Taxi Driver”, ma qui non c’è redenzione, solo l'estrema malinconia del fallimento esistenziale e morale.
Il suo segno diventa sempre più impressionante: le linee tracciate da Muñoz sembrano sempre più una ragnatela di tagli inferti alla pagina.
La coppia di autori argentini non smette mai i panni di fustigatori dei (mal)costumi e dell’alienazione della società contemporanea; la loro satira impietosa delle debolezze umane non si arresta davanti a nulla, non esistono età o condizioni sociali che si salvino dal loro scherno.
Ma dietro il sarcasmo si nasconde un male profondo, quello della consapevolezza di condividere l'umana bruttezza, di non esserne certo giudici degni…
José Antonio Muñoz nasce a Buenos Aires in Argentina, il 10 luglio del 1942.
Frequenta la Escuela Panamericana de Arte di Buenos Aires: ad insegnare ci sono maestri del calibro di Alberto Breccia e Hugo Pratt.
Avendo grande talento, gli viene proposto di collaborare per alcune storie sceneggiate dal maestro argentino Hector G. Oesterheld, diventando poi assistente del grande Francisco Solano López.
Nel 1963 approda con successo ad un genere che sicuramente gli è congeniale, il poliziesco, disegnando la serie a fumetti "Precinto 56" per il settimanale Misterix dell'Editorial Abril.
In Italia queste storie appaiono sulla rivista “Sgt. Kirk”.
Muñoz abbandona presto l'Argentina, che a breve avrebbe conosciuto la sanguinaria dittatura militare (che imperverserà dal 1976 al 1983, facendo magicamente "sparire" decine di migliaia di dissidenti o presunti tali, fra cui lo stesso Oesterheld), trasferendosi a Londra e successivamente in Spagna.
Nel 1974, in Spagna, conosce Carlos Sampayo, anche lui nato a Buenos Aires, nel 1943, ed esule per scelta in Europa.
Si incontrano grazie all'interessamento del comune amico Oscar Zarate, disegnatore argentino (che illustrerà una delle meno note opere di Alan Moore, “A small killing - Un piccolo delitto”).
Anni di esperienza come disegnatore di fumetti non hanno ancora soddisfatto Muñoz perché ritiene di non avere sufficiente libertà espressiva; Sampayo viene dalla pubblicità, senza esperienza nel campo delle strisce ma è altrettanto insoddisfatto del suo lavoro.
Sia Muñoz che Sampayo però amano gli scrittori hard boiled ed il primo frutto della loro duratura collaborazione sarà proprio un poliziesco venato di noir, per quanto atipico.
Nasce nel 1975 e si chiama Alack Sinner...
I due studiano insieme il personaggio e le ambientazioni: del resto spesso collaborano ai soggetti delle proprie storie, separando i ruoli solo in fase di sceneggiatura e disegno.
Fin dall’esordio si tratta di un fumetto piuttosto insolito che acquisterà spessore col procedere delle avventure.
E' un’opera atipica, specie per l’epoca in cui viene concepita, perché mostra l’ "eroe" inserito in una cornice quotidiana realistica e minimale, cosa inedita in un fumetto giallo.
Non vengono semplicemente raccontate le indagini del protagonista ma gli autori ci fanno letteralmente entrare nella sua intimità, anche nei fatti più meschini e apparentemente più insignificanti.
Alack Sinner non è il classico eroe perfetto, affascinante, senza macchia e senza paura, anzi!
È una persona comune: anche se il personaggio è inizialmente plasmato su quello dell'attore Steve McQueen, il nostro lo rende parecchio imbolsito, provato.
Col tempo il suo aspetto muterà, diventerà sempre più grottesco e tagliente, una maschera di abbrutimento tratteggiata con poche campiture nere che scavano nel volto la sofferenza, la malinconia, la "tristezza" del personaggio.
Sebbene già le prime storie presentino alcuni aspetti interessanti ed originali, talvolta coraggiosi, le avventure successive assumono un aspetto più straniante, perdendo spesso il carattere di storia ordinata e convenzionale a favore di una narrazione che si muove in un caos, in una atmosfera onirica, grottesca e pulsante su cui si affaccia un universo di personaggi assurdi e surreali, deformi e ambigui (di cui possiamo cogliere i pensieri nascosti).
Dal noir iniziale si passa ad un espressionismo fumettistico corposo ed affascinante in cui i neri diventano sempre più invadenti in un tripudio di ombre che lasciano solo pochi riflessi di luce ad illuminare personaggi ed ambientazioni.
Anche le storie diventano più originali, lasciando sullo sfondo le vicende più o meno poliziesche a favore di un’attenzione più profonda per personaggi, psicologie e atmosfere.
Con la necessità e l'urgenza di parlare di tante cose ed inserendo spesso riferimenti alle proprie passioni ed ai propri amori (dal cinema alla letteratura, dalla pittura alla musica).
Il nuovo personaggio viene presentato a diversi editori, alcuni non convinti appieno (la rivista “Il Mago” lo rifiuta perché ospita già il poliziesco “Dick Tracy”), altri interessati ma che desiderano la cessione dei diritti, cosa che Muñoz e Sampayo non vorranno mai concedere.
Meno male che la Milano Libri, comprende le potenzialità del personaggio e decide di pubblicarlo.
La prima avventura di Alack Sinner, intitolata “Il caso Webster”, appare su “alterlinus” nel gennaio 1975.
La storia è interessante e ben costruita, dimostra delle potenzialità che il fumetto non tarderà a manifestare, con una originalità ed una qualità sempre maggiori.
Dal gennaio 1975 in poi la coppia Muñoz - Sampayo sarà presente spesso sulle pagine di questa rivista con le avventure del loro “eroe”.
E seguendo il percorso delle storie si nota l'evoluzione del personaggio ed anche quella dei due autori.
La seconda avventura è “Il Caso Fillmore”, storia che già manifesta svariati passi avanti rispetto all’esordio ed un maggiore affiatamento fra i due autori.
Con la terza, più lunga, “Viet Blues”, pubblicata a partire dal marzo 1975, la coppia inizia a fare veramente breccia nel cuore dei lettori.
Dal giugno 1975 viene pubblicata la storia “La vita non è un fumetto, baby...” in cui Muñoz e Sampayo diventano a loro volta personaggi del loro fumetto, in una sorta di metafumetto, ed incontrano personalmente Alack Sinner.
Nel gennaio 1976, con “Scintille”, appare il personaggio fondamentale di Sophie, che tornerà spesso nelle avventure di Alack Sinner.
Dal settembre 1977 Sophie inizierà a vivere delle avventure in proprio, sempre su “alterlinus”, avventure che miscelano grottesco e fantastico con una notevole carica sociale, ambientate anche nella natìa Sudamerica.
Dall'ottobre 1978, “alterlinus” cambia nome, diventando “alteralter”, inaugurando una nuova serie della coppia, “Nel bar”.
Racconta in storie autoconclusive, senza personaggi fissi, le vicende di una varia umanità, delle persone che si incontrano nel Bar di Joe.
Storie di sfruttati e sfruttatori, di vincitori e perdenti, di gente onesta e criminali.
Storie drammatiche e minimali di gente che ci sfiora ogni giorno, che ci passa accanto senza nemmeno notata ma su cui si sofferma l’attenzione dei due autori.
Lo stile di Muñoz col passare del tempo si fa sempre più personale ed originale.
I neri diventano sempre più presenti ed abbondanti circondando, coinvolgendo, inghiottendo cose e persone.
Il personalissimo contrasto netto fra bianchi e neri rinuncia sempre più a tratteggi e segni lievi dando piena predominanza a vigorose macchie che rendono perfettamente, con pochi cenni di pennello, ambienti, atmosfere, situazioni, sentimenti.
Il personaggio di Alack Sinner non viene però abbandonato e la coppia torna periodicamente a sviluppare sue avventure o ad inserirlo come "ospite d'eccezione" in altri fumetti.
Il personaggio cambierà notevolmente le sue caratteristiche nel corso del tempo, sia grafiche che umane e le sue storie diventano sempre più personali, il suo ruolo sempre più incidentale, un po’ come farà più tardi il nostro Magnus col suo eroe nero “Lo Sconosciuto”.
Tornano altre storie di Alack Sinner, alcune particolarmente lunghe e di ampio respiro come “Trovare e Ritrovare” o “Nicaragua”.
Sempre in coppia con Sampayo realizza altre opere, alcune storie brevi e la serie di storie “Sudor Sudaca”, pubblicate sulla rivista “Frigidaire” a partire dal 1981, che raccontano il difficile tema della convivenza e della tolleranza razziale.
Talvolta in queste tavole Muñoz utilizza uno stile più sporco ed indefinito.
Anche “Alteralter” chiude i battenti ma il rapporto di Munoz e Sampayo con Rizzoli - Milano Libri non si incrina.
E le loro opere continuano ad essere pubblicate spostandosi sulla rivista “Corto Maltese”.
Qui appaiono storie personali come “Giochi di Luce” (1987) o il capolavoro “Billie Holiday” (1990).
Torna pure il loro personaggio principale Alack Sinner, con storie come “Norteamericano(s)” (1989), in cui Muñoz si cimenta insolitamente col colore (tecnica che l'autore riserva per lo più a copertine o illustrazioni ma in cui non sfigura per nulla) o il poetico “Fine di un viaggio”, in cui Alack Sinner incontra Sophie dopo numerosi anni di lontananza (1992).
Muñoz, nonostante il rapporto “simbiotico” con Sampayo, illustrerà opere anche di altri autori: molto importanti e riuscite sono “Il morso del serpente” (1997) e “Panna Maria” (1999) realizzate per i testi di Jerome Charyn. In Italia sono state pubblicate in volume dalla Hazard Edizioni.
Incredibile ma vero, nonostante si sia dichiarato più volte a sfavore dei supereroi americani per la loro valenza di vettori dell’ideologia imperialista a Stelle e Strisce, il nostro disegna anche un'avventura di Batman, per la serie “Black and White”.
Per questa collana, che ospita alcuni dei più grandi disegnatori mondiali alle prese con l’Uomo Pipistrello, illustra magnificamente “La tromba del diavolo”, su testi di Archie Goodwin, una storia che si snoda lungo le note del jazz, musica che ha spesso accompagnato le opere di Muñoz.
Nel 2005 viene pubblicata “Storie private”, inedita in Italia benché realizzata nel 2000 (probabilmente a causa del declino delle riviste di fumetti nel nostro paese), grazie a “I classici del fumetto d Repubblica”, nel numero 56 della collana dedicato proprio ad Alack Sinner.
A partire dal 1999, Muñoz illustra, sia in bianco e nero che a colori, una serie testi suoi: "Orillas de Buenos Aires" (1999), "Carnet Argentin" (2000), "Féminin pluriel" (2002), "Paris Parenthèses "(2004)," La Pampa y Buenos Aires "(2006).
A parte i lavori come illustratore e copertinista, il nostro ha adattato diversi capolavori letterari, tra cui: "Pirates" di A. Conan Doyle, "Les damnés de la Pampa" di Manuel Prado, "Las fieras Cómplices" di Horacio Quiroga, "El perseguidor" di Julio Cortázar, "The nine billion names of God" di Arthur C. Clarke, "The Stranger" di Albert Camus e altri.
Il grande Muñoz continua a lavorare ancora, fra Milano e Parigi.
Se non lo conoscete, non vi resta che rimediare comprando qualsiasi cosa di suo vi capiti fra le mani.
Tanto…cascate sempre bene!
Tanti auguri, a José Muñoz!
“La mia droga è alla portata di tutti. Mi commuovono sempre le belle donne che rimpiangono di non essere nate uomini.”
José Muñoz, Carlos Sampayo – Alack Sinner