Una pietra miliare del cinema, un grandissimo regista che ha modernizzato l’orrore per mostrarci quanto i mostri “veri” si celino nelle persone “normali”: TOD BROWNING, cari amici dei Mutzhi Mambo, l’autore di capolavori assoluti come “Dracula” e “Freaks”!
È talmente grande l’importanza di Tod Browning che è quasi impossibile quantificarla!
Anzi, quantifichiamola pure affermando senza tema di smentite che Browning è l'uomo che ha rivoluzionato in modo indelebile e per sempre il cinema firmando i primi veri film "morbosi"!
E cosa sarebbe il Pulp senza il suo lato "morboso"?
Nella cinematografia statunitense degli anni Venti e Trenta quella di Browning fu una presenza decisamente anomala: il suo cinema ruotò infatti, in modo ossessivo, intorno ai temi del soprannaturale e del mostruoso.
Nei suoi film, frettolosamente catalogati come horror, queste ossessioni si esplicitano intorno a personaggi tenuti al margine, perché segnati nell'aspetto da gravi menomazioni fisiche.
La mutilazione/menomazione, sottoponendo a dura critica i canoni estetici hollywoodiani, diventa da un lato una trasparente metafora dell'impotenza sessuale e dall'altro la legittimazione della rabbia dell'emarginato e del conseguente desiderio di vendetta.
Browning, forse perché aveva lavorato a lungo nei circhi, ha avuto il coraggio di mostrare veri “fenomeni da baraccone” ma senza morbosità da voyeur bensì animato da sincera pietà e empatia verso chi aveva un aspetto deforme e che spesso si dimostra anni luce migliore dei “normodotati”.
Chiaramente, come tutti i veri geni in anticipo sui tempi, è morto solo e dimenticato da tutti…
Charles Albert Browning, Jr. (così all'anagrafe) nasce il 12 luglio del 1880 a Louisville nel Kentucky.
Di famiglia benestante, da ragazzo allestisce spettacoli amatoriali nel cortile sul retro di casa.
È affascinato dall’ambiente circense e dalla vita carnevalesca, e a 16 anni scappa di casa per seguire la ballerina di un circo di cui si è innamorato; nel circo rimarrà per diversi anni divenendo clown, contorsionista, illusionista e domatore di leoni.
Come assistente al "Selvaggio Uomo del Borneo", si fa perfino sotterrare vivo!
Tutta questa esperienza influenza tantissimo il suo futuro lavoro di regista.
Grazie alla sua apprezzata partecipazione a “The whirl of mirth”, spettacolo di vaudeville e burlesque, Browning viene presentato a David W. Griffith.
È per questo incontro che nel 1913 approda a Hollywood, dove interpreta per la Komic una cinquantina di cortometraggi comici.
Nel 1914 Griffith lo include tra i suoi assistenti per un cortometraggio, che diverrà poi l'episodio moderno di “Intolerance” (1916), in cui Browning compare anche come interprete.
All'inizio del 1915, passa alla Reliance-Majestic, presso la quale viene promosso alla regia.
Dopo aver girato cortometraggi comici, drammatici e una detective story (“The mistery of the leaping fish” - 1916 - con Douglas Fairbanks), a seguito di un brutto incidente per aver guidato completamente ubriaco che lo aveva allontanato per un po'dal set, lavora per un periodo per la Triangle solo come soggettista.
Questa brutta esperienza si rivela fondamentale per lo sviluppo della sua attività di regista, in quanto gli permette di mettere a fuoco i suoi temi prediletti.
Con il suo primo lungometraggio “Jim Bludso” (1917), di cui firma regia e scenografia, ottiene un ottimo9304iconoscimento della critica.
Influenzato artisticamente da Griffith, ne riprende alcune tematiche, concentrandosi sui personaggi femminili, volitivi e anticonformisti, sempre protagonisti in ben 25 film della Metro Goldwin Mayer (tra questi “The jury of fate”, 1917; “The eyes of mystery” e “The legion of death”, entrambi del 1918).
Nel '19 incontra il grande attore Lon Chaney e allora ecco "La bestia nera" con cui letteralmente "inventa" i gangster movie!
Passato alla Universal con una consolidata fama di regista “di donne”, e appoggiato dal produttore Irving Thalberg, Browning dirige fra gli altri l'avventuroso ed esotico “La vergine di Stamboul” (1920), “Il fuorilegge” (1921) e “La perduta di Shangai” (1923).
Sempre nel '23 viene licenziato dalla Universale con l'accusa di essere un alcolizzato incorreggibile e sua moglie lo molla.
Pare finita per lui ma dopo anni di difficoltà, ritrova Thalberg, divenuto produttore alla MGM, che gli permette di entrare nella fase migliore della sua carriera.
Può così raccontare storie torbide e conturbanti, per lo più interpretate da uno dei divi dell'epoca, il suo attore fericcio Lon Chaney, in film come “I tre” (1925) “Il corvo” (1926), “Il fantasma del castello” (1927), famoso per l’orrore make-up di Chaney, “The un-known” e “La serpe di Zanzibar” (1928), ritagliandosi uno spazio nel cinema hollywoodiano quale autore di film solitamente definiti dalla critica bizzarri e morbosi.
L'insuccesso de “La tredicesima sedia” (1930), suo primo film sonoro, e di “Gli uomini della notte” (1930), rifacimento de “Il Fuorilegge” (diretto sempre da Browning nel 1920), la morte di Chaney e la nuova tendenza produttiva della MGM spingono Browning a ritornare alla Universal, che ha in cantiere la versione cinematografica del “Dracula” di B. Stoker.
Gli viene così affidata la regia del primo horror della storia del sonoro e il primo “Dracula” hollywoodiano delinea il vampiro come un irresistibile seduttore, le cui aggressioni verso le vittime assumono di fatto la forma di un voluttuoso abbraccio, trasformandolo in un personaggio sensuale, molto più erotico che spaventoso, capace di insidiare la virtuosa e virginale immagine femminile dell'epoca vittoriana.
Le travagliate vicende delle riprese (alcune scene sono girate dall'assistente Karl Freund), le pressioni produttive per soluzioni a basso costo e le trasformazioni imposte al personaggio del Conte, interpretato da Bela Lugosi (in realtà Tod non vuole affatto questo gigione magiaro, la cui recitazione è ancora troppo legata al muto), convincono Browning, nonostante il successo della pellicola, a ritornare alla MGM.
Per questa casa di produzione realizza, nel 1932, un film stravagante e unico nella storia del cinema: “Freaks”, un dramma-thriller a tinte forti ambientato nel mondo del circo.
Raduna negli studios un bel numero di cosiddetti “fenomeni da baraccone” (gemelli siamesi, creature senza mani né braccia, ermafroditi, donne barbute, ragazze dalla testa a punta), che risulta osservato e descritto nella sua opera con grande rispetto, sottolineando su quali principi di armonia e mutuo soccorso si basa questa comunità.
Ribaltando luoghi comuni e convenzioni, Browning dimostra che la vera mostruosità risiede altrove, in questo caso nei diabolici, perfidi piani architettati dagli unici due membri del circo fisicamente integri, che si rivelano creature brutali e immorali.
L'insuccesso del film, lo scandalo e le controversie che suscita determinano il declino di Browning, che prima di ritirarsi gira ancora dei film di grande interesse: il drammatico “Fast Workers”, (1933), “I vampiri di Praga” (1935), remake sonoro di uno dei suoi successi del muto con cui torna a lavorare con Lugosi, e “La bambola del diavolo” (1936), una via di mezzo fra horror e fantascienza, con Lionel Barrymore nella parte di uno stregonesco personaggio travestito da donna.
Dopo il thriller “Miracles for Sale” (1939), ultimo lavoro del regista statunitense, tratto dal romanzo ad enigma della camera chiusa dello scrittore Clayton Rawson “Death from a Top Hat”, nel '42 Tod lascia il cinema e, dopo la morte della moglie (con cui, nel frattempo, si era riconciliato), si rende talmente introvabile che la rivista Variety scrive un necrologio del regista, credendolo morto!
Muore invece, sul serio, il 6 ottobre del 1962, nel più totale isolamento.
Gli rimane il merito di aver mostrato, per primo nel mondo del cinema, che brutto e deforme non significa necessariamente cattivo, che spesso mostri lo si è più dentro che fuori…
Onore a Tod Browning!
"Non bevo mai...vino"
Conte Dracula/Bela Lugosi - Dracula