Silenzio! esseri indegni!
Prostratevi davanti al Maestro!
SCREAMIN'JAY HAWKINS vuole la vostra anima!
E voi gliela darete!
Ohhh, se gliela darete! Certo che gliela darete!
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, festeggiamo l'anniversario del Suo avvento in questo mondo di peccato!
Premessa: Screamin’ Jay Hawkins è uno dei nostri artisti preferiti di sempre e una delle nostre maggiori influenze: senza di lui, niente Mutzhi Mambo!
Screamin’ Jay Hawkins, oltre ad essere uno dei cantanti con la voce più bella della storia, è stato il primo performer che, negli show rock’n’roll, ha fatto dell’oltraggio deliberato la propria cifra stilistica.
Ai promordi del rock si presentava come una figura follemente teatrale, lugubre, delirante, molto prima che questo fosse anche lontanamente accettabile dai bigotti a stelle e strisce
Le sue performance erano veramente incredibili e non ha mai fatto mancare nulla al suo pubblico in quanto ad armamentario scenico: una bara dalla quale usciva all’inizio degli spettacoli, mantelli dalle fogge più disparate, zanne di leone conficcati nelle narici, un cobra impagliato al collo, mostriciattoli e insetti di plastica sventolati davanti agli spettatori e poi il mitologico “Henry”, un teschio con la sigaretta tra i denti montato sulla cima del suo scettro da capo tribù. E poi urla belluine, pernacchie, smorfie, versacci...
Le sue baracconate venivano direttamente dagli stereotipi più beceri sui neri, faceva un po’ la parodia del classico stregone vudù; ma non pensate che i suoi fossero live comici, cabarettistici.
Beh, sì, c’era anche l’aspetto irriverente, ridanciano, demenziale, ma chi ha avuto la fortuna (o la sventura) di vederlo in concerto, può testimoniare quanto fosse un esperienza allucinante, surreale, onirica ma nel contempo coinvolgente, potentemente evocativa...
Personaggio eccentrico, bizzarro, coraggioso, eccessivo, Screamin’ Jay non è stato solo un buffone o una macchietta, buona per farsi quattro risate o per gli appassionati di materiale weird: il nostro ha scritto delle canzoni bellissime di cui almeno una, “I Put a Spell on You”, diventata un vero classico.
Da Nina Simone a Marilyn Manson, dai Creedence Clearwater Revival a Diamanda Galas, da Joe Cocker a Brian Ferry, da dagli Animals a David Gilmour, da Van Morrison a Annie Lennox, è incredibile quanto questo brano sia risultato così trasversale e apprezzato da così tanti artisti diversi.
La storia della vita di Hawkins è quasi bizzarra come il suo personaggio sul palco.
Ex pugile, amante della bottiglia, erotomane, con le donne aveva un rapporto bulimico: relazioni burrascose, a volte pure violente con l’altro sesso, sei matrimoni, un reggimento di figli (si parla di 57!) sparsi per il mondo.
Ma anche accorto manager di sé stesso, tanto da riuscire a campare dignitosamente praticamente con un’unica hit.
Jalacy Hawkins (così all’anagrafe) nasce a Cleveland, in Ohio, il 18 luglio del 1929.
Studia pianoforte classico da bambino e impara a suonare la chitarra a vent'anni.
In realta vuole diventare cantante lirico (Hawkins citerà il basso-baritono Paul Robeson come suo idolo musicale nelle interviste): la voce ce l’ha ma non è un tipo propriamente adatto alla severità dei pallosissimi esercizi di solfeggio e ai sacrifici del training classico.
Prima di debuttare sul palcoscenico è pure un discreto pugile, e vince, nel 1949, il titolo di campione dei pesi medi in Alaska.
Inizia così la sua carriera come cantante e pianista blues tradizionale e nel 1951, entra a far parte della band del veterano Tiny Grimes, apparendo in alcune delle registrazioni del chitarrista.
Debutta su disco l'anno successivo con "Why Did You Waste My Time", insieme a Grimes & His Rockin’ Highlanders (il nome deriva dal fatto che indossano il kilt scozzese sul palco…).
Dei singoli per la Timely ("Baptize Me in Wine") e la Wing, una filiale della Mercury ("[She Put The] Wamee [On Me]”), del 1955, fungono da apripista del suo stile, precedendo l'immortale interpretazione di "I Put a Spell on You”, che uscirà nel 1956 per la Columbia Records.
Hawkins originariamente concepisce il pezzo come una raffinata ballata (la versione originale del ‘55, registrata per la Grand Records, è rimasta inedita fino a poco fa) ma dopo che lui e il suo bravi session men newyorkesi (in particolare il chitarrista Mickey Baker e il sassofonista Sam "The Man" Taylor) iniziano a darci dentro sul serio in studio, Screamin’ tiene fede al suo nome d’arte e parte a urlare, grugnire e gorgogliare la melodia come fosse ubriaco (e sembra che durante le registrazioni sbronzo lo fosse davvero; colpa del produttore, pare...).
Il pezzo viene bandito da diverse radio ma piace al celebre DJ Alan Freed che lo recensisce e lo inserisce nella scaletta del suo programma.
Il brano non entra in classifica ma alla fine venderà oltre un milione di copie, senza considerare le cover della canzone fatte in seguito da diverse celebrità.
Inoltre sarà sempre Freed a suggerire a Hawkins di accentuare l’immagine macabra (sembra sia sua l’idea della bara sul palco e gli regala pure 300$ per acquistarla) che farà la sua fortuna.
Altro suo singolo di (relativo) successo è lo sfrenato rock’n’roll di "Little Demon" ma siamo lontanissimi dal livello di popolarità raggiunto da “I Put a Spell on You”.
Hawkins continua a realizzare diverse altre incredibili canzoni nel biennio 1957-1958, sempre nella stessa folle vena: "Hong Kong", “Frenzy”, “There’s Something Wrong With You”, una surreale "Yellow Coat", una delirante versione di “I Love Paris” che avrebbe fatto gridare allo scandalo Cole Porter, il vodoo-blues paludoso “Alligator Wine", scritta per lui da Jerry Leiber e Mike Stoller, ma nessuna riesce a bissare il suo più grande successo.
Registra ancora qualche singolo nel 1962 (“tra cui l’incredibile “I Hear Voices”) e nel ‘65 esce il debole “The Night and Day of Screamin'Jay Hawkins”, album dagli arrangiamenti soul/r’n’b molto più tradizionali.
La successiva incisione più ispirata di Hawkins arriva nel 1969 quando viene ingaggiato dalla Philips Records per la quale realizza due album: “...What that is!” (1969) e “Because is in Your mind” (1970)
Il suo volgarissimo "Constipation blues" non è certo un esempio di finezza, ma l’ascolto non si dimentica…
Nel 1972 esce “Portrait of a Man and His Woman” che contiene la struggente “Portrait of a Man”, uno dei suoi capolavori.
Purtroppo la sua discografia è un po’ caotica ed è difficile seguirla da qui in avanti; consigliamo l’ottima antologia “Portrait of a Man: A History of Screamin'Jay Hawkins” uscita nel 1995 per fare un po’di ordine e recuperare dei singoli rari, anche se manca un’opera compilatoria definitiva che un artista del genere meriterebbe...
Il nostro durante gli anni ‘70 cade un po’nel dimenticatoio ma nel 1984 esce il mitologico live con i ruvidi Fuzztones a fargli da backing band.
Nel 1991 pubblica il bellissimo “Black music for White People” in cui, accanto a ottimi pezzi come “Vodoo Priestess” o “Swamp Gas” e una scellerata versione dance di “I Put a Spell on You” (con tanto di rapper ospite…), si trovano ben due cover del suo “allievo” prediletto, Tom Waits, di cui reinterpreta “Ice Cream Man” e “Heartattack and wine”.
L’ultimo album si intitola significativamente “At Last” ed esce nel 1998 mentre l’anno successivo viene pubblicato il “Live at the Olympia, Paris” con un inedito inciso in studio.
Hawkins lavora pure nel cinema con registi del calibro di Jim Jarmush (“Mistery Train” 1989), Bll Duke (“Rabbia ad Harlem” 1991), Alex De La Iglesia (“Perdida Durango” 1997).
Le donne invece lo hanno un po' rovinato: ne ha sposate sei, un'amante lo ha accoltellato ed ha avuto (pare) fra i 57 e i 75 figli, fra legittimi e non.
Il papà dello “shock rock” muore per un aneurisma il 12 febbraio del 2000 a Parigi.
Dopo la sua morte hanno provato a scovare i suoi figli, ne hanno rintracciati 33 ma solo in 12 si sono presentati alla commemorazione
Cosa dire di uno che ha influenzato in modo incalcolabile una così vasta pletea di musicisti? E si parla di Nina Simone, Arthur Brown, Nick Cave, Tom Waits, i Cramps, i Fuzztones, Diamanda Galas, Marylin Manson (e pure noi, nel nostro piccolo…).
Possibile che uno così sia davvero morto a Parigi?
Macché, i tipi come Lui non muoiono mai.
Avrà fatto quache rito Voodoo e si starà godendo la vita (da zombie) con qualche bella chica…
Onore a Screamin'Jay Hawkins!
"...Meet me at the stroke of midnight
By the swamp down in the wood
I'm gonna make you love me babe
Like you never thought you could
You gonna drink my magic potion
And your blood shut eye is gonna shine
You'd be scared forever
Oh my alligator wine
Alligator wine
Gonna make you mine
Your porcupine
Is gonna make you mine
Is gonna make you mine
Waouh Uh uh uh"
Screamin'Jay Hawkins - Alligator Wine