EXPLOITATION ALL’AMATRICIANA!
Certo, Sergio Leone e Sergio Corbucci viaggiano alti nei cieli, eterni esempi del migliore cinema italiano…
Ma c’è anche un altro Sergio ad avere un posto speciale nel nostro cuore di appassionati di Pulp: si tratta dello scaltro SERGIO MARTINO, cari amici dei Mutzhi Mambo, un vero professionista nella sottile arte del “cinema bis”!
La sua definitiva affermazione come “Maestro del cinema” la dobbiamo all’ “eresia” del ragionier Ugo Fantozzi, quando, guidando la rivolta nel cineforum aziendale dopo l'ennesima replica de “La Corazzata Potemkin” (ovvero, “una cagata pazzesca!”), dà finalmente il via alla proiezione di “Giovannona Coscialunga disonorata con onore”.
Vero cinema per vera gente!
Sinceramente però non siamo qui a celebrare il Sergio Martino “vate” della commedia sexy e demenziale: per quanto riguarda il lato più strettamente Pulp della produzione del regista romano, siamo interessati più che altro al suo lavoro come autore di alcuni dei più violenti gialli all’italiana mai realizzati, nonché di trucidi poliziotteschi e di imitazioni “poveriste” di notissimi action fantascientifici a Stelle e Strisce.
Anche i più severi critici cinematografici sono stati costretti ad ammetterlo: nonostante il suo cinema consista spesso nelle più spudorate imitazioni di film altrui, Martino ha comunque saputo creare delle pellicole che sono diventate dei cult assoluti.
Non è certo uno dei più grandi e innovativi registi horror o di suspense ma in fatto di violenze e torture, scene truculente e sanguinarie, ha fatto scuola.
Pellicole per stomaci forti (specie all’epoca) che lo consacrano nell’Olimpo insieme ad autori come Argento, Fulci, Bava e Deodato. Senza considerare che ha contribuito a fare di Edwige Fenech una bad girl del nostro panorama cinematografico, prima di incoronarla regina incontrastata delle commedie scollacciate.
Per uno come Martino, l'unica cosa che conta davvero, facendo film, è quanto si può incassare spendendo il meno possibile, quanto si può divertire e appassionare il pubblico dandogli né più né meno, quello che vuole.
Anche se quello che vuole non è un granché.
Tutto il resto, citando il compianto Franco Califano, “è noia”…
Sergio Martino nasce a Roma il 19 luglio del 1938.
Nipote del regista Gennaro Righelli e fratello del produttore Luciano Martino, fin dalla giovane età si appassiona ai set cinematografici, bazzicando per gli studi di Cinecittà.
Esordisce come sceneggiatore col western “Per 100.000 dollari t'ammazzo”, diretto da Sidney Lean (a.k.a. Giovanni Fago) prestandosi di quando in quando anche come attore, come ne “I ragazzi dei Parioli” (1959), di Sergio Corbucci, accanto a Scilla Gabel, Nino Manfredi, Valeria Morioni, Alessandra Panaro e Leopoldo Trieste.
Nel 1963, è assunto come aiuto regista di Brunello Rondi per l'horror “Il demonio” e di Mario Bava per “La frusta e il corpo”, con Christopher Lee.
Julian Barry è invece lo pseudonimo che sceglie per firmare la sceneggiatura de “Le spie uccidono a Beirut” (1965), diretto da suo fratello Luciano, mentre manterrà il suo vero nome quando si troverà a fare il direttore della fotografia per la pellicola di Mario Caiano “Sette pistole per un massacro” (1968).
Da vero artigiano vecchia scuola, dopo aver fatto esperienza di quasi tutti i lavori all'interno di un set cinematografico, Martino debutta finalmente alla regia, firmando il suo primo film: un pruriginoso documentario dal titolo “Mille peccati... nessuna virtù” (1969), seguito da “America un giorno (1970) e “America così nuda, così violenta” (1970).
Ma il primo film vero e proprio arriva con lo spaghetti western “Arizona si scatenò... e li fece fuori tutti” (1970), sequel di “Arizona Colt”, con la bellissima Rosalba Neri.
Sempre nel 1970 firma il suo primo giallo, il sexy-thriller “Lo strano vizio della signora Wardh”, promuovendo come protagonista l'allora misconosciuta Edwige Fenech.
A questo, fa seguire altri cinque thriller, tutti diventati cult, di cui due interpretati ancora dalla Fenech insieme a George Hilton, “Tutti i colori del buio” (1972) e “Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” (1972); gli altri sono “La coda dello scorpione” (1971), sempre con Hilton e la svedesona Anita Strindberg, “I corpi presentano tracce di violenza carnale” (1973), precursore, insieme a “Reazione a Catena di Mario Bava”, del genere slasher, con Suzy Kendall, Tina Aumont e Luc Merenda, e “Morte sospetta di una minorenne” (1975), con Claudio Cassinelli, Mel Ferrer e Lia Tanzi.
Ancora operatore di camera per Mel Welles e Aureliano Luppi ne “La figlia di Frankenstein” (1971), Sergio sceglierà definitivamente il mestiere di regista, affrontando i più vari generi cinematografici: dai gialli, appunto, alle commedie sexy, dagli action ai cannibal movie, dalla fantascienza ai poliziotteschi.
Nel 1973 gira il suo “capolavoro”, l’osannato “Giovannona Coscialunga disonorata con onore”, vero pilastro della commedia sexy e pellicola che lancerà definitivamente la Fenech come sogno erotico de noantri, e il poliziottesco “Milano trema: la polizia vuole giustizia” (1973), con Luc Merenda e Richard Conte.
Sempre lo stesso anno vola alla volta di Hong Kong intenzionato a girare un film con Sua Maestà Bruce Lee, ma il progetto sarà accantonato a causa di alcune divergenze scaturite con la produzione straniera.
Peccato, perché “la furia della Cina” diretta da Martino avrebbe prodotto sicuramente uno stracult!
È poi la volta del lacrima – movie “La bellissima estate” (1974), e del sexy “Cugini carnali” (1974), tiepido film piccante incentrato sulle prime turbe adolescenziali; trattando di sedicenni, una pellicola così ora probabilmente farebbe scandalo o entrerebbe nel circuito off...
Meno male che torna a dirigere poliziotteschi con due pellicole belle serrate: “La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide” (1975), con Tomas Milian, Luc Merenda e Mel Ferrer, e “La città gioca d'azzardo” (1975), con Corrado Pani e il solito Merenda.
L’anno successivo è la volta di due film ad episodi, “Spogliamoci così, senza pudor...” (1976), e “40 gradi all'ombra del lenzuolo” (1976), un dittico che rappresenta una specie di summa della commedia scollacciata di quegli anni, una specie di versione sexy e mooolto pecoreccia de “I Mostri” di Dino Risi, con praticamente tutta la crème de la crème degli attori del genere: Barbara Bouchet, Tomas Milian, Edwige Fenech, Enrico Montesano, Sydney Rome, Alberto Lionello, Aldo Maccione, Ursula Andress, Alvaro Vitali, Nadia Cassini…perfino Ninetto Davoli e Marty Feldman!
Ma la violenza è nel DNA del nostro e lo dimostra con le successive produzioni: il tardo, brutale spaghetti-western “Mannaja” (1977), con Maurizio Merli, John Steiner, Philippe Leroy e Martine Brochard; e “La montagna del Dio Cannibale” (1978) con Ursula Andress, Claudio Cassinelli e Franco Fantasia, dove la ex bond girl va alla ricerca del marito etnologo nella Nuova Guinea, cadendo nelle mani di una tribù di selvaggi antropofagi.
Quest’ultimo è considerato da molti il miglior film di Martino, perché, a dispetto dell’impeccabile, truculenta cornice da cannibal movie, in realtà è proprio un film avventuroso vecchio stampo, ricco di azione ed esotismo, ben girato e recitato in modo decente.
Nel 1979, dopo l’episodio “Sabato”, di “Sabato, domenica e venerdì” (1979), film collettaneo diretto insieme a Castellano & Pipolo e Pasquale Festa Campanile, gira il fanta-avventuroso “L'isola degli uomini pesce” (1979), una sorta di mix a basso costo e venato di splatter, de “L’isola del Dottor Moreau” e “Il Mostro della Laguna Nera” (che avrà pure un sequel per la TV nel 1995, il bruttissimo “La Regina degli Uomini Pesce”), e l’avventuroso tout court “Il fiume del grande caimano” (1979): entrambi vantano la splendida Barbara Bach come protagonista.
Gli inizi degli anni ’80 lo vedono impegnato soprattutto con le commedie all’italiana, più o meno sexy, di cui firma degli autentici capisaldi amatissimi dai fans del genere: “Zucchero, miele e peperoncino” (1980), “La moglie in vacanza... l'amante in città” (1980), “Spaghetti a mezzanotte” (1981), “Cornetti alla crema” (1981), “Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande” (1982), “Acapulco, prima spiaggia... a sinistra” (1982), “Se tutto va bene siamo rovinati” (1983), “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” (1983), “L'allenatore nel pallone” (1984), “Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone” (1985).
Ma non solo cosce e battutacce per il nostro: dirige pure, con gli pseudonimi anglofoni di Christian Plummer e Martin Dolman, il tremendo (nel senso di brutto) thriller/horror “Assassinio al cimitero etrusco” (1982), e soprattutto il post-atomico “2019 - Dopo la caduta di New York” (1983), in cui con poca sapienza miscela “1997: Fuga da New York” con “Il Pianeta delle Scimmie”.
Pur nella povertà desolante del budget, “2019” ha un suo perché e risulta probabilmente il più divertente fra le imitazioni nostrane di tali film, tanto da riuscire ad entrare nella classifica delle dieci pellicole più viste negli Stati Uniti.
Nel 1986 dirige il film d'azione “Vendetta dal futuro”, uno smaccato plagio di “Terminator”, in cui si firma sempre con lo pseudonimo Martin Dolman: purtroppo, durante le riprese di questa pellicola, muore uno dei protagonisti, Claudio Cassinelli, un vero attore feticcio per Martino, a seguito di un incidente con un elicottero; questo drammatico evento sarà sempre ricordato con grande dolore dal regista.
Diciamo che, a questo punto, il meglio il nostro Sergio lo ha già dato: come spesso accadrà ai nostri maestri del cinema di genere, la presenza sul grande schermo diventerà sempre più infima e sporadica e aumenteranno sterili lavori televisivi.
Dirige il drammatico “Qualcuno pagherà?” (1987), con Giuliano Gemma, il film tv “Un'australiana a Roma” (1987), in cui, unico in Italia, dirige la divina Nicole Kidman, il bellico “Casablanca Express” (1989), in cui ripesca addirittura la vecchia gloria Glenn Ford, mentre negli anni novanta si dedica sempre meno al cinema, dirigendo ad esempio due thriller erotici (“Spiando Marina”, 1992, e “Graffiante desiderio”, 1993), per poi passare prevalentemente alla fiction.
Nel 2008 torna al cinema dirigendo il sequel del suo cavallo di battaglia “L 'allenatore nel pallone 2”.
Sua figlia, Federica è regista come lui.
A questo punto ci possiamo scordare torture, violenze, delitti efferati: Martino ormai non lavora più e anche le ultime prove non sono che un pallido ricordo della sua cinematografia migliore...che già, ammettiamolo, non era certo granché!
Tanti auguri, Sergio!
“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ecco me battizzo contro il malocchio. Puh! Puh! E con il peperoncino e un po' d'insaléta ti protegge la Madonna dell 'Incoronéta; con l'olio, il sale, e l'aceto ti protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa ché sa dall'innominéto.”
Altomare Secca/Lino Banfi - Occhio malocchio prezzemolo e finocchio