Una faccia così non te la scordi facilmente…
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, siamo veramente orgogliosi e felici di celebrare il compleanno di uno dei nostri attori preferiti: il mefistofelico WILLEM DAFOE!
Pochi, pochissimi interpreti sono bravi come Willem Dafoe!
Ancor meno hanno il carisma di Willem Dafoe!
E solo Willem Dafoe ha la faccia di Willem Dafoe!
Dafoe si è imposto nel difficile universo holliwoodiano come uno degli attori più eclettici attualmente in circolazione, capace com'è di spaziare dai blockbusters ai film d’autore.
Interprete estremamente versatile, pur segnato da una fisicità molto marcata (caratterizzata da un volto unico, scavato e profondo, che certamente non passa inosservato), Dafoe nella sua carriera ha impersonato di tutto: da Pier Paolo Pasolini al serial killer, dal mercenario al gangster, dall’eroico militare in Vietnam al galeotto, da Goblin a Gesù…
Ha lavorato un sacco e con quasi tutti i migliori registi possibili: Scorsese, Friedkin, Lynch, Raimi, Cimino, Stone, Milius, Abel Ferrara, Schrader, Cronenberg, Rodriguez, Waters, Bigelow, Hill, Yimou, Anderson, Von Trier, Spike Lee, Herzog, Branagh...
Una carriera incredibile, segnata da ruoli e generi diversissimi che hanno confermato di volta in volta la bravura di Willem Dafoe.
Naturalmente questo Vostro Almanacco non ha pretese di completezza ed essendo la filmografia del nostro piuttosto nutrita, non ci sognato neanche di citare tutti i suoi film; ci limiteremo a segnalare le pellicole per noi più interessanti e a tema con questa rubrica...
William Dafoe (così all’anagrafe) nasce il 22 Luglio del 1955 ad Appleton, una cittadina del Wisconsin.
Settimo di otto figli, suo padre è chirurgo e sua madre infermiera; è l'unico della famiglia ad aver intrapreso una carriera artistica.
Al liceo gli affibbiano il nome Willem, che è la versione olandese di William.
A scuola viene sorpreso a girare un film dai contenuti a quanto pare sessualmente assai espliciti, cosa che gli costa la sospensione.
Diciamo che il precoce esordio nel cinema non sembra affatto promettente…
Si iscrive di malavoglia all'Università del Wisconsin, dove segue lezioni di recitazione e diventa attore teatrale ma le cose non sembrano mettersi affatto meglio.
Malgrado l’impegno, viene rifiutato ad un provino e perfino insultato da quella che sarà poi la sua compagna e la madre di suo figlio, Elizabeth LeCompte.
Unitosi alla compagnia sperimentale "Theatre X", gira l'Europa e gli Stati Uniti.
Dopo due anni approda a New York e nel 1977 si unisce alla compagnia d'avanguardia "Wooster Group", dove ritrova, come direttore artistico, la LeCompte, con cui intreccia una relazione.
Il debutto cinematografico avviene nel 1980, con un ruolo minore nel film di Michael Cimino "I Cancelli del Cielo"; anche qui finisce male perché il lunatico regista lo sbatte fuori dal set anzitempo perché lo sente ridere troppo forte ad una battuta detta da un collega.
Le sue scene vengono quasi tutte eliminate nel montaggio finale e non viene accreditato.
Nel 1982 il primo ruolo da protagonista: il leader di un clan di biker fuorilegge in “The Loveless”, co-diretto da Kathryn Bigelow e Monty Montgomery.
L’anno successivo ha una piccola parte nell’horror erotico “Miriam si sveglia a Mezzanotte”, esordio alla regia di Tony Scott, interpretato da David Bowie, Catherine Denevue e Susan Sarandon.
Poi è la volta del ruolo del malvagio Raven nel western/musical di ambientazione post-moderna “Strade di Fuoco” (1984), di Walter Hill, e soprattutto quello del diabolico falsario Eric “Rick” Masters, nel capolavoro noir “Vivere e Morire a Los Angeles” (1985), di William Friedkin.
La vera fama arriva finalmente col war-movie ambientato in Viet-Nam “Platoon” (1986), di Oliver Stone, nell’indimenticabile ruolo del sergente Elias Grodin; per questo film ottiene anche una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista.
Anche il 1988 è un anno d’oro per il nostro: agente speciale Alan Ward nel bel noir di denuncia “Mississippi Burning”, di Alan Parker, con il grande Gene Hackman; e nientemeno che Gesù Cristo nel controverso “L’Ultima Tentazione di Cristo”, di Martin Scorsese.
Torna a lavorare con Stone in “Nato il Quattro Luglio” (1989), mentre l’anno seguente recita per due maestri del cinema più indipendente: con John Waters nel divertentissimo “Cry Baby” e con David Lynch nel visionario “Cuore Selvaggio”.
Ancora guerra in Vietnam per il nostro con il retorico “L’ultimo Attacco” (1991), di John Milius, mentre inaugura un proficuo sodalizio col regista Paul Schrader interpretando il protagonista dell’interessante “Lo Spacciatore” (1992).
Lo stesso anno è nel cast del thriller “White Sands”, di Roger Donaldson, a fianco di Mickey Rourke e Samuel L. Jackson, e in quello successivo nel pasticciaccio “Body of Evidence”, di Udì Edel, un film che dovrebbe essere un thriller torbido ed erotico ma che si rivela una ciofeca che ha senso solo perché mostra le zinne di Madonna.
Proseguendo negli anni novanta, si segnalano la seconda collaborazione con Schrader nello splendido noir “Affliction” (1997), a fianco di Nick Nolte James Coburn; il distopico “New Rose Hotel” (1998), che segna il debutto del sodalizio con Abel Ferrara; l’inquietante “eXistenZ” (1999), di David Cronenberg; e il pulpissimo “”The Boondock Saint”(1999), un bell’ hard boiled indipendente di Troy Duffy.
Il 2000 ci offre un bel trittico: “American Psycho”, di Mary Harron, tratto dal controverso romanzo di Bret Easton Ellis, “Animal Factory”, di Steve Buscemi, bel prison movie tratto da un libro di Edward Bunker, e “L’ombra del Vampiro”, di E. Elias Merhige, sulla misteriosa lavorazione del film “Nosferatu” di Murnau.
Il suo ruolo del vampiresco Max Schreck, gli fa guadagnare, nel 2001, la seconda nomination, sempre come miglior attore non protagonista.
Nel 2002 è un perfetto Goblin, l’arcinemico dell’uomo Ragno, nel fumettosissimo “Spider Man” di Sam Raimi, mentre è meno perfetto nel ruolo di attore girovago nel pasticcio medioevaleggiante “The Reckoning”.
L’anno successivo troviamo Dafoe in “AutoFocus”, il biopic sulla vita dell’attore Bob Crane, diretto da Paul Schrader, e in “C’era una volta in Messico”, loffio seguito di “Desperado” di Robert Rodriguez.
Infaticabile, nel 2004 fa parte dello strampalato equipaggio dell'indipendente “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, di Wes Anderson; è nel cast dei thriller “Control” di Tim Hunter e “In Ostaggio”, di Pieter Jan Brugge; e torna a lavorare con Scorsese in “The Aviator”.
Continua ad alternare film d'autore realizzati con pochi mezzi ad altri di impianto più commerciale ad high budget: è uno degli abitanti di “Manderlay” (2005) di Lars von Trier, poi passa al rumoroso “XXX2 - The Next Level” (2005), tentativo non riuscito di rifare il primo episodio di Lee Tamahori.
In Italia incontra la regista Giada Colagrande che lo dirige in “Before It Had a Name”, dopo averlo fatto innamorare e averlo sposato nel marzo 2005.
Partecipa anche al caustico “American Dreamz” (2006), di Paul Weitz, al poliziesco “Inside Man” (2006), di Spike Lee, e ritorna alla collaborazione con Ferrara in “Go Go Tales” (2007) ma non rifiuta anche di confrontarsi con una parte comica in “Mr Bean's Holiday” (2007), di Steve Bendelack.
Lo ritroviamo poi a caccia di un assassino in “Anamorph” (2008), di Henry Miller, in preda ad un virus "vampiresco" in “Daybreakers – L’ultimo Vampiro” (2009), di Michael e Peter Spierig, e vittima dei violenti deliri della moglie Charlotte Gainsbourg in “Antichrist”, visionario e angosciante capolavoro horror di Lars Von Trier.
Sarà protagonista del thriller “My Son, My Son, What Have Ye Done” (2009), ispirato a fatti reali, diretto da Werner Herzog; del dramma apocalittico “4:44 Ultimo Giorno sulla Terra”(2011), di Abel Ferrara; e dell’avventuroso “The Hunter” (2011),di Daniel Nettheim.
Nel 2012 lo vediamo fra i protagonisti del film di Andrew Stanton, tratto dagli ingenui romanzi fantascientifici di Edgar Rice Burroughs, “John Carter” nel ruolo di Tars Tarkas.
In seguito è nel cast de “Il luogo delle ombre”, (2013), simpatico horror venato di commedia tratto da Dean Koontz e diretto da Stephen Sommers; del bel noir “Il Fuoco della Vendetta” (2013), di Scott Cooper.
Torna a lavorare con Wes Anderson nel visionario “Grand Budapest Hotel” (2014) e si fa notare anche nel nuovo film di Lars von Trier, il controverso “Nymphomaniac” (2013).
È nel cast de “La Spia” (2014), di Anton Corbijn, tratto da un romanzo di Le Carrè; del ruvido action “Affari di Famiglia”, tratto da una storia vera, di Chris Brinker; in “Pasolini” dove ha il non facile compito di interpretare il regista/poeta nel poco riuscito film biografico diretto sempre dal fido Abel Ferrara.
Per concludere questa lunga rassegna citiamo l’adrenalinico “John Wick” (2014), di David Leitch e Chad Stahelski, l’epic/fantasy “The Great Wall” (2016), di Zhāng Yìmóu, il crime “Dog Eat Dog” (2016), di Paul Schrader, tratto da un romanzo di Bunker, il distopico“Seven Sisters” (2017), di Tommy Wirkola, e “Un sogno chiamato California” (2018), di Sean Baker, ovvero la faccia perdente dell’ “American Dream” vista con gli occhi dei bambini.
Certo che ne ha fatta di roba Dafoe!
Ma nonostante i suoi successi e il fatto che sia una star internazionale, rimane una persona piuttosto umile e disponibile, una vera rarità nello stardom.
Sperando che il suo inimitabile ghigno ci accompagni ancora a lungo, alziamo i calici in onore del mitico Dafoe!
Tanti auguri Maestro!
“Quello che la gente ama più dell'eroe è vederlo cadere.”
Goblin/Willem Dafoe – Spider Man