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Chi dice che il fumetto non è un’arte, o è in malafede o non capisce una sega…
Per dimostrare una volta di più (semmai ce ne fosse bisogno) il valore delle “nuvole parlanti”, oggi celebriamo un vero genio della china, il grandissimo GUIDO BUZZELLI, il “Michelangelo dei Mostri”!
Guido Buzzelli, per quanto poco conosciuto dalle nostre parti, è stato uno dei più grandi fumettisti italiani, uno degli autori più originali che ha rivoluzionato il modo stesso di intendere la narrazione disegnata nel nostro paese.
Guido Buzzelli è di sicuro una personalità difficile da ricondurre a una corrente o a una scuola e ha praticamente inventato un nuovo modo di fare fumetto, portandolo da strumento di svago a materia di riflessione, a vero e proprio romanzo. 
Infatti, cari amici dei Mutzhi Mambo, è considerato, insieme a Hugo Pratt, colui che ha importato in Italia quella che adesso si chiama graphic novel, che in italiano si traduce impropriamente con romanzo a fumetti. 
Basandosi su uno dei primi esempi (se non il primo) di striscia disegnata con andamento romanzesco, l’argentino “L’Eternauta” (1957), scritto dello sfortunato Hector German Oesterheld, Buzzelli nel 1967 scrisse autonomamente (senza che gli fosse stato commissionato da nessuno) il romanzo grafico “La rivolta dei racchi”, un racconto assolutamente rivoluzionario, che passò per qualche anno sotto silenzio.
Come spesso accade ci sono voluti i francesi per accorgersi del suo eccezionale talento e, all’inizio degli anni ’70, pubblicano l’opera che Oltralpe, riscuote grande successo.
Il suo segno sporco, cupo, grottesco, ma al tempo stesso espressivo e vigoroso, gli fa guadagnare il soprannome di “Michelangelo dei Mostri” o di “Goya Italiano”.
Le opere di Buzzelli, per quanto pervase da una forte vena satirica e simbolica, non sono allegre, raramente hanno un lieto fine e non sempre il bene trionfa (anzi, quasi mai...). 
Come detto, sono lavori che tendono più a far riflettere che non a far svagare, anche se rimangono godibilissimi.
Inoltre, rispetto per esempio a Pratt, nei suoi romanzi non c’è un eroe, un protagonista definito, cosa per l’epoca inaudita, anche nei fumetti considerati più “adulti”.
Sotto il profilo grafico Buzzelli si presentava sicuramente meno riconoscibile, meno “stiloso”, dei suoi pur illustri colleghi.
Lontano dal sofisticato grafismo modaiolo di Crepax, dalla sintesi estrema di Pratt o dal tratto gotico di Battaglia, Buzzelli integra tutte queste tendenze senza mai però fossilizzarsi in uno stile ben preciso.
Ci sono certo elementi ricorrenti: l’amore per i cavalli, le belle donne polpose, l’ossessione autobiografica, la predilezione caricaturale, il segno nervoso e sporco, specchio di un’umanità abbrutita e senza più direzione, i riferimenti all’arte del passato, soprattutto ai nudi manieristi o agli incubi di Bosch o Goya.
Buzzelli sfruttava in tutti i modi le possibilità narrative concesse dal mezzo fumettistico, anche grazie ad un ironia continua che gli consentiva di giocare con lo spazio delle tavole ed i margini delle vignette. 
Un segno per certi versi classico ma capace di mutare anche nell'ambito di uno stesso racconto, modificando stile ed atmosfera secondo le necessità: raramente nelle opere a fumetti coeve si riescono a trovare un segno e una costruzione della tavola così assolutamente, totalmente al servizio della narrazione.
In un momento storico in cui la riconoscibilità degli autori anche non comici stava diventando un “marchio” spendibile e remunerativo, Buzzelli, non crea niente che possa assomigliare ad un “brand” paragonabile a quelli rappresentati da Valentina, Corto Maltese o Cipputi. 
E questo non è un difetto, è un merito…
Buzzelli nasce a Roma il 27 luglio 1927.
E' un figlio d'arte, il padre è pittore e la madre modella.
Frequenta l’Accademia di San Luca ed entra nello studio di Rino Albertarelli, uno dei maestri del fumetto italiano, noto principalmente per i suoi lavori western e avventurosi.
Comincia la sua attività nel campo editoriale appena diciottenne collaborando fra gli altri con le edizioni dei Fratelli Spada, dove realizza le copertine per “Mandrake”, “Flash Gordon”, “L”Uomo Mascherato”.
Numerose sono le sue collaborazioni a vari personaggi nei primi anni Cinquanta, anni nei quali disegnerà per serie di varia ambientazione e target come “Susan Bill”, “Alex l'eroe dello spazio”, “Bill dei Marines”, “Nolan il pioniere dello spazi”, “Emulo di Zorro”, “Bambola” e “Dray Tigre”, personaggi dei quali talvolta scrive le sceneggiature.
Questi lavori non sono certo sufficienti a soddisfare la sua voglia di narrare cose più personali.
Buzzelli si trasferisce per qualche tempo in Inghilterra dove lavora per vari editori, fra cui la storica Fleetway, che già ospita numerosi autori italiani ed argentini.
Nel 1960 sposa Grazia de Stefani che diventerà la sua maggiore collaboratrice. 
Durante queste sue varie attività, Guido coltiva le proprie inquietudini e visioni in privato, scrivendo la sua prima opera personale, ovvero quello che è considerato il suo primo capolavoro, “La rivolta dei racchi”.
Si tratta di un'opera realizzata in totale autonomia fra il 1966 ed il 1967 senza richiesta da parte degli editori. 
Le tavole originali vengono esposte al Salone dei Comics di Lucca nel 1967 e pubblicate nel relativo Almanacco.
Ma in realtà non se le fila nessuno…
Troveranno un'accoglienza più calorosa presso il pubblico francese, che vedrà apparire la storia sulla rivista Charlie nel 1970. 
“La rivolta dei racchi” narra le incredibili vicende di un mondo primitivo diviso nelle due classi dei racchi e dei belli. Un mondo in cui i secondi dominano ed i primi sono ridotti a schiavi, finché un giorno non partirà la rivolta capeggiata da Spartak, uno dei tanti alter ego di Buzzelli. 
La metafora della lotta di classe non potrebbe essere più chiara, ma è inutile aspettarsi un lieto fine: nessuno è innocente e i vari ceti si distinguono solo per la diversa qualità della loro crudeltà e della loro barbarie.
La posizione disincantata dell’autore risulta ancora più originale se pensiamo al contesto: sono gli anni tumultuosi delle lotte operaie e studentesche, in un’Italia che si affacciava al Sessantotto.
È un periodo di forti prese di posizione e la morale cinica e disillusa di Buzzelli rappresenta un po’ una mosca bianca.
Non stupisce quindi che il romanzo venga ignorato...
Il successivo “I labirinti”, un'opera assolutamente visionaria realizzata fra il 1968 ed il 1970 mantiene la narrazione tradizionale per il tempo e lo spazio della prima vignetta, mentre nel proseguo si frantuma in numerose trame da seguire, con alieni o divinità che cercano di salvare le persone degne agli indesiderati incontri con scienziati folli impegnati in aberranti manipolazioni genetiche: ma la Terra merita davvero di essere salvata?
Del 1971 è “Zil Zelub” (anagramma evidente di Buzzelli) in cui ritroviamo il solito alter ego dell’autore questa volta scomposto e fatto a pezzi da una causa ignota. Così i vari arti e le varie parti del corpo di Zil Zebub si spostano autonomamente ed agiscono di vita propria secondo il proprio istinto e non secondo i "tradizionali" ordini impartiti dal cervello. 
Del 1974 è il più tradizionale western “Nevada Hill” realizzato per la Dargaud su sceneggiatura di JP Gourmelen, e sempre dello stesso anno è “HP” (ovvero “Horse Power”), una storia di fantascienza sui generis sceneggiata da Alexis Kostandi.
Ancora una volta un futuro per certi versi apocalittico ed una divisione in classi con una parte dell'umanità vessata e disadattata; ed ancora una volta non è detto che l'altra parte stia molto meglio!
Il successo francese favorisce le collaborazioni di Buzzelli con le riviste d’Oltralpe (fra le tante si possono citare “Pilote”, “Métal Hurlant” e “A suivre”) ma porta un rinnovato interesse di “importazione” per l'autore anche da parte di editori italiani.
E' così che Buzzelli troverà posto su “Linus” e “alterlinus” (poi “alteralter”) e su numerose altre riviste d'autore italiane nel corso del tempo, dal “Corriere dei Ragazzi” a “Psyco”, da “L'Eternauta” a “Comic Art”.
Del 1974 è “L'intervista”, storia in cui troviamo ancora una volta Buzzelli come protagonista che riceve nella sua casa, mentre dipinge, la visita di personaggi come sempre ambigui e singolari. 
Del settembre 1977 è la pubblicazione su “alteralter” de “L'agnone”, una delle storie più note dell’autore, che ruota intorno al tentativo di messa in scena di un'opera teatrale da parte di un regista che trova il suo interprete nei bassifondi della città: un personaggio che gli somiglia ma che sembra essere un crudele criminale, ma morbosamente irresistibile. 
Del 1979 è la pubblicazione di un volume della prestigiosa collana “Un uomo un'avventura”, con “L'uomo del Bengala”, scritto da Gino D'Antonio e ambientato nella misteriosa India dei primi dell'Ottocento.
Fra l'ottobre 1980 ed il marzo 1981, sempre su “alteralter”, viene pubblicata la lunga “Zasafir”, in parte proposta a colori, che purtroppo ed inspiegabilmente, rimanevinterrotta bruscamente nel marzo del 1981 lasciando in sospeso la narrazione. 
Nel 1981 collabora con l'editore francese Larousse alla “Storia del Far-West”, operazione a cui collaborano altri autori italiani, ad esempio Serpieri.
Guido collabora anche con L'Eternauta per cui realizza storie brevi ed appare in una curiosa collaborazione fra numerosi autori per una breve storia di 3 tavole, “Una notte come tante”, a cui contribuiscono Minor, Trigo, Gimenez e Gaudenzi.
Comic Art pubblica nel 1985 “Karma” (su testi di Guidobaldi e Trani), “Underground” (su testi di Traini) e “New York” (ovvero appunti e pensieri sparsi di Buzzelli su un viaggio nella grande metropoli americana).
Nel 1988 ha l’odore e l’onere di realizzare il primo numero della collana “Tex Speciale”, i volumi di “Tex” pubblicati in formato gigante e chiamati familiarmente Texoni, destinati ad ospitare nel corso degli anni innumerevoli ospiti d'eccezione per la collana del più importante fumetto western italiano. 
Il volume disegnato da Guido si intitola “Tex il grande!”, è sceneggiato da Claudio Nizzi ed è composto di oltre 200 pagine.
Alla fine degli anni ’ 80, inizia a collaborare con la televisione, col TG2 e col francese TV7, per i quali crea dei video.
Molla il fumetto per intensificare il lavoro di illustratore e di insegnante
Purtroppo questo genio del disegno ci viene portato via prematuramente, il 25 gennaio del 1992.
Ma possibile che un autore così, amatissimo e stimato dai colleghi, preso ad esempio per la carica innovativa e inclassificabile dei suoi lavori, così come per il suo bellissimo segno, sia, al tempo stesso, uno dei pennelli meno conosciuti dal pubblico?
Mistero della fede...
Certo che a volte, essere italiani non è un gran vanto…
Onore a Guido Buzzelli!

“…e se volete un consiglio veramente prezioso, affrettatevi a spingere Pat fuori da questa cantina, prima che, oltre ai mobili, cominci a sfasciare anche i muri!”
Claudio Nizzi; Guido Buzzelli – Tex Il Grande!

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