LA CAROGNA DE NOANTRI
Chiniamo il capo, giovanotti, che oggi si celebra una Gloria Patria!
Oggi si celebra l’immenso ADOLFO CELI!
Di solito non siamo nazionalisti, cari amici dei Mutzhi Mambo, anzi il nazionalismo in genere ci sta parecchio sulle palle.
Ma come non essere orgogliosi di un figlio della patria come Adolfo Celi?
La faccia a carogna per eccellenza, la nemesi, il criminale veramente pericoloso, il boss che non vorresti mai avere, né sul lavoro né nella mala, il suocero che ti distrugge l'autostima…
Tutto questo esprimeva il suo ghigno sardonico e feroce, il suo sprezzante giudicare con lo sguardo.
Attore estremamente versatile, era capace di far ridere e al tempo stesso irritare, capace di regalare sorrisi e terrore.
Raffinato interprete in grado di camuffarsi nelle più diverse realtà cinematografiche e stili narrativi, con la leggerezza tipica solo dei più grandi, ha rappresentato l'alta borghesia italiana del dopoguerra, tanto pulita e inattaccabile in apparenza, quanto perversa e corrotta nei suoi lati nascosti.
Così carogna da valicare le Alpi, per dare filo da torcere perfino a James Bond, che pure di carogne se ne dovrebbe intendere...
Adolfo Celi nasce vicino a Messina il 27 luglio del 1922; essendo figlio di un senatore del regno, gira parecchio da piccolo.
Dopo le prime esperienze cinematografiche con Zampa e Comencini, emigra in Brasile, dove diviene uno sperimentatore teatrale e filmico (in terra Carioca è tuttora considerato uno dei registi più influenti e innovatori...).
La svolta con l’action "L'uomo di Rio" (1964), di Philippe de Broca e con il noir “Rapina al Sole” (1965), di Jaques Derai, tratto da un romanzo di James Hadley Chase, entrambi a fianco del simpatico Jean Paul Belmondo; ma soprattutto con "Agente 007 Thunderball: Operazione tuono" (1965), di Terence Young, nei panni del mefitico guercio Emilio Largo, parte che gli dà fama internazionale.
Tornato in Italia, presta la sua faccia da stronzo in tantissime egregie produzioni come “Yankee” (1966), di Tinto Brass (si, proprio Tinto Brass!), livido spaghetti-western (purtroppo straziato dal rimontaggio imposto dalla produzione) in cui interpreta il cattivissimo bandito messicano Concho, "Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica", un poliziesco del 1967 diretto da Michele Lupo, la parodia di 007 “Ok Connery” (1967), di Alberto De Martino, lo spaghetti-western “Sentenza di Morte” (1968), di Mario Lanfranchi, la parodia sexy-fantascentifica “La donna, il sesso e il superuomo” (1967), di Sergio Spina, il thriller “La morte bussa due volte” (1969), di Harald Philipp, l'ipercult camp "Diabolik" (1968) di Mario Bava, il giallo “Frammenti di Paura” (1970), di Richard Sarafian, l'irresistibile “Brancaleone alle Crociate” (1970), il satirico “...hanno cambiato faccia” (1971), di Corrado Farina, l’horror tratto da Poe “I Terrificanti delitti della Via Morgue” (1971), di Gordon Hessler, il giallo “L’Occhio nel Labirinto” (1972), di Mario Caiano, i thriller “Chi l’ha vista morire?” (1972), di Aldo Lado, e “Ragazza tutta nuda assassinata nel parco” (1972), di Alfonso Brescia.
Ma Celi soprattutto è uno dei volti più celebri del poliziottesco, a partire dal bel noir "Un detective" (1969), di Romano Guerrieri, con Franco Nero, e poi i classici "La mala ordina" (1972), capolavoro di Ferdinando Di Leo, “La Mano lunga del Padrino” (1972), di Nando Bonomi, “Tre per una grande rapina” (1973), di Serge Leroy, “Piazza Pulita” (1974), di Luigi Vanzi, il violentissimo “Uomini si nasce, poliziotti si muore” (1976), scritto da Di Leo e diretto da Ruggero “Mr. Cannibal” Deodato, "Genova a mano armata" (1976), di Mario Lanfranchi.
È nel cast di horror come “Viaggio di Paura” (1977), di Serge Leroy, "Holocaust 2000" (1977), di Alberto De Martino, e di commedie come ”Febbre da Cavallo” (1976), di Steno, “Professor Kranz, tedesco di Germania” (1978), di Luciano Salce, “Cafè Express” (1980), di Nanni Loy.
Muore a Siena il 19 febbraio del 1986, a soli 64 anni, per un attacco cardiaco, la sera in cui doveva interpretare a teatro “I Misteri di Pietroburgo”, di Dostoevskij.
Avrà lavorato pure con Frankenheimer, Reed, Buñuel, ma è inutile prenderla troppo alla larga, si deve essere sinceri: per noi sarà sempre lo spietato Lord James Brooke, l'acerrimo nemico del mitico “Sandokan” televisivo (1976), di Sergio Sollima, e soprattutto il megacinico professor Alfeo Sassaroli nella trilogia di "Amici Miei"...
Onore ad Adolfo Celi!
"Non si deve mai andare in Germania, Paolo."
Professor Sassaroli/ Adolfo Celi - Amici Miei Atto II