Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

IL FASCINO DEL MALE

Macché "Blade Runner", cari amici dei Mutzhi Mambo! Macchè "Il silenzio degli innocenti"! 
Ma quale "Il Signore degli Anelli"!? 
"Il Padrino" e "I predatori dell'Arca Perduta" poi...non scherziamo!
Signore e signori, oggi parliamo di FRITZ LANG, il più grande regista austriaco e uno dei maggiori della storia del cinema, l'autore che prima di tutti (e probabilmente meglio di tutti) ha saputo affrontare, in maniera matura e consapevole, generi come la fantascienza, il thriller, il fantasy, l'avventura e il noir. 
Lang pose al centro della sua opera la lotta impossibile dell'uomo contro il suo destino, l'uomo-criminale che tenta di violare le leggi che gli vengono imposte. 

Fritz Lang19Nella sua filmografia ricorrono frequentemente, oltre all'ossessione sul Tempo, il tema del delitto e la figura del grande criminale da cui egli appare affascinato, rappresentata sia da geni del male (Mabuse e Spione), esseri inafferrabili ed elusivi, guidati da un'aspirazione profonda al dominio sull'umanità, sia dall'assassino di bambine (il “mostro” di Düsseldorf), assoggettato lui stesso a terribili pulsioni cui non è in grado di resistere e di cui diviene vittima, preda di un destino più grande di lui.
Introducendo infinite variazioni su questa tematica, Lang traccia la parabola morale dell'individuo moderno, prigioniero di una società che lo controlla rigidamente, privandolo della facoltà di giudicare, e facendogli a poco a poco perdere il senso stesso della giustizia. 
L'individuo appare disorientato nella giungla di leggi che deve rispettare fin dalla nascita, ma un istinto fortissimo lo spinge a violarle. 
E' così che si innesca il dibattito sulla colpa e sull'espiazione, quando non addirittura sulla vendetta. 
Chi ha ragione?
Chi può giudicare?

Friedrich Christian Anton Lang nasce a Vienna il 5 dicembre 1890. 
Per far piacere al padre architetto si iscrive al Politecnico, ma nel 1911, lascia la famiglia e si iscrive all'Accademia di pittura di Monaco, per seguire i corsi del simbolista Franz von Stuck. 
Nel 1912 inizia a viaggiare per l'Europa, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Russia, Turchia, Asia Minore, Bali, Nordafrica, guadagnandosi da vivere vendendo disegni e vignette. 
Nel 1913 va a Parigi e per un anno fa la tipica vita del pittore debosciato nella capitale francese. 
Frequenta assiduamente i cinema, appassionandosi a questa "nuova" forma d'arte. 
Allo scoppio della Grande guerra viene chiamato sotto le armi nelle file dell'esercito austro-ungarico. 
Eroe di guerra, più volte decorato per le numerose ferite ricevute, viene rimpatriato per una grave ferita in cui rimane orbo da un occhio, all'inizio del 1918, e dichiarato inabile al servizio attivo. 
Durante la lunga, penosa convalescenza scrive svariati copioni e sceneggiature per film. 
Ne vende due ma non viene neanche citato nei titoli e il risultato lo delude parecchio. 
Decide quindi che, vaffanculo, i film se li sarebbe fatti da solo! 
Se ne va a Berlino, la capitale della cinematografia tedesca. 

Fritz Lang8Lì, nel 1919, gira i suoi primi film tra cui "Die Spinnen 1: Der Goldene See" e "Die Spinnen 2: Das Brillantenschiff", delle belle avventure esotiche e misteriose che prefigurano quelle rocambolesche alla "Indiana Jones". 
Gli fregano sotto il naso "Il gabinetto del dottor Caligari" che gli era stato promesso e che viene invece affidato a Robert Wiene. 
Prima di scappare dai nazisti ha il tempo di inanellare ben quattro capolavori: "Il dottor Mabuse" (1922), un thriller che ha, come protagonista, un pazzo criminale con manie di grandezza e poteri paranormali (c'è chi ci ha visto una anticipazione della parabola Hitleriana), un capolavoro dell'espressionismo che avrà due seguiti, "I Nibelunghi" (1924), un costosissimo precursore delle baracconate fantasy, tratto dalle saghe germaniche (in parte perduto), "Metropolis" (1927), per l’epoca un mega kolossal di proporzioni enormi, probabilmente il più importante film di fantascienza in assoluto, distopico e spettacolare, che per anni è stato creduto perduto e poi, per fortuna, adeguatamente restaurato e, soprattutto, il suo primo film sonoro, il suo capolavoro immortale, "M, il mostro di Düssendorf" (1931), con uno straordinario Peter Lorre nei panni di un serial killer pedofilo. 
Per l'epoca è uno scandalo, sia per l'argomento scabroso sia per la pietà umana che l'attore riesce a far trasmettere da un personaggio così negativo.
L'ultimo film prima di espatriare è "Il testamento del Dottor Mabuse" (1933), secondo capitolo della serie del malvagio villain, in cui i riferimenti a Hitler divengono più espliciti. 
Dopo una breve tappa parigina, il nostro si trasferisce negli Stati Uniti, dove riprende alla grande la sua attività. 
Gira un paio di ottimi western, dei film di guerra (tra cui “Anche i boia muoiono”, del 1943, che racconta, con toni da thriller, gli avvenimenti connessi alla morte, durante la seconda guerra mondiale, del gerarca nazista Reinhard Heydrich e alla cui sceneggiatura collabora Bertolt Brecht), dei melodrammi, ma è con i noir che darà il meglio di sé: "La confessione della signora Doyle", del 1952, "La bestia umana", del 1954, (tratto da “La Bête humaine” di Émile Zola, gia adattato per il cinema da Jean Renoir), "Gardenia blu" e il bellissimo "The Big Heat", (Il grande caldo), entrambi del 1953, "Quando la città dorme" e "L'alibi era perfetto", del 1956. 

Fritz Lang23Ma la permanenza americana di Lang è tutt'altro che idilliaca, poiché i produttori lo costringono spesso a dirigere film scadenti. 
E nel 1952 i maccartisti lo inseriscono nel libro nero dei comunisti per aver finanziato la “Società contro il Nazismo”.
Torna quindi nella sua amata Germania dove gira altri due film avventurosi di ambientazione esotica e il suo testamento cinematografico, "Il diabolico Dottor Mabuse" terzo capitolo della saga del pazzo criminale con poteri esoterici. 
Gli anni successivi sono ricchi per Lang di onori e riconoscimenti (Jean-Luc Godard, tra l'altro, lo vuole come attore e alter ego ne “Il Disprezzo” del 1963,), ma nessuna prospettiva registica gli viene più offerta, anche perché, verso la fine, il nostro Fritz è diventato quasi cieco; ma è il cinema stesso a essersi inesorabilmente avviato verso altre strade… 
Il grande regista si spenge, vecchissimo, il 2 agosto del 1976 a Beverly Hills.
Il suo cinema, cupo, visionario, contrastato, ha fatto da modello a un numero incredibile di seguaci e rimane un esempio di cinema-cinema tout court, senza compromessi. 
Averne ancora di guerci dalla vista così lunga…
Onore a Fritz Lang!

Nota a margine: Come già affermato svariate volte, di solito non amiamo i gossip legati ai personaggi che appaiono in questo Vostro Almanacco: ma questo è talmente grosso e inquietante che non possiamo tacerlo. Ci sono infatti delle fondate ipotesi sul fatto che Lang, cocainomane e puttaniere malato di sesso estremo durante i suoi anni a Berlino, sia stato un serial - killer che, all’epoca, compì numerosi delitti rimasti senza colpevole. A cominciare dall’omicidio della prima moglie di Lang per il quale il regista non fu mai formalmente accusato, pur non avendo uno straccio di alibi. L’interessante “Fritz Lang", girato in bianco e nero nel 2016 da Gordian Maugg, insieme allo scrittore Alexander Hausser e al criminologo berlinese Ernst Gennat, prova a far luce su quegli anni oscuri di Lang a Berlino, prima che abbandonasse la Germania nazista per approdare a Hollywood. Certo se fosse vero, ci sarebbe da rileggere tutta la sua opera sotto una luce assai sinistra...

"Io ho fatto questo? Ma se non ricordo più nulla! Ma chi potrà mai credermi? Chi può mai sapere come sono fatto dentro, che cos'è che sento urlare nel mio cervello… e come uccido? Non voglio! Devo! Non voglio! Devo! E poi, sento urlare una voce… ma io non la posso sentire! Aiuto! Non posso… non posso… non posso… non posso…"
Hans/Peter Lorre - M, Il Mostro di Düssendorf

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