Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

A CACCIA DI SQUALI

Se qualcuno i voi pensasse di avere la faccia da duro, allora non ha ben presente quella del roccioso ROBERT SHAW!
Non c’è mai stato sul grande schermo nulla di più duro e aspro di Quint, il vecchio lupo di mare, impersonato da Robert Shaw, incaricato di cacciare “Lo Squalo!
Certo, cari amici dei Mutzhi Mambo, l'aspetto vistosamente “maschio”, da carogna, dovuto al fisico imponente da rugbista e al volto largo spesso caratterizzato da folti baffi, alla fine ha incatenato Shaw per lo più in ruoli di villain, mettendo sotto tono la sua notevole sensibilità letteraria e artistica (è stato anche scrittore, drammaturgo e sceneggiatore) che gli avrebbe consentito di interpretare anche personaggi più variegati.
E soprattutto gli ha impedito di trovare parti da protagonista, dato che purtroppo, a parte gli horror, in quegli anni chi interpretava personaggi negativi non aveva mai il diritto alla totale ribalta.

Robert Shaw9Poco male per quello che ci riguarda, visto che i cattivi hanno tutta la nostra incondizionata ammirazione e che, comunque, quando appare lui sullo schermo, qualsiasi sia il suo ruolo, diventa immediatamente l’oggetto dell’attenzione del pubblico, oscurano tutti quelli che ha intorno.
Della banda “Brit Club”, ovvero gli attori britannici come Sean Connery e Richard Burton che “invasero” gli schermi americani e di tutto il mondo negli anni ’60, Shaw è forse il più sfigato, quello che meno ha raccolto i frutti del suo enorme talento.
Peccato, perché avrebbe sicuramente meritato di più; ma a noi basterebbe il suo ruolo ne “Lo Squalo” per farlo entrare di diritto nell’Olimpo dei più grandi attori di sempre!

Robert Archibald Shaw nasce il 9 agosto del 1927 a Westhoughton, nel Lancashire, in Inghilterra, il figlio maggiore di un'infermiera e di un medico. 
Suo padre è un alcolizzato e un maniaco depressivo; si suicida quando Robert ha solo 12 anni, lasciando in eredità al figlio un bel trauma ed il futuro attaccamento eccessivo alla bottiglia.
Da giovane frequenta la scuola di Truro e si mette in risalto come atleta, gareggiando in gare di rugby, squash e corsa, ma a 17 anni rifiuta l'offerta per una borsa di studio per andare a Londra, per poi passare a Cambridge, poiché non vuole una carriera come medico (e, dopo la fine che aveva fatto il papà, c’è da capirlo...); fortunatamente, il suo pallino è la recitazione, probabilmente ispirato da uno dei suoi professori, Cyril Wilkes, che gli fa leggere praticamente di tutto, compresi praticamente tutti i classici, ed è solito accompagnare tre o quattro allievi a Londra per vedere degli spettacoli teatrali. 
La prima opera teatrale a cui Robert assiste è "Amleto" nel 1944 con Sir John Gielgud all'Haymarket. 
Nel1946 riesce ad iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Arts grazie ad un'eredità di £ 1.000 avuta da sua nonna. 
Dopo due anni passa a Stratford-on-Avon, dove viene diretto da Gielgud, per poi fare il suo debutto sul palcoscenico come professionista nel 1949, andando in tournée in Australia nello stesso anno con la compagnia “Old Vic”, specializzata in teatro shakespeariano.
Interpreta però solo ruoli minori, Cassio in "Otello" e Lisandro in "Sogno di una notte di mezza estate" ma gira l'Europa e il Sudafrica con la compagnia.
Viene notato mentre recita in "Molto rumore per nulla" nel 1950 da Alec Guinness, che gli chiede di venire a Londra per fare “Amleto” con lui. 

Passa poi al suo primo ruolo cinematografico, una parte non accreditata nel classico “L'incredibile avventura di Mr. Holland” (1951), di Charles Crichton, sempre con Guinness; non granché ma comunque un inizio. 
Sempre in questo periodo conosce la sua prima moglie, Jennifer Bourne, un'attrice che aveva incontrato mentre lavorava con l’ “Old Vic”, e che sposa il 1 agosto de 1952; insieme avranno quattro figlie. 
Appare anche brevemente ne “I guastatori delle dighe” (1955) e nello stesso anno è nel cast della produzione londinese di "Tiger at the Gates" nel giugno 1955 come Topman, e partecipa a "Hill in Korea".
Dopo essersi barcamenato a fare diversi lavori per sostenere la sua famiglia, viene scelto nel ruolo del filibustiere Dan Tempest nella serie “The Buccaneers” (1956). 

Robert Shaw12Shaw prenderà sul serio questa parte ma riesce a tirar su ben £ 10.000 per otto mesi di lavoro. 
Intanto scrive il suo primo romanzo, "Il nascondiglio" che si rivela un bel successo, vendendo 12.000 copie in Inghilterra e quasi lo stesso in Francia e negli Stati Uniti; ne fa anche una sceneggiatura per una produzione televisiva e fornirà la trama per la commedia “Situazione disperata, ma non seria” (1965) di Gottfried Reinhardt, con Alec Guinness e Robert Redford. 
Intorno al 1959, inizia una relazione con la famosa attrice Mary Ure, che all'epoca è sposata col collega John Osborne.
Nel 1960 Shaw diviene reporter per la rivista “Queen of England” e seguirà le Olimpiadi di Roma. 
Shaw e la Ure recitano pure insieme nella pièce “The Changeling” di Middleton al Royal Court Theatre di Londra nel 1961 e il 31 agosto dello stesso anno hanno un figlio, mentre sono ancora sposati con i rispettivi coniugi. 
Sua moglie Jennifer e la Ure partoriscono un figlio di Shaw a sole due settimane di distanza!
Mary divorzia dal marito e sposa il nostro nell'aprile del 1963: avranno quattro figli insieme.
Nello stesso anno, dopo aver interpretato il war-movie “L'affondamento della Valiant” (1962), di Roy Ward Baker, e il drammatico “The Caretaker” (1963), di Clive Donner, è la volta di “007, dalla Russia con amore” (1963), di Terence Young, nell’indimenticabile parte del biondo Donald 'Red' Grant, uno spietato sicario che dà parecchio filo da torcere a Sean ‘Bond’ Connery. 
Sempre nel ’63 è nel cast di “Tecnica di un crimine” (1963), di Lance Comfort, nonché di una versione televisiva dell’ “Amleto”, nella parte di Claudio. 
Segue “La fortuna di Ginger Coffey” (1964), con la moglie Ure e poi “La battaglia dei giganti” (1965), di Ken Annakin, nel ruolo del comandante nazista Panzer Hessler. 
Sul set dii questo film, scrive il romanzo "The Flag".
Il suo impegno successivo è quello di impersonare il malvagio re Enrico VIII ne “Un uomo per tutte le stagioni” (1966), di Frank Zimmermann , una performance eccezionale che gli fa guadagnare una nomination per l’Oscar.
Scrive poi il suo quarto romanzo "The Man in the Glass Booth", che in seguito viene trasformato in una commedia con Donald Pleasence e poi in un film con Maximilian Schell. 
Nel 1967, recita nuovamente con la moglie in “Custer eroe del West” (1967), di Robert Siodmak, e prosegue con “Festa di Compleanno” (1969), di William Friedkin, tratto da una corrosiva commedia di Harold Pinter, e il bellico “I lunghi giorni delle aquile” (1969), di Guy Hamilton.
Una delle sue migliori interpretazioni di questo decennio è quella del conquistadores spagnolo Pizarro ne “La grande strage dell'impero del sole” (1969), di Irving Lerner.
Anche il suo ultimo romanzo pubblicato, "Una carta dal Marocco", sarà un grande successo.
Gli anni ’70 si aprono con “Caccia sadica” (1970), di Joseph Losey, dove, in coppia con Malcolm McDowell, veste i panni di uno dei due detenuti fuggiti in un paese latinoamericano, e col western “Una città chiamata bastarda” (1971), di Robert Parrish.
Come padre di Churchill in “Gli anni dell'avventura” (1972), di Richard Attemborough, ruba addirittura la scena a John Mills, Patrick Magee, Anthony Hopkins e Ian Holm; sempre nel 1972 interpreta “Un rantolo nel buio”, un film horror di William Fraker, con la Ure, Sondra Locke e Sally Kellerman. 
“Un uomo da affittare” (1973), di Alan Bridges, dove il nostro ha il ruolo di un autista che si innamora di una vedova aristocratica che aiuta nel superare un esaurimento nervoso, conquista la Palma d'Oro al Festival di Cannes.
Questa pellicola rappresenterà un'occasione unica nella sua carriera, in quanto gli offre una parte impegnativa consentendogli di modulare la ricca gamma di sfumature necessarie a esprimere gli stati d'animo del suo personaggio: un uomo che vede mortificati i propri sentimenti a causa di un invalicabile divario sociale, e il cui disilluso avvilimento si manifesta e trova sfogo solo nella rabbiosa, simbolica distruzione della Rolls Royce della padrona. 
Il delizioso con-movie “La stangata” (1973), di George Roy Hill, dove Shaw interpreta lo spietato ma ingenuo gangster Doyle Lonnegan beffato da Paul Newman e Robert Redford, e il tesissimo “Il colpo della metropolitana - Un ostaggio al minuto” (1974), di Joseph Sargent, col ruolo del delinquente che tiene in ostaggio i passeggeri a scopo di estorsione, col nome in codice Mr. Blue (vi ricorda qualcosa?), sono i ruoli con cui Robert diventa davvero popolare presso il pubblico americano.
Finalmente arriva la parte della vita, quella davvero unica, indimenticabile: il cacciatore di squali irlandese Quint, nel capolavoro di Steven Spielberg “Lo squalo” (1975).
E pensare che Shaw non viene affatto colpito dalla sceneggiatura ed è titubante sull’accettare o meno il ruolo: il regista non sa nemmeno chi sia e il titolo gli pare una stronzata.
Comunque alla fine accetta ed è storia del cinema! 
Tra l’altro il nostro, di sua sponte, improvviserà sul set la maggior parte dei dialoghi…

Robert Shaw4Fa tristezza però che del più grande incasso al botteghino dell'epoca (si parla di oltre $ 100 milioni in tutto il mondo), Shaw non vedrà neanche un centesimo, a causa delle tasse che gli toccherà versare per aver lavorato negli Stati Uniti, in Canada e in Irlanda. 
Ma una nuova tragedia sta per abbattersi su Robert: è durante questo periodo infatti che entra in depressione, dopo il decesso accidentale di sua moglie per una dose eccessiva di barbiturici e alcol.
Alcuni metteranno in giro la voce che la sua morte fosse stato in realtà un suicidio, ma non si troveranno assolutamente prove del fatto.
Ma chiaramente la lingua batte dove il dente duole…
Dopo l’heist-movie “Colpo da un miliardo di dollari” (1975), di Menahem Golan, è il turno di “Assassinio sul ponte” (1975), di Maximilian Schell, offre poi un'altra brillante interpretazione come sceriffo di Nottingham in “Robin e Marian” (1976), di Richard Lester. 
Nello stesso anno, interpreta anche “Il corsaro della Giamaica” (1976), di James Goldstone, con Geneviève Bujold e James Earl Jones, un'avventura piratesca molto spensierata.
Il film seguente, il thriller “Black Sunday” (1977), di John Frankenheimer, con Shaw nel ruolo di un agente israeliano che cerca di fermare un'organizzazione terroristica chiamata Black September, è un grande successo sia per la critica che per il pubblico; Robert collabora attivamente alla sceneggiatura, anche se non viene accreditato.
In questo periodo riesce a superare la depressione grazie alla sua segretaria di 15 anni più giovane, Virginia Dewitt Jansen che sposerà il 29 luglio del 1976: adotta il figlio di lei e la coppia avrà anche un figlio loro. 
Durante la sua permanenza alle Bermuda, Shaw lavora al film “Abissi” (1977), di Peter Yates, che vede di nuovo la collaborazione del nostro con lo scrittore Peter Benchley: questo disorienta il pubblico perché tutti si aspettano un altro “Squalo”. 
La pellicola al botteghino non va malissimo ma la critica non apprezza, anche se per l’attore inglese, come al solito, sono solo lodi.
Per sua stessa ammissione, Robert aveva girato il film solo per soldi, come per soldi si appresta a girare il successivo: dopotutto è dura campare 10 figli!
E infatti nel 1977, Shaw va in Jugoslavia, dove recita nel magniloquente “Forza 10 da Navarone” (1978), di Guy Hamilton, sequel de “I cannoni di Navarone” (1961), riprendendo il ruolo dell'agente britannico MI6 Mallory, originariamente interpretato da Gregory Peck. 
All'inizio del 1978, il nostro inizia a lavorare allo spy-movie “Avalanche Express” (1979), in cui è chiamato ad interpretare il generale Marenkov, un alto funzionario russo che decide di disertare.
In cattive condizioni di salute a causa dell'alcolismo che ormai lo accompagna da anni, riesce a completare la maggior parte delle sue scene, prima che la morte del regista Mark Robson, nel giugno 1978, interrompa la produzione.
Ma nemmeno il grande attore riuscirà a vedere le fine delle riprese: morirà di un attacco di cuore, a soli 51 anni, il 28 agosto del 1978, nella sua casa a Tourmakeady, in Irlanda
Da quel giorno, andare a nuotare in mare aperto ci fa a tutti un po’più paura…
Onore a Robert Shaw!

“Un sommergibile giapponese ci mise due siluri dentro la pancia. Stavamo tornando dall'isola di Tinian a Leyte, avevamo portato la bomba, quella che scoppiò a Hiroshima. Millecento uomini finirono in mare. La nave affondò in dodici minuti. Il primo squalo si fece vivo dopo una mezz'ora, un tigre, di quattro metri. Sai da cosa lo capisci quando sei in acqua? Dalla distanza fra la pinna dorsale e la coda. Noi non lo sapevamo, ma la nostra missione era talmente segreta che non era stato neanche lanciato l'S.O.S! Per una settimana non dissero che eravamo spariti. Insomma alle prime luci, cominciarono ad arrivare gli squali. Noi ci eravamo riuniti in gruppi stretti, una specie di quei quadrati delle battaglie, quei quadrati che si vedono nelle stampe della battaglia di Waterloo. L'idea era che quando uno squalo si avvicinava ad un uomo, quello si metteva ad agitare l'acqua e urlare a squarciagola! Qualche volta lo squalo se ne va, ma qualche volta non se ne va per niente. Ti fissa dritto negli occhi... Sai che cosa hanno di strano gli squali? Hanno degli occhi senza vita, palle nere senza luce dentro. E quando uno ti si avvicina non credi neanche che sia vivo... finché non ti morde. Quelle palle nere cominciano a roteare e poi, ad un tratto, senti un urlo acutissimo e terribile. E l'acqua intorno diventa rossa. E in mezzo a quella schiuma e quel casino ti arriva addosso il branco! E cominciano a farti a pezzi... E insomma, quella prima mattina perdemmo cento uomini. Non so quanti fossero, mille squali forse, mangiavano in media sei uomini ogni ora. Quel giovedì mattina capitai accanto a un mio amico, un certo Robinson, di Cleveland. Ex giocatore di Baseball. Era il nostromo. Credevo che dormisse. Allungai un braccio per svegliarlo. Lui si capovolse come una specie di trottola galleggiante. Era a metà. Eh, sì. Se l'erano mangiato vivo dalla cintola in giù. A metà del quinto giorno un Lockheed Ventura ci avvistò, passò a bassa quota e ci vide. Era un pilota giovane, molto più giovane del signor Hooper. Comunque ci avvistò e venne a guardare. Tre ore dopo arrivò finalmente un nave appoggio che cominciò a raccoglierci. E vi giuro che quello fu il momento in cui ebbi più paura. Mentre aspettavo il mio turno. Non mi metterò mai più un salvagente addosso. Insomma, eravamo finiti in mare in più di mille, ne uscimmo in trecentosedici, gli altri li avevano mangiati gli squali. Era il 29 giugno del '45. Comunque, avevamo consegnato la bomba!”
Qiunt/Robert Shaw – Lo Squalo

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