GANZO IL TIPO...
John Doe, in America, è come dire John Smith, un "tipo", un Tal dei Tali qualsiasi...
Ma, cari amici dei Mutzhi Mambo, JOHN DOE degli X è tutto meno che un artista anonimo!
I suoi X sono stati uno dei più grandi gruppi punk di sempre: seminali, divertenti ma a tratti angoscianti, ricchi di influenze roots.
Band di punta del punk Losangeleno, gli X hanno rappresentato un unicum: energia da vendere, voce femminile originale (e copiatissima), citazionismo a paletta.
Però fra tutti i gruppi famosi della scena, gli X sono fra i meno celebrati.
È ora di raddrizzare in fretta questo scandalo!
Tutto ciò che nella "Città degli Angeli" non era riconducibile all'harcore o al metal, veniva etichettato come "beach-punk".
In realtà il "beach-punk" (cioè il punk inglese rivisto nella California costiera dalle radici country, blues e rockabilly) è un'etichetta che calza bene e pienamente solo ad una delle principali band di Los Angeles: gli X, appunto.
Rappresentarono più di chiunque altro la fusione fra spirito punk-rock e spirito new wave: dei primi adottarono la perversione e il nichilismo, della seconda adottarono la depressione e la disumanizzazione.
In un certo senso gli X fusero la rabbia dei Sex Pistols e e la visione disperata del mondo dei Suicide.
Rifuggendo dalla violenza brada che sarebbe stata il segno distintivo dell'hardcore, gli X impostarono le loro “poesie” urbane sull'atmosfera decadente e "vissuta", tutto sommato molto più vicina alla realtà quotidiana della piccola e media borghesia americana che a quella della working class propriamente detta.
Gli ingredienti del loro sound, d'altronde, erano comunque traditional: per quanto trasformati dal loro piglio "artistico", le armonie vocali derivavano dal country, la chitarra derivava dal rockabilly e i ritmi dal blues.
Si sono formati nel 1977 ma hanno ed avranno sempre un suono anni 80; sono stati tra i primi a definire questo suono: è l'alone new-wave, nel senso Joy Division del termine.
Inoltre, gli X sono fra i massimi ispiratori del grunge, in quanto riuscirono, fra i primi, a coniugare rumore e melodia.
Infine funsero da raccordo fra la generazione punk e quella hippie, fra la generazione di Patti Smith e quella dei Doors.
Purtroppo è un gruppo che non si caga più nessuno (o almeno non nella misura che meriterebbero) ma il nostro Doe almeno si può consolare con un fatto: è uno dei pochi nati fighi che quando invecchiano diventano sempre più fighi…
Mannaggia a lui, mannaggia!
John Nommensen Duchac (così all'anagrafe) nasce a Decatur, in Illinois, il 25 febbraio del 1954.
Da ragazzo se ne va a Los Angeles e, nel 1976, incontra il chitarrista Billy Zoom in una riunione della locale rivista underground "The Recycler".
L'anno successivo fonda gli X con lui stesso al basso e voce, Billy alla chitarra, Exene Cervenka alla voce, e D.J. Bonebrake alla batteria.
Gli X iniziano la loro carriera esibendosi in locali di Los Angeles come il Masque o il Whisky.
Incidono il primo singolo, "We're Desperate", nel 1979.
Il primo contratto discografico è quello con la piccola etichetta indipendente Dangerhouse con la quale incidono i loro due fondamentali singoli: "Los Angeles" e "Adult Book", canzoni che vengono poi comprese nella compilation "Yes Los Angeles", che gli X si trovano a dividere con altre band californiane quali Weirdos e Black Randy.
Il successo crescente della band li porta a firmare per un'altra etichetta indipendente, la più potente Slash.
Nel 1980 esce quindi per questa etichetta il primo LP, intitolato proprio "Los Angeles", prodotto da Ray Manzarek, il tastierista dei Doors.
Il disco contiene, oltre a canzoni di chiara marca punk come "Johnny Hit" and "Run Paulene", pezzi che dimostrano la versatilità del gruppo e una maggior ampiezza di vedute rispetto al resto della scena losangelena, come "The Unheard Music", "The World is a Mess", o la cover di "Soul Kitchen", per l'appunto del gruppo di Jim Morrison e soci.
Il loro è un suono angoscioso, più che criminale: basato su un drumming assillante, protagonisti ne sono il canto isterico, nauseato, in trance di Cervenka, capace di lunghe scariche epilettiche con vocali finali protratte allo spasimo, il chitarrismo maniacalmente rockabilly di Zoom e i crudi testi autobiografici di vita urbana scritti da Doe.
Ray Manzarek presta consulenza per l'organizzazione del suono e in qualche caso mette mano ai leggendari tasti dell’organo.
Inoltre le armonie vocali di Doe ed Exenka ricordano i più epici Jefferson Airplane, ma con la novità che Exene si inventa un modo anti-romantico di cantare temi romantici.
Il disco ottiene buone recensioni pur avendo limitati riscontri di vendita.
Lo stesso anno, Doe e la Cervenka si sposano (il matrimonio durerà cinque anni).
Nel 1981 esce "Wild Gift", composto in buona parte da canzoni che erano già state composte all'epoca di "Los Angeles" ma che non erano state comprese nel disco.
Con questo album, gli X compaiono per la prima volta nella classifica americana ma soprattutto ricevono vasti consensi da parte della stampa: la rivista Rolling Stone nomina il disco "record of the year".
Lo stile accentua le propensioni per le direttrici vocali di San Francisco (i duetti vocali Doe/Exene, gli accordi country-blues di Zoom, fino a rifare il verso ai Jefferson campestri di dodici anni prima in "Universal Corner" e "In This House").
Il marchio di fabbrica del gruppo è comunque ancora l'accoppiata di rock'n'roll e canto annoiato, che qui pennella "The Once Over Twice" e "When Our Love Passed Out", e che talvolta ("It's Who You Know" e soprattutto "White Girl") assume i toni della ballad di vita vissuta.
Il meglio si trova forse nelle parodie, che adottano arrangiamenti tanto spassosi quanto fantasiosi: "Adult Books" scorrazza a ritmo ora di cha cha ora di flamenco con un crooning alla Presley e chitarrismi hawaiani alla Ventures; "Back To The Base" che ricalca i "rag" satirici di Country Joe; e ancora meglio riesce "Beyond And Back", un tuffo negli swinganti anni Cinquanta.
Impeccabile musica da party ma con liriche cupe, dominate dall'incombere della morte, dall'ineluttabilità del crimine e dal bisogno di sacrilegio.
Continuando in quella progressione verso le "radici" musicali, "Under The Big Black Sun" (1982) segna l'adesione al movimento "grass-roots" fondato dagli amici Blasters.
Il disco esce dopo la morte di Mirielle, la sorella di Exene, ed è profondamente influenzato dal lutto.
Il paesaggio umano di Los Angeles viene ora reso attraverso ballad dolenti e vibranti come "Motel Room In My Bed" e la title-track, sostenute dal forte chitarrismo rock and roll di Billy.
Ancora una volta a dominare sono le atmosfere sinistre, come nella danza tribale di "Hungry Wolf", ma il gotico è moderato dagli atteggiamenti da cowboy, come in "The Have Nots".
Ma che gli X siano soprattutto un grande combo di rock'n'roll lo dimostrano brani travolgenti come "Because I Do" e "Real Child Of Hell".
Il disco apre inoltre a sonorità decisamente più soft come in "Dancing with Tears in my Eyes".
Con "More Fun In The New World" (1983), nella retorica e complessa saga di "I Must Not Think Bad Thoughts" o nell'anthem marziale di "New World", lo stesso affresco sociale viene esteso a tutta la Nazione.
Il paesaggio diventa quello degli hotel di infima categoria, dei bar, delle stazioni, dei caffè.
I protagonisti sono vagabondi, teppisti, perdenti, alcolizzati.
Il sound si emancipa ancor più dal gergo punk, nell'illusione di poter ripetere i fasti dei Creedence Clearwater Revival, ma al servizio di bozzetti iper-cinetici ("Devil Doll" e "Make The Music Go Bang") che vengono sfregiati da un chitarrismo ora di stampo quasi heavy metal.
È un lato che il quinto album, "Ain't Love Grand" (1985), accentua, nonostante un trasparente intento di recupero delle matrici rock'n'roll ("Love Shack", "Supercharged"), country (la serenata marziale di "Around My Heart") e blues ("Burning House Of Love", con fendenti alla "Summertime Blues" e ritornello sinistro alla Hendrix).
Doe e Cervenka suonano anche nei Knitters, un gruppo folk e country di Dave Alvin (ex Blasters).
Dopo la pubblicazione dell'orrendo "Poor Little Critter On The Road" (Slash, 1985), Zoom viene sostituito negli X proprio da Alvin.
Anche senza Zoom, su "See How We Are" (1987), la musica degli X continuerà a fluire avvincente ("I'm Lost" e "4th Of July", entrambe dello stesso Alvin) e melodica ("When It Rains").
L'album, tutto sommato, è migliore dei due precedenti.
Gli X torneranno ancora con "Hey Zeus" (1993), album nulla de ché che si ispira al country ("New Life", "Everybody"), ma soprattutto adotta un sound più commerciale, troppo curato negli arrangiamenti, e più "grunge" (anche per effetto del nuovo chitarrista, Tony Gilkyson, ex Lone Justice).
Doe e la Cervenka imbastiscono le gloriose armonie vocali in "Someone's Watching" e la cantante trova ancora il fiato per lanciarsi in uno dei suoi hoe-down da strega campagnola, "Clean Like Tomorrow".
Billy Zoom intanto ha aperto un ufficio di consulenza legale…Ahh, 'sti punk!
Dal 1990, Doe registra una dozzina di album come solista o in collaborazione con altri artisti, e contribuisce a colonne sonore di vari film.
Nel famigerato "The Bodyguard" (1992), quella cacata con Kevin Costner e Whitney Houston, è sua la versione di "I Will Always Love You" (certamente più interessante di quella della Huston...) che suona sul jukebox quando i protagonisti ballano.
Viene pubblicato solo su musicassetta dalla Warner Bros, ma nessuna versione esiste su CD (e, verrebbe da dire, menomale...).
Scrive e suona con Tyler Willman la canzone "Lobotomy" per l'omonimo album di debutto (1998) della band Calm Down Juanita.
Doe prende poi parte al bizzarro biopic su Bob Dylan "Io non sono qui" (2007), di Todd Haynes, con due cover del menestrello statunitense, "Pressing On" e "I Dreamed I Saw St. Augustine".
Entrambi i pezzi vengono inclusi nella colonna sonora del film.
Doe registra poi la canzone "Unforgiven" nel 2007 con Aimee Mann su "A Year in the Wilderness", un album in cui partecipano anche Kathleen Edwards, Jill Sobule e Dan Auerbach.
Successivamente, con Eddie Vedder registra il mix del brano "Golden State" nel 2008.
"Country Club" (2009), con la rock'n'roll band canadese The Sadies, presenta classiche cover country inframezzate da canzoni originali.
Il nostro John Doe contribuisce con una cover di "Peggy Sue's got married" anche all'album tributo a Buddy Holly, "Rave" (2011).
Nel 2012 esce "John Doe & Exene Cervenka: Singing and Playing", registrato dal vivo al Way Station il 2 e 3 aprile 2010.
La rimpatriata serve, oltre che a riunire i due ex-coniugi e compagni di band, a raccogliere i fondi per curare la sclerosi multipla di cui è affetta la cantante.
Il suo ultimo disco solista, "The Westerner" viene pubblicato nel 2016: ristrato completamente nel deserto dell' Arizona, è un bel disco di psychedelic soul.
Come attore, nel 1989, si segnala nel biopic "Great Balls of Fire", Doe interpreta il cugino di Jerry Lee Lewis, J. W. Brown.
Recita anche in "Roadside Prophets" (1992) e nel corto "Lone Greasers" (1998).
Tra gli altri film in cui è apparso si citano "Road House", "Vanishing Point", "Salvador", "Boogie Nights", "The Specials", "The Good Girl", "Gypsy 83", "Wyatt Earp", "Border Radio", "Pure Country", e "All Creatures Here Below".
Tra le serie che hanno visto la sua partecipazione vanno menzionate: "Martial Law", "The Strip", "E.R.", "Law and Order", "C.S.I. Miami", "Carnivale".
Pochi ne fanno come il nostro John Doe, pochi…
Tanti auguri e lunga vita ad un Maestro del punk!
"She had to leave Los Angeles
All her toys wore out in black and her boys had too
She started to hate every nigga and Jew
Every Mexican that gave her a lotta shit
Every homosexual and the idle rich
She had to get out (get out!)
Get out (get out!)
Get out (get out!)..."
X - Los Angeles