Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

È il personaggio più rivoluzionario dei fumetti e del cinema di animazione: il più figo, il più simpatico, il più entusiasmante, il più avvincente, il meglio di tutti in assoluto!
Nulla si può neanche lontanamente paragonare all’impatto che ha avuto “Lupin III” (forse solo “Betty Boop” e “Popeye”, ma si parla di archeologia) sull’iconografia e la cultura giovanile.
Un impatto antropologico!
Non temiamo il contraddittorio su questa affermazione, cari amici dei Mutzhi Mambo, perché “Lupin III” non è stato solo un personaggione ma un evento che ha veramente cambiato il modo di intendere l’intrattenimento per ragazzi.
Un “eroe” che più antieroe non si può: amorale, ladro, truffatore, beffardo, donnaiolo, tabagista, insomma il perfetto eroe Pulp…
Solo che i suoi cartoni animati ce li hanno spacciati come un prodotto per bambini!
E noi, piccole anime ingenue, persi fra duelli a pistolettate degni di Sam Peckinpah e le provocanti tettone di Fujiko…
Per forza che poi almeno un paio di generazioni sono venute su così “degenerate”!

Monkey Punch17Certo, Lupin non si può definire un personaggio negativo: in fondo ha il cuore d’oro e un suo personale e inflessibile codice d’onore ma bisogna ammettere che c’era veramente poco di edificante nelle gesta del nostro ladro gentiluomo, specie in quelle narrate nella prima, fondamentale serie TV.
E questo a partire proprio da quella maledetta, incredibile sigla, “Planet O”, una delle più lascive e conturbanti della storia del piccolo schermo!
Siamo comunque fieri e felici di essere stati “allevati” dalle sue avventure, perché quantomeno ci hanno precocemente aperto gli occhi su un dato: non per forza l’ “eroe” dev’essere una figura canonicamente (e legalmente) positiva, anzi!
I fiori più belli, in fondo, nascono dal fango...
Oggi quindi fari puntati sul suo papà, il geniale MONKEY PUNCH, di cui siamo lieti di celebrare il compleanno.
Ma sia chiaro che la festa è tutta dedicata alla sua creatura principale.
L’immagine del furfante in giacchetta e dei suoi degni compari ha riscosso un successo trasversale che lo ha reso protagonista di tre serie televisive (tutte trasmesse nel nostro paese anche se con qualche taglio), otto lungometraggi (tra cui il memorabile “Il castello di Cagliostro” di Hayao Miyazaki) e 14 special TV.
Paradossalmente, mentre i cartoni animati di Lupin sono strafamosi e spesso replicati, i fumetti di Punch da cui sono tratti sono rimasti inediti nel nostro Paese fino a non molto tempo fa.
Gli episodi della serie infatti, brevi e per lo più autoconclusivi, caratterizzati da piani criminali bizzarri ed inseguimenti strampalati, non hanno niente di realistico o drammatico, e risultano essere dei meri divertissement.
Inoltre le immagini crude, molto più violente ed erotiche rispetto ai cartoni, hanno sempre un filtro parodistico e sono intrise di black humor, espedienti metanarrativi, equivoci e doppi sensi dallo sfondo sessuale. 
In confronto alle serie animate, dalle sceneggiature complesse e ben curate, sono paragonabili a sketch dalla trama flebile, spesso solo un pretesto per scivolare nel pecoreccio…
Purtroppo, la natura anarchica di queste storie deliziose, resa esplicita anche dal tratto stilistico sporco e caricaturale, ne rappresenta al tempo stesso il maggior pregio ed il maggior limite: pur essendo molto godibili a causa del loro spirito goliardico, risultano fin troppo assurde e surreali e spesso sono un po’ ripetitive nelle trovate comiche, tutte cose che hanno ritardato la loro traduzione italiana, la prima delle quali risale al 1994.
Specie la prima serie del fumetto è stata oggetto di un vero e proprio “ostracismo” da parte dei curatori italioti.
Considerata, a torto o a ragione, come “troppo underground”, per via soprattutto del segno di Punch ancora troppo acerbo, lurido e di difficile lettura rispetto alla seconda serie, abbiamo dovuto aspettare addirittura il 2002 per averne un’edizione nella lingua di Dante!
E stiamo parlando di uno dei più famosi manga giapponesi in assoluto, anzi di uno dei più famosi personaggi della letteratura disegnata a livello mondiale!

Monkey Punch20A onor del vero, questo è stato un destino comune a diversi manga celeberrimi nella loro versione animata ma tradotti sulla carta solo dopo molti anni (basti pensare ai lavori di Go Nagai, il creatore di Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot, ad esempio): mentre i distributori si davano da fare per opzionare le serie televisive, gli editori nostrani non si fidavano del potenziale commerciale dei fumetti giapponesi, spesso più crudi e violenti.
Oltretutto, nel Sol Levante, i comics li leggono all’incontrario rispetto a noi e la traduzione richiede anche un complesso lavoro di rimontaggio.
Kazuhiko Katō (così all’anagrafe) nasce il 26 maggio del 1937 a Hamanaka, in Hokkaidō.
Katō inizia a disegnare da giovanissimo, ma non manga, almeno fino alle medie, quando i suoi fumetti vengono usati nel giornale scolastico. 
Dopo il diploma si trasferisce a Tokyo per cercare lavoro e inizia a frequentare una scuola per diventare tecnico elettronico, continuando a disegnare per divertimento. 
Prima di intraprendere la professione di disegnatore è impiegato come radiologo presso l'ospedale Kushiro Red Cross Hospital. 
Per caso poi il direttore dell'ospedale, Shunichi Michishita, nota il suo talento come disegnatore di fumetti e lo incoraggia a proseguire su quella strada.
Mentre collabora con un gruppo di artisti “dōjinshi”, (in pratica dei fumettisti che si autoproducono le loro opere), viene reclutato dall’editore Futabasha per disegnare dei “yonkoma” (strisce quotidiane a carattere comico).
Influenzato da Mort Drucker e Sergio Aragonés, disegnatori della celeberrima rivista satirica statunitense “Mad”, Katō inizia a lavorare come artista manga professionista, con lo pseudonimo Kazuhiko Katō (pronunciato come il suo vero nome, ma scritto con caratteri diversi). 
Nel 1965, fa il suo debutto “Pureiboi Nyumon” (“Manuale per playboy”), firmato col nome Eiji Gamuta. 
L'editore della rivista che lo "scopre", gli suggerisce quindi, per i fumetti successivi, di cambiare il nome d’arte in Monkey Punch. 
A Katō questo nome non piace affatto, ma siccome è un’idea del suo capo, se lo fa andare bene.
E poi doveva essere provvisorio…
Come Monkey Punch inaugura dunque due nuove serie sulla rivista “Weekly Manga Action”, di cui disegna anche la copertina del primo numero.
La prima si intitola “Pinku Gado Man... Hissatsu no Burusu” (“Pink Guard Man... Blues dell'Assassinio”), le avventure di una conturbante investigatrice privata alle prese con il suo arcinemico, uno scienziato pazzo pervertito. 
Il successo è discreto. 
La seconda invece è diventata una dei classici della cultura manga: avrebbe dovuto essere un progetto di tre mesi ma il successo di “Rupan Sansei” (“Lupin III”), costringerà l’autore a rimanere inchiodato al suo nome d’arte per il resto della carriera.
“Lupin III” fa dunque il suo debutto il 10 agosto 1967 nel primo numero della rivista.
Liberamente ispirato ai romanzi sul ladro gentiluomo “Arsène Lupin” di cui Rupan Sansei sarebbe il nipote, scritti da Maurice Leblanc, il personaggio viene ideato pensando ad un pubblico adulto, di universitari, ma sfonda presso i ragazzini del liceo (ah, birichini!).

Monkey Punch16
Insieme a suoi fantastici comprimari, il pistolero taciturno Daisuke Jigen, l’inflessibile e letale samurai Goemon Ishikawa, la procace e infida Fujiko Mine, a.k.a. Margot (letteralmente “vetta di montagna-picchi gemelli” in riferimento ai generosissimi seni che sfidano la gravità) e, naturalmente l’inetto ispettore Zenigata, diventa un vero e proprio franchise multimediale estremamente popolare e di successo, generando diversi manga, cinque serie televisive animate, sette lungometraggi animati, due film con attori reali, tre OVA, degli special televisivi a cadenza quasi annuale dal 1989 in poi, CD musicali, videogiochi, e addirittura un musical al femminile!
Lo stesso Punch dirige anche il lungometraggio animato del 1996, “Dead or Alive”.
La sua altra produzione di fumetti è nutrita ma è totalmente sconosciuta in Italia (e figuriamoci…).
Citiamo qui ma veramente a caso: “Kaijin Jagaman” (“Il misterioso uomo Jaguarman”), “Sham Neko” (“Le gatte siamesi”), “Dorakyura-kun” (“Draculetto”), “Himajin Kurabu” (“Il club anti-demoni”), “Ritoru Mafia” (“Little Mafia”), “Up Up Barun” (“Up Up Balloon”), “Shogun Yanki” (“Shogun Yankee”), “Gyaku Isoppu Monogatari” (“Storie di Esopo al contrario”), “Tomei Shinshi” (“Il signor Invisibile”), “Shinderera Boi” (“Cinderella Boy”), “Bocchan” (“Signorino”), “Sairento Zu” (“Silent Zoo”), “Jacki & Donki” (“Jackie & Donkey”), “Uchu Boken-tai Mekabanja” (“La squadra di avventurieri spaziali Mechabunger”), “Daati Jooku” (“Dirty Joke”), “Robotto Kyudan Garakutazu” (“Squadra Robotica Galacters”).
Già famoso, si iscrive all'università dove si laurea in scienze della comunicazione e diventa docente di linguaggio del fumetto.
Nel 2008, Monkey Punch è giudice al secondo International Manga Awards del Ministero degli Affari Esteri giapponese. 
Progetta i personaggi per il gioco pachinko (una sorta di slot machine giapponese) “CR Ginroku Gijinden Roman” nel 2012. L'anno seguente va in onda un adattamento anime del gioco, con i disegni di Punch adattati da Satoshi Hirayama.
Nel 2014 il nostro Monkey partecipa alla stesura del discreto nuovo adattamento cinematografico di Lupin III, di Ryūhei Kitamura, (il primo, uno stracult trash diretto da Takashi Tsubojima è del 1974), per quanto qualsiasi tentativo di adattare questo fumetto con attori in carne ed ossa sia destinato al fallimento…
Spesso viene in Italia, dove collabora coi Kappa Boys.
Avanti così Maestro: ci hai traviato tutti ma ci hai traviato bene!
Per questo ti amiamo così tanto!
Tanti, tanti auguri!

Monkey Punch1
Nota a margine: Le stesse sigle italiane sono di per sé delle vere e proprie chicchine: “L’incorreggibile Lupin”, interpretata da Enzo Draghi, è diventata forse più famosa dello stesso anime. Noi gli preferiamo la sigla, intitolata semplicemente “Lupin”, dei Castellina Pasi, ricordata soprattutto per il celeberrimo intro con la fisarmonica e cantata da Irene Vioni. Si dà il caso che questo brano sia stato scelto dopo aver scartato quello interpretato da I Cavalieri del Re, una band che ha fatto la storia delle sigle dei cartoni animati. La stessa cover del singolo che presenta una bella donna nuda (Fujiko?) non lascia dubbi sul fatto che il cartone fosse, nella versione originale, destinato ad un pubblico di soli adulti, ma il coro di voci infantili ci riporta nella realtà tutta italiana delle censure, per renderlo un prodotto per bambini. Ma il vero e proprio pezzo di culto è rappresentata dalla prima sigla, quella della serie della ‘giacca verde’ (nel corso delle serie il colore delle giacche di Lupin cambia, sebbene venga più spesso ricordato con la giacca rossa). Cantata in inglese, si intitola ‘Planet O ’ ed è interpretata da Daisy Daze and the Bumble Bees. Il testo della canzone non ha nulla a che vedere con le avventure di Lupin e soci: racconta di un gruppo di pirati provenienti dal fantomatico Pianeta O, il cui passatempo sembra siano le pratiche sadomaso. Nel testo della canzone la voce femminile allude ad una sorta di iniziazione (‘I’m just a baby ‘; sono solo una bambina, nel senso di inesperta), ma la riluttanza dei primi versi lascia spazio, dopo aver provato le gioie di queste pratiche, all’entusiasmo di andare sul Pianeta O, vocale che sta per “orgasm”, oltre al fatto che presenta un’assonanza col romanzo erotico “Histoire d’O”, famoso negli anni ’50 per le descrizioni esplicite di esperienze sessuali estreme.

“…Please don't touch me. Don't come near me
Please don't touch me. Do you hear me?
I'm a lady, just a baby
What's a lady? What's a baby?
Call me lazy. Call me crazy
I don't want to go to planet O...
No, no, no, no, don't touch me
No, no, no, don't come near me
We'll surprise you, scandalize you
We'll surprise you, vandalize you
Mercy, mercy. Help me, help me. Call my Momma
Call the USO(?)
Planet O, planet O
Planet O, planet O
We will grave you, desecrate your soul
We will shake you, overtake you…”
Daisy Daze and the Bumble Bees – Planet O

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