Esiste un club, un club mooolto esclusivo, in cui è difficile entrare, perché per accedervi bisogna avere una caratteristica speciale…
Inaugurato dal musicista brasiliano Alexandre Levy il 17 gennaio del 1892, è un club che vanta membri del calibro di Robert Johnson, Brian Jones, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Ron "Pigpen" McKernan, Kurt Cobain, Amy Winehouse...
Ma sono della partita anche il pianista ragtime Louis Chauvin, il jazzista swing Nat Jaffe, il cantante R&B Jesse Belvin, Rudy Lewis dei Drifters, il cantante gospel Joe Henderson, Alan Wilson dei Cannes Heat, la soul-singer Linda Jones, il bassista degli Uriah Heep, Gary Thain, il leader dei Minutemen, D. Boon, il graffitista Jean-Michel Basquiat, la cantante dei Gits, Mia Zapata, la bassista delle Hole, Kristen Pfaff, Richey Edwards dei Manic Street Preachers, i rapper Stretch e Fat Pat; e molti altri...
Un bel circolo, senza dubbio!
Si può essere invitati per overdose, omicidio, suicidio, infarto, incidente, malattia, l’importante è sapere che la tessera la danno solo a chi crepa a ventisette anni.
Si, cari amici dei Mutzhi Mambo, stiamo parlando del famigerato “Club 27”, l’associazione “spontanea” che riunisce tutti questi artisti morti, per l’appunto, a 27 anni.
Sia chiaro, non esiste nessuna evidenza scientifica che dimostri un nesso logico o qualsivoglia predisposizione genetica che privilegi questa età fatidica rispetto ad altre…
Solamente si deve accettare che spesso il “caso”, la coincidenza, è più interessante della norma!
E il caso vuole che 27 anni sia un’età particolarmente sfigata, maledetta proprio…
Anche il bassista originale degli Stooges, DAVE “ZANDER” ALEXANDER, fa parte del Club!
Per molti è “The Lost Stooge”, lo Stooge perduto, in quanto Alexander, dopo i primi due dischi del gruppo capitanato da Iggy Pop, venne cacciato dalla band, per poi morire piuttosto giovane a causa degli stravizi con l’alcool.
Ma, nonostante l’esiguità della sua produzione, bastano e avanzano questi due album fondamentali per far si che il suo contributo alla storia del rock’n’roll sia assolutamente imprescindibile.
Quindi oggi siamo felici e onorati di omaggiarlo, nell’anniversario del suo compleanno.
Oltretutto, in questo Vostro Almanacco, di bassisti ne presentiamo sempre così pochi...
Forse il motivo lo possiamo ritrovare nelle parole di Mike Watt, il bassista dei Minutemen che entrò negli Stooges all’epoca della storica reunion, proprio al posto di Dave:
“Sì, è una vergogna [che Zander sia lo Stooge dimenticato]. Ma non so se è semplicemente un problema di Dave Alexander come persona o del ruolo del basso in genere. È una battaglia. Grazie a Dio il punk rock ha aiutato tantissimo noi bassisti – perché, soprattutto in passato, c’era una gerarchia assurda. Al basso ci mettevi l’amico scemo e roba del genere. Ricordo di avere anche sentito Ronnie dire che, ai tempi di Raw Power, si sentiva retrocesso [per essere stato costretto a passare al basso]. Ma penso che questo atteggiamento sia uno dei motivi per cui Dave è passato inosservato. E poi non ha mai potuto difendersi e parlare, questo non è da sottovalutare.”
Oggi cercheremo un po’di rimediare…
Dave Michael Alexander nasce a Whitmore Lake, il 3 giugno del 1947.
La sua famiglia, a un certo punto, si trasferisce ad Ann Arbor, dove Dave frequenta la Pioneer High School.
Per scommessa riesce a battere il record della più rapida espulsione in questa scuola, riuscendo (secondo la leggenda) a farsi espellere dopo solo 45 minuti durante il primo giorno dell’ultimo anno.
È il 1965, e il giovane rocker frequenta da qualche tempo i due fratelli Ron e Scotty Asheton (rispettivamente i futuri chitarrista e batterista degli Stooges); con loro costituisce il clan di teppistelli più fighi e temuti di tutta Ann Arbor.
Hanno i giubbotti di pelle, capelli lunghi, jeans stretti e stivaletti a punta; non gliene frega nulla della scuola e, quando non sono occupati a perdere tempo appoggiati a qualche muretto, strimpellano insieme nei Dirty Shames, un gruppetto composto da Zander, Ron, Scott e Bill Cheatham.
Praticamente tutto quello che fanno è incontrarsi, fumare mille sigarette, bere un sacco di Coca Cola e suonare seguendo i dischi.
Sono la band più popolare della città, ma non sanno suonare e non hanno mai avuto un ingaggio. Praticamente nessuno li ha mai ascoltati!
Però hanno un look fighissimo, tutti con i capelli alla Brian Jones, indossano vestiti molto cool e sono parecchio gasati.
Basta e avanza…
Zander, insieme a Ron, decide di mollare tutto per volare in Inghilterra a cercare i suoi idoli: gli Who, gli Stones, i Beatles.
Ron addirittura si vende la moto per pagarsi il biglietto.
Lennon e Jagger non li beccano, in compenso, a Londra, alloggiano in una lurida stanza fetente e tutti i giorni alle 11 e un quarto prendono il treno per Liverpool per andare a vedere dove stanno i Beatles.
Naturalmente dei Fab Four manco l’ombra ma i due si beccano un sacco di concerti cheap al Cavern, mitico locale del città portuale.
E sono tutti contenti…
Nel 1967 si forma il nucleo originario degli Psychedelic Stooges, precursori degli Stooges che tutti conosciamo.
Iggy Pop, Ron Asheton e Scott Asheton si ritrovano a comporre strane canzoni atonali, cacofoniche, suonate in parte con strumenti non convenzionali (bidoni, frullatori, aspirapolvere); Zander spesso li segue durante le prove e, pur non essendo parte della band, capita che gli venga occasionalmente affidato un ruolo, quello di suonare gli strumenti più strani.
All’Iguana infatti interessa sperimentare (pure troppo) ma è grazie a un colpo di mano di Ron Asheton, il rocker più puro della formazione, se Zander viene ammesso nei ranghi in qualità di bassista.
Ron vuole concentrarsi sulla chitarra e, probabilmente, stemperare l’alone artistoide che in questa fase contraddistingue gli Psychedelic Stooges.
E siamo all’inizio del 1968.
Dave col basso è un principiante, ma possiede lo strumento, un amplificatore e soprattutto un’automobile.
Tre attributi molto utili alla band, che convincono anche lo scettico Iggy Pop ad accettarlo nel gruppo.
Zander ci si mette di buzzo buono e impara rapidamente, tanto da essere in grado di suonare ed esibirsi nel giro di pochissimo tempo.
Dopo un paio di concerti di esordio, gli Psychedelic Stooges decidono di andare a stabilirsi tutti nella stessa casa, ovvero la leggendaria “Fun House” evocata dal titolo del secondo album della band di Detroit.
Zander che aveva vissuto sempre e solo coi genitori, molto protettivi e pazienti, pur essendo un introverso si unisce senza esitazione alla baracca della Fun House.
Finalmente libero dal controllo di mamma e papà (che comunque sponsorizzano l’avventura pagandogli l’affitto), entra subito nel climax di autodistruzione tossica che aleggia nella casa e offre il suo notevole contributo al metodico disfacimento dell’immobile, soprattutto a causa dell’abitudine di indossare scarpe con delle placche di metallo sulla suola, di quelle che usano i bulli per le risse, sfasciando tutti i pavimenti di legno.
Tutto ciò che si sa degli Stooges ce l’hanno narrato Iggy e Ron, poco si sa di come Dave viva questa situazione.
L’impressione è che, nonostante abbia spazio per contribuire alla musica degli Stooges (che nel frattempo hanno perso lo “Psychedelic”), Zander si rifugi sempre più nella propria introversione, sempre più defilato e concentrato sull’evasione dal mondo.
Guarda strano, a lui in particolare si deve “We Will Fall”, nel primo omonimo disco degli Stooges: un brano lungo e catatonico, una nenia orientale ipnotica.
Infatti gli piacciono i mantra e si interessa di spiritualità, ed è sempre in cerca di nuovi sistemi per andare fuori di testa.
Fino al termine delle registrazioni di “Fun House” (1970) poco si sa di Zander; continua a suonare il basso e molto probabilmente continua a sballarsi di brutto.
Iggy inizia a guardarlo in cagnesco, vedendo in lui un elemento in grado di nuocere alla band.
E soprattutto, sul palco, la sua staticità proverbiale stride con l’altrettanto proverbiale fisicità di Pop.
A fine luglio accade l’irreparabile: gli Stooges sono al Goose Pop Festival e Iggy è piu aggressivo ed esaltato del solito.
Picchia un membro dei Mountain, colpevole soltanto di avere l’ardire di suonare nella band che si deve esibire dopo gli Stooges.
Zander, in questo contesto, evidentemente soccombe alla tensione e alla fattanza: si ubriaca di brutto, fuma qualche droga non meglio identificata, e praticamente sul palco si blocca, dimenticandosi tutte le canzoni.
Già a Iggy Dave sta sul cazzo: odia la sua indifferenza, il fatto che abbia abbandonato la Fun House e che sia sempre in ritardo per le prove.
Inoltre pochi giorni prima, durante un concerto, aveva rischiato di ustionarsi e dare fuoco al palco, tentando di emulare Hendrix con una lattina di benzina per accendini con cui voleva creare un effetto pirotecnico per stupire il pubblico.
Va così che al termine della drammatica esibizione sul palco del Goose Pop, Zander viene cacciato in malo modo dagli Stooges.
Dave non tenta neppure di mediare, in fondo se l’è cercata e forse è quello che in cuor suo desidera.
Fa i bagagli e se ne va immediatamente, abbandonando l’avventura del gruppo più estremo di sempre.
Quando “Fun House” esce nei negozi (il 18 agosto) Dave è già fuori dalla band e si è già ritirato a casa dei genitori ad Ann Arbor.
Dopotutto Zander è ancora un po' bamboccio.
Gli piace stare dai suoi, si sente accudito e ha tutto ciò che desidera: i suoi libri, il suo stereo, la sua tv.
Eredita pure una somma di denaro che investe nel mercato delle azioni.
Il problema è che si sbronza in modo sempre più disperato, tanto che, poco prima della sua morte, nonostante abbia guadagnato diverse centinaia di migliaia di dollari con investimenti azzeccati, è ridotto a uno straccio.
Ron Asheton nel 1975 passa a trovarlo; vanno assieme all’aeroporto e mentre si salutano Zander gli dice che è un addio, visto che non ci sarebbe più stato la prossima volta.
Il chitarrista non presta molta attenzione alla cosa, ma le parole di Dave saranno profetiche.
Nel giro di poche settimane, il 10 febbraio del 1975, Zander muore per una polmonite contratta come complicazione di una grave pancreatite dovuta agli abusi.
Ron è così in bolletta che non riesce nemmeno ad andare al funerale mentre Iggy Pop alla notizia del decesso, reagisce con una delle frasi più ciniche passate alla storia: “Zander è morto, ma non mi importa perché non è più mio amico”…
Un epitaffio veramente agghiacciante!
Ma si sa, le iguane, se non stai attento, ti mordono…
Onore a Dave Alexander!
“…(Ram, ja, ja, ram)
I'll be shakin', I'll be tremblin' (Oh, ji, ram, ja)
I'll be happy, I'll be weak (Ram, ja, ja, ram)
And I'll love you, and I'll love you (Oh, ji, ram, ja)
And we'll fall to sleep (Ram, ja, ja, ram)
We'll fall to sleep (Oh, ji, ram, ja)
(Ram, ja, ja, ram)
We'll fall (Oh, ji, ram, ja)
(Ram, ja, ja, ram)
Six o'clock (Oh, ji, ram, ja)
Come (Ram, ja, ja, ram)
Come (Oh, ji, ram, ja)
Real far (Ram, ja, ja, ram)
Real far (Oh, ji, ram, ja)
(Ram, ja, ja, ram)
Come
(Oh, ji, ram, ja) good-bye…”
The Stooges – We Will Fall