Finalmente! Dopo una lunga, misteriosa latitanza, ritornano dal vivo i letali MUTZHI MAMBO! E che giorno scelgono per TORNARE DAL VIVO? Ma il GIORNO DEI MORTI, come potrebbe essere altrimenti! E ci...

Orgogliosissimi di essere stati nominati in questo benemerito programma! Siamo infatti stati citati, col nostro nuovo album IL MALE È DENTRO, in WONDERLAND, un programma televisivo, in onda su Rai 4...

UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Confessiamo che spesso abbiamo delle perplessità sull'artista o il personaggio da omaggiare: non di rado sono più di una le ricorrenze da citare e siamo costretti a scelte non facili e, a volte, dolorose. Ma oggi nessun dubbio! Oggi si parla di LUCIO FULCI, cari amici dei Mutzhi Mambo! "Il Terrorista dei Generi", "Il Poeta del Macabro", "The Godfather of Gore": impossibile sottovalutare la portata del regista romano, di cui oggi celebriamo l'anniversario della nascita! Che dire, bisognererebbe inserirlo nei programmi scolastici, dalle medie in poi, magari al posto di quella palla di Manzoni...Autore di musicarelli, commedie sexy, spaghetti western crudelissimi, thriller morbosi e sanguinari e soprattutto horror spaventosi e ultragore, sempre girati con quel tocco marcio e visionario che lo contraddistingueva.

Lucio Fulci15Lucio Fulci nasce a Roma nel 1927, nel rione popolare di Trastevere. La madre lascia la famiglia in Sicilia e raggiunge a Roma una sua fiamma ma i due si separano prima della nascita di Lucio. Frequenta il Convitto Nazionale, quindi per tre anni si reca a Venezia, per frequentare il Collegio Navale, dove si diletta nel calcio come protiere (diventa famosa una sua parata su un calcio di rigore di Valentino Mazzola). Tornato a Roma, si iscrive al Liceo classico e inizia a frequentare ambienti intellettuali ruotanti attorno al Partito Comunista Italiano. Inizia a interessarsi di arte, musica e cinema ma la madre vuole che faccia l'università. Per accontentarla, Fulci si iscrive così alla facoltà di medicina, ma non termina però gli studi. Successivamente frequenta Lettere e filosofia, e riesce a laurearsi. Inizia a frequentare il "Gruppo Arte Sociale", fondato da alcuni pittori quali Renzo Vespignani, quindi collabora con Il Messaggero di Roma e poi per la Gazzetta delle Arti. Dato che i rapporti con la madre sono diventati impossibili, Fulci va a vivere insieme a Vespignani, iniziando a fare diversi lavoretti, tra cui anche il presentatore negli spettacoli di un fachiro. Dopo una batosta sentimentale, decide di iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia. All'esame finale, sfida Luchino Visconti, allora presidente della commissione d'esame, facendogli notare tutte le inquadrature che egli aveva preso da Jean Renoir per realizzare "Ossessione". Dopo l'attentato a Palmiro Togliatti, Fulci viene arrestato per aver manifestato davanti alla sede del PCI e condannato a tre mesi di carcere con la condizionale. Dopo questo fatto, la madre decide di riprendersi in casa il figlio. Fulci esordisce nel cinema nel 1950, dirigendo la seconda unità di "Gli ultimi giorni di Pompei", diretto da Marcel L'Herbier e Paolo Moffa, quindi realizza tre documentari per la Settimana Incom. Debutta alla regia nel '59 per merito (o colpa) di Totò che lo vuole per dirigere "I ladri", dopo avere accumulato una lunga esperienza di sceneggiatore con Steno, Bolognini, Mastrocinque. Il nostro non perdonò mai a De Curtis di averlo costretto dietro la macchina da presa, essendo quello di sceneggiatore, il "mestiere" che più lo gratifica (aveva scritto "Totò a colori", "Totò all'inferno", "Totò nella luna" e sceneggiature di film divenuti dei classici della commedia all'italiana, come "Un giorno in pretura", in cui inventa, per Sordi, il mitico Nando Mericoni, riproposto poi in "Un americano a Roma"). Per dieci anni è attivissimo nella commedia popolare, passando con disinvoltura dai primi "musicarelli" con Mina e Celentano ("I ragazzi del Juke-Box" - 1959, "Urlatori alla sbarra" - 1960, "Uno strano tipo" - 1963), alle parodie dello sfrenato duo Franchi e Ingrassia ("I due della legione" - 1962, "Gli imbroglioni" - 1963, "I maniaci" -1964, "I due evasi di Sing Sing" - 1964, "00-2 agenti segretissimi" - 1964, "I due pericoli pubblici" - 1964, "Come inguaiammo l'esercito" - 1965, "00-2 Operazione Luna" - 1965, "I due parà" - 1965, "Come svaligiammo la Banca d'Italia" - 1966, "Come rubammo la bomba atomica" - 1967).

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Nel 1966 Fulci decide di cambiare genere, non vuole essere ricordato solamente come il regista di Franco e Ciccio, e dirige quindi il suo primo spaghetti western, "Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro". Interpretato da Franco Nero, Nino Castelnuovo e George Hilton e scritto da Fernando Di Leo, è considerato uno dei western italiani più violenti di sempre. Poi nel '69 il primo incontro, forse casuale, con il gore per merito di un nuovo remake di "Beatrice Cenci" (dramma gotico cinquecentesco, con il quale si erano già misurati Guido Brignone nel '41 e Riccardo Freda nel '56), nel quale si possono vedere le scene di tortura più realistiche e raccapriccianti mai apparse sugli schermi sino a quel momento, e di un thriller assai ispirato a "La donna che visse due volte" di Hitchcock, dal titolo "Una sull'altra", un giallo classico, senza scene violente, ma dove un'efficace crescendo di suspense ben si unisce a scene erotiche molto spinte per l'epoca. Il 1969 è anche l'anno "maledetto" di Fulci: la moglie si suicida per un'errata diagnosi di tumore e gli muore pure la mamma! Sta intanto in per partire la grande stagione dei "gialli all'italiana", inaugurata ufficialmente da Argento con "L'uccello dalle piume di cristallo" e caratterizzata da un campionario di titoli tutti quanti in assonanza "animalistica" con il capostipite (Gatti a nove code, Mosche di velluto grigio, Iguane dalla lingua di fuoco e Farfalle con le ali insanguinate ai vertici del bestiario) e Fulci vi partecipa con due film che per nulla imitavano lo stile innovativo del più giovane collega romano, "Una lucertola con la pelle di donna" (1971) e "Non si sevizia un paperino" (1972), morbosi gioiellini intensamente onirici ambedue interpretati da un'ambigua e sensuale Florinda Bolkan, assolutamente straordinaria soprattutto nel secondo, un autentico capolavoro, in cui interpreta una "strega" contemporanea dell'Italia meridionale, ingiustamente accusata dell'omicidio di alcuni bambini. Nel cast si ricordano pure Tomas Milian e una magnifica Barbara Bouchet. Torna alla commedia nel 1972, dirigendo "Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne" (1972), interpretato da Lando Buzzanca e Laura Antonelli, che viene ostracizzato dalla censura e dalla Democrazia Cristiana, poiché il protagonista, interpretato da Buzzanca, allude esplicitamente alla figura dell'allora presidente del Consiglio Emilio Colombo. Altre sue incursioni nella commedia sono: "Il cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero: Dracula in Brianza" (1975), una parodia horror, scritta da Pupi Avati e Bruno Corbucci e nuovamente interpretata da Lando Buzzanca e il cult della commedia sexy italiana, "La pretora" (1976), che presenta il primo nudo integrale di Edwige Fenech (slurp, slurp..). Torna anche al western nel 1973, dirigendo "Zanna Bianca" ed il sequel "Il ritorno di Zanna Bianca" (1974), due film di successo tratti dal romanzo di Jack London ed interpretati da Franco Nero e Virna Lisi, senza scene violente ed rivolti alle famiglie. Ma nel 1975 dirige "I quattro dell'apocalisse", uno spaghetti western violentissimo e crepuscolare, interpretato da Tomas Milian. Il film, quasi il canto del cigno del genere, è praticamente un horror splatter, con perle tipo uno sceriffo scuoiato vivo, stupri e persino una scena di cannibalismo. Fa però ammenda nel 1978 dirigendo "Sella d'argento", un western classico senza scene estreme di violenza, interpretato da Giuliano Gemma.

Lucio Fulci26Prima di partire alla grande con i grossi titoli degli anni Ottanta, Fulci realizza "Sette note in nero"(1977), un efficace thriller parapsicologico con una Jennifer O'Neil in stato di grazia, considerato il lavoro più maturo e misurato del regista romano. La svolta si ha con il fantastico "Zombi 2" (1979), film che Fulci si trova quasi costretto a girare, dopo l'abbandono di Joe D'Amato e Enzo G. Castellari. Doveva essere una semplice imitazione della pellicola di Romero ma Fulci gli da quel tocco personale e malato che lo rende un successo strepitoso e proietta il nostro Lucio ai vertici mondiali dell'horror. L'anno successivo gira il trucidissimo "Luca il contrabbandiere", un poliziottesco di una violenza inaudita, interpretato da Fabio Testi, e "Paura nella città dei morti viventi", la prima parte della cosiddetta "Trilogia della morte", tre film diretti da Fulci tra il 1980 e il 1981, interpretati da Catriona MacColl. Questa pellicola, molto liberamente tratta da H.P. Lovecraft, codifica definitivamente lo stile horror di Fulci, fatto di violenza esasperata, scene splatter, trame non lineari e elementi onirici vicini al surreale. Un paio di perle dal set: le sequenze iniziali, che mostrano il suicidio di padre Thomas, vengono realizzate in un vero cimitero ma la troupe viene cacciata poiché aveva iniziato a disseppellire i cadaveri; la sequenza dell'assalto dei vermi viene girata con l'ausilio di veri bachi, gettati sui volti degli attori tramite enormi ventilatori e, alla fine delle riprese della scena, gli attori coinvolti nella sequenza hanno tutti delle crisi isteriche. Nel 1981 escono "Black Cat (Gatto nero)", discreta riduzione del racconto omonimo di Edgar Allan Poe, e, soprattutto, gli altri due capitoli della "Trilogia" ovvero "...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà" e "Quella villa accanto al cimitero". "L'Aldilà" è considerato il film più visionario ed estremo di Fulci, per molti il punto più alto della sua cinematografia, mentre "Quella villa" segna un ritorno a una trama più controllata, in cui la suspense prevale sugli effetti splatter, ed è considerato l'horror più spaventoso e sconvolgente diretto da Fulci. L'anno successivo è la volta di "Lo squartatore di New York", il thriller più crudele, pessimista e violento della carriera del regista e forse del cinema italiano in generale, e di "Manhattan Baby", non riuscitissimo epigono de "L'Esorcista". Nel 1983 Fulci gira un trashissimo "Conquest", sulla scia di "Conan il Barbaro", e nel 1984 "I guerrieri dell'anno 2072", imitazione altrettanto trash di "1997: Fuga da New York". "Murderock - Uccide a passo di danza" (1984) è l'ultimo thriller realizzato dal nostro Lucio con un budget non troppo irrisorio: doveva far parte di una "Trilogia della musica", ma il progetto viene abbandonato per il sopraggiungere della malattia del regista che per due anni lo tiene lontano dal cinema. Il suo ritorno è segnato da molti passi falsi, rappresentati da pellicole a basso budget girate spesso in condizioni proibitive, che mostrano a malapena il suo stile inconfondibile. Nel 1986 torna dietro la macchina da presa, dirigendo "Il miele del diavolo", un dramma morboso ed erotico piuttosto noioso: un anno dopo gira un modesto horror come "Aenigma". Particolarmente difficile e complicata si rivela la lavorazione di "Zombi 3": Fulci ha in mente una versione in 3D, da intitolarsi "Zombi 3D", ma il progetto viene abbandonato per gli alti costi della pellicola. Così il film diventa semplicemente "Zombi 3", e Fulci è costretto ad abbandonare il set a metà delle riprese per il perdurare della malattia. Il film viene quindi completato (male, malissimo) da Bruno Mattei e Claudio Fragasso, non ottenendo alcun successo.

Lucio Fulci25A causa dell'avvento delle tv commerciali, che in quel periodo stanno segnando la fine del cinema di genere italiano, Fulci si ritrova ben presto con budget sempre più scarsi e attori non all'altezza. In questo periodo gira alcune parti di "Il fantasma di Sodoma" e "Demonia". Tra i film del periodo, menzione speciale la merita l'ironico, delirante e sanguinario "Un gatto nel cervello", pellicola stracult del 1990, in cui Fulci interpreta se stesso, preda di incubi terribili causati dai suoi stessi film. Cala mestamente il sipario con il suo ultimo film "Le porte del silenzio" (1991), un thriller surreale, prodotto da Joe D'Amato (suo affettuoso ammiratore), che non riesce neanche a trovare una distribuzione. Ironia della sorte, D'Amato (spaventato dai disastrosi risultati al botteghino degli ultimi film di Fulci) lo costringe, per la prima volta, ad usare uno pseudonimo (Henry Simon Kittay). Il suo grande ritorno, forse la sua definitiva consacrazione, avrebbe dovuto coincidere con la direzione del remake de "La maschera di cera", prodotto da Dario Argento, ma Lucio Fulci muore per un attacco diabetico, a Roma, il 13 marzo del 1996, senza poter iniziare le riprese. In seguito viene girato da Sergio Stivaletti che però stravolge la sceneggiatura di Fulci e ne tira fuori un prodotto brutto assai. Povero Maestro, che fine indegna! Per fortuna ci sono i tuoi tantissimi fan (noi per primi) che non ti dimeticheranno mai! Onore a Lucio Fulci!
Nota a margine: Oltre alla propria carriera cinematografica, Fulci fu attivo anche come paroliere, scrivendo classici della musica rock'n'roll italiana quali "24.000 baci" ed "Il tuo bacio è come un rock" (ambedue cantati da Adriano Celentano) e come autore di racconti brevi.

"Sette terribili porte sono nascoste nella terra e nel mare in sette luoghi maledetti. Guai a chi si avvicinerà senza sapere! Guai a chi aprirà una delle sette porte dell'Inferno, perché attraverso quella porta il male invaderà il mondo!"
Lucio Fulci - ...E tu vivrai nel terrore! L'Aldilà

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