Oggi a Firenze (la nostra città) si festeggia il patrono San Giovanni con i tradizionali fuochi d'artificio, detti "i'fohi".
Ecco, in realtà oggi "i'fohi" dovrebbero essere esplosi per festeggiare il simpatico ELI WALLACH, lui sì, degno di mille onori!
Ma non giriamoci troppo intorno, oggi con Eli Wallach vogliamo omaggiare non solo un grandissimo attore ma anche e soprattutto un film, uno dei migliori (il migliore?) spaghetti western di sempre: "Il Buono, il Brutto e il Cattivo".
Come tutti sapete (e se non lo sapete male, malissimo!), Wallach, nel film, interpreta il mitico Tuco, il Brutto, un fetentissimo ma irresistibile fuorilegge messicano che ama indossare cappi al collo...
Non avesse fatto altro, Eli meriterebbe comunque un posto d'onore i questo Vostro Almanacco.
Chiaramente, cari amici dei Mutzhi Mambo, il nostro Wallach ha fatto anche altro e pure roba pregevole (e non solo in "senso" Pulp, s'intende..), ma per noi sarà sempre e per sempre Tuco!
Eli Herschel Wallach nasce a New York, il 7 dicembre del 1915, figlio di immigrati polacchi di origine ebraica.
Cresce in un quartiere abitato principalmente da italo-americani e fin da ragazzo, aiuta la madre a gestire il suo negozio di dolciumi.
Wallach si laurea in Storia alla University of Texas di Austin nel 1936 e due anni dopo consegue il Master professionale in educazione al City College di New York.
Durante la seconda guerra mondiale presta servizio come sergente nell'esercito statunitense ed è proprio sotto le armi che scrive una piéce teatrale, una satira dove si ritaglia il ruolo di Hitler.
Al teatro vero si avvicina tardi (il suo debutto risale al 1946), e si forma all'Actors Studio sulla versione americana del “metodo” di Kostantin Stanislavskij, tecnica di recitazione basata sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore.
Si impone a Broadway nel 1951 con "La rosa tatuata" di Tennessee Williams e sul palco ottiene numerosi altri successi, da "La casa da tè alla luna d'agosto" di John Patrick a "Il rinoceronte" di Eugène Ionesco, fino alle commedie di Murray Schisgal.
Debutta sul grande schermo nel noir "Baby Doll" (1956), di Elia Kazan, tratto da un romanzo di Tennessee Williams, con Karl Malden e la splendida Carroll Baker.
Nel 1958 è la volta dell' hard boiled "Crimine silenzioso", diretto da Don Siegel, mentre nel 1960 gira il noir "I sette ladri", di Henry Hathaway, tratto da un romanzo di Max Catto e, soprattutto, il classicone western "I magnifici sette", di John Sturges.
È nel cast dell'ultimo film della Monroe e di Clark Gable, "Gli spostati" ("The Misfits"), diretto da John Huston nel 1961, e, l'anno successivo, ne "Le avventure di un giovane", di Martin Ritt (1962), e ne "La conquista del West", di John Ford, Henry Hathaway e George Marshall.
Nel 1966 ottiene la parte che era stata affidata a George C. Scott (che si era sbronzato di brutto la notte prima dell'inizio delle riprese), nella commedia "Come rubare un milione di dollari e vivere felici", di William Wyler.
Lo stesso anno viene scelto da Sergio Leone (che lo preferisce addirittura a Gian Maria Volontè) per il film della vita, il mitologico "Il Buono, il Brutto, il Cattivo".
Leone da a Wallach la più ampia libertà di effettuare dei cambi al suo personaggio, in termini di messa in scena e riguardo alle sue gestualità ricorrenti: l'abbigliamento di Tuco viene scelto dall'attore stesso che propone inoltre, il suo compulsivo, continuo fare il segno della croce.
Il risultato non ha bisogno di commenti, tanto è riuscita l'interpretazione del nostro!
Sinceramente gli sarà impossibile fare di meglio in seguito, e "Tuco" (nonché i vari epigoni) i rimarrà un personaggio da cui non riuscirà mai a liberarsi del tutto...
Dopo essere tornato in America per interpretare vari film, tra cui il giallo "Jim l'irresistibile detective" (1968), di David Lowell Rich, con Kirk Douglas e la nostra Sylvia Koscina, Wallach continua a venire nel nostro paese girando alcune belle pellicole di genere, a cominciare dalla pietra miliare dello spaghetti-western "I Quattro dell'Ave Maria" (1968), di Giuseppe Colizzi, con Terence Hill e Bud Spencer, secondo capitolo della trilogia del regista iniziata con "Dio perdona... io no!" e conclusa con "La collina degli stivali".
Sempre in Italia gira l'avventuroso "Il romanzo di un ladro di cavalli" (1971), una produzione cult italo-yugoslava di Abraham Polonsky, con un cast bizzarro comprendente Yul Brynner, Serge Gainsbourg, Jane Birkin e Marilù Tolo; la commedia-western "Viva la muerte... tua!"(1971), di Duccio Tessari, con Franco Nero; il poliziottesco "Crazy Joe" (1974), di Carlo Lizzani, ispirato alla vera storia del gangster Joe Gallo, assassinato nel 1972; il buon noir "L'ultima chance" (1975), di Maurizio Lucidi, con Ursula Andress e Massimo Girotti; il buffonesco western "Il bianco, il giallo, il nero" (1975), di Sergio Corbucci, con Tomas Milian; il drammatico "Attenti al buffone" (1976), di Alberto Bevilacqua, con Nino Manfredi e Mariangela Melato; il thiller "E tanta paura" (1976), di Paolo Cavara, con Corinna Cléry e Michele Placido; il divertente "Squadra antimafia" (1978), di Bruno Corbucci, con il trucido Tomas Milian e Bombolo.
A parte il Belpaese, ritroviamo Wallach nell'horror "Sentinel" (1977), di Michael Winner, con Ava Gardner e Christopher Walken; nel thriller "Il principio del domino - La vita in gioco" (1977), di Stanley Kramer, con Gene Hackman; nell'avventuroso "Abissi", (1977), di Peter Yates, con Nick Nolte.
Si specializza in ruoli di secondo piano che hanno qualche guaio con la giustizia o vorrebbero compiere qualche azione poco lecita per i loro affari privati.
Stanley Donen si affida a lui quando dirige "Il boxeur e la ballerina" (1978), con Sophia Loren; sempre con la Loren gira il giallo "Bocca di fuoco" (1979), di Michael Winner; si frappone a Anthony Perkins e Jeff Bridges in "Rebus per un assassinio" (1979), di William Richert.
Molto amico di Steve McQueen, recita con lui in "Il cacciatore di taglie" (1980), di Buzz Kulik; continua la sua carriera con "Due tipi incorreggibili" (1986), di Jeff Kanew, con Burt Lancaster, con l'interessante sequel di "Chinatown", "Il grande inganno" (1990), di Jack Nicholson, con Harvey Keitel e lo stesso Nicholson, e non può certo sfuggirgli una parte accanto ad Al Pacino ne "Il padrino - Parte III" (1990), di Francis Ford Coppola, e una accanto a Robert De Niro nel drammatico "La notte e la città" (1992), di Irwing Winkler.
Purtroppo il nostro Eli rimane vittima di un ictus che lo rende cieco all'occhio sinistro, ma continua a voler recitare nonostante tutto e si fa ancora più grande in film indipendenti e poco conosciuti come "L'escluso" (2000), di Carlo Gabriel Nero, con Vanessa Redgrave.
Torna a lavorare con Clint Eastwood, stavolta come attore da lui diretto nel bellissimo "Mystic River" (2003), duettando con Sean Penn e Tim Robbins.
Viene scelto da Roman Polanski per il giallo hitchicockiano "L'uomo nell'ombra" (2010), e da Oliver Stone per il cinico "Wall Street - Il denaro non dorme mai" (2010), con Michael Douglas.
Eli Wallach muore a New York, il 24 giugno 2014, all'età di 98 anni.
Ragazzi, pensare che il piu grande farabutto messicano era un ebreo newyorchese origine polacca, fa veramente scompisciare...
Onore al grande Eli!
"Tu ce l'hai mai avuta una corda al collo? Be', t'assicuro che quando si mette a stringere tu senti già il diavolo che ti morde le chiappe."
Tuco/Eli Wallach - Il buono, il brutto e il cattivo