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Il disegnatore più “trucido” del fumetto italiano?
Presto detto, cari amici dei Mutzhi Mambo, si tratta del lurido BRUNO MARRAFFA, detto "l'implacabile", la "china" piu sporca del West! 
Illustratore e fumettista di razza, molto conosciuto soprattutto nell’ambito del cosiddetto “fumetto popolare”, tra western, avventura e fumetti comico-erotici, disegnatore poliedrico, romano di nascita e veneziano di adozione (tanto da essere annoverato nella scuola degli autori lagunari come Hugo Pratt, Alberto Ongaro, Dino Battaglia e Giorgio Cavazzano), Bruno Marraffa viene qui omaggiato nel Vostro Almanacco soprattutto per la sua eroica attività nell'editoria dei tascabili pornografici, di cui ha firmato una serie fra le più cult: il famigerato "Macho", ovvero le torride, trucissime (ma irresistibili) avventure di un culturista gay.

Bruno Marraffa6La critica fumettistica snob, pur esaltando il fumetto erotico d'autore (i vari Crepax, Manara e compagnia bella...), ha sempre considerato gli albi erotici "popolari" come "prodotti spazzatura", di serie Z, senza mai preoccuparsi di fare dei distinguo, di tracciare una linea netta fra i tanti tascabili che effettivamente contenevano cagate e quelli che invece erano piccoli gioellini, come quelli di Sandro Angiolini, Giovanni Romanini, Stelio Fenzo, Nicola Del Principe...
Eppure, anche autori blasonati e amati come Magnus e Frollo, per non parlare di Manara, da lì vengono, da quei luridi tascabili che trovavi dal barbiere o negli scaffali alti delle edicole.
Lo stile di Marraffa si è consolidato negli anni: all'inizio francamente un po'legnoso, col passar del tempo (grazie alla sempre più digerita influenza del gigantesco Joe Kubert) si è fatto sempre più fluido ed essenziale e soprattutto personale, specialmente dopo l'esperienza con Bonelli e il ritorno alla corte dei tascabili di Renzo Barbieri.
L’aspetto quasi caricaturale dei suoi personaggi, muscolari e tozzi ma contemporaneamente ricchi di un incredibile dinamismo, la cura e la sapienza nel rappresentare donne burrose e provocanti come vuole la leggendaria tradizione erotica dell’Edifumetto, iI tratteggio nervoso e sporco, lo rendono un autore veramente particolare e da riscoprire.
Oltretutto, Marraffa si riconosce subito: nessuno ha la sua efficacia nel descrivere con pochi tratti una situazione sordida, nessuno ha il suo coraggio nell'affrontare, con ironia e cinismo, temi così esplicitamente scabrosi.
Bisognerebbe approfondire alla buon ora lo studio dell'Edifumetto, l’oltranzista casa fondata da Renzo Barbieri, che fin dalla sua nascita ha saputo cogliere i lati più lerci e scomodi dell'immaginario popolare. 
Ma non era solo fumetto usa-e-getta: agli inizi degli anni Ottanta, Barbieri tentò di perocorrere strade innovative, scaraventando in edicola capolavori come "Necron", il mostro superdotato e cannibale creato da Ilaria Volpi e Magnus, ma anche altre testate “sperimentali” che ebbero vita brevissima. 
Fra queste, il progetto più "folle" è proprio quello illustrato dal talentuoso Marraffa che, dopo "Ken Parker" (le cui storie da lui disegnate si segnalano per essere le più estreme della serie) e "Mister No", si mette a disegnare "Macho", un vero delirio gay-coatto al cui confronto "Cruising", il controverso film di Friedkin con Al Pacino, pare roba da educande.
Il suo "Macho", che riprende le fattezze di Peter Berlin, vera star del cinema USA a luci rosse, è uno scaricatore di porto olandese, megadotato, bisex, ma con una spiccata predilezione per il lato B dei maschietti, che si muove fra bande di nazi-skin, dominatrici sado-maso, bande di motocilclisti arrapati, prediligendo, come "nidi d'ammore", squallidi cessi pubblici e fetenti distributori di benzina. 
Violentissimo, contraddistinto da un linguaggio che più truce e tamarro di così non si può, "Macho" va ricordato anche solo per i titoli dei pochi numeri che apparvero all’epoca in edicola: "Uccelli da rogo", "Il tempo delle pere", "Pompelmo Meccanico", "Un pacco bello", "Coraggio, fatti inculare", "L’Homo-Lupo", "Nick dal Palo Freddo", "Mazza Padrona", "Metti una sega a cena", "L'ano del dragone"… 
Poesia, pura poesia….
Nel già agonizzante panorama fumettistico italiano di inizio anni '80, Barbieri aveva avuto il coraggio, anzi l'incoscienza, di dare spazio ad un “eroe” che, fino a pochi anni prima, si sarebbe potuto immaginare solo negli scantinati più "carbonari" dell’undergorund americano.

Bruno Marraffa5E in Marraffa aveva trovato il migliore in assoluto per poterlo mettere nero su bianco…
Chiaramente le notizie biografiche su questo grande artista, come sovente succede agli eroi del fumetto corsaro, sono poche e lacunose (abbiamo dovuto ripiegare su un suo autoritratto in bassa definizione perché non abbiamo rintracciato manco una foto sua, per dire…).
Insomma, stavolta vi dovrete accontentare di ciò che passa il convento...

Bruno Marraffa nasce a Roma il 25 giugno del 1935.
Esordisce nel mondo del fumetto nel 1961, realizzando il lettering di “Kriss”, una pubblicazione della veneziana Edizioni Bucintoro che vede come protagonista un epigono di Tarzan ideato dai fratelli Ennio e Miro Missaglia.
Si trasferisce in Inghilterra, dove collabora con la spagnola Bardon Press, una florida agenzia che produce personaggi e storie a fumetti per il mercato britannico. 
È così che inizia il suo impegno sulla serie grottesca "Cosa hai fatto in guerra, papà?", inserita all’interno del magazine “Lion”, un successo editoriale per ragazzi (noto, tra l’altro, per aver lanciato sulle sue pagine l’eroe fantascientifico Dan Dare) della leggendaria Fleetway. 
Disegna, inoltre, per il periodico settimanale “TV Century 21” – incentrato sulle creazioni in “Supermarionation”di Gerry e Sylvia Anderson – alcune trasposizioni a fumetti del serial fanta-avventuroso "Supercar" e del comedy-show demenziale americano "Get Smart".
Dopo alcuni anni passati nella terra di Albione, pur continuando a portare avanti per un breve periodo i suoi impegni con le publishing house inglesi, torna in Italia nel 1971 e incomincia a lavorare dapprima per la Edizioni Bianconi (che oltre a personaggi comici come "Geppo" e "Nonna Abelarda" propone anche collane avventurose) e in seguito, a partire dal 1973, per la Edifumetto (poi Ediperiodici) del geniale Renzo Barbieri, specializzata nella produzione di albi horror, noir e fantasy ad altissimo contenuto pornografico.
Conosciuti come “Squaletti”, questi tascabili sono una vera "palestra" produttiva per decine e decine di disegnatori.
Lo stile plastico e carnale di Marraffa (anche se, all'epoca, ancora piuttosto "acerbo" e "legnoso"), ben si adatta a illustrare i racconti erotici e morbosi che compaiono su albi tascabili come “Lo Scheletro”, “Il Vampiro”, “I Sanguinari”, “I Notturni”, “Zordon”. 
Ma anche su “Zan della jungla”, un ennesimo tarzanide che il disegnatore romano rappresenta con un dinamismo degno di un Joe Kubert, in tavole molto mosse e articolate.
Creato da Roberto Renzi, padre del più longevo e famoso "Akim", "Zan della Jungla" pigia l'acceleratore sul lato comico delle vicende, anche se lo stile di Marraffa dona al tutto un lato tenebroso.
Creato nel 1974, edito dall’Edifumetto, ne vengono stampati prima sette numeri in formato pocket e poi altri sei in formato Bonelli.
Le storie rientrano perfettamente nella tradizione tarzanesca, con ambienti a perfetta imitazione delle storie originali, tanto che non si ritrovano elementi particolarmente originali o di rilievo.
L'unica cosa davvero da salvare in questa serie minore, sono le sintetiche e modernissime tavole del nostro.
Disegni che sono sicuramente ispirati al grande Joe Kubert del "Tarzan" anni '70, ma la struttura delle tavole è profusa di linee cinetiche, vignette a schema libero ed inquadrature che sembrano prese di pacca dai comics della Marvel, all'epoca quanto di più moderno e dinamico ci fosse in giro.
Passa poi a illustrare per Sergio Bonelli vari episodi di "Ken Parker", "Storia del West" e "Mister No", personaggio che lo vedrà impegnato dal 1979 al 1985, spesso con i testi di un altro illustre veneziano, Ennio Missaglia. 
Con la Cepim (oggi Sergio Bonelli Editore), Marraffa raggiunge davvero la sua maturità artistica. 
Per “Ken Parker”, il personaggio che gli resterà più nel cuore, illustra dieci episodi tra quelli più crudi e drammatici.
Già nei due episodi ambientati nei ghiacci dell'Alaska settentrionale ("Le terre bianche" e "Il popolo degli uomini") Marraffa riesce nel difficile tentativo di proiettare letteralmente il lettore nelle tempeste di neve, di farlo remare in una canoa durante la caccia al tricheco o di inserirlo in un igloo di un villaggio inuit. 
La precisione con cui il paesaggio e l'ambiente vengono riprodotti non è l'unico pregio. 
Ancor più coinvolgente è la fisicità con cui i corpi vengono ritratti: anatomicamente sono perfetti. 
Basti guardare i comanche protagonisti de "Butch l'implacabile", l'episodio che esalta di più le doti e lo stile "trucido" di Marraffa. 
La loro spietatezza non dipende solo dalla violenza oggettiva degli atti che compiono ma anche estrema fisicità con cui sono rappresentati i loro corpi.

Bruno Marraffa7Un albo durissimo, un vero "unicum" nella produzione bonelliana per crudezza, pieno di brutale violenza, fisica e verbale. 
Stragi di vecchi donne e bambini, scalpi ed altre amenità: lo sceneggiatore Berardi non ci risparmia scene veramente forti e Marraffa le rappresenta con estremo realismo. 
Su “Mister No” si mette in luce con due storie, in particolare. 
Una, "La fortezza perduta", scritta da Alfredo Castelli, che farà da apripista alle tematiche affrontate di lì a poco dallo sceneggiatore milanese su “Martin Mystère”; l’altra, "La Casa di Satana", ideata da un Tiziano Sclavi, in questo periodo folgorato dalla visione di due capolavori cinematografici del paranormale: "Scanners" di David Cronenberg e "Fury" di Brian De Palma.
Dopo l’esperienza bonelliana, interrotta bruscamente per non mai precisati motivi, torna alla corte di Renzo Barbieri, sfornando, tra gli altri, la sua serie capolavoro: "Macho", venti numeri appena (più uno speciale) che hanno definitivamente alzato l'asticella dell'estremismo nel campo dei fumetti. 
Divertita compilation di coiti e situazioni paradossali, come solo la creatività senza limiti di questi fumetti senza remore sa garantire, presenta situazioni da “commedia all’italiana” alternate a sequenze che sembrano prese direttamente da un video hard-core tra i più zozzi.
I disegni però sono spettacolari: ogni muscolo dei personaggi sembra avere una sua propria personalità!
Chiuso anche il capitolo a luci rosse, il nostro si dedica quasi esclusivamente all'illustrazione per l'editoria scolastica e alla narrativa per ragazzi, con il suo stile fluido ed essenziale.
Beh, in questo caso si potrebbe dire "dalle stalle alle stelle"...
Sposato con Irene e padre di due figlie, Lisa e Sandra, Marraffa scompare purtroppo per decenni dalle scene fumettistiche, conducendo una vita tranquilla e ritirata vicino Venezia.
Con quella semplicità e quella riservatezza che lo hanno sempre contraddistinto, il maestro ci lascia il 22 aprile del 2015, a 80 anni; la famiglia, per espressa volontà del defunto, ha informato i media solo a esequie private avvenute. 
Nulla e nessuno sarà mai più così trucido, così "politicamente scorretto" come i fumetti di Marraffa: non è detto che sia un bene, però…
Onore a Bruno Marraffa!

"Bravo! Tienilo impegnato, mentre io impegno il foro al nostro Robby!"
Da "Macho" - Bruno Marraffa

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