A volte capita che l'importanza letteraria di un personaggio travalichi enormemente il pregio letterario/artistico del suo autore; si pensi, ad esempio, a Dracula rispetto a Bram Stoker o a Batman rispetto a Bob Kane o a Rambo rispetto a Sylvester Stallone.
MARIO PUZO, lo scrittore di cui oggi celebriamo la scomparsa, fa parte di questa categoria.
Infatti, cari amici dei Mutzhi Mambo, pur essendo un autore egregio, ha avuto essenzialmente il merito di aver creato un personaggione, di quelli "one one": Don Vito Corleone (tanto per far rima), "Il Padrino" per eccellenza!
Sicuramente, nella sua infanzia passata a Hell's Kitchen, si sarà fatto una idea peculiare su come doveva essere un "super eroe", idea non proprio coincidente col "Bellone ammmerigano" tutto mascella e denti bianchi che l'estetica wasp portava avanti…
Fatto sta che il suo boss mafioso (che al cinema aveva la faccia di Marlon Brando, bolso quanto vuoi ma pur sempre Marlon!) che fa offerte "che non potrà mai rifiutare", che non dice mai a una "persona estranea alla famiglia" quello che ha nella testa, che" le donne possono essere imprudenti ma l'uomo no", ha inaugurato l'immaginario "figo" del delinquente elegante, potente e di successo (prima i gangsters e i mafiosi erano sempre ritratti come brutti e rozzi).
A livello sociale pericoloso ma per quanto riguarda il Pulp grandioso!
Mario Gianluigi Puzo nasce a New York, il 15 ottobre del 1920, da una povera famiglia di immigrati italiani originaria di Avellino, settimo di otto fratelli.
Il padre è un impiegato nelle ferrovie e avrebbe desiderato che il figlio intraprendesse il suo mestiere, ma il giovane Mario scopre presto le biblioteche pubbliche rimanendo attratto dal mondo della letteratura tanto da sentirsi, a soli sedici anni, già certo del suo futuro come scrittore.
Dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale nelle forze dell'aeronautica, Puzo si iscrive ad una scuola di ricerca sociale e di scrittura creativa, frequentando, in seguito, la Columbia University.
Nel 1946 sposa Erika Broske con cui sforna cinque figli.
Pubblica il suo primo libro nel 1950, “Ultimo Natale”, inserendosi così nell'avanguardia americana al quale fa seguito nel 1955 “Arena oscura”, dramma su un reduce americano del fronte tedesco che non riesce a riadattarsi alla vita in patria.
Insieme ad altri scrittori come Bruce Jay Friedman, fra gli anni ‘50 e i ‘60, lavora per delle pubblicazioni per soli uomini, come le riviste Pulp “Male”, “True Action” e “Swank”.
Sotto lo pseudonimo Mario Cleri, Puzo scrive diverse avventure ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale per “True Action”.
Dal 1963 Mario è impiegato come giornalista freelance scrivendo numerosi articoli e recensioni mentre, nel 1965, pubblica “Mamma Lucia”, un romanzo che narra le vicende a volte tenere, a volte brutali di una famiglia di immigrati italiani a New York negli anni trenta che ha un buon successo di critica e di pubblico.
Gli stereotipi si sprecano ma, per l'epoca in cui esce, non sono ancora così "stereotipi".
L’anno successivo viene pubblicato “Il Cavallino di Davie”, un romanzo per ragazzi.
Ma il grande successo, Puzo lo ottiene con il romanzo “Il padrino” (1969), la celeberima storia di una famiglia italo-americana e della sua ascesa nel mondo della mafia newyorkese.
Il successo clamoroso del libro ha un profondo quanto ambiguo impatto sull’immaginario, prima americano e poi mondiale: da una parte obbliga l’opinione pubblica a prendere atto che la mafia esiste ed è potentissima, ramificata e pericolosa, dall’altra però contribuisce a mitizzare l’operato degli “uomini d’onore”, facendone un po’ degli eroi “outsider” da melodramma.
Dal libro vengono tratti i tre film famosissimi di Francis Ford Coppola, diventati anch’essi un fenomeno "cult" della cinematografia.
Negli anni ‘70 Puzo lavora parecchio per il cinema: oltre al suo lavoro per i film di Coppola, scrive la prima bozza dello sceneggiatura per “Earthquake”, film catastrofico del 1974, che non riesce a completare a causa del suo impegno per “Il Padrino Parte II”.
Scrive anche la sceneggiatura per il “Superman” di Richard Donner che include anche la trama per “Superman II”, in quanto originariamente scritti come un unico film.
Collabora poi ai soggetti per il crime bellico “A Time to Die” del 1982, di Matt Cimber e Joe Tornatore, tratto dal suo racconto “Six Graves to Munich”, e per il dramma ambientato negli anni ‘30, “The Cotton Club” di Francis Ford Coppola (1984).
Nel 1978 esce l’ottimo “I Folli muoiono”, romanzo corale che racconta le trame, i giochi di potere e le angosce dello scrittore John Merlyn, sullo sfondo una New York apparentemente pragmatica e razionale, una Las Vegas dipinta di luci e forme oscure ed una Hollywood che non teme il confronto con il mondo letterario e che tenta di soggiogarlo.
Del 1984 è il controverso “Il siciliano”, romanzo spin-off della saga del Padrino che si concentra sulla figura realmente esistita di Salvatore Giuliano.
Sia il romanzo che il successivo adattamento cinematografico di Michael Cimino sono accusati di aver ritratto questa spietata figura di mafioso come fosse una sorta di “Robin Hood” moderno, mentre la realtà storica è molto meno “romantica”...
Vero è che se uno vuole documentarsi si dovrebbe leggere dei saggi o guardarsi dei documentari (e anche in questo caso mica sempre ci possiamo fidare) e che un libro o un film deve essere preso per ciò che è, ovvero fiction, e giudicato in tal senso; però si deve ammettere che la Sicilia descritta da Puzo in questo romanzo è talmente patinata e da "carrolina" da risultare involontariamente ridicola!
Nel 1991 esce “Il Quarto K”, un romanzo di fantapolitica che parla di un fantomatico “Quarto Kennedy” che diventa Presidente USA.
Originale esperimento di “ucronia” (la Storia ipotetica fatta con i “Se”), è interessante soprattutto come indagine dei meccanismi che muovono la politica a stelle e strisce.
Mario torna alle atmosfere che gli sono più congeniali (e che gli rendono di più) con “L'ultimo padrino” (1996), nuova saga spin-off di “Godfather”, incentrata su un “nuovo” padrino, Domenico Clericuzio, il più potente e temuto capomafia siculo-statunitense, che copre le sue malefatte dagli anni ‘60 ai ‘90.
Da questo romanzo, l’anno successivo, viene tratta la miniserie televisiva omonima di Graeme Clifford, con protagonista l’ottimo Danny Aiello.
Puzo muore per un attacco cardiaco nel luglio del 1999 all'età di 78 anni nella sua residenza a Long Island, nello stato di New York.
“Omertà” (2000) è il capitolo conclusivo delle vicende mafiose raccontate da Puzo, in cui ogni tipo di “romanticheria” viene messa da parte per narrare la spietata e cinica guerra fra le famiglie, in cui ogni pur labile “codice d’onore” viene ignorato a favore di un pragmatismo freddo e crudele.
Peccato che nell’edizione del libro si avverta che la redazione finale non sembra proprio tutto frutto dell’autore.
Stessa sensazione anche per il postumo “La Famiglia” (2002), romanzo storico sui Borgia: in questo caso le discontinuità narrative si fanno ancora più evidenti e rimane l’amaro in bocca pensando a quale potrebbe essere stata la volontà di Puzo.
Ma son discorsi sterili: se sei famoso e rischi di vendere, dopo che crepi tirano fuori di tutto, anche roba che non vorresti..
Onore a Mario Puzo!
"La mafia è un business come un altro: con la differenza che ogni tanto spara."
Mario Puzo