Stanchi di tutti ‘sti padri del rock’n’roll?
Allora beccatevi il nonno del rock’n’roll!
Oggi, cari amici dei Mutzhi Mambo, celebriamo infatti un autentico mostro sacro, l’incommensurabile LOUIS JORDAN, il “re del juke-box”!
Louis Jordan è stato uno dei pionieri del rhythm’n’blues, l’uomo che più di ogni altro ha fatto ballare almeno tre generazioni di pischelli allupati!
Prese la struttura delle big band di jazz dell'era swing, la ridusse a sette-otto unità, affilò il ritmo degli accompagnamenti, dando enfasi sullo “shuffle”, sul ritmo, e trasformò i testi delle canzoni in scenette umoristiche.
Il suo uso pionieristico di ritmi saltellanti in un piccolo contesto bandistico fu copiato in lungo e in largo durante gli anni '40 ed e considerato uno dei primi progenitori del linguaggio R&B.
La rivoluzione di Jordan consistette anche nel cantare i temi tipici della comunità nera (lavoro, sesso, alcool, feste) senza mostrare il coinvolgimento tipico del bluesman, ma anzi con un tono distaccato, quasi divertito (e con una dizione molto chiara), come ad avvertire che “noi negri siam così”…un senso dell’umorismo greve, “da strada”, pieno di doppi sensi volgari ripresi dalle “bawdy song”, le canzonacce da taverna con cui diversi neri chiudevano le serate nei juke joint.
Oltre ad essere un sassofonista effervescente ed un bravo vocalist, Louis Jordan fu un eccezionale intrattenitore e un fantastico band-leader: il suo sensazionale periodo con la Decca Records comprendeva una serie di spettacoli innovativi, seminali, con il supporto contagioso della sua band, i Tympany Five.
Jordan è stato uno dei primi intrattenitori neri a vendere parecchio nel settore pop, a uscire dall’angusta gabbia dei “race records” per arrivare anche ad un pubblico bianco, anche se per far questo dovette piegarsi, come già aveva fatto Louis Armstrong prima di lui, ad “interpretare” il ruolo del “good nigger”.
Fu anche uno scaltro uomo d’affari, arrivando a guadagnare cifre notevoli per l’epoca, anche se alla fine, il suo essere “troppo scaltro” lo ha fregato: volendo fare il furbo col fisco, ci ha rimesso baracca e burattini e non ha potuto godere dei diritti delle sue canzoni.
Chi troppo vuole alla fine lo pija in der...
Louis Thomas Jordan nasce a Brinkley, l’8 luglio del 1908.
Il padre è un maestro di musica e direttore di banda dei Brinkley Brass Band e dei Rabbit Foot Minstrels, mentre sua madre muore che Louis è ancora un ragazzo.
Jordan trascorre molto del suo tempo libero con l’orchestra del padre, che gli insegna a suonare il clarinetto.
Si specializza poi in musica all'Arkansas Baptist College, dove studia il pianoforte, per passare successivamente al sax alto, che rimarrà il suo strumento preferito.
Dopo essersi trasferito con la sua famiglia a Philadelphia nel 1932, Jordan inizia a suonare con il pianista Clarence Williams.
Si unisce in seguito all'orchestra del batterista Chick Webb nel 1936 e vi rimane fino al 1938, condividendo spesso la scena con un'altra giovane scoperta del percussionista, sua signoria Ella Fitzgerald.
Con Webb perfeziona le sue abilità canore con il repertorio dell’orchestra ed è pronto a fondare la sua band.
Oltretutto, Jordan viene licenziato da Webb, già gravemente malato di tubercolosi, per aver tentato di convincere la Fitzgerald ed altri componenti ad unirsi alla sua nuova band.
Già da questo si vede la sua spietata attitudine agli affari…
“Honey in the Bee Ball" (titolo che suona come un programma…) è il primo 78 giri del sassofonista; esce per la Decca nel 1938, a nome Elks Rendezvous Band (dal locale notturno di Harlem in cui suona spesso).
Dal 1939 in avanti, però, Jordan è il frontman dei Tympany Five, un piccolo e solido gruppo che spesso da quintetto si espande incorporando musicisti famosi: i pianisti Wild Bill Davis e Bill Doggett, i chitarristi Carl Hogan e Bill Jennings, il bassista Dallas Bartley e il batterista Chris Columbus.
La loro incisione successiva viene realizzata a marzo del 1939 e porta alla publicazione di cinque pezzi "Keep A-Knockin'" (originariamente registrata negli anni 1920 e poi realizzata in cover da Little Richard), "Sam Jones Done Snagged His Britches" e "Doug the Jitterbug".
Dal 1942 al 1951, Jordan piazza ben 57 hit (tutte per la Decca), un risultato sorprendente per la classifica R&B.
Si comincia col blues umoristico "I'm Gonna Leave You on the Outskirts of Town" e si finisce con "Weak Minded Blues".
In questo periodo affina l’evoluzione dello swing verso il boogie-woogie e il rhythm’n’blues, arrivando ad influenzare lo sviluppo successivo del rock’n’roll, come Billy Haley ammetterà in seguito confessando l’enorme ed evidente influenza di Jordan sul suo approccio musicale.
Viene scritturato al Chicago's Capitol Lounge, a supporto dei The Mills Brothers e questo si rivelerà un importante passo in avanti per Jordan e la sua band.
La presenza continua al Capitol Lounge offre anche la misura delle dimensioni del successo di Jordan.
Inizialmente il gruppo viene pagato 70 $ a settimana (35 a settimana per Jordan e 35 dollari da dividere fra gli altri componenti della band).
Solo sette anni dopo, quando Jordan segna la sua stagione record al Golden Gate Theater di San Francisco nel 1948, incassa oltre 70.000 $ in appena due settimane.
"G.I. Jive", "Caldonia", "Buzz Me", "Choo Choo Ch' Boogie", "Ain't That Just like a Woman", "Ain't Nobody Here but Us Chickens”, "Boogie Woogie Blue Plate”, "Beans and Cornbread”, "Saturday Night Fish Fry” e "Blue Light Boogie": ognuno di questi classici è in cima alle classifiche R&B, e altrettanti sono pronti a scalarla!
Nell'aprile 1941 la Decca lancia la serie “Seppia”, una linea dal costo di 35 cent per gli artisti che vengono considerati commerciabili in entrambi i mercati, quello dei bianchi e quello dei neri: la band di Jordan viene trasferita alla “Seppia” assieme a The Delta Rhythm Boys, il Nat King Cole Trio, Buddy Johnson e la Jay McShann Band.
Il pubblico nero (e non solo!) da costa a costa è letteralmente in delirio per il jive jumping di Jordan.
Infatti nel 1942 con la band si trasferisce a Los Angeles, dove suona nei migliori locali notturni, e poi anche a San Diego.
Mentre è a Los Angeles, Jordan inizia a realizzare alcuni "soundies", i precursori dei moderni video musicali, e appare in molte trasmissioni radiofoniche nonché in una serie di programmi realizzati per le Forze Armate per la distribuzione alle truppe americane all'estero.
A differenza di molti musicisti, la carriera di Jordan non subisce interruzioni, tranne per quattro settimane per via di una tournée presso alcuni campi militari.
Anzi, il sassofonista è particolarmente popolare durante la seconda guerra mondiale: a causa di una "ernia" infatti viene ritenuto non abile al servizio militare e si risparmia il fronte.
La grande popolarità di Jordan finisce anche sul grande schermo perché gira una serie di meravigliosi musical di breve durata durante la fine degli anni '40.
Roba assolutamente a corto di trama ma in fondo sono solo pretesti per mettere in scena i suoi successi (“Caldonia”, “Reet Petite & Gone”, “Look Out Sister” e “Beware”, insieme a innumerevoli soundies); questi filmati ci danno l’idea del perché Jordan sia un intrattenitore tanto amato.
Il nostro, sempre nel periodo bellico, appare anche in un musical hollywoodiano di grande successo, “Follow the Boys” e, nel 1946, addirittura il gatto Tom canta "Is You Is Or Is You Aint My Baby?” nel breve cartone di Tom e Jerry, “Solid Serenade”.
Con "Saturday Night Fish Fry", uscito nel 1950, Jordan firma uno dei più accreditati concorrenti al titolo di primo singolo rock’n’roll in assoluto; è sicuramente una delle prime canzoni popolari ad usare la parola "rock" nel ritornello ed è caratterizzato, per un tratto essenziale, dal suono della chitarra elettrica distorta di Carl Hogan, che Chuck Berry riprenderà pari-pari.
Questo pezzo è notevole anche per il consueto ritornello di introduzione strumentale, ma la sua caratteristica più importante è la sequenza rapida delle parole di Jordan in una sequenza di semi-parlato.
La sua voce, chiaramente influenzata dalla sua esperienza come solista di sassofono, dà enfasi ad un fraseggio molto sincopato e percussivo ed è probabilmente uno dei primi esempi di musica popolare americana vocale poi evoluta nel rap.
Jordan è talmente inimitabile che parecchi dei sui successi di R&B non vengono coverizzati da nessuno, una rarità in un'epoca in cui il pop "nero" viene spesso ri-registrato da artisti bianchi e molte canzoni popolari vengono normalmente pubblicate in più versioni concorrenti.
Nonostante Jordan scriva (o co-scriva) gran parte delle canzoni da lui eseguite, egli non beneficerà finanziariamente della maggior parte di esse.
Molti dei suoi successi, compresa "Caldonia", li accredita alla moglie del tempo, Fleecie Moore, la terza di cinque, come mezzo per evitare un accordo editoriale esistente.
Ma il matrimonio con la Moore è violento e di breve durata (addirittura, in due occasioni Fleecie accoltella il marito al termine di un litigio, quasi uccidendolo al secondo tentativo) e dopo il loro divorzio la moglie mantiene la proprietà delle canzoni.
Va anche detto che però Jordan non è proprio uno stinco di santo, sembra infatti che si sia appropriato della paternità di alcuni pezzi scritto da altri: ad esempio, è accreditato come co-paroliere di "Saturday Night Fish Fry", ma il pianista Bill Doggett dichiarerà in seguito che in realtà ha scritto lui la canzone.
All’apice del successo, fa un breve tentativo di metter su una big band nel 1951 che però si rivela sfortunato, ma non ciò non ferma la sua proverbiale esuberanza.
Nel 1952 compie una operazione satirica per l’epoca piuttosto oltraggiosa: con una copertina che lo ritrae mentre fa una bella linguaccia, si offre come candidato per il più alto incarico nel paese con l’album "Jordan for President".
Anche se i suoi singoli vendono ancora bene, nel 1954 non sono più i primi in classifica.
Quindi, dopo un'incredibile serie di successi durata oltre un decennio e mezzo, Jordan si trasferisce alla Aladdin di Eddie Mesner, un’etichetta di Los Angeles, all'inizio dell'anno.
Purtroppo ormai il grande pioniere, pur piazzando roba al fulmicotone come "Dad Gum Ya Hide Boy", "Messy Bessy", "If I Had Any Sense" (ma anche il resto della sua produzione per la Aladino suona alla grande!), non è quello che i giovani fan del R&B stanno cercando in quel momento.
Nel 1955 passa alla "X" di breve durata della RCA, dove cerca di rimanere al passo coi tempi pubblicando "Rock'N'Roll Call".
Una bizzarra registrazione organizzata da Quincy Jones per la Mercury nel 1956, aggiorna abilmente i classici di Jordan in “stile” rock’n’roll, con le fiammanti "Let the Good Times Roll", "Salt Pork, West Virginia" e "Beware", con l’esplosiva chitarra solista di Mickey Baker e il torrido sax tenore di Sam "The Man".
Ray Charles che ha a lungo citato Jordan come una primaria influenza (è solito eseguire le cover di pezzi come "Do not Let the Sun Catch You Crying" e "Early at the Morning"), gli rende il favore scritturando il maestro per la sua etichetta “Genius 'Tangerine”.
Ma ancora una volta, il pubblico ignora alla grande le sue incisioni del 1962-64.
Durante un'intervista concessa negli ultimi anni, Jordan si abbandonerà all’acida, controversa dichiarazione: "il rock’n’roll è semplicemente un rhythm’n’blues suonato da musicisti bianchi".
Un po’ rosicone, il nostro Louis, però ha le sue ragioni...
I concerti al Lounge offrono comunque al sassofonista un reddito costante, e aggiusta di conseguenza la sua scaletta.
Un album del 1973 per l’etichetta francese Black & Blue rappresenta il suo congedo dalla musica.
Un attacco di cuore mette a tacere questo genio visionario il 4 febbraio 1975, a Los Anges.
Il nipote scavezzacollo, il punk, intanto, stava emettendo i suoi primi vagiti…
Chissà cosa avrebbe detto il nostro, di questi nipotini degenerati.
Onore a Louis Jordan!
“Now if you've ever been down to New Orleans
Then you can understand just what I mean
All through the week, it's quiet as a mouse
But on Saturday night, they go from house to house
You don't have to pay the usual admission
If you're a cook, a waiter or a good musician
So if you happen to be just passin' by
Stop in at the Saturday Night Fish Fry…”
Louis Jordan - Saturday Night Fish Fry