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Un personaggione bizzarro quello che andiamo a omaggiare oggi: Signore e Signori, l’oltraggiosissimo KIM FOWLEY, the “Lord of Garbage”!
Soprannominato “Dorian Gray of Rock’n’roll” per la sua fama di “dandy” esteta e per la sua vita di eccessi, Kim Fowley è stato cantante, produttore, musicista, talent scout, poeta e quant’altro, il tutto affrontato con una vena iconoclasta e ironica che era la vera cifra del suo immenso talento.
Una figura spesso brillante e occasionalmente inquietante, cari amici dei Mutzhi Mambo, la cui visione della musica rock si è sempre contraddistinta per un cinismo che lo ha messo in contrasto con la controcultura degli anni '60, ma ha saputo prefigurare la “morale” debosciata del glam e quella nichilista del punk. 
Non ha mai avuto il giusto riconoscimento commerciale, troppo anticonformista anche per un’epoca che faceva dell’anticonformismo un vanto; eppure i numeri per diventare una rockstar ce li aveva tutti: geniale, bello, carismatico, alto quasi due metri, con un bel paio di fascinosi occhi blu.
Almeno due o tre album del nostro sono veramente fondamentali e, pur rimanendo underground e sempre ai margini del mainstream, hanno avuto una enorme influenza negli sviluppi del rock a venire.
Oltre alla sua produzione, sempre eccentrica, innovativa ed interessante, ha avuto il merito di lanciare una caterva di personaggi e di essere uno dei padrini più accreditati del punk.
Anzi, diciamo che il punk californiano è proprio passato sotto le sue mani: Germs, Veirdos, Screamers, Black Flag, Venus and The Razorblades.
Ma il nostro ha lavorato con chiunque, da Berry Gordy a Frank Zappa, dai Kiss a GG Allin, da Cat Steven ai Soft Machine, da Gene Vincent ai Teenage Funclub, da Alice Cooper ai Modern Lovers. 
Aveva un vero orecchio fino e un gran fiuto per captare il cambiamento delle mode.
Dopo una formazione da tipico monello hollywoodiano, tra gli anni ’50 e ’60 produsse o scrisse in prima persona un quantitativo infinito di successi a volte enormi, a volte modesti per gruppi e cantanti più o meno famosi, per complessini amatoriali o addirittura inesistenti durati lo spazio un singolo.
Benché le band da lui prodotte fossero spesso effimere, Fowley si arricchì con le edizioni e impose uno stile personale, basato in parte sul concetto di novelty-song (ossia le canzoni umoristiche diventate un genere autonomo, nei primi del ‘900, presso le case discografiche della Tin Pan Alley) e in parte sull’anticipazione di mode e tendenze.
I brani di Kim riuscivano a frullare e digerire in un nuovo contesto tutte le correnti del momento, mischiando pezzi romantici e scioglilingua, sonorità sperimentali e filastrocche, approcci orchestrali e demenzialità lessicali.
Erano pezzi migliori di quanto lo stesso Fowley pensasse e, nonostante lo sprezzante cinismo ostentato, non riusciva a non divertirsi con la musica.
Eppure la cosa per cui è più famoso è la scoperta delle Runaways di Joan Jett…mah!
Anzi, ora come ora, possiamo dire “famigerato”, vista la recente, postuma accusa di stupro mossagli dalla prima bassista del gruppo, Jackie Fox (ora stimato avvocato), riferendosi ad una festa a base di droga la notte di Capodanno del 1976…ri-mah!
Ma non entriamo in queste tristi polemiche e occupiamoci di Fowley, che già c’è così tanto da dire di ufficiale!
Kim Fowley nasce il 27 luglio 1942, a Los Angeles, figlio di due attori di film di serie B.
Sua madre se ne va e Kim passa un po’ di tempo in un orfanotrofio. 
Nella sua autobiografia (ma non c’è da fargli troppo affidamento…) dichiarerà che in seguito suo padre lo userà come palo mentre compra la della droga e come esca per imbroccare le donne.
Frequenta il liceo di West Los Angeles, dove ha come compagni di classe Nancy Sinatra, Bruce Johnston (in seguito nei Beach Boy), Jan Berry e Dean Torrence (in seguito Jan e Dean), e gli attori Sandra Dee e Ryan O'Neal. 
Dopo essersi ristabilito da un attacco di polio che lo rende un po’ claudicante, suo padre lo abbandona di nuovo (non gli serve più questo pennellone zoppo e troppo cresciuto per rimorchiare…) e per campare fa il ladruncolo e il prostituto. 
Nel 1957 compie il primo tentativo di costruirsi una carriera nel mondo della musica come manager e promoter per una band chiamata Sleepwalkers, i cui membri includono l’ex compagno Johnston, il batterista Sandy Nelson e Phil Spector.
Dopo aver fatto apprendistato con varie figure dell'industria hollywoodiana, tra cui il noto disc-jockey Alan Freed, lavora con una serie di gruppi di breve durata tra cui i Paradons e gli Innocents; Fowley assaggia per la prima volta il successo producendo la hit "Cherry Pie" per i compagni di scuola Gary S. Paxton e Skip Battin, che si esibiscono sotto il nome Skip & Flip. 
Nel 1960, sempre con Battin, registra una canzone in stile Coasters chiamata “Alley-Oop”, ispirata al noto cavernicolo dei fumetti e rilasciata sotto il nome di un gruppo fittizio che chiama Hollywood Argyle.
Il pezzo finisce al n. 1 nelle classifiche pop americane.
Il duo successivamente compone per il gruppo proto-punk Paul Revere and The Raiders (dei mattacchioni che suonano vestiti come soldati inglesi del XVIII secolo) il loro primo successo, "Like Long Hair", e nel 1962, aiutano a lanciare i grupppi doo-wop Rivington, realizzando il classico "Papa-Oom-Mow-Mow", (ripreso poi dai Trashmen in “Surfin’ Bird”), e i Paradons, con “Diamonds and Pearls”.
Un'altra hit di successo di B. Bumble & The Stingers, "Nut Rocker", basata nientepopodimeno che sulla “Marcia dei soldati di legno” di Čajkovskij, dal balletto “Lo schiaccianoci”, raggiunge il numero uno nel Regno Unito (e sarebbe stata coverizzata da Emerson, Lake & Palmer).
Il nome del gruppo, B. Bumble e gli Stingers, nasconde in realtà le identità di noti session men di Hollywood, tra cui il pianista Al Hazan.
Nel 1964 Fowley inizia a occuparsi anche della promozione per il cantante P.J. Proby, anche lui celebre per gli sketch e gli scherzi sul palco; quello stesso anno, mette su un gruppo di ragazze, le Murmaid, per fargli cantare “Popsicles and Icicles”, un pezzo del giovane cantautore David Gates (in seguito fondatore del gruppo Bread), che avrà un successo strepitoso.
Una visita a Londra lo vede produrre un gruppo chiamato 'N Betweens (in seguito diventato Slade, ma poi specializzato in cover Motown), un lato del primo singolo dei Soft Machine, “Seekers' Emerald City”, e gli Hellions, con Dave Mason e Jim Capaldi, futuri membri dei Traffic.
Tornato a Los Angeles, Fowley crea l’ “House for Homeless Groups”, fornendo un rifugio pre-fama per gente come Jim Morrison, gli Steppenwolf e i Three Dog Night. 
Canta per Frank Zappa nel seminale “Freak out!” (1966) e, adattandosi alla rivoluzione psichedelica, produce “Falling Off the Edge of My Mind” dei Seeds (1968) e mette la sua voce su “Do not Bogart Me” dei Fraternity of Man (1968). 
Supervisiona l'album con cui Gene Vincent torna sulle scene nel 1969 e contribuisce ai testi di brani dei Byrds e dei Sir Douglas Quintet. 
Presentando John Lennon e la Plastic Ono Band ad un festival a Toronto nel 1969, e sapendo che Lennon sta vivendo una crisi d’ansia all’idea di affrontare una folla di 20.000 con un nuovo gruppo, Fowley invita il pubblico ad accogliere i musicisti con gli accendini accesi, inaugurando così la melensa tradizione dei concerti rock.
Produce i surreali proto-punkers Modern Lovers e il gruppo finlandese Wigwam, i Flash Cadillac e i Continental Kids, con canzoni per il film di George Lucas “American Graffiti” (1973).
In un breve arco di tempo, mette assieme partecipazioni ai progetti degli artisti più disparati, intrufolandosi con la massima indifferenza nei musical dell’attore Desi Arnaz Jr e nei dischi arroventati dei Blue Cheer, nel grand-guignol glam-rock di Alice Cooper (“Welcome To My Nightmare”, 1975) e nell’hard baraccone dei Kiss (“Destroyer” 1976).
Parlando invece dei sui dischi, partiamo dal suo singolo del 1965 “The Trip” che non è solo un precursore di innumerevoli pezzi ispirati all’LSD: è una sorta di precoce, assurdo e sprezzante assalto ai valori del nascente movimento hippy. 
Nel 1967, Fowley pubblica il suo debutto da solista, “Love Is Alive and Well”, un disco questa volta strettamente allineato con il movimento Flower Power, seguito dall'album di cover funk strumentali suonate con l'organo (?), intitolato “Born to Be Wild”.
Ma il suo album del 1968, “Outrageous”, diventato col tempo vero disco di culto e pietra miliare del rock’n’roll più oltraggioso, offre un campionario di pezzi deliranti suonati con atteggiamento pre-punk: “Animal Man” ha un testo micidiale e “Bubblegum” vanta un riff garage rock così buono che verrà ripreso successivamente dai Sonic Youth. 
“Good Clean Fun” (1969) contiene tre canzoni “canoniche” mentre il resto del disco sono brani parlati sopra effetti sonori vari: una palla ma per chi ama la sperimentazione a tutti i costi può piacere.
Nel 1969 su trasferisce in Svezia dove registra l’ottimo “The Day the Earth Stood Still”, album in cui riecheggiano ideali hippy ma la musica è un corposo garage rock. 
Gli album successivi (“I'm Bad”, 1972, “International Heroes”, 1973, “Automatic”, 1974, “Animal God of the Streets”, 1975), sono meno sperimentali, più canonicamente “glam”, anche se non mancano amare analisi sulla decadenza di Hollywood in dischi come “Living in the Streets” (1977) e “Sunset Boulevard” (1978).
Nessuno di questi album raccoglie il successo di tanti dei suoi altri progetti, quindi il nostro si mette l’anima in pace e, nel 1975, Fowley ritorna al suo ruolo di pigmaglione assemblando le Runaways, un gruppo di ragazze hard rock con le giovani Joan Jett, Lita Ford e Cherie Currie.
Il gruppo in realtà lì per lì non vende molti dischi ma si dimostrerà assai seminale aprendo di fatto la strada al rock in gonnella, fino al fenomeno delle "rrriot girls". 
Il loro rapporto è alquanto burrascoso e Kim verrà accusato di sfruttarle in vari modi ma lavorano insieme per 12 anni e scrive per loro il testo di “Cherry Bomb”, il loro classico pre-punk del 1976. 
Fowley lancia anche un altro gruppo di ragazze, le Orchids, così come si “inventa” le Hollywood Star, concepite come la risposta di Los Angeles ai New York Dolls.
Diviene un animatore dei primi anni della scena punk di Los Angeles, creando un'altra band, i Venus and the Razorblades, composta di ragazzini, forse il primo gruppo multi-genere del punk.
Inoltre cura le mitologiche "New Wave Nights" nei club di Hollywood, trampolino di lancio delle migliori band della West Coast; una di queste serate genererà il primo album dal vivo dei Germs, “Germicide”.
La posizione di Fowley all'interno della comunità musicale diventa sempre più marginale nel corso dei decenni successivi, anche se non scompare mai del tutto.
Sebbene sia costantemente alla ricerca di nuovi talenti, è piuttosto sfortunato con i successivi protetti di Innocents, Candy e Shanghai, anche se nel 1982 gli Steel Breeze di “You Do not Want Me Anymore” entrano nella top 20 degli Stati Uniti. 
Addirittura si fa accreditare come “consulente artistico” del famigeratissimo cantante punk GG Allin (forse gli consiglia quale sia la consistenza migliore della cacca prima si mangiarla o come offendere più efficacemente il pubblico senza farsi ammazzare. ..).
Nei suoi ultimi anni lavora con artisti del calibro di Ariel Pink e BMX Bandits e continuerà a registrare per il suo piccolo ma avido seguito, in particolare con “Hollywood Confidential”, nel 1980, “Hotel Insomnia”, nel 1993, “Kings of Saturday Night”, nel 1995 (una collaborazione con Ben Vaughn), oltre a due album con un cast di vari musicisti di Detroit , Michigan Babylon e Detroit Invasion.
Continua anche a fare incazzare regolarmente il pubblico, tanto che a diverse convention cercano di strappargli il microfono di mano...
Fowley collabora anche con la Norton Records per pubblicare diverse collezioni di rarità dal suo catalogo, e la loro casa editrice, la Kicks Books, pubblica una raccolta dei suoi scritti, intitolata significativamente “Lord of Garbage”.
Il geniale Fowley muore il 15 gennaio 2015 a West Hollywood, in California, dopo una battaglia con il cancro alla vescica; l’unica ad accudirlo, alla fine, è l’ex cantante delle Runaways Cherie Currie.
Il “Dorian Gray of rock’n’roll” aveva 75 anni. E si vedevano tutti…
Volenti o nolenti, di tipi così non ce ne sono più.
Ma nemmeno prima, quando ce n’erano! 
Abituiamoci alla mediocrità, ragazzi…
Onore a Kim Fowley!

“Sono un male necessario”
Kim Fowley

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