QUANDO TRUCIDO FA RIMA CON LURIDO
Dopo tanti post mainstream, finalmente un personaggio veramente degno di questo Vostro Almanacco!
Chinate il capo, bestie che non siete altro, davanti all’apoteosi del trash, davanti ad un vero alfiere del Pulp!
Oggi si omaggia il lurido LEE FROST, autentico campione mondiale dell’exploitation!
Non cercate novità, non cercate qualità, non cercate fantasia: cercate violenza, umiliazioni e trame squallide perché oggi si parla del peggio del peggio.
Dietro diversi pseudonimi, come Leoni Valentino, Carl Borch, Robert Lee Frost o semplicemente R.L.Frost, si cela uno dei più grandi rappresentanti della più trucida exploitation mai prodotta.
Lee Frost è considerato uno dei registi migliori, più talentuosi e versatili negli annali del cinema di sfruttamento, che tanto hanno offerto nel modellare il gusto moderno; è ammirato e citato alla nausea da autori come Tarantino, che dai suoi lavori hanno tratto ben più di un’idea.
Chiaramente sono film attualmente improponibili, titoli come “Violentata davanti al marito” o “Black Gestapo”, spesso semplici espedienti per mettere in scena stupri o aberrazioni varie: scorretti, misogini, violenti, mal fatti, ma non possiamo certo applicare i nostri metri di giudizio contemporanei a queste pellicole.
Bisogna ammirare il coraggio e la voglia di shockare il pubblico, di fare cinema, sempre e comunque, a prescindere dai budget e dalla convenienza etica.
Se vi piace il Pulp, prendere o lasciare, cari amici dei Mutzhi Mambo, questa è la robaccia che fa per voi!
Se poi non vi garba, ci sono tante altre pagine che aspettano i vostri like…
David Kayne (così all’anagrafe) nasce il 14 agosto del 1935 a Globe, in Arizona.
Cresce a Glendale, in California, e Oahu, nelle Hawaii.
Alla fine finisce a Hollywood, dove inizia la sua carriera facendo pubblicità televisive per lo studio Telepics.
Fa il suo debutto cinematografico con un tipico “nudie cutie” (le pellicole a base di nudi) dei primi anni '60: “Surftide 77” (1962).
Conosce il famigerato Bob Cresse, un produttore fuori di testa amante dei cimeli nazisti e del sadismo, con cui intraprende un fruttuoso sodalizio.
Ispirati dal successo di “The Immoral Mr. Teas” di Russ Meyer, Frost e Cresse costituiscono la loro società di produzione e distribuzione cinematografica, la ”Olympic International Pictures” a Los Angeles nei primi anni '60.
Inizialmente si concentrano principalmente su film exploitation a basso budget: fanno di tutto, dai "roughies" (le pellicole in bianco e nero ad alto contenuto erotico, antesignane del porno) ai film della European Art House, produzioni straniere “artistiche” in cui interpolano scene di sesso gratuite, giusto per venderli meglio nei mercati delle distribuzioni e per aggirare la censura (beh, in fondo sono film stranieri…).
In particolare, Lee aggiunge inserti sessuali in film come “London in the Raw” (1964), “La donna è uno spettacolo” (1964) e “Angeli bianchi ... angeli neri” (1970).
Frost girerà poi una serie di film sempre prodotti da Cresse (che amerà apparire spesso in qualche scena), spaziando in generi molto diversi: commedie horror ironiche, come il tremendo “House on Bare Mountain” (1962), dove donnine nude sono alle prese con tizi malamente truccati da mostri; pseudo-documentari del genere “mondo” come “Hollywood's World of Flesh” (1963), “Mondo Bizarro” (1966),”Mondo Freudo“ (1966); misogini roughies softcore come “The Defilers” (1965), su una coppia di amici che rapisce e segrega una ragazza a scopo sessuale, e “La bestia erotica” (1968), morbosa storia tratta da una vicenda realmente accaduta di un guardone seriale che riesce a plagiare e spaventare una donna tanto da renderla schiava dei suoi deliri; crime come “The Pick-Up” (1968), le vicende di due corrieri della mala che si fanno fregare i soldi di una rapina da due avvenenti truffatrici; western violenti e pieni di scene di stupro come “Sperone selvaggio” (1968), ricco di gore e misoginia a profusione, e “The Scavengers” (1969), quasi una versione softcore de “Il Mucchio Selvaggio”, con tanto di ralenty a ogni piè sospinto; e persino il capostipite del Nazisploitation, il famigeratissimo “Camp 7: lager femminile” (1969), ampiamente citato come prototipo di “Ilsa la belva delle SS” (1975) e di tutti i vari, morbosi film italiani con i nazisti sadici e maniaci sessuali.
Nel 1969 il sodalizio con Cresse cessa ma Frost continua allegramente a produrre roba da drive-in piacevolmente squallida durante il decennio successivo.
Si va dal thriller sulle gesta di un cecchino psicopatico “Zero in and Scream” (1971), ai biker-movie “Ride Hard, Ride Wild” (1970), e “La guerra non è finita, Sergente Mitch” (1971); dal disturbante (anche se meno di quanto suggerirebbe il titolo) “Violentata davanti al marito” (1971), su una coppia di evasi che tiene in ostaggio una famiglia, all'esilarante e trashissimo “The Thing with Two Heads” (1972), dove uno scienziato razzista si trova con la testa trapiantata nel corpo di un nero; dal trucidissimo “Slaves in Cages” (1972), dove un ricco playboy pettinato alla Elvis, attira delle ragazze nella sua casa per poi catturarle, renderle schiave e regredirle ad uno stadio animalesco, al thriller rape & revenge “Two for the money” (1972), con due rapinatori che scoprono che sopra il loro bottino sepolto, una coppietta ci ha costruito su casa; dal divertente “Polizia investigativa femminile” (1974), con protagonista una sbirra esperta di karate, al fetente blaxploitation “The Black Gestapo” (1975), dove un gruppo di militanti neri si trasforma in organizzazione paramilitare di stampo nazista; dal turbolento e chiassoso “Dixie Dynamite e Patsy Tritolo” (1976), con Warren Oates, quasi una sorta di burinata alla “Hazzard” ma più violento e con protagoniste femminili, al disturbante porno “A Climax of Blue Power” (1975), la storia di un poliziotto maniaco e misogino che vuol “punire” a modo suo una uxoricida; dall’erotico in costume ambientato nel ‘700 “Poor Cecily” (1974), la cui protagonista, vagamente ispirata alla “Justine” di De Sade, viene costretta a diventare una "sex slave" alla corte di una contessa depravata, all’ironico hardcore “Sweet Dreams, Suzan” (1980), in cui uno psicologo e la sua segretaria si arrapano ascoltando i sogni perversi di una paziente.
Frost sceglie spesso lo stolido ex campione di football Phil Hoover come attore nei suoi film degli anni '70 e sovente collabora con il produttore/sceneggiatore Wes Bishop; oltre ai loro lavori, Frost e Bishop scrivono anche la sceneggiatura del serrato horror di Jack Starrett “In corsa con il diavolo”, del 1975, che Frost originariamente doveva pure dirigere.
Sia Frost che Bishop appaiono spesso come attori, di solito in piccole parti, nei film del nostro.
Finita la stagione d’oro dell’exploitation, Frost si adatta a lavorare come montatore di film industriali per un laboratorio cinematografico per tutti gli anni '80 e nei primi anni '90.
Torna brevemente dietro la macchina da presa per girare il suo ultimo lungometraggio, il thriller erotico direct-to-video con Shannon Whirry, “Private Obsession” (1995).
Da tempo ritiratosi, il regista muore a New Orleans, all'età di 71 anni, il 25 maggio del 2007.
Forse adesso il cinema si sarà un po’ ripulito, soprattutto dagli stereotipi sessisti e misogini, ma noi pare che a crescere sia stata soprattutto l’ipocrisia.
Meglio un cinema sinceramente stronzo come quello di Frost che un cinema stronzo ma che fa finta di non esserlo…
Onore a Lee Frost!
Nota a margine: vale la pena qui soffermarci un attimo sulla figura del bizzarro produttore Bob Cresse (19/06/1936 – 16/04/1998). Oltre a produrre diversi low-budget movie con Lee Frost, ha anche recitato in molte di questi film. Inoltre, Cresse era famoso per il suo atteggiamento da duro, sempre in lotta con il mondo intero: oltre alla sua fascinazione per le armi e gli indumenti nazisti, Cresse teneva sul libro paga anche due guardie del corpo a tempo pieno. I fatti che hanno portato al suo abbandono della carriera di produttore cinematografico sono veramente da antologia del Pulp! Bob, a passeggio con il suo amatissimo cane, vide due uomini che stavano picchiando una donna davanti a un sexy shop sulla Hollywood Boulevard. Cresse estrasse la pistola e ordinò agli uomini di smetterla: in realtà si trattava di due piedipiatti in borghese che stavano arrestando una prostituta. Uno degli uomini si identificò come un agente di polizia, prima di sparare a Bob nello stomaco e di uccidere il suo cane. Cresse trascorse sette mesi in ospedale per riprendersi dalla ferita. Purtroppo, Bob non aveva alcuna assicurazione sanitaria, quindi con la sua lunga degenza in ospedale finì quasi tutto il denaro che era riuscito a imboscare in un conto bancario svizzero. L’ormai ex produttore morirà di infarto all'età di 61 anni.
“Lascia che ti spieghi: il mondo è cambiato. Non siamo le stesse persone di una volta, e non è la stessa industria di una volta. Giravamo dei piccoli film, li montavamo e li proiettavamo sullo schermo. Beh, adesso non puoi più proiettarli sullo schermo, quindi non c'è più motivo di fare piccoli film. Dove li potresti fare uscire? Avrei potuto fare film porno, ma non volevo farlo. Quindi mi sono fermato, come ha fatto la maggior parte di noi.”
Lee Frost