LO SCOMODO INQUILINO
Per quelle poche bestie che non l'avessero riconosciuto, il grande regista ritratto nella foto mentre offre un fiore alla meravigliosa Nastassja Kinski è il controverso ROMAN POLAŃSKI, il poeta dell'inquietudine, il vero "indagatore dell'incubo" (perché veramente, cari amici dei Mutzhi Mambo, ha saputo scavare nelle angoscie umane come pochi altri!).
Purtroppo ultimamente è spesso al centro dell'attenzione mediatica ma per i motivi sbagliati.
A prescindere dai giudizi morali, che in questo vostro Almanacco non devono avere posto, Polański va preso per quel che è stato ed è: un grandissimo regista che, nei momenti più felici, ha saputo inquietarci e sorprenderci come nessun'altro, mostrandoci la ferocia e la follia che alberga in noi, forse perché, di quella ferocia e di quella follia, ne ha vista tanta…
È vero, è considerato un “autore”, un cineasta di quelli seri, anzi uno dei maggiori autori viventi, "da cinema d’essai", ma con “Rosemary’s baby” e “L’inquilino del terzo piano” ha filmato due dei più bei film dell’orrore in assoluto, e con “Chinatown” uno dei migliori noir in assoluto: senza considerare diversi altri film da antologia che ha girato (magari non proprio in linea coi contenuti di questo Vostro Almanacco), basterebbe questo trittico per proiettare il nostro in cima a qualsiasi classifica Pulp che si rispetti!
Caduto diverse volte con titoli assolutamente non al suo livello, ma ripresosi altrettante con film bellissimi ed inaspettati, Polański è sicuramente uno dei registi più versatili e geniali della storia del cinema.
Ed è un vero peccato che le tragedie che ha passato e le accuse di cui è vittima rendano tanto di cattivo gusto i complimenti per la sfilza di bellissime donne che ha avuto (legittimamente…), perché glieli avremmo fatti volentieri…
Anzi, visto che siamo invidiosi, gli sta bene, ovvia!
Rajmund Roman Thierry Polański nasce a Parigi, il 18 agosto del 1933, figlio di uno scultore e pittore polacco di origine ebraica, e di una casalinga russa, nata da una famiglia ebraica convertitasi al cristianesimo: tutti e due i genitori si dichiarano però agnostici.
Nel 1936, a causa del crescente antisemitismo diffusosi in Francia, i Polański tornano in Polonia, a Cracovia (ahiahiahi...dalla padella nella brace!).
In seguito all'invasione nazista, Roman e la sua famiglia vengono rinchiusi nel ghetto della città: la madre viene deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove muore, mentre il padre riesce invece a sopravvivere al campo di concentramento di Mauthausen.
Roman si salva perché il padre paga diversi soldini ad una "eroica" famiglia cattolica che avrebbe dovuto tenerlo nascosto ma che, in seguito, lo “cede” a dei contadini presso i quali rimane fino alla liberazione.
Successivamente, Polański studia recitazione, teatro e regia e la sua prima escursione nel mondo del cinema è la sua interpretazione nel film "Generazione" di Andrzej Wajda nel 1955.
In questo periodo lavora molto come attore per la radio e in alcuni film mentre come regista debutta nel 1955 con "Rower", un cortometraggio semi-autobiografico di cui è anche protagonista: il film narra la storia di un appassionato di ciclismo che segue un presunto venditore di biciclette in un luogo isolato, per essere da questi malmenato e derubato.
L'episodio avvenne realmente con lo stesso Polanski come vittima, ma con un finale differente: il criminale infatti venne arrestato dalla polizia dopo avere lasciato Polanski col cranio fratturato, quindi fu giustiziato per tre precedenti omicidi!
Nel 1959 Roman sposa la bellissima attrice Barbara Lass, dalla quale divorzierà nel 1962.
Dopo il progetto mai realizzato di un documentario sui cimiteri polacchi, il suo primo lungometraggio in veste di regista è del 1962: "Il coltello nell'acqua", film che contiene già molte delle tematiche oscure e claustrofobiche che avrebbero segnato la sua carriera successiva, oltre a un profondo pessimismo nei confronti delle relazioni umane, e una riflessione sull'invidia dello stato sociale e sulla gelosia.
Nonostante non venga apprezzato dalla Polonia comunista (manca infatti la "redenzione sociale", indispensabile lieto fine voluto dal regime), il film gode di un ampio successo commerciale e di critica nei cinema occidentali, sino ad ottenere la candidatura al premio Oscar al miglior film straniero, la prima nella carriera di Polański.
Il nostro aveva già realizzato in Francia un paio di cortometraggi nel 1961, ma è soltanto nel 1963 che decide di lasciare definitivamente la Polonia e di stabilirsi in pianta stabile nella capitale d’Oltralpe.
Qui contribuisce con un segmento ("Il fiume di diamanti") al film collettivo "Le più belle truffe del mondo", scontrandosi comunque con la scarsa volontà dell'industria cinematografica francese a supportare un regista straniero (seppur francese di nascita).
Presto emigra dunque in Gran Bretagna dove inizia la sua fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore francese Gérard Brach con tre film: "Repulsione" (un horror psicologico di culto con protagoniste Catherine Deneuve e Yvonne Furneaux, influenzato dal cinema surrealista di Luis Buñuel e Jean Cocteau e dagli horror anni cinquanta di Henri-Georges Clouzot e Alfred Hitchcock), "Cul-de-sac" (una tragicommedia nichilista il cui tono generale è molto debitore al teatro di Samuel Beckett e Harold Pinter) e "Per favore non mordermi sul collo" (una parodia dei film di vampiri prodotti dalla Hammer).
In questo ultimo film, che ha un successo strepitoso, il ruolo di coprotagonista viene affidato a quella sventola di Sharon Tate, che nel 1968 diventerà la seconda moglie di Polański.
Nel 1968 si trasferisce negli Stati Uniti, dove gira uno dei suoi film più noti: lo spaventoso "Rosemary's Baby" (basato sull'omonimo romanzo di Ira Levin), con protagonisti Mia Farrow e John Cassavetes, un capolavoro horror a tema satanico.
L'anno successivo è, per il nostro, una vera tragedia: dapprima perde la vita per un incidente sciistico il compositore Krzysztof Komeda, fidato autore delle musiche di quasi tutti i film di Polański fino a "Rosemary's Baby" e suo amico di lunga data.
Quindi la notissima notte del 9 agosto: mentre il regista si trova a Londra, alcuni membri della setta di Charles Manson fanno irruzione nell'appartamento 10050 Cielo Drive, a Los Angeles, dove Sharon Tate, all'ottavo mese di gravidanza, sta passando una serata con alcuni amici.
Vengono brutalmente uccisi, oltre a sua moglie, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Jay Sebring e Steven Parent.
Come prevedibile, questa vicenda sconvolge il nostro Roman, creandogli enormi sensi di colpa (all'inizio sembra che Manson abbia ordinato il massacro perché influenzato da "Rosmary's Baby" ma più probabilmente perché era la casa dove precedentemente abitava il produttore che aveva rifiutato i suo pezzi) e facendogli dubitare se continuare o meno il suo lavoro.
Il suo primo lungometraggio dopo l'accaduto è un cupo e violento adattamento della tragedia di Shakespeare, "Macbeth" (1971): il film ha grossi problemi di budget e molti critici vengono turbati dalla messa in scena disturbante dell'opera, in particolare c’è chi trova nell'assassinio di Lady Macbeth una metafora di quello di Sharon Tate.
Dopo aver girato "Che?" (un libero, surrealissimo adattamento di "Alice nel Paese delle Meraviglie") ad Amalfi, con Marcello Mastroianni e Sydne Rome, nel 1974 Polański firma un suo altro enorme successo, ovvero "Chinatown", una fumosa detective story nello stile di Raymond Chandler, magistralmente interpretata da Jack Nicholson e Faye Dunaway.
Il successo di questa pellicola sembra lanciare il regista verso una brillante carriera hollywoodiana, ma Roman preferisce tornare in Francia per girare il suo capolavoro assoluto, il visionario e perturbante "L'inquilino del terzo piano" (tratto dal romanzo "Le locataire chimérique "di Roland Topor), di cui è anche il protagonista, film che chiude la cosiddetta trilogia dell'appartamento, iniziata 11 anni prima con "Repulsione" e proseguita con "Rosemary's baby".
A seguire gira il sentimentale "Tess", per seguire una volontà di Sharon, a cui sarebbe piaciuto l'adattamento del romanzo omonimo.
Però "galeotto" è il set: infatti il nostro instaura una relazione con la giovane, bellissima protagonista della pellicola, Nastassja Kinski.
Successivamente, Polański realizza il flop "Pirati", un loffio e costosissimo omaggio ai film di cappa e spada (ma con un grandissimo Walter Matthau come protagonista) e il bel thriller "Frantic", con Harrison Ford e la topissima attrice/modella Emmanuelle Seigner, che diventerà la nuova moglie di Polański, oltre a recitare in diverse sue pellicole successive.
È infatti lei protagonista del pallosissimo thriller/erotico "Luna di fiele", un film che si segnala solo per il fondoschiena della Seigner.
In questo periodo è da rilevare anche l’interpretazione di Polański del commissario di polizia nel bellissimo "Una pura formalità" di Giuseppe Tornatore, in cui si divide la scena con Gérard Depardieu e Sergio Rubini.
Nello stesso anno, ma stavolta solo come regista, firma un'altra opera gestita solo da un pugno di attori, ovvero il morboso "La morte e la fanciulla" con i bravissimi Sigourney Weaver e Ben Kingsley, che narra del complesso rapporto fra un aguzzino di un regime militare sudamericano e la sua vittima.
Dopo una parentesi in cui è tornato a occuparsi di teatro, nel 1999 ha l'occasione di lavorare con un'altra stella hollywoodiana, ovvero Johnny Depp, nell'orrido (nel senso di brutto) "La nona porta".
Nel film "Il pianista", drammone ambientato nel ghetto di Varsavia in cui Polański riversa parte della sua pesissima esperienza giovanile, e ottiene la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2002 e l'Oscar nel 2003.
A ritirare l'Oscar, però non ci può andare, visto che negli USA pende tuttora, sul suo capo, una condanna per abuso di minore.
Pare che nel '77, ad una festa in casa di Jack Nicholson, il nostro Roman, da "strafatto", si sia "fatto" (che gioco di parole di merda...) una ragazzina di neanche 14 anni: pur avendo accertato che non fu un caso di stupro, l'età della giovane era veramente troppo bassa…
Le belle pupe non hanno certo mai lasciato indifferente il nostro (basti pensare che sventole ha avuto come mogli e amanti! ), ma, a volte, bisognerebbe stare attenti…
Ma torniamo al suo cinema, che è quello che ci interessa.
Nel 2004 gira un egregio adattamento di "Oliver Twist", il romanzo di Charles Dickens e, nel 2009, termina in carcere (perché viene arrestato in Svizzera, sempre per l'accusa di abuso, mentre si reca allo Zurigo Film Festival per ritirare un premio) il discreto thriller hitchcockiano "L'uomo nell'ombra", con Ewan McGregor e Pierce Brosnan.
Nel 2011 ci regala un nuovo capolavoro, il claustrofobico "Carnage", ambientato in un appartamento dove due coppie di genitori si scannano per una lite fra i loro figli, mettendo a nudo la miseria e la cattiveria delle famiglie piccolo-borghesi.
Nel 2013 dirige, sempre con la consorte Seigner, "Venere in Pelliccia", un personale adattamento dell'omonimo romanzo di Leopold Sacher-Masoch, che diventa una sorta di autoconfessione del suo debole per le donne, e nel 2017 il morboso "Quello che non so di lei", una sorta di rivisitazione del genere "Misery non deve morire" interpretato dalla moglie (la scrittrice) e la splendida Eva Green (la stalker).
Intanto si è beccato una nuova accusa di stupro di una minorenne, questa volta risalente al 1973.
Mah…
Tanti auguri maestro!
Comunque hai la nostra ammirazione…
"Lei ha un'orrenda reputazione, signor Gittes: mi congratulo"
Noah Cross/John Huston - Chinatown