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UN ALTRO GIORNO ALMENO, il primo video tratto dall'album "Il Male è Dentro" è su YouTube! È giusto ammazzare in nome di Dio (o come vi piaccia chiamarlo)? Una domanda quanto mai attuale, cari amici...

Altro che Max Schreck o Bela Lugosi, altro che Christopher Lee o Gary Oldman: il Dracula più Pulp di tutti è lui, il granitico WILLIAM MARSHALL!
Anzi, per l’esattezza William Marshall è “Blacula”, il primo vampiro nero!
Eh, cari amici dei Mutzhi Mambo, oggi abbiamo a che fare con una perla rara, una perla nera, un grande attore che ci ha regalato alcuni dei momenti più tosti del filone blacksplotation!
Molti film blaxploitation, tra cui “Blacula” e il suo sequel, erano variazioni “nere” dei generi tradizionali di Hollywood.
La sua versione afroamericana del succhiasangue di Bram Stoker è diventata un classico del trash: dopotutto Marshall era un bestione alto 1,96, dalla voce bassa e profonda, e come re dei vampiri era piuttosto inquietante.
Il sangue però non era il solo “rosso” che piaceva al nostro Marshall: nel periodo della “caccia alle streghe” anticomunista del senatore McCarthy, anche lui era finito nelle sue famigerate liste nere!

William Marshall15Anzi “rosse”!
Comunque è riuscito a lavorare lo stesso, diventando una stella di primissima grandezza della blacksplotation, una delle prime icone nere per neri!
Qualunque resistenza oggi si possa avere su questo infame filone degli anni '70 (budget ridicoli, trame demenziali, eroi tamarri, gangster, spacciatori, papponi, prostitute e teppisti) ed anche se rafforzava alcuni degli stereotipi razziali più macho e negativi, la blacksplotation ha paradossalmente rappresentato un importante progresso nei giorni in cui ai neri erano riservate solamente parti da facchini, contadini, operai, camerieri e lustrascarpe. 
Anche prima, fino agli anni ’50, c’erano i race-movies, film che riprendevano però tematiche “normali”, solamente con la differenza che erano film fatti dai neri per il pubblico nero e che venivano proiettati o in “black-theatre”, i teatri specializzati per gli afroamericani, o come matinée.
Ma è con i primi anni ’70, in partiicolare col film “Sweet Sweetback's Baad Asssss” di Melvin Van Peebles, che nasce un industria specializzata che offriva prodotti con tematiche specifiche per gli spettatori “colored”: colonne sonore funky, abiti sgargianti, capigliature afro, collanoni, ma soprattutto personaggi afroamericani vincenti (nel senso che gli menano pure ai bianchi!).
E poi è stata una fucina di grandi star: oltre a Marshall, vere stelle del genere sono Richard Rountree, Fred Williamson e Pam Grier.
William Horace Marshall nasce a Gary, nell'Indiana, il 19 agosto del 1924, figlio di Thelma Edwards e del dentista Vereen Marshall.
Dopo diversi anni come studente d'arte alla New York University, si forma presso l'Actors' Studio e la Neighborhood Playhouse. 
Debutta a Broadway nel 1944 in “Carmen Jones”.
Tra le sue altre partecipazioni in produzioni teatrali, si fa notare anche come interprete shakespeariano sia negli Stati Uniti che in Europa, soprattutto nel ruolo di Otello, venendo definito dalla critica "il miglior Otello dei nostri tempi".
Nel 1968, a Los Angeles, Marshall interpreta il Moro di Venezia anche in un musical jazz, “Catch My Soul”, con Jerry Lee Lewis nel ruolo di Iago.
Esordisce sul grande schermo a 28 anni in “La Rivolta di Haiti” (1952), di Jean Negulesco, interpretando King Dick, un leader nella guerra haitiana contro Napoleone. 
Rivaleggia poi con i pettorali di Victor Mature in “I Gladiatori” (1954), di Delmer Daves, ed è un capo dei Mau Mau in “Qualcosa che vale” (1957), di Richard Brooks, con Sidney Poitier e Rock Hudson.
È poi nel cast de “Il colosso di Bagdad” (1957), di George Blair, e di “La fille de feu” (1958), di Alfred Rode.
Nei primi anni cinquanta, Marshall recita per breve tempo nella serie poliziesca “Harlem Detective” ma lo show viene cancellato quando Marshall entra nel mirino dell'House Committee on Unamerican Activities (HUAC) subendo l’accusa di essere un comunista.
Nonostante l'inserimento del suo nome sulla lista nera per sospette attività antiamericane, Marshall continua ad apparire sia al cinema che in televisione.

William Marshall12Nel 1962, recita nella serie televisiva britannica “Gioco pericoloso”, e in un episodio della serie Bonanza dove interpreta il ruolo di Thomas Bowers, un cantante d'opera girovago
Nel 1964 lavora in “Organizzazione U.N.C.L.E.”, e nel 1968 è il Dr. Richard Daystrom nell'episodio “Il computer che uccide” di “Star Trek”.
Nel 1969, recita nel ruolo di Amalek in una puntata di “Quel selvaggio West”.
Più gratificante sarà la sua parte, piccola ma importante, del procuratore generale del Massachusetts Edward W Brooke in “Lo Strangolatore di Boston” (1968), di Richard Fleischer, accanto a Tony Curtis; lo stesso anno è nel cast dell’avventuroso “I contrabbandieri del cielo”, di Joseph Sargent, con Claudia Cardinale e Rod Taylor.
Nel 1970 gira il fantascientifico “Tropis - Uomo o scimmia?”, diretto da Gordon Douglas e interpretato, tra gli altri, da Burt Reynolds, Susan Clark ed Edward Fox, l’action per la TV “The Mask of Sheba”, e il thriller drammatico “Il falso testimone”, di Richard A. Colla.
L’anno successivo è nelle sale con il sentimentale “Honky", di William A. Graham, una storia d’amore interraziale di due studenti.
Ma il film che lo consacrerà sarà il mitico “Blacula” (1972), di William Crain, dove il nostro interpreta il principe africano Mamuwalde che viene vampirizzato da Dracula in persona e poi, due secoli dopo, riportato in vita da una coppia gay, va in giro per la grande mela a fare danni.
Un “capolavoro” camp, arricchito da una pregevole colonna sonora rhythm’n’blues, che aprirà la strada oltre che a un sequel (il pessimo “Scream Blacula Scream” – 1973, di Bob Kelljan), a tutto un filone black horror con titoli come “Blackenstein”, “Abby” e “Sugar Hill”.
In particolare “Abby ...la storia di una donna posseduta!” (1974), di William Girdler, una sorta di “Esorcista” in salsa afroamericana, vede sempre Marshall nel ruolo di protagonista.
Il nostro William porta a casa un Emmy nel 1974 per il suo one-man show “As Adam Early In The Morning”, basato su opere di Shakespeare, Walt Whitman, Richard Wright e Billy Strayhorn.

William Marshall11Nel 1977 è nel cast del thriller di ambientazione militare “Ultimi bagliori di un crepuscolo”, di Robert Aldrich.
Recita anche in “Tuono rosso”, (1980), di Lawrence David Foldes, “Vasectomy: A Delicate Matter” (1986), di Robert Burge, nel delirante “Donne amazzoni sulla Luna” (1987), di Joe Dante, nel western “Maverick” (1994), di Richard Donner, nell’horror “Sorceress” (1995), di Jim Wynorski, con Linda Blair.
Dal 1987 al 1989, è il “re dei cartoni animati” in “Pee-Wee's Playhouse”, un programma televisivo per bambini del sabato mattina un lavoro che accetta per far contenti i suoi nipoti.
Il congedo dal cinema è rappresentato dal trashissimo “Dinosaur Valley Girls” (1996), di Donald F. Glut.
Marshall muore l'11 giugno del 2003, a causa di complicazioni dovute alla malattia di Alzheimer e al diabete, dei quali soffriva da anni. 
Il gigante nero non succhierà più il sangue a nessuno…
Ma forse era meglio essere morsi da lui che da uno zombi puzzolente! 
Almeno era uno cool!
Onore a William Marshall!

Cameriera: “Salve, desidera?”
Mamuwalde: “Fammi un Bloody Mary.”
Mamuwalde/William Marshall - Blacula

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