IL SIGNOR DINAMITE
"Sex Machine", "Mr. Dynamite", "Super Bad", "Godfather of Soul". Comunque vogliate chiamarlo, è sempre lui: JAMES BROWN, Signore e Signori, Jaaaaaames Broooowwwn!
Nato in una capanna e morto il giorno di Natale, non era un uomo, era un Dio, il Dio del ritmo!
Premettiamo subito, cari amici dei Mutzhi Mambo, che il funk (funk, non funky: è diverso!) non è propriamente il nostro genere preferito ma lo consideriamo abbastanza ganzo, specie per tutto quell'immaginario estetico da papponi cocainomani e quei ritmi da explotation polizieschi che fanno tanto Pulp.
Un po' come lo ska, divertente per un po' ma poi ci fa afa... meglio però di tanta black music più moderna, tipo il famigerato funky (appunto...) o, peggio ancora, il reggae, la disco music o l'hip hop!
Questa roba nel Vostro Almanacco non la troverete, pure se fosse strapulp abbestia (e di personaggi Pulp, questi generi, sono peraltro oggettivamente pieni ma bisogna fare delle scelte...)!
Questo è l'Almamacco Pulp "dei Mutzhi Mambo", e quindi è il rock'n'roll (nelle sue varie declinazioni) che la fa da padrone, perdio!
Tutto questo pappardellone per dire che comunque per il gigantesco James Brown si chiude non solo un occhio ma pure tutt'e due!
E volentieri!
Prima di tutto, il nostro James, nei primi anni, faceva un fantastico rhythm'n'blues pieno di genuino sentimento ed energia, e già questo, di per sé, gli spalancherebbe le porte di questo Almanacco senza alcuna forzatura; seconda di poi era veramente un personaggione iconico, eccessivo, strabordante, controverso: tutte qualità che non fanno che aumentare e garantire i suoi diritti di apparire in questa rubrica.
Terzo, era un vero genio!
Largo dunque a Jaaaaaames Broooowwwn!
James Joseph Brown nasce a Barnwell, nella Carolina del Sud, il 3 maggio del 1933, in una baracca in mezzo alla campagna, anche se James dichiarerà di essere nato a Macon, in Georgia.
Cresce ad Augusta, sempre in Georgia, in condizioni di totale povertà.
Si guadagna da vivere lavorando, sin da bambino, come raccoglitore di cotone, come lustrascarpe e raccogliendo le mance dei soldati di stanza in città.
Non ancora decenne, viene incaricato di procurare clienti per il bordello a cui il padre lo dà in "affidamento" dopo che entrambi vengono abbandonati dalla moglie (e madre).
Comincia ad esibirsi in qualche piccolo locale della zona, ma allo stesso tempo commette piccoli reati per arrotondare.
A 16 anni la fa più grossa: viene arrestato per rapina a mano armata e recluso nel riformatorio di Toccoa, in Georgia.
Qui conosce Bobby Byrd (per molto tempo seconda voce del futuro Padrino del Soul, sia sul palco che in studio), la cui famiglia aiuta quella di Brown ad ottenerne il rilascio sulla parola dopo solo tre anni di detenzione, a condizione che non torni ad Augusta o nella contea di Richmond.
Ci prova con lo sport, in particolare il pugilato (è un discreto dilettante) e il baseball, ma deve ritirarsi dall'agonismo a causa di un incidente ad una gamba.
Si dedica allora a tempo pieno alla musica; in particolare, si appassiona al gospel, che ascoltava in chiesa fin da piccolo, allo swing, al jazz ed al rhythm & blues.
Esordisce alla fine degli anni quaranta nel quartetto vocale dei Gospel Starlighters, per cui suona pure la batteria, l'organo ed il pianoforte.
Alla metà degli anni '50 fonda la sua prima band, The Flames, firmando un contratto con una delle più celebri case discografiche dell'epoca, la King Records.
Spostatosi dal gospel al rhythm & blues, Brown arriva al successo nel 1956 con la mitica ballatona "Please, Please, Please" che schizza immediatamente nella hit parade di Billboard.
Alla fine del decennio, Brown ha già inciso diversi dischi di musica da ballo, ma con esiti modesti, giusto qualche rhythm and gospel ("Try Me" nel 1958) e uno strumentale ballabile ("Mashed Potatoes" nel 1960).
Sull'esempio dei maestri a cui aveva fatto da spalla, Little Willie John e Hank Ballard, imbastisce anche uno show dove il suo ballo isterico, dinoccolato e spettacolare (al termine del quale, per accrescere l'effetto, finge sempre un infarto), funge da attrazione principale: spaccate spericolate, passi scivolati come sull'acqua, corsa laterale, spalle al pubblico, microfono gettato a terra come lui stesso, in ginocchio davanti al Dio del Rock.
Brown è già un performer completo sotto tutti i punti di vista: cantante, autore, ballerino, show-man.
Trasferisce sulla scena una carica emotiva e drammatica mai vista, sorretta da una musica ritmata e ossessiva ma orecchiabile: un'isterico hard-core rhythm’n’blues venato di gospel, percussivo e pieno di arrangiamenti fiatistici.
Viene soprannominato "Mister Dynamite".
Conquistano il pubblico il suo rozzo canto spiritual, ricco di urli, grugniti, singhiozzi e versi animaleschi, le acrobazie sul palcoscenico e il ritmo, vero fondamento della sua musica, visto che tutti gli strumenti sono praricamente usati come fossero delle percussioni!
Fra il 1960 e il 1963 piazza una bella serie di hit: "I'll Go Crazy", "I Don't Mind", "Bewildered", "Shout and Shimmy", "Russ Columbo's Prisoner Of Love", "Oh Baby Don't You Weep", "Night Train" (un vecchio hit di Jimmy Forrest), nonché il celeberrimo album "Live At The Apollo" (1962), che fotografa lo stato di grazia del cantante sul palcoscenico.
Lo stile si definisce sempre più come un insieme di ritmo shuffle, armonie da quartetto gospel e sermoni da predicatore evangelico.
La novità sta nella strumentazione, perche' Brown si avvale di un complesso di accompagnamento unico e formidabile, arrangiato da Nat Jones fino al 1967 e poi condotto dall'alto sassofonista Alfred "Pee Wee" Ellis: chitarrismo metallico, insistente e soffocato (Jimmy Nolen, l'inventore della chitarra funk), una sezione poderosa di fiati (con il grande Maceo Parker al sax tenore, erede di King Curtis e di Ornette Coleman, e Fred Wesley al trombone), basso sincopato (prima Tim Drummond e poi William Collins), e batteria potente a sottolineare il tutto (Clyde Stubblefield e poi John "Jabo" Starks).
A sua volta Brown adotta uno stile vocale intenso e sofferto, derivato dagli shouter, ma più vicino al "cry" che allo "shout", uno stile quasi "confidenziale" e parlato, composto da gemiti lascivi, bestemmie di pancia e strilla sgolate, che segna la fine del canto blues e gospel e l'inizio di una nuova era per il canto dei neri.
La sua epoca d'oro ha inizio con "Out Of Sight" (1964) e dura dieci anni, durante i quali diviene il "numero uno" per la gente di colore (è Brown ad apparire in televisione, dopo l'assassinio di Martin Luther King, per invitare le masse nere alla calma), prima di Cassius Clay.
Ricco e megalomane, istrione, provocante, esaltato ed esaltante, la sua personalità diviene subito carismatica.
"Papa's Got A Brand New Bag" (1965) e "I Got You" (1965) sono i due classici dell'epoca, prima di raggiungere la pura quintessenza del ritmo negli elaborati pezzi senza variazioni melodiche degli ultimi anni del decennio: "Cold Sweat" (1967), "I Got The Feelin' " (1968), "Say It Aloud I'm Black and Proud" (1968), "Give It Up" (1969) e "Mother Popcorn" (1969); uno stile monolitico che recuperava il feeling più sensuale, arcano e viscerale (in una parola "pagano") del gospel.
Negli anni '70 accentua i toni provocatori delle sue esibizioni, mentre musicalmente appesantiva ulteriormente il suono, sfornando così i primi classici del funk: "Superbad" (1970) e "Sex Machine" (1970), "Hot Pants" e "Make It Funky" nel 1971, "Get On The Good Food" (1972), "King Heroin" (1972), aventi il doppio scopo di far ballare il pubblico più a lungo e di sfogare il suo demoniaco esibizionismo.
"The Payback" (1973) è probabilmente il suo album più riuscito ed organico.
Ma l'ultimo hit milionario l'ha avuto nel 1968 e la stella comincia a declinare.
In breve, a causa degli incredibili sprechi di denaro (possiede un jet privato, una flotta di limousine e diverse stazioni radiofoniche), si trova nei guai: il governo lo cita come evasore fiscale per cinque milioni di dollari e il suo manager lo denuncia per corruzione.
Brown si ritrova completamente abbandonato.
Inoltre, il boom della disco music lo spiazza parecchio, ritrovandosi all'improvviso sorpassato (lui, la "Sex Machine Super Bad", lui che aveva praticamente inventato tutto ciò!).
Ma la sua breve apparizione nella parte del predicatore invasato Cleophus James nel film "The Blues Brothers" lo rilancia al grande pubblico.
Più tardi partecipa al film "Rocky IV" dove canta la sua "Living in America", in un'indimenticabile delirio ultra kitsch.
Comunque il suo treno è ormai passato, è sempre più la caricatura di sé stesso e negli ultimi anni si limita ad essere il mattatore di una sorta di baraccone itinerante, molto Las Vegas Style, affiancato da una band suntuosa (ma con poca anima), con tanto di prestigiatore a seguito!
Per tutti i primi vent'anni di carriera, Brown era stato molto severo nei confronti del consumo di droga all'interno del suo entourage, membri della band compresi, licenziando chiunque avesse osato trasgredire le regole.
Nonostante questa "politica", alla fine degli anni settanta, lo stesso Brown inizia a far uso di droghe di vario genere.
Nel 1978, mentre si sta esibendo all'Apollo, Brown viene arrestato sul palco per aver infranto la restrizione di non lasciare il Paese mentre è in corso un'investigazione fiscale nei suoi confronti.
Divorzia dalla sua seconda moglie Deedee dopo averla picchiata con un tubo di ferro.
Alla metà degli anni ottanta, dopo aver incontrato e sposato Adrienne Rodriguez, Brown inizia a far uso di PCP, o "polvere d'angelo", una droga usata in chirurgia come anestetico.
Ciò lo porta a diventare dipendente da tale sostanza e a finire in manette numerose volte.
Nel 1988, Brown viene arrestato in due occasioni: una prima volta a maggio per droga e possesso d'armi, poi a settembre dopo aver ingaggiato un lungo inseguimento automobilistico con la polizia sulla Interstate 20 vicino al confine di stato tra la Georgia e la Carolina del Sud.
Brown viene incarcerato per possesso di una pistola non denunciata e per aver aggredito un agente di polizia, insieme ad altre varie accuse per possesso di droga ed infrazioni stradali varie.
In un'altra occasione, la polizia arresta Brown il 3 luglio del 2000 con l'accusa di aver ferito con un coltello da cucina un tecnico della compagnia elettrica venuto a casa sua per riparare un guasto.
Brown viene inoltre ripetutamente denunciato per aver compiuto atti di violenza domestica.
Adrienne Rodriguez, la sua terza moglie, lo fa arrestare per ben quattro volte tra il 1987 e il 1995.
Nel gennaio 2004, Brown viene messo dentro in South Carolina per aver aggredito la compagna dell'epoca, Tomi Rae Hynie, durante una lite domestica.
Nel gennaio 2005, una donna di nome Jacque Hollander intenta causa a James Brown accusandolo di averla stuprata nel 1988, ma la causa viene successivamente archiviata per decorrenza dei termini di presentazione.
All'inizio del 2006, Brown viene colpito da un tumore alla prostata ma il cantante non si perde d'animo, e si sottopone senza batter ciglio a delle cure pesantissime per sconfiggere il male.
Nonostante i suoi problemi di salute, Brown mantiene la sua reputazione di "hardest working man in show business" continuando imperterrito a tenere numerosi concerti.
Nel corso del dicembre del 2006 James Brown comincia ad avvertire dei dolori fisici che lo portano ad annullare varie date dei suoi concerti.
Riesce comunque a cantare, in condizioni precarie, il 21 ad un concerto di beneficenza.
Tre giorni dopo, colto da un'acuta forma di polmonite, il "Padrino del Soul" viene ricoverato all'Emory Crawford Long Hospital dove sembra aver superato il malore.
Colpito poi da un'aritmia cardiaca muore all'1:45 della notte di Natale.
Ha 73 anni.
Ma neanche da morto trova la pace: il suo cadavere viene riesumato ben 14 volte per controllarne il DNA in seguito a dispute sulla paternità intentate da numerosi, spesso sedicenti, figli "illegittimi".
"Sex Machine" di nome e di fatto, il nostro James!
Nel bene e nel male, nessuno, nessuno sarà mai come James Brown!
Onore a James Brown!
"…I got soul, and I'm super bad
Bridge, hit me
Slap it down
and all around
right-on people
huh, let it all hang out
if you don't brothas and sistas
then you won't know
what it's all about
Gimme, gimme, gimme, gimme,
Huh, come on
Gimme,
Said I'm super bad
A super bad brother
Good god
super bad"
James Brown - Super Bad