Il pensiero di dover parlare di ORSON WELLES mette un po' di timore reverenziale, cari amici dei Mutzhi Mambo, ma non si può non parlare di Orson Welles il giorno del compleanno di Orson Welles!
Ohibò, direte voi, ma che c'entra Orson Welles nell'Almanacco Pulp?
Ma perdio, è o non è l'autore di alcuni dei più bei noir della storia del cinema?
Ed era pure un personaggione!
Definito "L'uomo dal carattere peggiore del mondo", Welles era un genio del cinema, del teatro e della radio; un gigante della cultura, padre incontestabile della modernità nel grande schermo, un talento poliedrico ed eccentrico.
Welles era regista non solo di film, ma anche di spettacoli teatrali, trasmissioni radio, performance di danza nonché di un numero di magia alla Corte d'Inghilterra; e poi scrittore di romanzi, commedie e centinaia di articoli e saggi ... e per finire attore straordinario per lavori suoi e altrui.
Insomma un colosso della storia dello spettacolo che forse per questo ha avuto una carriera maledettamente tribolata.
Welles è stato il paradigma dell’eccesso: eccesso di eccessi, di genio, di curiosità, di opulenza, di carisma, di vitalità, di passione, di appetiti, di cinismo, di superbia.
Pure di stronzaggine.
E il troppo a volte stroppia...
Comunicatore straordinario, attore naturale ma senza vocazione, lavorò tra gli altri con John Huston, Claude Chabrol e Pier Paolo Pasolini.
Welles era alto un metro e novanta e pesava quasi 150 chili.
Il suo profilo paffuto, allungato dal sigaro cubano, è popolare quanto la pancetta di Hitchcock.
Il più grande, il più grosso, il più chiacchierato, capì che per guadagnare indipendenza e portare al traguardo i suoi progetti avrebbe dovuto arrangiarsi, e fece di tutto, ma veramente di tutto!
La voce narrante di cartoni animati e dischi metal, attore in improbabili b-movie, apparizioni televisive, spettacoli di magia, pubblicità.
“Ecco: io sono un pendolare. Vado dove c’è del lavoro, come un raccoglitore di frutta. Tutto ciò di cui ho bisogno sono un sorriso d’incoraggiamento e una proposta, e arrivo subito, con il primo aereo”.
Qualcuno afferma che Welles sia stato geniale "nonostante" queste "cadute" di tono: ebbene, per noi fu proprio "grazie" a queste "cadute" di tono che Welles si è dimostrato così unico e geniale!
George Orson Welles nasce a Kenosha, in Wisconsin, il 6 maggio del 1915.
Figlio di un’artista e di un ingegnere-inventore, trascorre l’infanzia a Kenosha, nel Wisconsin, e dalla noia della provincia saprà ricavare fantasia e creatività al limite del delirio.
Cresciuto in un ambiente colto, debutta come attore a soli tre anni.
A dieci ha già letto i maggiori classici e finisce le superiori in un paio di anni.
Nel 1931 si reca in Irlanda, dove riesce a farsi assumere dal Dublin Gate Theatre spacciandosi per un noto attore americano.
Tornato negli Stati Uniti, a New York, segue la troupe di Katharine Cornell e inizia a lavorare alla radio, collaborando al celeberrimo "The march of time", che presenta l'attualità sostituendo con attori i personaggi reali: Welles presta la sua voce, capace di adattarsi a quanque accento, a decine di personalità.
Dal 1936 al 1937 realizza regie teatrali per il Federal Theatre, sovvenzionato dal Work Progress Administration.
Tra le più innovative vanno ricordate quelle di "Macbeth" (1936), con attori di colore e spostamento della trama a Haiti, e "The cradle will rock" (1937), la cui prima, vietata dal WPA, viene improvvisata senza scenografie né costumi in un teatro vicino.
Assieme a John Houseman fonda il Mercury Theatre.
La fama di Welles e il successo teatrale di "Caesar" (1937), adattamento da Shakespeare in costumi moderni e con riferimenti neanche tanto velati al fascismo, spinge la CBS ad affidargli una trasmissione settimanale di un'ora, nella fascia serale di massimo ascolto: ogni puntata in diretta è l'adattamento di un classico della letteratura.
In tutto Welles produce, realizza, interpreta e talvolta scrivee 80 puntate.
Il repertorio spazia da "L'isola del Tesoro" di Stevenson a "Cuore di Tenebra" di Conrad.
Ogni storia è raccontata in prima persona, il gioco tra dialogo e narrazione e le invenzioni sonore vengono portate a livelli tutt'ora insuperati di ingegno creativo.
Welles passa in una stessa giornata da uno studio radiofonico all'altro, proseguendo le rappresentazioni teatrali, presenziando a convegni politico-culturali e moltiplicando gli interventi sui giornali.
In tre anni, realizzerà quel che un uomo di enorme talento potrebbe a malapena fare in una vita intera.
Il 30 ottobre 1938 sta preparando l'adattamento di Howard Koch de "La Guerra dei Mondi", di H.G. Wells, quando ci si accorge che si tratta di un brogliaccio improponibile; ma è ormai troppo tardi, bisogna andare in onda!
Allora Welles ha il colpo di genio di ispirarsi al resoconto della catastrofe dell'Hindenburg, improvvisando una nuova sceneggiatura che racconti l'invasione dei marziani come fosse un radiogiornale.
A quell'ora quasi tutti stanno ascoltando il ventriloquo Edgar Bergen e la sua marionetta nella trasmissione più seguita d'America, "The chase and Sanborn Hour", per cui, quando alle 20:12 gli ascoltatori si sintonizzano sulla CBS, i marziani hanno già occupato il New Jersey, distruggendo l'esercito e l'aviazione, e si stanno preparando a marciare su New York.
La trasmissione getterà nel panico 1.750.000 persone!
Sarà al contempo il più grande scherzo del secolo e il fenomeno che rivelerà al mondo il potere delle comunicazioni di massa, di cui "The war of the worlds" diverrà l'emblema e la critica definitivi.
Quel giorno l'America scoprirà di aver dato i natali a un genio.
E Welles ha appena ventitré anni…
Già famoso in tutto il paese, la Rko lo invita ad Hollywood con un contratto senza precedenti: carta bianca a tutti i livelli per la lavorazione della sua opera prima; un film l'anno come sceneggiatore, regista, attore; il venticinque per cento degli incassi lordi e centocinquantamila dollari anticipati per ciascun film.
Per Welles è un record, ancora prima di aver girato il suo lungometraggio d'esordio, con un contratto unico nella storia del cinema.
Ha contemporaneamente gli incarichi di regista, sceneggiatore, attore e produttore.
Il cineasta ripagherà al massimo la fiducia accordatagli con "Quarto potere", il suo primo lavoro; pieno di ardite innovazioni tecniche ed estetiche, la pellicola è un capolavoro incredibile, fondamentale nella storia del cinema.
Eletto più volte il più bel film del mondo, universalmente riconosciuto come l'opera più importante di tutti i tempi, quella che meglio delle altre ha imposto un cambiamento radicale nel modo di fare cinema, "Quarto Potere" non ha mai usurpato la sua fama.
La vera novità è l'adozione del flash back, che frantuma l'allora tradizionale e statico dialogo, ma anche uno stupefacente uso del grandangolo; inoltre per la prima volta alcune sequenze vengono cadenzate perfettamente con la musica; e ancora soluzioni narrative e stilistiche straordinarie e una fotografia rivoluzionaria.
Quando "Citizen Kane" viene proiettato in anteprima, la critica è già pronta a stroncare la presunzione giovanile del regista, ma il film verrà giudicato un capolavoro da quasi tutti.
Ciononostante, "Citizen Kane" sarà un fiasco colossale...
Welles si era parzialmente ispirato a un magnate della stampa, William Randolph Hearst, tycoon tanto potente quanto permaloso.
Durante le riprese, Hearst affida a Louella Parsons, maestra del pettegolezzo giornalistico, il compito di orchestrare una campagna negativa violentissima.
Tanta ostile perseveranza ottiene l'effetto desiderato: la RKO viene intimorita dalle pressioni, e le minacce e i ricatti fanno cedere i distributori indipendenti.
Malgrado i plausi unanimi della critica, Hearst riesce a distruggerne il destino commerciale.
Dire che "Quarto Potere" è il film che maggiormente influenzerà i registi a venire è insufficiente: sarebbe più esatto affermare che è inammissibile che un cineasta possa debuttare senza averlo visto.
A contrastare l'audacia formale di "Citizen Kane", Welles sceglie come secondo film del contratto un romanzo di Tarkington, "L'Orgoglio degli Amberson", classica saga che narra la decadenza di una famiglia di possidenti e l'avvento della civiltà di massa.
L'occhio spietato della macchina da presa osserva un mondo decadente, violento e dilaniato da passioni edipiche, con crudeltà inusitata ma anche con umana comprensione.
Welles ne cura le riprese di giorno, mentre durante la notte produce e interpreta "Terrore sul Mar Nero" (1943): sembra che il regista Norman Foster lo lasci libero di dirigere intere sequenze di questo particolare film di spionaggio.
Nel frattempo gli Stati Uniti entrano in guerra.
Per rafforzare le relazioni interamericane, Welles accetta di girare un documentario in tre parti sul Brasile, "È tutto vero".
Se ne va quindi a Miami per dare precise indicazioni al pur bravo Robert Wise, montatore de "L'Orgoglio degli Amberson"; finito il montaggio, Wise avrebbe dovuto raggiungere Orson in Brasile per concludere il lavoro.
Ma il viaggio a Rio de Janeiro sarà il più grave errore della sua vita, in grado di influenzare negativamente tutto il resto della sua carriera. Welles rimane intrappolato per cinque mesi in Brasile e Wise non riuscirà mai a partire: finirà da solo il primo montaggio di 132 minuti, che viene presentato al pubblico per una proiezione-test.
Quanto "Citizen Kane" risulta irruento e "barocco", gli "Amberson" potrebbe essere considerato il suo opposto, una tragedia in apparenza semplice e lineare.
L'ultimo atto doveva essere cupissimo: raccontava la fine di ciascun personaggio, votato alla solitudine e alla morte.
Insostenibile: così viene giudicato il film dalla maggior parte degli spettatori.
La RKO decide allora di rimontare il film, massacrandolo.
Nuove sequenze vengono girate da altri e l'ultima parte sostituita con un assurdo lieto fine: il film viene ridotto a 88 minuti.
Resta comunque un capolavoro, ma viene talmente massacrato dalle manomissioni della produzione che perderà molto del suo senso e del suo fascino.
Inutile dire che non avrà successo.
Il documentario"È tutto vero" non uscirà mai.
Parte del materiale verrà ritrovato nel 1985 e proiettato nel 1993.
Durante la guerra Welles partecipa allo sforzo bellico con trasmissioni radiofoniche di propaganda.
Nel 1943 interpreta "La porta proibita" di Robert Stevenson.
La carriera d'attore gli servirà sempre per finanziare i suoi progetti: appare come protagonista o guest star in decine di film, spesso scrivendo le proprie battute.
Dei film interpretati da Welles, il più importante è "Il Terzo Uomo" (1949), il famoso noir diretto da Carol Reed: la caratterizzazione del trafficante Harry Lime resta il suo più grande successo popolare.
Durante il 1944 partecipa alla campagna presidenziale scrivendo discorsi per Roosevelt.
Nel 1946 investe buona parte dei suoi guadagni per realizzare una rappresentazione di "Girò del Mondo in 80 giorni".
Malgrado il successo di pubblico, i fondi per la tournée vengono a mancare e Orson perde personalmente 320.000 dollari: così iniziano pure i suoi problemi fiscali.
Nello stesso anno cerca di convincere Hollywood a lasciargli girare una storia lineare rispettando i preventivi: a eccezione di un paio di sequenze, "Lo straniero" è il suo film meno interessante.
Nel 1943 sposa Rita Hayworth, il più grande oggetto dei desideri dell'epoca, ma il matrimonio durerà pochissimo, anche se rimane una delle storie d'amore hollywoodiane più famose e strombazzate.
Già formalmente separato, Welles vuole comunque realizzare con la ex il leggendario noir "La Signora di Shanghai" (1948), imponendole di tagliarsi le leggendarie chiome rosse e di ossigenarsi i capelli cortissimi.
Le offre il ruolo di una perfida assassina che abbindola un marinaio irlandese e la lascia morire da sola in una galleria di specchi infranti.
Il pubblico non apprezzerà, ma il finale entra di diritto in un'ideale antologia della storia del cinema.
Nel 1948, Orson riesce ad ottenere una cifra irrisoria dalla Republic Pictures Corporation per realizzare una versione cinematografica di "Macbeth" in ventitré giorni.
Il film è un vero shock: rivestiti di grezze pellicce, i personaggi si muovono tra dense nebbie i cui vapori nascondono una cavernosa scenografia di cartapesta.
Il testo shakespeariano si trasforma in dramma primordiale dove Macbeth e la sua corte sembrano esseri preistorici, armati di lance nodose come clave e soverchiati da forze ancestrali.
Alla fine del 1948 il nostro lascia l'America e, nello stesso anno inizia a girare "Otello", in condizioni talmente avventurose da spingerlo a dedicarvi un documentario, "Filming Othello", nel 1979.
Le riprese in Marocco e in Italia durano un anno e mezzo.
L'attrice che doveva interpretare Desdemona viene sostituita e si dovrà ricominciare daccapo; il lavoro viene interrotto per mancanza di fondi, alcuni attori non si rendono più disponibili, e allora deve ricorrere a controfigure per quasi tutti i controcampi.
I costumi per l'assassinio di Rodrigo vengono a mancare all'ultimo minuto e la scena viene improvvisata in un bagno turco.
Ma alla fine, con due anni di lavoro in sala di montaggio, Welles riuscirà lo stesso a sfruttare l'eterogeneità del materiale, conferendo al film un ritmo rapidissimo, con bruschi tagli di montaggio e inquadrature espressive, spesso oblique e dal basso.
Più che un adattamento, l' "Otello" di Welles è praticamente un incubo ispirato a Shakespeare!
Il thriller "Rapporto Confidenziale" (1955), inizia, come "Quarto Potere", dalla fine, e l'ubiquità del protagonista diventa metafora del Potere.
Nel 1955 inizia a lavorare su una riduzione per lo schermo del "Don Chisciotte" di Cervantes, progetto che porterà avanti per vent'anni.
Il film rimarrà incompiuto (anche Terry Gilliam proverà la proverbiale "maledizione" di "Don Chisciotte", testo che non si lascerà mai filmare tranquillamente) e frammenti del materiale girato comporranno più di un film di montaggio.
È il suo più celebre progetto irrealizzato, la cui lunga lista comprende il thriller "The deep", l'adattamento del racconto di K. Blixen "The dreamers" e "The other side of the wind", satira del mondo hollywoodiano che continuerà a girare e montare fino alla morte.
Alla fine del 1955 Welles torna negli Stati Uniti per allestire "King Lear" che, a causa di un incidente, interpreta su un trono a rotelle.
Riallaccia pure i rapporti con Hollywood, recitando in film minori dove esibisce la sua crescente stazza.
Il 26 dicembre 1956 la Universal contatta l'attore Charlton Heston per chiedergli di recitare con Welles in un film poliziesco.
Heston risponde che pur di lavorare sotto la direzione del regista avrebbe accettato qualsiasi cosa: in realtà i produttori pensavano a Orson solo come attore, ma ormai è troppo tardi per chiarire il malinteso.
Welles riscrive in cinque giorni la sceneggiatura e in poco più di un mese termina le riprese del film.
Dopo due mesi di montaggio, "L'Infernale Quinlan" è pronto.
I produttori non sono preparati alla violenza visiva del film: in tutta fretta nominano un nuovo montatore, fanno girare da altri scene aggiuntive, impongono i titoli di testa sulla scena iniziale, rovinando lo straordinario piano-sequenza (che ancora oggi viene studiato nelle accademie cinematografiche).
Il film esce nel 1958, monco di una ventina di minuti.
Fortunatamente il regista aveva scritto un "memo" dove il suo montaggio era scrupolosamente dettagliato e nel 1998 sarà quindi possibile ricostruirlo in una nuova, degna edizione.
In questo bellissimo noir, Welles offre forse la sua prova d'attore più riuscita: grasso e viscido, Quinlan è un ispettore psicopatico, razzista e omicida, che regna indisturbato su una cittadina di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti.
Un essere diabolico, pronto a fabbricare prove per incastrare i colpevoli; come attore, Welles spende il suo talento per evitare la facile condanna del villain, che un tempo era stato un poliziotto esemplare.
È questa raffinata contraddizione che fa de "L'Infernale" un'insuperabile riflessione sul Bene e il Male, con un ritmo incalzante ottenuto grazie a un alternarsi di piani-sequenza e brevissime immagini.
Accompagnato dal rock latino dello splendido score di Henry Mancini, Quinlan attraversa il film come un bolide impazzito, tra bodegas che spacciano droga, commissariati da dittatura sudamericana, squallide stanze d'albergo, vicoli oscuri e strade immerse nel sole del deserto. Finirà abbattuto in una lurida pozzanghera, mentre lontana risuona la pianola meccanica della chiromante zingara, un'irriconoscibile Marlene Dietrich con la sigaretta perennemente tra le labbra.
Non è un film poliziesco; è un'allucinazione morale, la quintessenza del Pulp, che ispirerà tutta una generazione di autori, Ellroy in primis.
Nel bellissimo "Il Processo" (1962), girato a Zagabria, Monaco, Roma e nella Gare d'Orsay di Parigi, per rendere al meglio gli incubi burocratici di Kafka e rimarcare l'alienazione del protagonista, Orson esalta la poetica frammentaria che in "Otello" era stata dettata dalla necessità, con le scene che cambiano location ad ogni cambio di inquadratura, ottenendo, con questo espediente, il paradosso di aumentare il senso di claustrofobia.
Girato tra il 1964 e il 1965, "Falstaff" è considerato il miglior film della sua trilogia dedicata a Shakespeare, dalla cui opera il regista estrapola reinventandolo il personaggio di Falstaff, interpretato dallo stesso Welles.
Come gli "Amberson", anche questo film racconta la fine di un mondo: l'Inghilterra "felice" dell'epoca d'oro, rappresentata da Falstaff e la sua allegra brigata di ladri.
Ma a differenza della putrescente plutocrazia statunitense del film precedente, il mondo di "Falstaff" è chiaramente quello in cui Welles vorrebbe vivere.
Gradasso ubriacone, grasso e vigliacco, Falstaff è l'ultimo esempio sia pur degenerato degli ideali cavallereschi, un Don Chisciotte disilluso che ormai crede solo alla fedeltà nell'amicizia.
Per la prima e l'ultima volta, il regista interpreta un personaggio positivo a tutto tondo, il suo segreto autoritratto auto-idealizzato.
Negli anni seguenti Welles tenterà di realizzare due pellicole basandosi su due racconti di K. Blixen.
Riuscirà a girarne solo una: "Storia immortale" (1968), dove Welles è un ricco mercante di Macao che prima di morire tenta di dar vita a una leggenda di marinai.
Un delirio di onnipotenza assai simile a quello del regista, che esplora il rapporto tra realtà e falsificazione, tema presente in tutti i suoi film precedenti e al centro di "F per falso ‒ Verità e menzogne" (1973), strano esperimento di montaggio e metacinema che mescola verità e menzogna, e alterna immagini girate da François Reichenbach sul falsario Elmyr De Hory, considerazioni su Howard Hughes, numeri di magia, riflessioni di Welles sulla propria carriera e un appassionato monologo davanti alla cattedrale di Chartres.
Come attore si ricorda in: "L'uomo, la bestia e la virtù" (1953), una commedia di Steno, "Moby Dick la balena bianca" (1956), di John Huston, "Frenesia del delitto" (1959), un legale thriller di Richard Fleischer, "La ricotta", episodio scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini di "Ro.Go.Pa.G." (1963), "James Bond 007 - Casino Royale" (1967), di Ken Hughes, "Tepepa" (1967), il mitico spaghetti western di Giulio Petroni, a fianco di Tomas Milian, "Il Potere di Satana" (1972), un horror di Bert I. Gordon.
Oltre a queste perle, Orson presta la sua voce per i Muppets, per i Transformers e per due dischi dei Manowar!
E poi dite che Orson Welles non è Pulp!
Il genio del cinema muore ad Hollywood, per un attacco cardiaco, il 10 ottobre 1985, dopo aver sofferto per anni a causa della sua obesità. Solo il giorno precedente, aveva registrato una puntata televisiva del Merv Griffin Show, in cui si era esibito in un abile gioco di prestigio.
Ma la sua vita era stata tutta un meraviglioso gioco di prestigio.
Anzi una vera e propria magia!
Onore a Orson Welles!
Nota a margine: Anche Orson Welles finì nella cerchia dei sospettati del delitto di Elizabeth Short, la celebre Dalia Nera, un attricetta tossica che fu trovata divisa in due. Ad accusarlo fu Mary Pacios, ex-vicina di casa della famiglia Short a Medford. La donna fece allusione all'analogia tra il modo in cui era stato tagliato il corpo di Beth e alcuni manichini del film "La signora di Shangai". Ma non emerse mai il minimo indizio che ritenesse ipotizzabile un arresto.
"Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood."
Orson Welles